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DISCORSO DI SUA SANTITÀ PIO XII
AI LAVORATORI DELLA R.A.I.*

Sala del Concistoro - Domenica, 3 dicembre 1944

 

Con intenso gaudio, diletti figli e figlie, abbiamo accolto il vostro desiderio di adunarvi intorno a Noi e di esprimerCi la vostra fedele devozione e la vostra riconoscenza per quanto Ci studiammo di fare a protezione e difesa di Roma. Tale testimonianza di filiale affetto profondamente commuove l'animo Nostro. Ben volentieri cogliamo questa occasione per congratularCi con voi dell'opera da voi finora compiuta, dello zelo col quale vi adoperate a riparare le rovine e a rimettere in movimento il vostro così vasto e complesso organismo, e soprattutto per gli alti ideali a cui vi proponete di far servire il potentissimo strumento che è nelle vostre mani.

Ed invero, per il grado di perfezionamento al quale è giunta, la radio è un capolavoro dello spirito inventivo dell'uomo, una meraviglia della tecnica, un prodigio di creazione artistica.

Essa ha il privilegio di essere come svincolata e libera da quelle condizioni di spazio e di tempo, che impediscono o ritardano tutti gli altri mezzi di comunicazione fra gli uomini.

Con un'ala infinitamente più veloce delle onde sonore, rapida come la luce, essa porta, in un istante, superando ogni frontiera, i messaggi che le sono affidati. Essa li porta a tutti e dappertutto, ai piccoli come ai grandi, al casale sperduto sulla montagna come alla popolosa città cosmopolita, alle solitudini glaciali, ove li raccoglie l'orecchio di un missionario o di un esploratore, come alle folle delle più dense agglomerazioni industriali.

Ben più, la parola, una volta pronunciata, questa parola in sé fuggevole, che suggerisce il detto « verba volant », può farsi sentire a volontà, può ripetersi quante volte se ne abbia il desiderio o il bisogno.

Quali incomparabili vantaggi essa, se ben guidata e diretta, arreca all'azione pratica e al progresso intellettuale, all'attività sociale e alla vita religiosa! Attraverso la radio l'uomo di Stato e i condottieri dei popoli lanciano le loro idee, i loro programmi, le loro consegne; i dotti e gl'investigatori tengono il mondo informato delle loro scoperte; l'artista e l'educatore coltivano e raffinano gli spiriti. Grazie ad essa la nave in pericolo può sperare soccorso e salvezza, o almeno, prima di andar sommersi nei flutti, i naufraghi potranno far giungere ai loro cari lontani l'ultimo addio. E quale moltiplicità di adattamento per indirizzarsi a tutti ! al fanciullo e alla donna, all'impiegato e all'uomo d'affari, al medico e all'agricoltore; essa dedica ore speciali all'insegnamento, alla tecnica, alla musica; riserva il suo tempo alla preghiera comune. Non vi è voce o suono o parola, che non possa pervenire mediante la radio in ogni angolo della terra all'orecchio degli ascoltatori e penetrare nelle anime.

Quando David, esaltando la muta eloquenza della natura, cantava : « In omnem terram exit sonus eorum et usque ad fines orbis eloquia eorum » : « Per tutta la terra trascorre la loro voce e sino all'estremo del mondo va la loro parola » (Ps. 18, 5), Iddio, che parlava per la bocca di lui, sapeva nella sua scienza e nella sua sapienza infinita che le forze fisiche, nascoste dalla sua onnipotenza nel seno degli elementi, e le leggi misteriose, che reggono il complesso dell'attività cosmica nell'armonia di quegli elementi medesimi, sarebbero state progressivamente scoperte e avrebbero avuto applicazioni sempre più numerose, utili e feconde.

Ammiriamo in ciò la prodigiosa penetrazione della intelligenza umana e la sua ingegnosità. Ma soprattutto lodiamo la sovrana liberalità del Creatore, che, avendo dotato la sua creatura di questa intelligenza, si è degnato di fare dell'uomo il suo collaboratore.

La radio può essere uno dei più potenti mezzi per diffondere la vera civiltà e coltura. Essa presta oggi servigi divenuti quasi indispensabili alla educazione del sentimento di solidarietà fra gli uomini, alla vita dello Stato e del popolo; essa può esercitare una viva forza di coesione nei popoli e tra i popoli. Essa può rendere dinanzi a tutto il mondo testimonianza alla verità e gloria a Dio, promuovere la vitto-ria del diritto, portare la luce, la consolazione, la speranza, la riconciliazione, l'amore nel mondo, riavvicinare gli uni agli altri gli uomini e le nazioni. Essa può far penetrare la voce di Cristo, la verità del Vangelo, lo spirito del Vangelo, la carità del Vangelo, sino alle estremità della terra. Essa procura anche a Noi, Padre comune dei fedeli, la gioia di essere al tempo stesso presenti a tutti i Nostri figli del mondo intero, ogniqualvolta indirizziamo loro i Nostri messaggi e impartiamo loro la Nostra benedizione.

Tutto ciò può la radio. Ma può anche, nelle mani di uomini ciechi o perversi, mettersi a disposizione dell'errore e della menzogna, delle vili passioni, della sensualità, dell'orgoglio, della cupidigia, dell'odio; può trasformarsi in quel sepolcro aperto, pieno di maledizione e di amarezza, di cui parla San Paolo (Rom. 3, 13-14), che inghiottisce le virtù cristiane, la sana civiltà, la pace e la felicità umana.

La radio è paragonabile al fuoco, il quale, per adoperare una bella immagine di Schiller nel suo celebre Lied von der Glocke, è una forza celeste nelle mani dell'uomo che sa contenerlo e vigilarlo; ma se si strappa dalle sue catene, porta nelle città e nelle campagne devastazioni e rovine.

Sia dunque l'opera vostra, per quanto dipende da voi, al servigio della verità in tutte le sue forme e sotto tutti i suoi aspetti. Sacra sia a voi la fede in Dio e in Cristo, nella sua opera redentrice e nella sua Chiesa, quella fede che sola può dare a milioni di uomini la forza di sopportare con serenità e con coraggio le indicibili prove e le terribili angosce dell'ora presente.

Al servigio della dignità della vita e della moralità cristiana. Sacra sia a voi l'innocenza del fanciullo, la purezza dell'adolescente, la santa castità del matrimonio e la felicità di una vita di famiglia fondata sul timore e sull'amore di Dio.

Al servigio della giustizia. Sacri siano a voi gl'intangibili diritti della persona umana, non meno che il diritto dei poteri pubblici di esigere dai singoli individui e dalla comunità l'adempimento degli obblighi richiesti dal bene comune; il diritto dei popoli, soprattutto dei più deboli, alla vita, come quello della grande famiglia delle nazioni di chiedere i sacrifici necessari per la pace del mondo; il diritto della Chiesa di portare con piena libertà a tutti gli uomini e a tutte le genti le ricchezze della grazia e della pace di Cristo.

Al servigio dell'amore. È il dovere dell'ora. Bisogna a tutti i costi abbattere l'odio altero e profondo, di cui anche la radio è stata fatta spesse volte agente e strumento. Possa essa dappertutto far servire al nobile ideale della carità cristiana la sua vasta e valida capacità di azione !

Questi pensieri vi debbono sostenere nell'ardua impresa di riparazione e di ricostruzione. Voi avete potuto fremere di stupore e di dolore alla vista delle rovine, la cui estensione e gravità avrebbero scoraggiato cuori meno saldi dei vostri. Ma lungi dall'arrestarvi a gemere dinanzi al cumulo delle disordinate macerie, avete messo subito mano al lavoro. Senza indugio avete fatto agire una piccola stazione, ed ora con legittimo orgoglio guardate quella che state ricostruendo col materiale gelosamente custodito e salvato, a prezzo di chi sa quali audacie e fatiche, al tempo del pericolo!

Non vorremmo infine passare sotto silenzio la comprensione dei veri bisogni della umanità e della sua spiritualità, di cui la radio è chiamata a dar prova mediante le trasmissioni musicali. Noi non intendiamo qui di parlare di quelle audizioni, nelle quali sarebbe ben difficile di trovare merito artistico, virtù educativa, e soprattutto corrispondenza con le dolorose congiunture del momento presente; ma di riferirci piuttosto, così alle esecuzioni di musica sacra, come alla cura di rendere accessibili al pubblico le composizioni anche profane dei grandi Maestri antichi e moderni, i cui capolavori diffondono negli spiriti, nei cuori, nelle anime, gli elevati sentimenti, da cui essi stessi furono animati. Voi ci farete ora gustare questo squisito incanto nel Concerto Brandeburghese N. 3 in sol maggiore del sommo Bach.

Vi sarebbe da fare, accanto alla storia generale della musica, anche quella del suo influsso sulla umanità. Senza ricorrere alla mitologia, le cui favolose leggende di Orfeo e di Anfione si appoggiano pur esse sopra un fondo di verità; la Sacra Scrittura non mostra forse la potenza della musica di David sulla tetra e feroce malinconia di Saul? Quale posto tenevano i Salmi nelle cerimonie dell'Antico Testamento! e quale essi hanno nella nostra liturgia cattolica! Voi conoscete la costante sollecitudine della Chiesa nel promuovere la musica, nel vigilare a che essa compia degnamente la sua missione; tanto grande è il suo potere sugli animi! Ciascuno di noi non ne ha fatto forse la esperienza? Chi non ha meglio compreso, grazie al commento del Palestrina, la commovente preghiera di Geremia? Chi non ha sentito in sè tranquillarsi l'agitazione del cuore all'udire le sinfonie di Beethoven dall'anima tragica e tormentata, ma pur serena di rassegnazione e di gioia? Chi non ha più intimamente gustato le parole del divino Maestro nell'armonia delle Béatitudes di César Franck dall'anima umile e pura? Chi non ha pregustato la felicità e quasi la dolcezza dell'anima al passaggio dalla morte alla vita: fac eas, Domine, de morte transire ad vitam, nell'ardente invocazione del nostro Perosi? A chi gli domandava il segreto della giocondità di molte sue composizioni, non rispose forse Haydn che egli diveniva indicibilmente lieto, quando pensava al buon Dio: Weil ich so unbeschreiblich froh werde, wenn ich an den lieben Gott denke? E tutte queste bellezze, varcando lo stretto recinto di una sala di concerti, si diffondono attraverso gli spazi e penetrano nei focolari domestici, per mitigare la solitudine, confortare i malati, sollevare i cuori, raffinare le menti.

Siate dunque benedetti, diletti figli e figlie, quando voi compite un'opera così nobile. Siate benedetti da tutti coloro, a cui portate la consolazione, la gioia, la pace, la verità; benedetti da tutti quelli, di cui calmate le inquietudini. facendo loro pervenire messaggi e notizie ansiosamente attese: benedetti dalla vostra cara e sventurata Patria, la cui resurrezione a nuova grandezza è vostra alta e costante aspirazione; benedetti da Dio, quando vi fate fedeli messaggeri della sua parola. E benedetti anche da Noi, che con tutta l'effusione del Nostro cuore impartiamo a voi, alle vostre famiglie, a tutte le persone che vi sono care, specialmente a quelle la cui incerta sorte vi angustia, a tutti i vostri propositi ed opere di bene, la Nostra paterna Apostolica Benedizione.


*Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, VI,
  Quinto anno di Pontificato, 2 marzo 1944 - 1° marzo 1945, pp. 209-214
  Tipografia Poliglotta Vaticana

 



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