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  DISCORSO DI SUA SANTITÀ PIO PP. XII
ALLA DELEGAZIONE DEL MOVIMENTO
DELLA GIOVENTÙ ITALIANA OPERAIA CATTOLICA*

Domenica, 1° luglio 1951

 

Siate le benvenute, dilette figlie, voi che rappresentate la Gioventù italiana operaia cattolica femminile, e che in occasione del vostro secondo Congresso nazionale vi siete adunate intorno a Noi per invocare su di voi e sull'opera vostra, con la Benedizione Apostolica, l'abbondanza delle grazie celesti.

Nella memorabile Udienza del 5 settembre 1948 Noi dicevamo alla Gioventù femminile di Azione cattolica italiana: « Avanti, avanti, voi specialmente, giovani lavoratrici! ». E infatti voi avete compiuto grandi progressi: in primo luogo esteriormente. Senza dubbio anche il numero delle socie è di non poco valore. Voi stesse ne fate l'esperienza ogni giorno. Il sentimento di essere sole nella lotta per la causa di Gesù Cristo, o in ogni modo di avere contro di sè un numero soverchiante di nemici, è amaro e facilmente diminuisce o toglie la fiducia. Immaginate (o ricordate) la condizione di una giovane pura, retta, pia, come sommersa in un mare di ostilità o d'indifferenza, che, nell'« atelier » o nella fabbrica o nell'ufficio, nell'andare e nel venire, durante giorni, mesi ed anni, deve vivere sola, come un agnello in mezzo a lupi (cfr. Matth. 10, 16), senza appoggi nè aiuti, e conservare, nonostante tutto, la sua fede, la sua pietà, la sua virtù. Quante avrebbero il coraggio di perseverare indefinitamente? Ma se alcune giovani simili s'incontrano insieme e si uniscono in un piccolo gruppo fedele, esse col loro zelo di apostolato ne attireranno altre e poi altre, fino allora troppo timide, e ciascuna si sentirà più sicura e più fiera. In tal guisa, aumentando in numero, esse divengono una forza, con la quale gli stessi avversari debbono fare i conti, e che le mette altresì in grado di procurarsi i mezzi esteriori necessari all'incremento della loro azione. Ecco perchè Noi godiamo di sapervi notevolmente accresciute nel numero e nello sviluppo della vostra organizzazione visibile.

Ma quel che più importa è che voi avete progredito anche quanto allo spirito interiore. Abbiamo dato uno sguardo al vostro catechismo, in cui avete brevemente compendiato la dottrina sociale della Chiesa, mirabilmente esposta, or sono sessant'anni, dal Nostro immortale Predecessore Leone XIII nella sua Enciclica Rerum novarum. Questo catechismo sarà nelle mani di ogni vostra socia e verrà letto in comune nelle vostre adunanze. Come si schiariranno allora i fini a cui aspirate! Come vi si faranno quasi palpabili quei sapienti insegnamenti, che dovrete applicare nelle circostanze concrete della vita e del lavoro vostro! E quale superiorità e preminenza la cognizione ragionata, approfondita, di quella limpida e chiara dottrina vi darà sui vostri avversari, i quali ben spesso non sanno che ripetere le solite formule vuote di una propaganda superficiale! Con quale sicurezza e con quale facilità ciascuna di voi potrà confutarli e ridurli al silenzio!

Voi dunque siete cresciute interiormente. Con vivo interesse abbiamo scorso gli svolgimenti del tema proposto per il concorso, a cui vi aveva invitate il vostro bel periodico « Squilli ». Siamo rimasti meravigliati nel vedere come giovani concorrenti senza grandi studi abbiano potuto far tanto. Lodiamo specialmente le sei brave vincitrici della gara, ma anche le altre, che hanno dato indubitatamente prova di un reale valore.

Siete cresciute interiormente, perchè lottate. La vostra lotta spirituale è spesso dura, ma sempre coraggiosa. Abbiamo letto con intima commozione gli stralci di lettere, vivaci riflessi della vostra vita quotidiana, e abbiamo pensato alla parola del divino Maestro: « Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi » (Io. 15, 20). Quelle lotte, che dovete sostenere, e le minacce e gl'insulti e le violenze, che dovete soffrire, sono il suggello dei veri seguaci di Cristo, che il Redentore ha chiamati beati e felici (cfr. Matth. 5, 11).

Siete cresciute interiormente, perchè da tutti i vostri scritti, rapporti e proposte spira non l'odio e la invidia di classe, ma il desiderio che voi stesse, e tutti coloro con cui dovete trattare, divengano migliori cristiani, cristiani perfetti in tutte le vicende della vita, cristiani della giustizia sociale e dell'amore sociale. Ciò che avete in mira è la dignità del lavoratore, soprattutto della donna e della giovane. I nuovi provvedimenti legislativi, che voi auspicate, la migliore osservanza delle leggi vigenti, che voi richiedete, non hanno altro scopo. Questo scopo è radicato nella santa volontà di Dio, il quale vuole che tutti nel mondo del lavoro, superiori e subordinati, imprenditori e operai, rispettino sempre e dappertutto la dignità umana ed esercitino giorno per giorno nello spirito di Cristo la giustizia e la carità.

Continuate dunque a portare con ardore giovanile questo spirito nel popolo lavoratore della vostra patria, e non datevi tregua finchè la fiamma del vostro zelo non arda anche là ove ancora pur troppo la brama del guadagno e del successo non è pervasa dal senso e dalla responsabilità sociale. Il vostro esempio e la vostra risoluta volontà di essere cristiane perfette trascinino dietro di sè tutti gli altri. Ecco il vostro apostolato, che Noi nuovamente benediciamo.

Avanti, avanti, voi specialmente giovani lavoratrici! Come pegno dell'amore di Gesù Cristo e della materna protezione di Maria, impartiamo di cuore a voi, alle vostre famiglie, a tutte le aderenti al vostro movimento, al vostro lavoro, l'Apostolica Benedizione.


*Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, XIII,
 Tredicesimo anno di Pontificato, 2 marzo 1951 - 1° marzo 1952, pp. 191 - 193
 Tipografia Poliglotta Vaticana

 



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