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DISCORSO DEL SANTO PADRE PAOLO VI
ALLA III CONGREGAZIONE PLENARIA
DEL SEGRETARIATO PER I NON CREDENTI

Venerdì, 15 marzo 1974

 

Venerabili Fratelli e Figli carissimi,

Con vivissimo compiacimento abbiamo accolto il desiderio da voi espresso di essere ricevuti da noi in occasione della Congregazione Plenaria del vostro Segretariato. Con la vostra presenza e col vostro omaggio ci assicurate dello spirito e della serietà dell’impegno con cui sono stati celebrati i lavori ai quali avete partecipato in questi giorni. Salutiamo pertanto i qualificati membri che vi hanno preso parte: i signori cardinali, i nostri confratelli vescovi, i superiori e gli officiali, nonché i consultori del medesimo Segretariato. A tutti esprimiamo i sentimenti della nostra sincera riconoscenza.

Sappiamo che importanti temi vi hanno tenuto impegnati durante queste giornate feconde di studio e di lavoro, e ci è motivo di paterna soddisfazione sapere che persone così qualificate e preparate hanno dedicato le loro energie ed esperienze alla considerazione degli aspetti più significativi dell’ateismo contemporaneo e della secolarizzazione, nonché dei relativi problemi pastorali: studio, questo, che merita da parte nostra il più vivo incoraggiamento, perché apre campi nuovi e finora quasi inesplorati all’orizzonte dell’azione della Chiesa ed è condizione indispensabile per l’innesto della verità e della luce cristiana in quelle zone del mondo odierno che più è lontano e refrattario alla Chiesa.

I dati messi a disposizione da parte di codesto Segretariato per la riflessione pastorale costituiscono senza dubbio un materiale prezioso in vista della evangelizzazione, tanto più che i problemi da voi studiati saranno argomento anche del prossimo Sinodo dei Vescovi. Tali dati, infatti, portano ad una conoscenza e ad una valutazione più approfondita delle questioni suscitate dall’ateismo moderno, nonché dei motivi del fenomeno della non credenza: motivi che meritano un esame serio da parte nostra, perché, come avverte il Concilio, «alla genesi possono contribuire non poco i credenti, in quanto per aver trascurato di educare la propria fede, o per una presentazione fallace della dottrina, od anche per i difetti della propria vita religiosa, morale e sociale, si deve dire piuttosto che nascondono e non che manifestano il genuino volto di Dio e della religione» (Gaudium et Spes, 19). D’altra parte bisogna riconoscere che certe forme di non credenza, oggi così largamente diffuse, che vanno sotto il nome di «secolarizzazione», in quanto tendono a rivendicare la giusta autonomia dell’uomo, non sono per ciò stesso e dovunque necessariamente antireligiose.
Si impone allora il problema della strategia pastorale. Come sensibilizzare ai valori del messaggio evangelico un mondo dominato da un’atmosfera caratterizzata dall’assenza di Dio? Come far comprendere che la religione costituisce un fattore positivo per l’uomo e non una deviazione dello sforzo di instaurare dimensioni veramente umane nella costruzione della città terrena? Come risvegliare quegli stimoli spirituali, quella nostalgia di una fede, quei germi di religiosità che sono certamente latenti anche negli spiriti assenti da ogni fede religiosa?

L’umile Vicario di Cristo che vi parla sente profondamente le sue responsabilità in un campo così irto di difficoltà e così pieno di problemi ancora insoluti, ma dove è pur necessario intervenire. Già nella nostra prima Enciclica abbiamo posto in particolare rilievo tali preoccupazioni; le stesse esprimeva il Concilio Ecumenico quando, parlando dei rapporti della Chiesa col mondo contemporaneo, auspicava «un dialogo ispirato dal solo amore della verità e condotto con la opportuna prudenza, senza escludere nessuno: né coloro che hanno il culto di alti valori umani, benché non ne riconoscono ancora l’Autore, né coloro che si oppongono alla Chiesa e la perseguitano in diverse maniere» (Gaudium et Spes, 92). Il vostro Segretariato segna un passo importante nella attuazione pratica di questi voti. Con le iniziative e il dialogo che esso promuove con gli esponenti del mondo dei non credenti, non solo permette di ascoltare i loro problemi, ma anche di far ascoltare la voce della Chiesa e il suo messaggio di speranza e di vita.

Comprenderete allora con quale animo noi invochiamo l’aiuto del Signore sulle vostre persone e sulle vostre attività, e vi diciamo: procedete nel vostro lavoro con continuità, con metodo, con fiducia, consapevoli della necessità della vostra missione. Occorre trovare la giusta via in un terreno quasi sconosciuto, lavorando con tanti sacrifici, e forse senza avere la soddisfazione di vederne i frutti immediati. È proprio il caso di dire: «Altri è chi semina, altri è chi miete» (Io. 4, 37). Ma questo non deve scoraggiarvi. Il Signore vi aiuterà, come aiutò gli Apostoli quando, dopo aver faticato inutilmente tutta la notte, gettarono la rete fidando nella parola del Divino Maestro - in verbo tuo, come disse San Pietro – ed ottennero la pesca miracolosa. La nostra fiducia è Cristo; Egli a suo tempo saprà far maturare i frutti.

Formulando i migliori voti ed implorando l’abbondanza delle celesti grazie sul vostro Segretariato e su voi tutti singolarmente, noi intanto di gran cuore vi impartiamo la nostra Apostolica Benedizione.

                      



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