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PELLEGRINAGGIO AL SANTUARIO MARIANO DI NOSTRA SIGNORA DI BONARIA

DISCORSO DEL SANTO PADRE PAOLO VI
AL PRESIDENTE DELLA REGIONE SARDEGNA

Venerdì, 24 aprile 1970

 

Signor Presidente della Regione Sarda!
La ringraziamo per la sua presenza, nell’accoglierci al Nostro arrivo, e per le nobili parole, che ella, anche a nome dell’intera popolazione dell’Isola, ha voluto amabilmente rivolgerci in questo momento per Noi così caro e commovente. In verità, non è la prima volta che abbiamo avuto l’onore e la fortuna di venire in Sardegna, perché il Nostro lontano ministero tra i giovani universitari italiani ci portò qui già nel 1929 e, successivamente, nel 1932; e conserviamo tuttora di quelle due visite memoria viva e cordiale. È dunque un ritorno, il Nostro, un graditissimo ritorno: e mentre, in questo brevissimo viaggio da Roma, abbiamo visto come emergere d’incanto, dal suo mare azzurro e profondo, l’isola rupestre, l’isola antica, l’isola ricca di monumenti d’arte e di fede, un’onda di ricordi si è ripresentata al Nostro pensiero, e un sentimento di saluto e di augurio è salito dal Nostro cuore.

Salute a te, Sardegna nobile e forte, generosa e paziente, laboriosa e fiera! Salute a te, Sardegna, terra di martiri e di santi, di lavoratori e di magistrati, di marinai e di pastori semplici e fieri: la tua storia, che affonda le sue radici nell’enigma di un’antica civiltà, si è intrecciata presto con quella dei popoli mediterranei, dai Bizantini ai Cartaginesi, ai Romani, ai Longobardi, agli Aragonesi, alle Città marinare del Continente; e pur essendo stata codesta storia per te più spesso fonte di sofferenze e di prove, che di affermazioni e di profitti, ha costituito come la severa secolare esperienza, da cui si è temprata la tua gente laboriosa e coraggiosa. Salute a te, Sardegna cristiana, Sardegna cattolica, la cui fede è maturata nel sangue di martiri, si è consolidata nell’adesione piena alla ortodossia della fede da parte dei tuoi Vescovi, insigne fra questi l’intrepido Lucifero, ed ha dato nei secoli valida collaborazione all’opera civilizzatrice e santificatrice della Chiesa. Il Papa viene a te, come per ricompensarti di questa antica e provata fedeltà. E ci commuove pensare che, se da oltre millesettecento anni un Pontefice Romano non metteva piede su questa terra, Nostri lontani Predecessori ti onorarono con la loro presenza, e qui passarono attraverso il crogiolo della testimonianza invitta a Cristo: il futuro papa San Calisto fu qui esiliato durante il regno di Commodo, e San Porziano, condannato ai lavori forzati nelle miniere, qui diede la vita per il Vangelo. Due santi Pontefici, Nostri grandi Predecessori, Gregorio Magno e Gregorio VII, ebbero per questa terra sarda speciale cura ed amore.

Il ricordo di questa fitta trama di storia si fonde, in questo momento, con la presente realtà della Sardegna di oggi, la cui Regione, da lei sì degnamente diretta, Signor Presidente, è da tempo inserita nel nobile concerto degli sforzi che la Nazione italiana compie per l’elevazione civica e morale dei suoi cittadini, recandovi l’apporto della sua progredita esperienza, del suo impegno costruttivo, della sua fervida volontà. Un costante sforzo di ascesa, in tutti i settori della vita pubblica, ha caratterizzato in questi anni la netta ripresa economica e sociale dell’Isola forte e gentile; e se qualche sporadico episodio, dovuto a particolari condizioni, ha turbato i vostri animi, esso non ha inciso per nulla in questa linea chiaramente positiva e piena di promesse, che continua nel suo programma di ricostruzione e di progresso, in una armonia di intenti che tanto onora il popolo sardo.

E appunto, nel rivolgerci a Lei, Signor Presidente, vediamo come davanti a Noi l’intera popolazione dell’Isola, con i suoi problemi con la sua sofferenza, con la sua speranza, con la sua tenacia: e a tutti rivolgiamo il Nostro augurio, che nasce da un cuore che tutti li ama: augurio di pace e di prosperità, augurio di lavoro e di concordia, augurio di elevazione sociale e augurio di fedeltà religiosa! Il cammino intrapreso con sì lieti auspici possa proseguire in una magnifica primavera di risultati fecondi: e sullo sforzo congiunto di menti acute e di braccia valide si effonda la costante benedizione del Cielo, col sorriso della Vergine Maria, la cui solennità pluricenenaria ci ha maternamente offerto l’occasione di questa visita. È il voto che amiamo rivolgere all’inizio di una giornata, per Noi tanto densa di emozioni, come espressione della benevolenza e della stima, con cui sempre abbiamo seguito, e seguiremo in avvenire, le sorti religiose, civiche e sociali di questa splendida Isola, e della sua gente ospitale, robusta e cortese. La preghiamo, Signor Presidente, di rendersi interprete di questi sentimenti presso quanti ella sì degnamente rappresenta, a ricordo imperituro di un evento tanto lieto, che – ci è caro assicurarlo a Nostra volta - resterà indelebilmente scolpito nel Nostro cuore come una delle più belle esperienze del Nostro apostolico ministero.

 



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