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DISCORSO DEL SANTO PADRE PAOLO VI
AI VESCOVI DELLA CAMPANIA IN VISITA «AD LIMINA»

Lunedì, 21 febbraio 1977

 

Signor Cardinale e venerati Confratelli della Campania!

Benediciamo e ringraziamo di cuore il Signore che ci concede oggi questo incontro, di vedere cioè riuniti qui davanti a noi i degnissimi Pastori della regione Campana. La vostra presenza richiama al nostro spirito una terra la quale, oltre alle meravigliose bellezze e risorse di cui è stata privilegiata da natura - la «Campania felix» come la chiamavano gli antichi - può vantare un patrimonio ricchissimo di tradizioni morali e religiose, che voi siete tenuti a conservare, a difendere, a rinnovare, a dilatare.

Siamo lieti pertanto di esprimervi personalmente la nostra gratitudine e dirvi la soddisfazione con cui seguiamo l’opera pastorale da voi svolta con esemplare spirito di fraterna collaborazione.

Conosciamo le difficoltà e i gravi problemi che il vostro zelo deve affrontare in un momento in cui la vostra regione, non meno che ogni altra regione d’Italia, esperimenta l’urto provocato dalla rapida trasformazione delle vecchie strutture economiche e sociali. Questi mutamenti, voi ben lo sapete, riguardano non soltanto il volto esteriore della vostra regione, né avvengono senza produrre dolorosi squilibri nel costume e nella vita religiosa del vostro popolo, con riflessi negativi anche nella stessa disciplina ecclesiastica. Ciò fa vedere come sia divenuta pesante oggi la mole delle responsabilità che ricadono sul Vescovo: egli può veramente dire con San Paolo : «Quis infirmatur, et ego non infirmor? quis scandalizatur, et ego non uror?» (2 Cor. 11, 29). Questo dice come anche voi, confratelli «in passione socii», avete bisogno di conforto e di esortazione alla fiducia.

Sì, la fiducia. La quale non ignora le difficoltà del tempo presente, né le delusioni che possono colpire il nostro ottimismo. Ma sarebbe ignorare o male interpretare tanti «segni dei tempi», non individuando anche tanti fermenti generosi e nobili aspirazioni della presente generazione in mezzo al tumulto delle inquietudini e delle agitazioni odierne, che sembrano presagi di un avvenire migliore; e certamente non saremmo fedeli seguaci del Divino Maestro se non sapessimo spingere la nostra fiducia «in spem contra spem» (Rom. 4, 18), in ogni situazione anche la più ardua.

Fiducia, dunque. Il discorso passa così dalle cose alle persone per soffermarsi fuggevolmente su alcuni settori che maggiormente richiedono i vostri sforzi.

Anzitutto quello dei sacerdoti. Essi sono i primi e indispensabili vostri collaboratori; sono con voi i più diretti e impegnati «dispensatori dei misteri di Dio» (2 Cor. 4, 1), e cioè della parola, della grazia, della carità pastorale. Dovete amarli assai, amarli di più. In nessun’altra occupazione il Vescovo più fruttuosamente impiega tempo, cuore, attività, quanto nella formazione, nell’assistenza, nell’ascolto, nella guida, nell’ammonimento, nel conforto del suo clero. Si veda perciò di dare ai Consigli presbiterali la consistenza e la funzionalità volute dal Concilio; si prevengano con prudenza, carità e paterna comprensione atteggiamenti indisciplinati del clero; si procuri di sostenerlo nelle sue necessità, si ponga ogni cura nel reclutamento e nella formazione degli alunni del Seminario; si associno anche i religiosi e le religiose, secondo le loro attitudini e possibilità, all’attività pastorale. Tutto ciò non mancherà di dare a suo tempo i frutti sperati.

Poi, venerati Fratelli, segnaliamo al vostro zelo pastorale le organizzazioni cattoliche. È un punto di estrema urgenza, e voi tutti, del resto, ne siete perfettamente consapevoli. In particolar modo desideriamo che l’Azione Cattolica riprenda vigore e acquisti nuova capacità di attrarre a sé anime generose, spiriti giovani e forti, uomini e donne di pensiero e di azione, desiderosi di essere valorizzati per l’animazione cristiana della società moderna. Oggi più che mai l’Azione Cattolica è chiamata a dare il suo insostituibile contributo per la difesa e promozione dei valori cristiani.

Occorre però darle una formazione spirituale autentica, profonda, forte, serena. Non si tema di esagerare su questo punto, perché tale è stata sempre la sua caratteristica, e di qui deriva la sua forza. Non potrete avere nelle vostre associazioni cristiani forti, fedeli e attivi, se non darete loro grande nutrimento di istruzione religiosa, abbondanza di comunione con Cristo, nella preghiera sia personale che liturgica, grande pienezza di vita interiore che costituisce una fonte incomparabile di energie soprannaturali.

Avremmo ancora molte, molte altre cose da dirvi sulla famiglia, sulla catechesi, sull’educazione liturgica, sul mondo del lavoro, sulle vocazioni e così via. Ma bastino questi accenni per farvi comprendere come tali problemi sono presenti a noi, come noi confidiamo sulla vostra collaborazione, come siamo uniti sempre a voi tutti con l’affetto e con la preghiera. Con questa noi vi imploriamo da Dio i lumi e i conforti adeguati, e ad essa aggiungiamo la nostra Apostolica Benedizione che di cuore impartiamo a voi tutti e alle vostre rispettive famiglie diocesane.

                              



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