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DISCORSO DI PAOLO VI AI PARTECIPANTI
AL XV CONGRESSO NAZIONALE DEL «FOREX CLUB ITALIANO»

Sabato, 13 ottobre 1973

 

È per noi una gradita novità ricevere il vostro numeroso gruppo, egregi membri del «Forex Club Italiano», organismo aderente alla Association Cambiste Internationale, che state celebrando a Roma il vostro annuale Congresso. Vi diamo un cordiale benvenuto, in questa nostra Casa che è anche la casa di tutti coloro che chiedono di ascoltare la voce e di ricevere la benedizione del Successore di Pietro.

Sappiamo che la vostra associazione riunisce i dipendenti di Istituti di Credito, che, in misura prevalente, svolgono l’attività connessa alle contrattazioni in cambi, su piano nazionale e internazionale. E abbiamo altresì appreso con piacere che il «Club» ha compiuto i primi passi a Milano, già nel 1956, per spirito d’iniziativa di alcuni cambisti: quindi esso è sorto durante il nostro servizio episcopale nella città di S. Ambrogio e di S. Carlo. Forse - chi sa? - ci saremo già incontrati qualche volta, specie in occasione della Missione di Milano del 1957, quando visitammo di persona anche le Banche e gli Istituti di Credito per rivolgere a quegli esperti di operazioni economiche il nostro trepido invito per quelle giornate di conversione e di grazia. Conserviamo tuttora un ricordo commosso e ammirato del rispetto con cui fummo accolti, dell’attenzione con cui fummo seguiti, del calore che ci fu dimostrato da parte di uomini immersi totalmente, sì, nei loro delicatissimi e ingrovigliati affari, ma pure tanto aperti e tanto sensibili alla Parola di Dio.

Oggi perciò si rinnova, sia pure in altra forma, per voi e per noi, quell’esperienza. Un lavoro come il vostro, sembrerebbe trovarsi in una sfera a sé stante, cioè assolutamente indifferente, tecnica, «profana», e perciò indipendente, per la natura stessa delle cose, dalla sfera del «sacro». Un complesso di fattori, che qui non è il caso né v’è il tempo di ricordare, ha contribuito da più di un secolo a creare, in questo campo, una mentalità di separazione, che in sé non sarebbe male se non avesse rivestito spesso il significato di opposizione, o almeno di indifferenza di fronte ai problemi spirituali e morali, perché nata da un concetto di autosufficienza che la natura stessa degli scambi e dei contratti e le leggi inesorabili dell’Economia hanno favorito; sicché si è formata una certa mentalità, un certo costume, per cui talora la «morale degli affari» non ha più riferimento a quell’unica Morale, che vive nella coscienza dell’uomo ove l’ha scolpita, ed è stata confermata dalla Rivelazione di Dio stesso, prima nelle parole roventi dei Profeti dell’Antico Testamento, quindi nell’insegnamento categorico di Cristo.

Ecco quindi che, in questo incontro, voi - con la vostra apertura, con la vostra disponibilità, e con l’atto stesso di fede, di cui è testimone la vostra presenza, qui, stamattina - ci offrite la possibilità di ricordarvi ciò di cui voi stessi siete certo convinti: e cioè il primato delle esigenze morali di una assoluta rettitudine e coerenza, umana e cristiana, le quali devono essere sottintese a ogni altra attività dell’uomo, e reggerla e ispirarla al di là di ogni compromesso. Il Concilio Vaticano II ha dedicato una sezione della sua grande Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo appunto alla vita economica e sociale: ed ha ricordato che, poiché lo sviluppo economico è e dev’essere al servizio dell’uomo e sotto il controllo dell’uomo, «l’attività economica è da realizzare secondo le leggi e i metodi propri dell’economia, ma nell’ambito dell’ordine morale, in modo che così risponda al disegno di Dio sull’uomo» (Gaudium et Spes, 64).

Ancora: il vostro particolare servizio della Comunità civile vi mette a contatto con rappresentanti di altri popoli, vi permette «scambi» nel vero e più alto senso della parola. E ciò è cosa molto positiva. Il mondo oggi è diventato piccolo: e anche voi, nel vostro settore, lo esperimentate. Cresce infatti la mutua dipendenza e collaborazione tra i vari settori economici e finanziari, fino a raggiungere scala internazionale, respiro universale: il che significa che la vostra attività, pur riservata a un campo tanto specifico, tanto tecnico - vorremmo perfino dire, tanto arido - supera se stessa, si trascende verso un abbraccio a livello di rapporti vastissimi, ove voi incontrate altri uomini, altri problemi, altre difficoltà, altre necessità: e alle quali non potete non prestare il vostro aiuto fraterno. Ciò vorrà dire che anche voi potete contribuire, in forma anche notevole, all’instaurazione di rapporti umani più veri, più costruttivi, più preoccupati del bene comune me del progresso dei popoli, non a parole ma con i fatti; voi quindi date il vostro apporto, qualunque sia, all’instaurazione della pace, perché oggi lo sviluppo è il nuovo nome della pace (Cfr. Populorum Progressio, 76 ss.).

Quale programma, dunque, si apre alla vostra intelligenza, perizia e buona volontà! Vi siamo perciò vicini col nostro augurio e con la nostra preghiera, mentre, per avvalorare i comuni propositi di rinnovamento spirituale, che la preparazione all’approssimarsi dell’Anno Santo impone a tutti i credenti, di cuore vi impartiamo la nostra Benedizione Apostolica, che di gran cuore estendiamo anche alle vostre care famiglie.

                               



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