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LETTERA DI SUA SANTITÀ PIO XII
AI REVERENDI PADRI DELLA «COMPAGNIA DI GESÙ»,

REDATTORI DEL PERIODICO
«LA CIVILTÀ CATTOLICA»


 

Ai Reverendi Padri della « Compagnia di Gesù »
impegnati a redigere il periodico
« La Civiltà Cattolica ».

Diletti figli, salute e Apostolica Benedizione.

Sono appena trascorsi undici anni da quando, proprio all’inizio del Nostro Pontificato, indirizzammo a voi una lettera particolarmente elogiativa e benevola per congratularCi del novantesimo anno allora iniziato dal vostro periodico; ed ecco che di nuovo Ci sentiamo mossi con questa lettera a rivolgervi la parola per un motivo assai più importante e solenne, quale chiaramente dimostra la natura stessa della ricorrenza.

Riflettendo, infatti, quanto da una parte sia raramente avvenuto, in tanto succedersi di eventi umani, che un periodico sia giunto a compiere un secolo di vita, e vedendo dall’altra che voi, per un tratto più unico che raro della divina onnipotenza e bontà, potete festeggiare questo dono, Ci è parso opportuno che alle tante congratulazioni e ai lieti auguri a voi pervenuti da ogni parte si unisse pure la voce apostolica, e questo perché sia reso sempre più evidente con quanta attenzione e quanta premura questa Sede Apostolica segua l’opera vostra.

Non è Nostra intenzione ricordare qui ciò che meritamente e dappertutto è stato in questi giorni detto di voi da moltissimi, e non solamente tra cattolici: come cioè il vostro periodico sia rimasto fedele nel mantenere finora intatto il carattere e l’impronta sua originaria; con quanto amore e devozione si sia attenuto alla genuina dottrina cattolica e abbia difeso con forza i diritti di questa S. Sede; come si sia guadagnato costantemente presso tutti la lode, che Pio X Nostro Predecessore di santa memoria augurò a cotesta rivista: « che tutti i giornalisti sinceramente e integralmente cattolici avessero in essa un modello ».

E qui piace ricordare la bella schiera di dotti, sia quelli che furono i primi a gettare le solide basi di cotesta opera, sia quelli che poi, o come scrittori assegnati a cotesto collegio o come valorosi vostri collaboratori per lunga serie di anni, coi loro scritti diedero incremento all’opera cominciata. Né la loro fama è andata perduta, mentre molti di loro sono stimati insigni nel proprio campo e in circa quattrocento volumi della rivista tutti possono ancor oggi ammirare, quale messe ricchissima di notizie e di dottrina di ogni genere, i frutti copiosissimi del loro lavoro. Con piacere abbiamo inoltre appreso che quanto prima pubblicherete un indice abbondantissimo e opportunamente redatto affinché cotesta rivista sia per tutti di più immediata e facile consultazione.

Le lodi e le approvazioni, che nessuno dei Nostri Predecessori vi lasciò mancare per scritti così copiosi e così saggi e per l’opera da voi felicemente svolta, di nuovo vogliamo qui attestare. Ma agli antichi meriti altri non meno lodevoli recentemente si sono aggiunti, quando con grande e vigile operosità avete cercato di soffocare e spiantare i nuovi germogli di errori che largamente andavano pullulando dal ceppo infausto del cosiddetto «totalitarismo »; e non solo non vi siete lasciati contaminare da tale macchia, ma con ogni sollecitudine vi siete adoperati a preservarne o a liberarne anche gli altri. Così, in modo affatto provvidenziale, è avvenuto che pur col cambiare dei tempi non vi siete allontanati da nessun caposaldo di dottrina, e Dio vi ha aiutato in maniera da esser quasi i superstiti in mezzo a tante riviste e a tanti giornali venuti a morire; il che vi ha attirato il rispetto, la stima e in certo modo l’ammirazione di quanti non siano prevenuti.

Vigoreggia, quindi, il vostro periodico e conserva quasi intatta la freschezza della sua vita giovanile; nessuno direbbe che all’età di cento anni vada ormai invecchiando; e lo attestano il numero dei lettori, quale non ebbe nemmeno nel fiore dei suoi primi anni, e insieme la bella schiera di amici e di simpatizzanti, sorti tra laici ed ecclesiastici, i quali si adoperano a farvi conoscere sempre più largamente e a diffondere l’opera vostra.

Né si pensi che il vostro originario proposito, d’illustrare la concezione d’una civiltà veramente cattolica e di propugnarne i diritti, sia cosa ormai superata e voi vi troviate per dir così fuori combattimento; mentre dappertutto sono scosse e vengono quasi rovinando le pubbliche istituzioni, urge sempre più impellente il bisogno di promuovere e costruire una civiltà nuova, che fondi la sua stabilità su Dio e sui princìpi cristiani; ciò che molti altri, mediante la stampa di libri, di riviste, di giornali, attivamente si propongono oggi di raggiungere, sappiamo che voi sopra tutti, secondo la vostra costituzione, finora lo avete fatto e confidiamo che continuerete a farlo sempre.

A tale scopo, quanto già i Nostri Predecessori ebbero dapprima a stabilire e ripetutamente sancirono — che in quest’alma Città vi fosse un collegio di scrittori della Compagnia di Gesù organizzato con leggi proprie e retto da un particolare suo statuto — come già Noi stessi avemmo altra volta a confermare, volentieri di nuovo confermiamo ed approviamo, desiderando con tutto il cuore che tutti favoriscano e portino il loro aiuto a quest’opera, come cosa a Noi carissima, nominatamente quelli che dalla stessa Compagnia son tenuti ad assegnare al vostro collegio gli scrittori adatti o quelli che a volta a volta vi devono collaborare.

Voi, dunque, figli dilettissimi, continuate a compiere quello che finora avete fatto e tenetevi saldamente sul cammino così ben cominciato, consapevoli che riuscite accetti a colui soprattutto al quale soltanto avete desiderato sempre di piacere. Per questo, conservata religiosamente intatta la fisionomia di cotesta istituzione, così come vi fu data dai Romani Pontefici, entrate pure con i migliori auspici nel nuovo secolo di vita, che vi auguriamo veramente d’oro. Il Dio d’ogni grazia prosperi sempre l’opera vostra e il vostro lavoro, adempia i voti che Noi stessi formuliamo per voi abbondantissimi, mentre auspice dei divini favori e come attestato della Nostra benevolenza, a voi, ai vostri collaboratori, agli amici, ai simpatizzanti e alla densissima schiera dei lettori, impartiamo di cuore l’Apostolica Benedizione.

Dato a Roma, presso S. Pietro, il giorno 12 del mese di marzo dell’anno 1950, decimosecondo del Nostro Pontificato.

PIUS PP. XII

 



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