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DISCORSO DI PAOLO VI IN OCCASIONE
DELL'INAUGURAZIONE DELLA NUOVA AULA DELLE UDIENZE

Mercoledì, 30 giugno 1971

 

Questa è la prima udienza celebrata in questa nuova sala.

Inauguriamo così questa bella e grande aula, che Noi abbiamo voluto fosse costruita soprattutto per due motivi: per liberare la Basilica di San Pietro dall’afflusso divenuto consueto della moltitudine eterogenea e vivace, che affolla le Nostre udienze generali, e per offrire ai Nostri visitatori un’aula d’accoglienza più adatta.

Questa inaugurazione, come vedete, non ha carattere ufficiale e solenne, ma ordinario e familiare. Apriamo semplicemente la sala, che sarà, per l’avvenire, destinata specialmente alle udienze numerose, alla visita dei pellegrini, dei fedeli e dei turisti che vogliono incontrarsi con Noi; e siamo lieti di porgere a voi tutti qui presenti il Nostro primo e cordiale saluto. Daremo alla fine dell’udienza la benedizione al nuovo ed insigne edificio, ed a voi che per primi ne sperimentate l’ospitalità.

Ma l’aspetto singolare di questa aula, grande e moderna, ci obbliga a farne oggetto delle Nostre parole. Esse non vogliono perdere tuttavia il loro solito scopo religioso.

GRATITUDINE PER L’ARCHITETTO PIER LUIGI NERVI

Dobbiamo infatti esprimere la Nostra compiacenza con l’architetto Pier Luigi Nervi, ideatore di questa costruzione. Noi stessi, prevedendone le dimensioni, proporzionate allo scopo, lo abbiamo, al principio, incoraggiato ad «osare», ben sapendo come egli avesse genio e virtù per tale impresa, e come l’incombente vicinanza della Basilica di San Pietro esigesse non certo la velleità d’un’emulazione, ma l’impegno a tentare opera non meschina o banale, ma cosciente della sua privilegiata collocazione e della sua ideale destinazione. Non è che amore di potenza o di fasto ispirasse il disegno del nuovo edificio; voi vedete che nulla qui dice orgoglio monumentale, o vanità ornamentale; ma l’esigenza delle cose e ancor più delle idee, che qui si realizzano, reclama pensieri grandi e ispirati in chi sosta in questo luogo, e concezioni non meno grandi e ardite in chi doveva esprimere le dimensioni. Noi siamo piccole creature e umili cristiani, e non mai questa coscienza ci deve abbandonare; ma Noi serviamo un disegno immenso e perfino infinito, un pensiero divino, della cui espressione nel tempo e nelle cose siamo ministri: i destini trascendenti dell’umanità, l’unità della fede nel mondo, la dilatazione universale della carità, l’umiltà vittoriosa del Vangelo e della Croce, la gloria di Dio e la pace di Cristo . . . ci obbligano a sentire, come dice San Paolo, «quanto sia ricca la gloria della eredità di Gesù Cristo fra i Santi e quanto immensamente grande la sua potenza su di noi credenti (Cfr. Eph. 1, 18-19); verità queste che devono fermentare nei nostri spiriti e conferire loro l’audacia, propria dell’arte cristiana, di esprimersi in segni grandi e maestosi. Noi speriamo perciò che qualche stimolo a tali alti e misteriosi pensieri sia dato ai visitatori di questa aula, anche se essa non pretenda essere propriamente sacra al culto di Dio e alla preghiera dei fedeli.

Quella giustificazione intrinseca alle proporzioni e alla dignità della nuova sala non mette a tacere in Noi l’onere della spesa con cui essa, nel corso di parecchi anni, ha gravato sulle condizioni già difficili della Santa Sede, sebbene si sia cercato di non farne soffrire i Nostri obblighi verso coloro che servono la Santa Sede e verso le persone e le opere, consacrate alla preservazione, alla propagazione della fede e allo sviluppo che cerchiamo di aiutare in ogni parte della terra e specialmente nel Terzo Mondo. Ma questa spesa, sebbene non voluttuaria, e cresciuta oltre il previsto, rende più acuto nel Nostro animo il senso dei bisogni umani, vicini e lontani, che sollecitano il Nostro concorso; cosicché Noi cercheremo di moltiplicare, non senza sacrificio, le nostre modeste ma amorose provvidenze per i poveri e per i sofferenti, primi fra questi un gruppo di «baraccati» di questa città per i quali, con l’intesa e l’aiuto del Comune di Roma, speriamo iniziare a giorni la costruzione d’un piccolo, ma degno quartiere col ricavato della vendita di un immobile che la Santa Sede possiede nel centro di Roma; come inoltre abbiamo in animo di istituire un organo nuovo della Sede Apostolica per facilitare un migliore coordinamento ed una più ampia ed intensa promozione dell’attività caritativa della Chiesa nel mondo.

Ma ciò che preme a Noi in questa occasione è di far rilevare a voi, che primi entrate in quest’aula per le Nostre grandi udienze, lo scopo che dicevamo, e che riguarda voi e quanti dopo di voi Noi avremo la fortuna di ricevere in questa sala medesima; lo scopo d’una buona, ordinata e onorata accoglienza. Anzi dobbiamo dire che t stato proprio un senso di doveroso riguardo per la dignità delle categorie più umili dei Nostri visitatori, sinora accolti in maniera non sufficientemente degna, che ci ha mosso ad approntare questo luogo di riunione. Noi avvertiamo come questo compito di occasionale e momentanea ospitalità diventa sempre più importante per Noi. Non mai, Noi crediamo, il Papa ha ricevuto tanta gente, che desidera vederlo, ascoltarlo, averne la benedizione. È un fenomeno dovuto, in grande parte, alla facilità dei trasporti moderni, all’abitudine diventata consueta di viaggiare, allo sviluppo dei pellegrinaggi e del turismo. Esso procura a Noi un certo aumento di lavoro, si capisce; ma questo è compensato dall’immenso piacere che le visite, come la vostra, ci procurano, e dalla consapevolezza della rispondenza al Nostro ministero. Il Papa è «servo dei servi di Dio»; il Papa è per tutti. A tutti «debitor sum» (Rom. 1, 14). Non altro desideriamo che di comunicare a tutti la Nostra testimonianza di fede e di carità. Possiamo far Nostre, e applicarle al servizio a cui è destinata quest’aula, le parole che San Paolo scriveva ai Romani: «Vivamente io bramo di vedervi per comunicarvi un po’ di grazia spirituale, così che voi ne siate beatificati; o meglio, per essere in mezzo a voi, insieme confortati per la reciproca fede vostra e mia» (Rom. 1. 11-12).

I LOCALI ANNESSI ALL’AULA

Ecco allora affiorare, con Nostra grande esultanza e nuova speranza, il mistero di unità e di carità, costitutivo della Santa Chiesa cattolica e distintivo del Nostro apostolico ministero.

Un’altra considerazione dobbiamo qui aggiungere per illustrare meno inadeguatamente la funzione del nuovo edificio. Ed è quella concernente il suo uso, specialmente nei locali annessi all’aula che ci raccoglie, per importanti riunioni, ormai sempre più frequenti e numerose, organizzate da Dicasteri della Curia Romana; per incontri di carattere religioso e culturale che sono un’esigenza della crescente vitalità della Chiesa e che Noi intendiamo incoraggiare e promuovere, e per le sessioni del Sinodo dei Vescovi, che d’ora in poi qui saranno celebrate.

Non dev’essere perciò espresso, cordialmente e spiritualmente, il Nostro ringraziamento a tutti coloro che hanno contribuito al compimento di quest’opera inserita ormai nella missione del Pontificato romano, all’Architetto, ai suoi figli e ai suoi collaboratori, al Conte Galeazzi, ai costruttori, alle maestranze ed a voi, cari lavoratori; ai Cavalieri di Colombo, che hanno donato gran parte del terreno su cui sorge l’aula; ai Nostri Uffici amministrativi e tecnici del Governatorato della Città del Vaticano in modo speciale, a chi lo dirige con la sua autorità e competenza e a chi vi presta fedele servizio? Sì, diciamo a tutti grazie, in nome di Cristo.

E in nome di Cristo salutiamo voi, cari Pellegrini e Visitatori; e a tutti, augurando che questo incontro, avendo a simbolo l’aula che per voi Noi apriamo, sia spirituale incentivo a meglio conoscere e a meglio apprezzare Ia Chiesa ed il suo trascendente mistero, sia propiziatrice d’ogni divino favore la Nostra Apostolica Benedizione.

* * *

All’udienza sono presenti il Signor Cardinale Sergio Guerri, pro presidente della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano, con il delegato speciale della commissione stessa dott. Giulio dei Marchesi Sacchetti; l’architetto Pier Luigi Nervi, ideatore e costruttore dell’aula, il conte ing. Enrico Galeazzi che ne ha diretto i lavori, i dirigenti dell’impresa Nervi e Bartoli e delle altre ditte che hanno partecipato all’opera.

Dolore del Papa per la morte dei tre astronauti sovietici

L’impresa spaziale sovietica della «Soyuz 11» si conclude tragicamente con la morte dei tre astronauti durante la fase del rientro sulla terra. Il Santo Padre, appena appresa la dolorosa notizia, vuole subito manifestare il suo profondo cordoglio. Durante l’incontro con i fedeli nella nuova aula delle udienze, Egli commenta il luttuoso evento con queste parole:

Apprendiamo in questo momento la triste notizia della morte dei tre astronauti russi, che da parecchi giorni tenevano sospesa l’attenzione del mondo ed anche la Nostra per il loro audacissimo e preparatissimo viaggio esplorativo e scientifico intorno alla terra. Esprimiamo anche Noi il Nostro dolore per questo inatteso e tragico epilogo della loro impresa, che tanta ammirazione ha suscitato e la cui triste fine ancora maggiormente mette in evidenza il rischio e l’eroismo dei valorosi che l’hanno compiuta. Desideriamo che il Nostro compianto giunga alle famiglie, al Paese, al mondo scientifico, per la grave sciagura, che ispira una Nostra implorazione al Dio fonte d’ogni premio al sacrificio generoso e d’ogni consolazione all’umano dolore.

                                             



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