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DISCORSO DEL SANTO PADRE PAOLO VI
AI MEMBRI DELL’ISPETTORATO GENERALE
DI PUBBLICA SICUREZZA PRESSO IL VATICANO

Giovedì, 5 febbraio 1970

 

Diletti Figli,

Siamo sinceramente lieti di ritrovarci ancora una volta tra di voi, e di potere così aver agio di esprimere la Nostra sincera riconoscenza, il Nostro affetto e la Nostra compiacenza a lei, Signor Ispettore Capo, e a tutti i suoi degni dipendenti dell’Ispettorato Generale di Pubblica Sicurezza presso il Vaticano. Il pensiero gentile che vi ha mossi a portarci i vostri tanti graditi auguri per il nuovo anno da poco iniziato, ci offre una nuova testimonianza della devozione con cui voi svolgete le vostre delicate funzioni presso la Nostra Sede.
È ben naturale che una bella e confidente circostanza come questa, susciti in Noi un complesso di sentimenti a cui possiamo appena accennare, ma che voi potrete facilmente intuire.
Questo incontro innanzitutto desta nel Nostro animo un sentimento di grande rispetto e stima per l’ufficio che voi esercitate: come tutori dell’ordine pubblico, voi adempite un dovere civico di primo piano, che vi impone l’incarico importante - seppure non sempre apprezzato come merita - di vegliare sull’ordinato svolgimento della vita civile. La vostra presenza è indispensabile non solo per garantire l’osservanza della legge stabilita, per reprimerne le violazioni, per prevenirne l’infrazione, ma anche per promuovere il senso della «Civitas» e per educare la gente al rispetto della norma comune e alla convivenza ordinata e pacifica. Quando poi si pensa che la vostra vigilanza si svolge in una città come Roma, il cui carattere sacro è il grande valore da salvaguardare ad ogni costo, e per di più presso il centro vivo ed operante della cattolicità, che è la Sede di Pietro, voi potete capire facilmente quanto la città di Roma attenda da voi, e quanto Noi stessi siamo moralmente obbligati ad interessarci, affinché il vostro servizio sia prestato con alta coscienza delle vostre responsabilità e con quell’amore -fervido ed appassionato all’Urbe, che suppone in voi, più che in altri, non solo rettitudine di bravi ed onesti funzionari di Stato, ma altresì generosa dedizione di figli fedeli alla Chiesa.

Comprenderete allora, con quanto gradimento abbiamo ascoltato le affettuose e rispettose espressioni che ci sono state or ora rivolte, con cui Lei, Signor Ispettore Generale, ci ha rassicurato circa lo spirito che vi guida e vi sostiene nella vostra quotidiana fatica. Ed è questo un secondo sentimento che la vostra presenza suscita in Noi: quello cioè di godere dell’alta coscienza vostra nell’adempimento dei vostri faticosi doveri. Ce lo confermano la diligenza e lo spirito di sacrificio che distinguono la vostra continua e discreta presenza presso la Nostra dimora. Per tutto ciò Noi desideriamo esprimervi in questo momento il Nostro ringraziamento più vivo e la Nostra ammirata soddisfazione.
L’augurio pertanto che amiamo formulare di cuore per tutti voi è che il contatto quotidiano con realtà così alte e così grandi, quali vi offre di contemplare la vostra vicinanza alla Sede di Pietro, sia considerato da voi non soltanto come motivo di distinzione e di onore, ma ancor più come fonte di riflessione e continuo stimolo di cristiana responsabilità. Fate tesoro di questo privilegio, diletti figli! La luce sublime e maestosa che si irradia dal centro della cattolicità apra il vostro spirito ad orizzonti vasti e luminosi, dia ali alla vostra fede, vi confermi nel vostro impegno cristiano, vi incoraggi a superare con fortezza d’animo le difficoltà inerenti al vostro dovere: «e il Dio della pace sarà con voi» (2 Cor. 13. 11).
In pegno di questa pace, Noi volentieri vi impartiamo la propiziatrice Apostolica Benedizione, che in un abbraccio paterno desideriamo estendere alle vostre famiglie, ai vostri figliuoli e a tutti i vostri cari.

                          



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