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DISCORSO DI SUA SANTITÀ PIO XII
AI TRANVIERI ROMANI
*

Domenica, 22 febbraio 1948

 

Siate i benvenuti, diletti figli, che avete così vivamente desiderato di esprimerCi i vostri sentimenti di filiale devozione e di attingere dal Nostro cuore e ricevere dalle Nostre labbra incoraggiamento e conforto. Voi ne avete bisogno per compiere con dignità e bravura il vostro pesante e spesso penoso servizio ; tanto più penoso, perchè ben pochi sanno apprezzare appieno l'energia di cui dovete dar prova, sia per elevare la vostra vita cristiana all'altezza cui voi aspirate, sia per essere pari alle responsabilità e alle fatiche inerenti al vostro lavoro.

Ansiosi, affaccendati, avidi di farsi largo fra la ressa e di salire o scendere spingendosi avanti agli altri, i passeggieri, che non hanno avuto occasione di conoscervi nella intimità della vostra vita privata, non sospettano nemmeno le pene e le angustie, a cui vanno soggetti gli animi vostri. È, in fondo, la sorte comune di quasi tutti gli agenti dei servizi pubblici, e particolarmente di voi.

Noi ben sappiamo che le abitudini civili e le sane tradizioni del popolo romano rendono, almeno ordinariamente, tollerabile il trovarsi nei tranvai anche durante le ore di maggior affluenza. Ma, pur ammettendo la buona volontà della più gran parte del pubblico, quante responsabilità rimangono al fattorino, e quanta attenzione e oculatezza richiedono da lui ! Senza parlare dell'aggravio che, specialmente in alcuni casi, gli procura la lontananza della sua abitazione dal luogo del lavoro, il fattorino, bloccato per lunghe ore all'usato travaglio, assediato dalla folla che premendo si accalca, deve sentire, comprendere, distinguere, tutti insieme, coloro che pretendono, chi di andare più avanti, chi di avere informazioni e ragguagli, chi di ricevere immediatamente il cambio, talvolta complicato, della moneta. Egli deve essere bene attento a fare subito il conto per ciascuno, a non accettare biglietti falsi, a non lasciar passare inosservati, nel flusso incessante dei nuovi venuti, i disonesti che non si fanno scrupolo di non pagare. Egli sa che deve rispondere all'amministrazione e che l'errore e la frode sono a suo carico. In caso d'incidenti di servizio o in momenti di pericolo, il fattorino ha da conservare piena pacatezza e padronanza di sè, come è anche obbligato d'impedire che ragazzi sfrenati si aggrappino temerariamente dietro o ai lati della vettura. Egli ha da ammonire cortesemente quelli che non si curano di osservare le dovute regole: l'uno che vuoi salire sulla piattaforma anteriore, l'altro che vuole scendere dalla posteriore, questo che vuoi fumare dove è vietato, quello che non tiene un contegno decente e molesta, specialmente nell'affollamento, le persone dabbene ed oneste. E come se ciò non bastasse, gli accade altresì di dover sopportare con inalterabile calma le impazienze di passeggieri irritabili o indisciplinati, e forse anche i loro ingiustificabili rimproveri.

Quanto al conducente, la sua fatica è diversa, ma non perciò meno gravosa. Sempre vigile, con l'occhio e il pensiero fissi sulla strada, costantemente all'erta per la possibilità di veder saltar fuori all'improvviso, dinanzi alla vettura in corsa, qualche stordito o qualche imprudente o impacciato, egli deve essere in ogni momento pronto ad « azionare », nella maniera più inattesa, le manovelle e i pedali della macchina, per assicurare la incolumità, al tempo stesso, dei pedoni che circolano intorno e davanti a lui, e dei viaggiatori affidati all'abilità e alla prudenza della sua guida. E in questa tensione continua dei suoi nervi, dei suoi sensi e delle sue facoltà, egli non deve dipartirsi un solo istante dalla più rigorosa precisione, dalla più perfetta calma, da una presenza d'animo imperturbabile, anche quando presso di lui persone curiose o impazienti lo importunano con oziose domande, riflessioni e critiche, le quali gli rendono più difficile di mantenere il silenzio assoluto, prescritto dal regolamento nell'interesse della sicurezza pubblica.

Che dire poi dei controllori, i quali, per lo stesso carattere repressivo della loro funzione, sono talvolta costretti a sgradevoli discussioni? E come potremmo Noi dimenticare tutti gli operai, che lavorano con tanto fervore nelle varie officine, e fra loro specialmente gli operai « di piazza » che, in caso di guasto alle vetture, accorrono, anche esponendosi alle intemperie, a ripararle prontamente, e i « gommisti », che spesso debbono sdraiarsi nel fango per cambiare ruote e accomodare gomme?

È forse tutto, diletti figli? Se voi in tal guisa vi studiate di dominare la vostra vita di lavoro, tanto più dovete perfezionare la vostra vita spirituale, che vi rende fedeli a Dio, più delicati nell'osservanza dei vostri doveri di figli, di sposi, di padri, più esatti e coscienziosi nel compimento del vostro servizio. Ma questa vita spirituale, questa pubblica manifestazione del vostro carattere di cristiani, esige in voi saldezza di fede e un franco coraggio delle vostre convinzioni di fronte a tanti altri, che, lungi dal professarle, si mostrano indifferenti o sprezzanti verso i principi religiosi, fino al sarcasmo, od anche fino all'aperta ostilità. Voi però, non paghi di tener fermo dinanzi a loro, avete il desiderio di condurli alla verità e al bene. Santo desiderio, che rallegra il cuore di Dio, ma la cui attuazione richiede necessariamente la preghiera umile e perseverante, che ottenga a voi stessi l'intrepidezza indispensabile, e a quelli che volete convertire la luce e la corrispondenza alla grazia divina.

In questa opera di zelo voi avete da congiungere due qualità ben difficili a conciliarsi, praticamente, fra di loro con le sole forze naturali : la fermezza e la bontà. Fermezza nei principi, nella integrità della dottrina, nella inviolabilità degli obblighi morali. Nonostante, infatti, le contrarie affermazioni che forse corrono anche in mezzo a voi, la dottrina di Cristo, la dottrina della verità e della fede, è inconciliabile con le massime materialistiche, l'aderire alle quali — si voglia o no, se ne abbia o no coscienza — significa disertare la Chiesa, cessare di essere cattolici. Bontà verso le persone : il che importa, — oltre alla carità cristana, rigoroso dovere per tutti —, la speciale premura nel rendere servigi, la cordialità, l'amabilità dei rapporti personali, che, guadagnandovi la stima, l'affetto, la fiducia di quanti vi circondano, e particolarmente dei vostri compagni, vi conferiscono un prestigio morale e un influsso sociale volentieri accolto.

Invocate dunque il Cuore sacratissimo di Gesù, via, verità e vita, a cui vi siete consacrati, il Cuore immacolato di Maria, Patrona « della Strada ». Essi vi proteggeranno nei pericoli che v'insidiano, vi assisteranno nelle industrie del vostro zelo. Noi li supplichiamo di effondere su di voi e sulle vostre famiglie i più preziosi ed abbondanti favori celesti, in auspicio dei quali v'impartiamo con effusione di cuore la Nostra paterna Apostolica Benedizione.


*Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, IX,
 Nono anno di Pontificato, 2 marzo 1947 - 1° marzo 1948, pp. 465-467
 Tipografia Poliglotta Vaticana

 



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