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  DISCORSO DI SUA SANTITÀ PIO PP. XII
AI PELLEGRINI GIUNTI A ROMA PER LA CANONIZZAZIONE
DEI SANTI ANTONIO MARIA GIANELLI, FRANCESCO
SAVERIO MARIA BIANCHI E IGNAZIO DA LÀCONI*

Lunedì, 23 ottobre 1951

 

Tre figure di apostoli ha offerto ieri la Chiesa all'ammirazione e alla venerazione dei fedeli. Se non si guardassero che gli avvenimenti esteriori della loro vita, i lineamenti visibili della loro fisionomia, si giudicherebbero ben diversi: un Vescovo che lo zelo pastorale divora; un religioso umanista tutto dedito alla cura delle anime; un fratello laico che consacra la maggior parte dei suoi anni a questuare di porta in porta per provvedere alle necessità del suo convento. Considerando il bene spirituale che tutti e tre hanno fatto, noi saremmo indotti a concludere che non lo stato particolare di vita e di professione, nè le forme di azione, fanno l'apostolo potente, fecondo, conquistatore, quali furono questi tre nuovi Santi, non meno che un buon numero di quelli e di quelle, che, nel corso degli ultimi anni, abbiamo elevati alla gloria degli altari.

E tuttavia bisogna pure che vi siano in loro alcuni caratteri comuni, che racchiudono il segreto del loro influsso apostolico. Ora lo studio delle loro biografie mette soprattutto in luce: la rinunzia ad ogni affezione troppo naturale e ad ogni amor proprio; la intimità con Dio nella contemplazione abituale, anche in mezzo alle occupazioni più disparate e più numerose; la dedizione alla salvezza e alla santificazione del prossimo.

Questi caratteri, pur nella massima diversità delle loro manifestazioni, si palesano in ciascun dei tre nuovi Santi: il cappuccino Ignazio da Làconi; il barnabita Francesco Saverio Maria Bianchi; il vescovo Antonio Maria Gianelli.

I. Secondogenito di una povera famiglia di agricoltori sardi, completamente ignaro delle lettere umane, cresciuto nei lavori della terra, pio di una pietà senza dubbio eccezionale, ma semplice e senza affettazione, Francesco Ignazio Vincenzo Peis, molto prima di divenire Fra Ignazio, pratica per amore di Gesù crocifisso grandi mortificazioni, pur continuando a vivere in mezzo ai suoi la sua vita di campagnuolo. A più riprese, tuttavia, la chiamata di Dio si era fatta sentire; la madre, sembra, aveva promesso di consacrarlo al suo servizio nella famiglia di S. Francesco, ed egli stesso vi si era impegnato nell'ora del pericolo. Tuttavia egli tarda a eseguire il suo voto, e soltanto all'età di venti anni la sua risoluzione è presa, ma allora è definitiva e vittoriosa di ogni contrasto, come totale è la rinunzia ad ogni affezione terrena.

Contemplativo egli è, a suo modo. Già, ancora piccino, egli si sottraeva alla compagnia e al chiasso dei suoi coetanei con questa semplice riflessione : « È meglio che me ne vada in chiesa ». La chiesa aveva per lui l'attrattiva irresistibile della calamita, e molte volte fu veduto ai primi albori inginocchiato in attesa che la porta della parrocchia si aprisse.

Nella vita religiosa il suo raccoglimento continuo è favorito da comunicazioni celesti, specialmente della Vergine santissima, che egli ama con una devozione ingenua e filiale. Il silenzio e la calma del noviziato, e poi del convento, ove egli è impiegato assai modestamente, prima come garzone nel lanificio, poi come cuciniere e dispensiere, gli rendono questo raccoglimento più facile; ma dopo circa venti anni di vita ritirata, eccolo questuante percorrere tutti i giorni, di casa in casa, le vie della città e del contado, per chiedere l'elemosina e provvedere ai bisogni della sua comunità.

Come sono necessarie una stretta unione dell'anima con Dio e una abituale profonda contemplazione interiore per non lasciarsi dissipare un istante dal contatto col mondo e con le sue sollecitudini temporali! Precisamente questo raccoglimento gli concilia, nonostante un aspetto esteriore poco attraente, la simpatia e quindi la venerazione di tutte le classi della società; la sua parola è accolta quasi come un oracolo; molti ricorrono alle sue preghiere e a queste Dio risponde spesso con prodigi. Non ha bisogno di altra eloquenza; quella che va dritta al cuore dell'Onnipotente gli basta, e il suo apostolato durante quaranta anni produce frutti, che potrebbero essere invidiati da tanti predicatori di grido.

2. Ben differente è S. Francesco Saverio Maria Bianchi. Nato e allevato nell'agiatezza, solidamente istruito e squisitamente colto, ha tutto ciò che può rendere un giovane amabile e piacevole, e la sua innocenza gli avrebbe guadagnato l'affetto universale, se non gli avesse invece attirato il sarcasmo e l'ostilità di persone, la cui malvagia condotta e i cui disonesti discorsi offendevano la sua delicata coscienza. Fu miracolo, quasi, che egli sia passato indenne attraverso quella fornace. Già il suo cuore è di Dio, risoluto a darsi a Lui; ma, mentre Ignazio da Làconi, dopo qualche temporeggiamento, tronca d'un sol tratto ogni legame, egli non si libera che progressivamente, lentamente, dall'attaccamento troppo naturale alla famiglia, agli studi profani, a varie piccole soddisfazioni innocenti, in contrasto con la mortificazione religiosa totale, verso la quale egli tenderà gradualmente, ma senza sosta, fino a che la mano divina lo spoglierà completamente di quanto poteva ancora restare in lui di sensibile nelle più sante affezioni. Egli avanza coraggiosamente e Dio lo aiuta, purificandolo nel crogiuolo della sofferenza: sofferenza del corpo, dello spirito e del cuore, ma sofferenza accettata, amata, abbracciata.

Anch'egli è un contemplativo, ma ben dissimile dal cappuccino questuante; sembra che a nessuno meglio di lui possa applicarsi il detto della Imitazione di Cristo: Cella continuata dulcescit (l. I. 20). Egli l'ama di un amore soprannaturale, ma la cara abitudine della solitudine e del silenzio è divenuta in lui come una seconda natura. Occorre però che essa non divenga alla sua volta come una nuova inclinazione, santa in sè stessa, ma più o meno docile alle attrattive dei gusti sensibili. Così la divina Provvidenza, per la voce dei suoi Superiori religiosi, l'applica ai più vari e difficili uffici.

Ma ormai il suo cuore è libero. Professore, conferenziere, Superiore dei suoi fratelli in religione, dappertutto è l'uomo di Dio, l'apostolo di Cristo. Egli faceva sentire Iddio, anche quando non ne parlava; tanto egli possedeva l'arte di far rivolgere a profitto spirituale anche le discussioni su materie profane. Il suo apostolato comincia ad esercitarsi discretamente in un campo ristretto, ma tutto in forza e in profondità; è l'apostolato della direzione spirituale delle anime elette, nel confessionale e mediante la corrispondenza epistolare; ben presto però il numero di coloro che accorrono a lui aumenta in tal guisa, che alcuni debbono contentarsi di vedere almeno di sfuggita il suo volto di Santo.

Il Signore avvalora la sua azione con grazie straordinarie, coi carismi dei prodigi e delle profezie. In verità la sua unione con Dio, le sue sofferenze eroicamente amate, hanno fatto di lui l'apostolo di Napoli, che alcuni non hanno esitato di paragonare a S. Alfonso de' Liguori.

3. Volendo seguire il cammino e le ascensioni di S. Antonio Maria Gianelli dalla modesta casetta nativa al palazzo episcopale di Bobbio, torna naturalmente al pensiero il ricordo del Beato Pio X. Povero e fiero della sua povertà, egli l'ama e ne fa la compagna di tutta la sua vita. Egli rinunzia a tutto ciò che avrebbe potuto contaminare con lo spirito del secolo il suo amore per la famiglia, amore che egli non soffoca, ma trasfigura. Egli avrebbe riguardato come un atto di odioso nepotismo ogni passo per promuovere il bene materiale o l'onore mondano dei suoi, ma vuole presso di sè, con tenerezza filiale, la sua povera e sempre umile madre. Nulla di più commovente dell'esempio di questo Vescovo, che, tutto sollecito dei suoi doveri di figlio, tutto dedito ai suoi obblighi di pastore e di padre, scrive al capezzale della sua cara moribonda una delle sue più belle lettere di direzione spirituale.

Egli è infatti un maestro della vita spirituale, una di quelle anime privilegiate, che riversano negli altri la sovrabbondanza della vita divina, che fermenta nel loro spirito e nel loro cuore. Tutto il suo essere è una trionfante risposta a chi volesse trovare, nell'agitazione di uno zelo sincero ma indiscreto, una scusa o un pretesto per evadere dalla contemplazione a beneficio dell'azione. La storia non addita forse nei più attivi e fecondi apostoli i più grandi contemplativi? Il nostro Santo è uno di loro.

Contemplazione e mortificazione, fedeltà ai doveri del proprio stato e alla missione ricevuta, è tutto ciò che Dio attende da coloro, di cui vuol fare i suoi apostoli ; dell'esito Egli stesso s'incarica. Ora alla preghiera e alla unione con Dio il santo Vescovo associa in alto grado la mortificazione interna ed esterna, nella sua attività apostolica come nella sua vita privata. Ne hanno reso testimonianza quelli che per la loro condizione e per il loro ufficio erano in grado di sorprendere il segreto delle sue aspre austerità personali; o che lo vedevano nelle missioni e nelle processioni di penitenza, a piedi scalzi, con una fune al collo e la testa cinta di spine; o flagellandosi duramente. E come se tutto ciò non bastasse, alle afflizioni volontarie e spontanee, vengono ad aggiungersi quelle, di cui Dio lo colma. Nulla gli è risparmiato : ostilità, contraddizioni, sospetti, calunnie, persecuzioni; nemmeno l'abbandono e l'apostasia del suo più caro discepolo, la cui commovente conversione fu, ben più tardi, il frutto delle sue preghiere e delle sue lacrime.

Nessuno può seguire il Maestro divino, nè partecipare alla sua opera di salvezza, se non porta dopo di Lui la croce, la propria croce, proporzionata, adattata, aggiustata al suo provvidenziale •destino. Quella di S. Antonio Maria Gianelli ha gravato con tutto il peso sulle sue spalle, prendendo, come la Croce di Gesù, tutti gli aspetti, perchè la missione a lui affidata si estende a tutti e a tutto. L'oggetto diretto di questa missione? È l'insegnamento, la educazione, il governo, l'amministrazione, perchè anche là egli è apostolo. La sua maniera? Fortiter et suaviter ; la dolcezza e la fermezza, sostenute a costo dei più gravi sacrifici, temperate soltanto dalla carità per la gloria e il servizio di Dio e per il maggior bene delle anime. Il suo campo di azione? Collegi, seminari, parrocchie, diocesi. La sua estensione? Ben al di là di ciò che egli può fare e fa da sè, - i sacerdoti e i religiosi formati da lui, i Missionari e gli Oblati, finchè durano, fanno irradiare e come moltiplicare la sua attività personale. La sua opera prediletta, le Suore « Figlie di N. S. dell'Orto », informate alla sua scuola e al suo esempio, estendono efficacemente il suo salutare influsso soprattutto fra le giovani di ogni condizione e grado.

Ignazio da Làconi, Francesco Saverio Maria Bianchi, Antonio Maria Gianelli, sono là veramente tre apostoli della miglior tempra. Essi ne hanno i caratteri genuini, che li fanno simili, mentre hanno camminato e lavorato per vie ben diverse, manifestando così la multiforme grazia di Dio. Diletti figli e figlie, che la riconoscenza, la devozione, lo spirito filiale, hanno adunati intorno ai vostri tre Santi, ricordatevi che, quantunque in attività e in circostanze le più svariate, Dio vi chiama tutti all'apostolato. Per rispondere all'invito divino, sforzatevi, nella misura della grazia concessa a ciascuno e a ciascuna di voi, di progredire sempre nello spirito di preghiera e di abnegazione, e con questo spirito studiatevi di adempire ogni giorno i doveri del vostro stato. In ciò i tre novelli Santi, e, ben più altamente, S. Giuseppe, sposo della Beatissima Vergine, nell'oscurità del suo umile mestiere, Maria, regina degli apostoli, Gesù, redentore del mondo, sono vostri modelli, e in pari tempo vostri intercessori per ottenervi le più elette grazie di Dio, in auspicio delle quali impartiamo a voi, a tutti quelli che voi qui rappresentate, a tutte le persone e le cose che vi sono care, la Nostra Apostolica Benedizione.


*Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, XIII,
 Tredicesimo anno di Pontificato, 2 marzo 1951 - 1° marzo 1952, pp. 315 - 320
 Tipografia Poliglotta Vaticana

 



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