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LETTERA DI SUA SANTITÀ PIO XI
"CON VIVO PIACERE"
AL REVERENDO PADRE GIOSUÈ SIGNORI
ARCIVESCOVO DI GENOVA*

 

Al Reverendo Padre Giosuè Signori,
Arcivescovo di Genova
.

Venerabile Fratello, con vivo piacere abbiamo letto la lettera che Ella sì opportunamente ha diretto al suo popolo in occasione della Conferenza Internazionale, che per la prima volta in codesta gloriosa Città riunisce in pacifica discussione vincitori e vinti, ed alla quale si volgono le speranze generali dei popoli.

Rappresentanti del Dio « di pace e di amore », il quale con particolare provvidenza « si dà premura del bisognoso e del povero », e che con inscrutabile giudizio Ci chiamò inopinatamente a raccogliere, con la successione al Supremo Pontificato, la missione di beneficenza e di pace del Nostro compianto Predecessore, Noi, come facciamo voti, così nutriamo fiducia che gli Inviati delle Potenze vogliano considerare le tristi condizioni nelle quali tutti i popoli si dibattono, con animo non soltanto sereno, ma anche disposto a qualche sacrifizio sull’altare del bene comune; il che sarebbe e la prima condizione per portarvi efficace rimedio e il primo passo verso quella pacificazione universale che tutti sommamente desiderano. Se anche nel fragore delle armi, come dice la bella divisa della Croce Rossa: « inter arma caritas », deve regnare la carità cristiana, ciò deve essere maggiormente vero dopo che furon deposte le armi e firmati i trattati di pace; tanto più che gli odii internazionali, triste retaggio della guerra, vengono a danno anche dei popoli vincitori e preparano per tutti un ben pauroso avvenire, non dovendosi dimenticare che la miglior garanzia di tranquillità non è una selva di baionette ma la mutua fiducia ed amicizia. Ed anche se dall’ambito della Conferenza vogliasi esclusa ogni discussione non solamente sui trattati precedentemente conclusi, ma anche sulle imposte riparazioni, ciò non sembra impedire ogni ulteriore scambio di idee che valga a facilitare ai vinti il sollecito adempimento dei loro impegni; il che finalmente si risolverebbe anche a vantaggio dei vincitori.

Animati da questi sentimenti di eguale amore verso tutti i popoli che Ci inspira la missione affidataci dal Divin Redentore, Noi l’invito che Ella, Venerabile Fratello, fedele interprete del Nostro pensiero, dirigeva al suo popolo, lo estendiamo a tutti i fedeli, esortandoli ad unire le loro preghiere alle Nostre per il felice esito della Conferenza. La benedizione del Signore discenda sopra di essa; e dalle decisioni che con intelletto d’amore, come confidiamo, si prenderanno, rifulga sulla povera umanità quella tanto auspicata concordia che affratellando i popoli, li spinga nuovamente, dopo otto anni di dolori e di rovine, sul luminoso cammino del lavoro, del progresso e della civiltà; e si avveri così l’ideale della Chiesa, la quale (come ben dice Sant’Agostino nel De moribus Ecclesiae Catholicae, I, 30) « unisce i cittadini ai cittadini, le genti alle genti e in linea diretta, nel ricordo degli antichi progenitori, non solo nella società ma anche in una certa fraternità ».

 Con questo fervido augurio impartiamo a Lei, Venerabile Fratello, al Clero e popolo della diletta Archidiocesi Genovese, l’Apostolica benedizione.

Dal Vaticano, il 7 aprile 1922.

PIUS PP. XI

 


*A.A.S. 14 (1922), p.217-218.



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