Index   Back Top Print

[ IT ]

DISCORSO DI SUA SANTITÀ PIO XII
AI PORPORATI E AI PRELATI A CHIUSURA
DEI SS. ESERCIZI SPIRITUALI IN VATICANO*

Sabato, 5 dicembre 1942

 

Ancora raggianti e ardenti per le grazie di lume e di amore largiteci in questo corso di Santi Esercizi spirituali, il primo slancio di noi tutti porta il nostro cuore a innalzare il cantico della riconoscenza verso Dio, Padre dei lumi e Spirito di amore. Ma poiché per salire a Dio è nel retto ordine che la riconoscenza rifaccia il cammino che la grazia ha percorso per discendere fino a noi, noi in questo cammino incontriamo voi, diletto figlio e insigne predicatore, e vi indirizziamo l'espressione della nostra gratitudine.

Per compiere questo santo ministero, il vostro zelo ha dovuto aggiungere un nuovo onere alle molteplici ed importanti occupazioni, cui già per ufficio attendete. Poiché Noi ben sappiamo con quanta intelligenza e con quale fervore voi dirigete la Nostra Università Gregoriana affidata alle vostre cure; sappiamo come, anche col vostro insegnamento personale, voi prendete una parte diretta alla sana formazione filosofica dei giovani candidati al sacerdozio; come inoltre coi vostri eruditi scritti voi estendete ancor più l'efficacia e l'ampiezza della vostra azione e con l'apostolato della vostra parola raccogliete frutti anche nei ceti intellettuali più elevati.

Ma ai lavori in apparenza più diversi un pensiero alto, nobile, e al tempo stesso molto semplice, vale sempre a dare una perfetta unità : è il pensiero medesimo che domina tutta l'opera del glorioso S. Ignazio: consacrare, in qualsiasi campo di attività, tutte le proprie forze a vivere e operare a fine che Cristo Gesù sia sempre più intimamente conosciuto, ardentemente amato, generosamente seguito (cfr. Eserc. Spir., Incarn. 3. Prel.), in una parola, che Egli divenga di più in più effettivamente « il Re e il centro di tutti i cuori » (Lit. del S. Cuore).

Ciò voi, diletto figlio, avete fatto con quella eloquenza — la sola forte e penetrante — che sgorga da un'anima accesa dalla « vera, serena e apostolica santissima carità », e la cui fiamma si propaga come scintille scorrenti attraverso un canneto (Sap. 3, 7). Noi con fiducia attendiamo dal soffio divino che questa fiamma ci infuochi e faccia brillare in noi quello a splendore di umiltà e di carità», che vuol essere la caratteristica di ogni vero sacerdote, tutto posseduto e diretto dall'amore di Cristo (cfr. 2 Cor. 5, 14).

Carità soprannaturale, anelante al bene delle anime, alla loro salute eterna, alla loro santificazione quaggiù, ma carità universale che ha da abbracciare, per quanto è da Noi, tutto il prossimo: tutto il prossimo, vale a dire tutti gli uomini; tutto il prossimo, vale a dire ugualmente l'uomo tutto intiero, senza condizioni né riserve. Cristo non ci ha forse comandato di amare i nostri fratelli come noi stessi, anzi di amarli come Egli stesso ha amato noi? (cfr. Matth. 19, 19; Io. 13, 34; 15, 12). E S. Paolo, alla scuola del quale siamo stati questi giorni, S. Paolo, eco fedele e fedele imitatore del divino Maestro, non raccomandava soltanto ai cristiani di godere con quelli che sono nella gioia e di piangere con coloro che sono nelle lagrime; ma egli stesso non ricusava di farsi tutto a tutti per far tutti salvi, fino al punto che niuno era scandalizzato o vacillava senza che egli si sentisse bruciare come su carboni ardenti (cfr. Rom. 12, 15; 1 Cor. 9, 22; 2 Cor. II, 29).

Carità di apostolo e di zelo apostolico era quella del Dottore delle Genti; ma la carità è di ogni anima e di tutti i tempi ; e ora di carità è particolarmente quest'ora cruenta che si prolunga, si avanza e viene ogni giorno più così tragica gravando sulla faccia della terra. Certo, Venerabili Fratelli e diletti figli, i vostri pensieri e propositi di carità verso il dolore e la miseria da questa Roma si distendono sopra il mondo, varcano monti e fiumi, mari e oceani, mentre si alzano, pregando e invocando, al Redentore del genere umano, il quale tutto contempla, tutto pondera, tutto vigila, tutto misura e dirige a quell'altissimo fine, per cui Egli stesso si fece uomo e abitò in mezzo a noi, insegnando il bene salutare e beneficando con la parola del suo immenso amore e con la potenza della sua mano. Anche la vostra parola e la vostra mano, sotto la grazia di Cristo, hanno potenza di conforto, di consolazione, di speranza e di aiuto. Ai lontani non meno che ai vicini arrivino da questo colle del Vaticano la luce e i benefici effetti della vostra vita di virtù, di devozione, di lavoro, di pietà, di mortificazione, di sacrificio, di carità; pervenga il frutto della preghiera che sale a Dio e lo placa sulle colpe umane; giunga il soccorso del cielo, che implorato cambia la tribolazione in un arringo di meriti per una vita migliore, frena le passioni, allontana i pericoli e fa rassegnata e tranquilla anche la morte. Lo spirito di Cristo di cui in questi fervorosi Esercizi spirituali, con la guida del sapiente predicatore, vi siete studiati di empire l'animo vostro, opererà in tal guisa, che tutti sentano in ognuno di voi, sacerdoti di Cristo, il fratello, l'amico, il confortatore, pronto sempre a consolare e, per quanto è da sé, a sollevare in ogni miseria.

Anche voi sentite, al pari di Noi, l'angoscia dell'ora che volge; a Cristo e alla sua divina parola, che tutti invita a sé gli affannati, gli afflitti e i travagliati e loro promette il ristoro potente della grazia, sgorgante dal suo Cuore di Padre, di Maestro unico e di unico Salvatore, ricorrete e affidatevi con quella fede che vince il mondo; mentre, affinché tanta grazia si accresca in voi più abbondante e feconda, vi impartiamo con effusione di cuore la Nostra Apostolica Benedizione.


*Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, IV,
  Quarto anno di Pontificato, 2 marzo 1942 - 1° marzo 1943, pp. 299-301
  Tipografia Poliglotta Vaticana

 



Copyright © Dicastero per la Comunicazione - Libreria Editrice Vaticana