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DISCORSO DI SUA SANTITÀ PIO XII
AI MEMBRI DEL CORPO DIPLOMATICO
PRESSO LA SANTA SEDE*

Lunedì, 25 febbraio 1946

 

Signor Ambasciatore!

La sublimità dei concetti e la nobiltà dei sentimenti che l’illustre Corpo Diplomatico ci ha espresso or ora per mezzo di Vostra Eccellenza, suo interprete eloquente e delicato, sono degni di questa circostanza eccezionalmente solenne.

L’omaggio che avete voluto renderCi oggi, Ci commuove più profondamente di quanto potremo esprimere.

Pertanto, a sincera consolazione del Nostro cuore e a grande conforto della Nostra anima, Noi vediamo in questo convegno, oltre l’omaggio devoto, la manifestazione di una adesione spontanea ai grandi principi di pace e di unione che dalla Nostra Elevazione abbiamo incessantemente suggerito al mondo; vediamo soprattutto la prova più convincente di una volontà unanime a collaborare in questo spirito alla restaurazione dell’umana società, allo stabilimento di un ordine nuovo, fondato sulla verità, sulla giustizia, sull’amore.

E, in fondo, non è forse questo il significato di si incomparabile riunione attorno a Noi dei Rappresentanti di un gran numero di Nazioni, rivestiti di autorità per la loro missione specifica e, nel medesimo tempo, eminenti per doti e meriti personali, alla presenza di questo Sacro Collegio, il quale, pure, risulta di membri appartenenti a varie Nazioni sparse nel mondo ?

Questa doppia universalità, quella del Sacro Collegio e quella del Corpo Diplomatico, Ci offre un’immagine visibile della vera sopranazionalità della Chiesa, la quale, lungi dal fare ombra alle nazioni particolari e dal pretendere di fonderle tutte assieme in una cupa uniformità, le favorisce, invece, e valorizza, armonizzando felicemente i caratteri e le risorse di ciascuna di loro, nel rispetto della propria autonomia e della propria originalità.

Armonia che diciamo ben riuscita, e un paragone Ci sembra appropriato. V’è un’armonia in cui le varie battute, mediante l’accordo, non fanno che mettere docilmente in evidenza una melodia, o il canto di uno o pii solisti. Ma ve n’è un’altra, che risulta unicamente dal concorso di tutte le voci, le quali, e con la diversità di timbro, di ritmo, di estensione, e con le modulazioni nell’espressione del pensiero e dei sentimento, cantano, ciascuna a modo suo, quanto detta la, comune ispirazione. Si ha così una magnifica polifonia classica.

Tale è l’armonia che dovrebbe risultare dall’accordo di tutte le Nazioni, grandi e piccole, forti e deboli, diverse per fisionomia e interessi particolari, ma tutte egualmente degne di essere ascoltate, essendo tutte fondate sulla stessa base, la dignità personale dell’uomo, e tutte infiammate da un unico desiderio di pace.

Durante l’immane conflitto avrà potuto sembrare che questo concerto fosse completamente muto. Ma non era così, e se il tumulto assordante delle armi ne soffocava la risonanza, Noi da qui non abbiamo cessato dal sentirlo. Come dimenticare quelle Messe di Mezzanotte del Natale, e quelle imponenti e gravi cerimonie di propiziazione nella Nostra basilica di S. Pietro, dove Ci circondavano, uno accanto all’altro, i Rappresentanti Diplomatici delle Nazioni più varie, più lontane e perfino delle Nazioni in conflitto ? Solo qui, nell’atmosfera creata dall’alto ideale della soprannaturalità della Chiesa, era possibile un tale spettacolo.

Ma vi è’ di più. Durante tutto il periodo della guerra, la più spaventosa che mai si sia scatenata sull’umanità, nel grembo di questo mondo sconvolto dall’uragano furioso, nel mezzo di questa Nazione trascinata tragicamente nel turbine pazzo, la Città del Vaticano, questo piccolo Stato di pochi iugeri di terreno, senza difesa e circondato da tutti i lati dalle raffiche del fuoco, rimaneva, territorialmente e giuridicamente, ma soprattutto spiritualmente e moralmente, un’oasi di pace, i cui confini il vento distruttore non osava sorpassare. Noi umilmente ne rendiamo grazie a Dio, ma, sapendo di quale apporto furono al Nostro sforno di assoluta imparzialità e al Nostro zelo al servizio della pace, la comprensione e il comportamento dei Rappresentanti Diplomatici accreditati presso di Noi, siamo ben felici di porgere loro il Nostro ringraziamento.

Il vostro illustre Corpo Diplomatico ha saputo mostrare, anche in circostanze straordinariamente spinose, quale sia il compito della diplomazia nel suo concetto più alto, e come, oltre i notevoli servizi che essa rende nel risolvere amichevolmente tante questioni particolari e problemi delicati, essa costituisca un permanente incontro della grande famiglia delle Nazioni.

Con squisita delicatezza di sentimento il Vostro Interprete, ha ricordato i Nostri sforzi per alleviare le innumerevoli e indicibili sofferenze, miserie e angosce apportate dalla guerra : ancora una volta teniamo a manifestare la Nostra profonda riconoscenza alle Nazioni che Ci hanno prestato i loro generosi aiuti in queste opere di cristiana carità. Egli La accennato anche ai messaggi e agli altri tentativi escogitati da Noi per difendere e promuovere «i grandi principii elementari dell’ordine sociale, i diritti della verità e della giustizia» e, nel tempo stesso, Ci ha assicurato, che se la «Nostra voce non è stata sempre ascoltata, giammai è rimasta senza un’eco profonda nelle coscienze». Noi lo crediamo volentieri, mentre ogni giorno Ci giungono da fonti più svariate e più lontane, confortanti testimonianze.

In nessuna occasione abbiamo detto una sola parola meno giusta, né mancato al Nostro dovere di riprovare ogni iniquità, ogni atto degno di biasimo, evitando pure, quando gli stessi fatti l’avrebbero giustificata, questa o quella espressione che facesse più male che bene, soprattutto a quelle popolazioni innocenti curve sotto la sferza dell’oppressore. Noi abbiamo avuto la preoccupazione costante di frenare un conflitto tanto funesto alla povera umanità.

E’ per questo in particolare, che, malgrado certe insistenti pressioni tendenziose, Ci siamo ben guardati dal lasciare sfuggire dalle Nostre labbra e dalla Nostra penna un solo segno di approvazione e di incoraggiamento per la guerra intrapresa contro la Russia nel 1941. Assolutamente nessuno potrà contare sul Nostro silenzio fino a tanto che sono in giuoco la fede e la civiltà cristiana. Ma d’altra parte, non c’è alcun popolo a cui Noi non auguriamo con tutta la sincerità del Nostro animo, di vivere nella dignità, nella pace, nella prosperità dentro le proprie frontiere.

L’intenzione Nostra, in tutte le manifestazioni del Nostro pensiero e della Nostra volontà, è stata sempre quella di ricondurre i popoli dal culto della forza al rispetto del diritto, e di promuovere fra tutti la pace, una pace giusta e solida,, una pace capace di garantire a tutti una vita almeno tollerabile.

Una tale pace non potrà venire conseguita in un solo giorno. Ci vorrà del tempo e ci vorranno molte fatiche.

Se Ci si domanda in che cosa possono facilitarla i Rappresentanti Diplomatici, indipendentemente dai loro compiti ufficiali, Ci sembra di potere segnalare al loro buon volere una doppia sfera di attività.

La prima è di ordine pratico e tende a realizzazioni immediate.

I Diplomatici oramai hanno molte occasioni di facilitare nella misura del possibile, le comunicazioni e relazioni fra paese e paese. Adesso che migliaia di uomini onesti e laboriosi spiano con impazienza ansiosa il momento in cui potranno ritornare nella loro patria e nelle loro famiglie, dalle quali forse sono separati da lunghi anni, adesso che molti altri sono tristemente in cerca di una nuova patria per vivervi una nuova vita mediante altre occupazioni, quale opera di carità e di pace si compie muovendo in loro aiuto !

Nell’altra sfera di attività il frutto del lavoro è a ben più lunga scadenza. Spesso il Diplomatico si trova a contatto con il mondo della propaganda. Ma questa propaganda deve formarsi una legge santa e sacra, la legge della verità e dell’oggettività. Quale contributo si può apportare alla pacificazione universale, cooperando a un così degno oggetto, secondo sanno farlo abili e generosi diplomatici.

Dalla loro parte i Nostri illustri e venerabili Fratelli del Sacro Collegio, quasi tutti pastori di anime nelle loro rispettive Nazioni, vi porteranno con lo splendore della Porpora Romana, la grande luce della Chiesa, che è una nella sua universalità e universale nella sua indivisibile unità; vi porteranno, con la sollecitudine della loro abnegazione, il cuore materno della Chiesa e la sua tenerezza per tutti ‘gli uomini ; vi porteranno lo zelo della Chiesa nel promuovere la vitalità, la santità, la pace della società umana e di ogni paese sulle basi e secondo l’ordine stabilito dal Creatore, Sovrano potentissimo e Padre amantissimo.

Lui invochiamo dal più profondo dell’anima, affinché ricolmandovi delle sue benedizioni e dei suoi favori, e fecondando la vostra nobile missione con la sua grazia, doni, per il suo fine, a ciascuna delle vostre patrie e alla grande famiglia dei popoli e delle nazioni, la prosperità, la pace grande e divina.


*Atti e discorsi di Pio XII, p.135-141.

 



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