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PIO XII

UDIENZA GENERALE*

Mercoledì, 28 giugno 1939

 

Il patrocinio dei SS. Apostoli

Se sempre con intima gioia veniamo verso di Voi, diletti sposi novelli, Ci riesce particolarmente cara la odierna udienza, la quale assume una speciale solennità e importanza, perché felicemente coincide colla vigilia della festa dei SS. Apostoli Pietro e Paolo: festa di Roma innanzi tutto, di questa Roma, che la ineffabile disposizione di Dio volle designata a sede del Primo Papa e dei suoi Successori.

Ma festa anche di tutta la Chiesa che, sparsa in ogni parte del mondo, commemora il glorioso trionfo di Colui, al quale Gesù Cristo Signor Nostro disse le memorabili parole : « Tu sei Pietro, e sopra questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte dell'inferno non prevarranno contro di lei ».

Voi siete venuti per domandare e ricevere l'Apostolica Benedizione, benedizione veramente apostolica, perché impartitavi dal successore, sebbene indegno, di Pietro. Ciò che Gesù Cristo ha disposto rimane, e Pietro, perseverando in quella saldezza di pietra che gli è stata comunicata, non lascia il timone della Chiesa già da Lui stretto in pugno.

Anzi, ora più potentemente e vigorosamente disimpegna il compito a lui affidato, e assolve tutte le parti dei suoi uffici e delle sue cure in Colui e con Colui dal quale è stato glorificato (S. Leonis Magni Serm. III, cap. 3, Migne, P. L., t. 54, col. 146).

Da questa apostolica Benedizione voi attendete grazie e favori celesti, protezioni e aiuti sulle nuove famiglie che state per fondare. Abbiate fede : il patrocinio e l'esempio di Pietro e del grande Dottore delle genti, San Paolo, saranno validi ed efficaci per tutti voi.

San Leone Magno (come altri Padri della Chiesa) arriva a chiamare i due santi Apostoli, con immagine stupenda, gli occhi del corpo mistico, di cui capo è Cristo (Serm. LXXXII, cap. 7 - Migne, P. L., t. 54, col. 427). Occhi fulgidi e splendidi, occhi paterni e misericordiosi, occhi benigni e vigili, occhi che seguono il nostro cammino spirituale, occhi che si rivolgono in basso per incoraggiare e animare, in alto per intercedere e implorare grazia a chi è ancora affaticato dalla procella pericolosa e dura della vita.

Voi, dilettissimi sposi novelli, conservate questa fede e tramandatela incorrotta ai figli che la divina Provvidenza vorrà concedervi: conservate e tramandate questa speranza nella protezione dei Principi degli Apostoli, e con essa la devozione e l'attaccamento indefettibile, qualunque sia la Sua Persona, al Vicario di Cristo, successore di San Pietro.

Ricevete dunque la Nostra paterna benedizione che vi impartiamo con affetto, estendendola a tutte le persone e cose a voi care sulle quali desiderate che essa largamente discenda.

E insieme con voi benediciamo tutti i Nostri diletti Figli e Figlie qui presenti, in modo speciale i cari pellegrini guidati dal Nostro Venerabile Fratello, il degnissimo Pastore della diocesi di Livorno, diocesi che deve la sua origine allo zelo apostolico del Nostro grande Predecessore Pio VII, mentre formiamo il paterno augurio che quella fiorente città, come eccelle per intensa vita commerciale e per promettente sviluppo industriale, così soprattutto, grazie alle cure pastorali del suo Vescovo e del suo clero, splenda sempre più per vigore di fede e fervore di opere sante.

Dopo tali provvide esortazioni e tali preziosi insegnamenti agli sposi novelli, ecco le parole del S. Padre ai pellegrini venuti in Roma per la glorificazione del Beato Giustino De Jacobis :

Ed ora Ci piace rivolgerCi a voi, cari figli, venuti a celebrare le primizie della glorificazione del gran servo di Dio ed eroico apostolo, il Beato Giustino De Jacobis, e di comunicare con voi le soavi emozioni, che ha suscitato nel vostro e nel Nostro animo il solenne avvenimento.

Avvenimento grande per Noi, che in questa glorificazione possiamo additare al mondo ancora una volta la perenne vitalità della Chiesa nostra Madre — Madre feconda di eroismi e di santità — potente ad elevare la più umile creatura sino ai fastigi della perfezione, a trasformarla in luce in mezzo alla tenebra del secolo, a farne campione del più sublime apostolato, eletto spirito immolato al più alto e puro ideale, quello del Regno di Dio sulla terra.

Che cosa può accaderCi di più lieto nel pastorale ministero a cui la Divina Provvidenza ha voluto legare la Nostra umile persona, che questo sorgere di nuovi astri sul cielo della Chiesa, quasi a rassicurare Noi della vigile custodia dall'alto e costringere il mondo a guardare attento e a riflettere alle meraviglie spirituali di cui il Vangelo è artefice stupendo?

Ci piace di rivolgerCi a voi, che per uno o per altro titolo vantate vincoli di famiglia col nuovo Beato; a Voi, suoi confratelli e sue consorelle, figli e figlie di San Vincenzo de' Paoli; a voi, pellegrini della sua diocesi di origine e della sua terra natale, guidati dal Venerabile Nostro fratello il Vescovo di Muro Lucano a voi ed a Noi carissimo; pellegrini della regione delle Puglie e di tutta Italia.

Ma una particolare consolazione Ci reca e aggiunge la vostra presenza, diletti Figli dell'Etiopia, venuti col Nostro Delegato Apostolico e con altri Prelati dall'Africa orientale italiana. Voi venite di là dai mari, ma fratelli vostri voi avete incontrati anche in questa città del Vaticano, giovani speranze della Chiesa abissina e di quella rigenerazione e purificazione cristiana già da quindici secoli iniziata da San Frumenzio nelle terre d'Etiopia.

Oggi voi rinnovate nell'animo Nostro, ma con più alto sentimento di fede cristiana, il gaudio di cui, quasi un secolo fa, il Beato De Jacobis riempiva il cuore del Nostro Antecessore, Gregorio XVI, quando guidò ai suoi piedi la deputazione dei vostri connazionali ch'egli aveva condotti dall'Abissinia. Essi profondamente sentirono la bontà del Pontefice Romano, stupirono alla maestosa grandezza del culto della Chiesa cattolica, e appresero come Cristo, Salvatore di tutte le genti, avesse dato al suo Vicario in terra un'ampiezza di cuore quasi pari all'arena dei lidi del mare. Ritrovarono in lui il Padre Comune, che in sé concentra l'unità della universale famiglia cristiana e sa effondere il suo amore, la sua cura, la sua generosità provvidente, la paterna sua parola illuminatrice, liberatrice, confortatrice e salutare su tutte le pecorelle di Cristo, anche su quelle che son sue, ma non sono di quest'ovile cattolico, e pure quelle conviene che egli vi adduca. Con più alto e santo spirito di fede e di affetto voi oggi state intorno a Noi, che ravvisiamo in voi, eredi dell'ardore dei martiri, i figli dell'apostolato e della fede e della carità del nuovo Beato.

In questo eroe di santità Dio volle congiungere la debolezza della carne con l'ardimento dello spirito, affinché più bella rifulgesse la vittoria di lui sopra gli ostacoli, le avversità e le tribolazioni del suo aspro cammino. Prete della Missione di San Vincenzo de' Paoli, portò nell'Abissinia quello zelo di missionario, quella sapienza sacerdotale, quel coraggio di prudente sacrificio, quella voce persuasiva della verità e del bene, che lo avevano reso caro, ammirato e venerato nelle terre di Puglia. Portò colà queste mirabili virtù, ma con più alta autorità, con più affetto di padre, con più condiscendenza di maestro, con più insaziabile sacrificio di pastore, che va in cerca di pecorelle sperdute per sentieri fallaci e in pascoli inariditi. La sua umiltà, avida più del peso del sacrificio che dell'infula del pastore, fece poi del titolo di Vicario apostolico dell'Abissinia un più forte e assiduo stimolo di generosa offerta di tutto se stesso alla conquista e all'istruzione e governo delle anime a lui affidate, con l'elezione e con l'educazione del clero abissino, col riordinamento del sacro rito e dell'amministrazione dei Sacramenti, con l'istituzione dei collegi, colla protezione dei pellegrini etiopi a Gerusalemme, con la beneficenza ai poveri e agl'infermi, e con le moltiformi effusioni della carità vigile e soccorrevole, onde l'eroico ardore di un apostolo e di un santo sa farsi tutto a tutti. Le vie, i paesi, le città, i fiumi, i laghi e i mari dell'Abissinia furono testimoni dell'arduo apostolato e dei cimenti prosperi e tristi, soavi e amari, che accompagnarono per le terre etiopiche i passi del santo missionario, esempio e modello, nei suoi vent'anni di fatiche apostoliche, al grande atleta di Cristo, il Massaia, che ne ebbe vinta l'umiltà per consacrarlo vescovo al lume di notturna e turbata lampada.

Nel Beato Giustino De Jacobis Noi ammiriamo e davanti a Dio esaltiamo l'eroe degl'inizi restauratori della fede cattolica nell'Abissinia. Egli brilla nella luce dei primi propagatori del Vangelo, iniziatori della rigenerazione cristiana del mondo, nella luce dell'Apostolo delle Genti, perché al pari di Lui può gloriarsi nelle proprie tribolazioni e sa a prova quanto costa seminare la fede nel mondo. Non fu anch'egli come Paolo (cfr. II Cor., XI, 23-28), nei travagli, nelle prigioni, in mezzo alle morti, fra l'onde del mare, in viaggi, tra i pericoli dei fiumi, pericoli degli assassini, pericoli degli amici, pericoli dei gentili, pericoli delle città, pericoli nel mare, pericoli dai falsi fratelli; nel lavoro e nella fatica, nelle molte vigilie, nella fame e nella sete, nei molti digiuni, oltre la quotidiana cura della sua diletta Chiesa d'Abissinia? Non è egli morto per via, come un eroe che giace sull'orma propria, sale della terra bagnata dei suoi sudori, mirando un gran popolo d'infelici fratelli diletti, guardando il cielo, quasi novello Saverio in un'isola senza sponde, stremato a morte dall'ansia indomita di dare la vita per le anime redente dal sangue di Cristo?

Così senza martirio muoiono i martiri, araldi del Vangelo; e, pur senza martirio, il loro sangue è seme di cristiani. Innanzi all'ara di questo beato martire di carità e di patimenti incruenti Noi Ci chiniamo insieme con voi, fratelli di una medesima fede in Cristo, perfetto Dio e perfetto uomo senza confusione di nature. Con voi dilatiamo le Nostre speranze; e il cuor Nostro si esalta nello spirito che vi ha condotti alla casa del Padre Comune, perché è spirito di novella aurora che precede un nuovo sole di più limpida fede, di più pura virtù, di più feconda e operosa pietà sulla luminosa vostra terra. Adesse festinant tempora (Deut., XXXII, 35).

L'Africa s'è scossa; è sorta in piedi ansiosa della parola e dell'altare di Cristo. Voi, diletti pellegrini dell'Abissinia, siete le primizie di un gran popolo di Dio, che si avanza guidato dal vostro Beato Martire Ghebre Michael al fianco del Beato Giustino De Jacobis, sotto il segno della incorrotta fede di Roma. Questi due eroi del Vangelo sono la vostra gloria non meno che la gloria della Chiesa Cattolica; sono i nuovi celesti patroni della vostra nazione; sono i maestri e i padri vostri nel cammino verso il cielo; sono i potenti intercessori per voi presso il trono di Dio, dal quale Noi invochiamo quella Apostolica Benedizione sopra di voi e di tutto il popolo vostro, perché vi sia sorgente di ogni divino favore e vi accompagni e protegga in tutti i viaggi e i passi della vostra vita fino alla pace dell'eterna felicità.

Un particolare saluto rivolgeva, infine, il Santo Padre ai figli ed alle figlie di lingua tedesca, presenti alla udienza, raccomandandoli, nella vigilia della festa dei Santi Pietro e Paolo, insieme a tutti i fedeli viventi fra i confini tedeschi, al potente patrocinio dei Principi degli Apostoli, affinché questi abbiano ad impetrare per essi tutti la fermezza ed il coraggio nella fede, la pazienza e la costanza, un irresistibile amore per il Salvatore e finalmente la tanto sospirata pace religiosa.


*Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, I,
  Primo anno di Pontificato, 2 marzo 1939 - 1° marzo 1940, pp.221-226
  Tipografia Poliglotta Vaticana

 



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