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DISCORSO DI SUA SANTITÀ PIO PP. XII
AI DIRIGENTI E AI SOCI DELLA PRIMARIA ASSOCIAZIONE
ARTISTICO OPERAIA IN ROMA*

 Aula della Benedizione - Domenica, 7 dicembre 1952

 

Con tutta la effusione del Nostro cuore paterno vi salutiamo qui adunati intorno a Noi. Sempre abbiamo considerato l'incontro coi Nostri figli di tutto il mondo, il diretto contatto pastorale con loro, come uno dei principali uffici del Nostro apostolico ministero; uno di quegli uffici in cui non sarebbe possibile di farCi sostituire da altri. E solo Gesù conosce la gioia che Ci pervade l'anima, ogniqualvolta possiamo vedere quei devoti fedeli, parlare loro, conversare con essi.

Quando poi vengono a Noi i Nostri figli di Roma, di quel popolo in mezzo al quale respiriamo lo stesso alito di vita, il Nostro gaudio diviene anche più intimo e familiare. Allora la Nostra accoglienza si fa quasi più festosa, motivata com'è da un più particolare affetto e da una più speciale sollecitudine. Roma è infatti la Nostra amatissima città natale e al tempo stesso la Nostra diocesi; Roma, che deve essere splendente esempio nell'attuazione di quel mondo migliore, che è l'ardente aspirazione del Nostro cuore.

Benvenuti dunque, dilettissimi figli dell'Artistico-Operaia; benvenuti nell'ottantesimo anniversario della vostra Associazione, così tipica, così simpaticamente romana.

In questi giorni di Avvento la sacra Liturgia — fonte preziosa e perenne di luce e di letizia — mette la nostra anima in una fervida disposizione di attesa per il Santo Natale. È tutta una misteriosa effusione di preghiera piena di ansia e insieme di dolcezza. Ci volgiamo a Dio e Lo preghiamo di mandare Colui che deve venire: Mitte quem missurus es (Ex. 4, 13); gridiamo ai cieli, alle nubi, e attendiamo che scenda come rugiada, come benefica pioggia, il Giusto: Rorate coeli desuper, et nubes pluant iustum (Is. 45, 8). Anche la terra ascolta la nostra invocazione, e noi le chiediamo di aprirsi e di germinare la più desiderata delle piante, il più profumato dei fiori, Gesù: Aperiatur terra, et germinet salvatorem; Flos de radice Iesse (Is. 45, 8; 11, 1). Talvolta la preghiera è rivolta direttamente a Gesù e allora assume un tono di particolare ardore : Veni, Domine, et noli tardare: Vieni, Signore, e non indugiare.

A questa preghiera risponde nella stessa Liturgia una dolcissima voce di pace, di conforto e di promessa. Parla Dio e dice : Consolatevi : presto verrà la vostra salvezza: Cito veniet salus tua.

E ancora : I monti stilleranno dolcezza e i colli daranno latte e miele: Stillabunt montes dulcedinem, et colles fluent lacte (Ioel, 3, 18). Nei giorni di lui vi sarà giustizia e abbondanza di pace: Orietur in diebus eius iustitia et abundantia pacis (Ps. 71, 7), e la terra produrrà il suo frutto: Terra nostra dabit fructum suum (Ps. 84, 13).

Ma Ci pare che fra quell'accorata preghiera e questa deliziosa promessa stia, forte e risoluta, una voce: la voce di Colui che grida ammonendo: Preparate la via del Signore: Vox clamantis . . . Parate viam Domini (Luc. 3, 4). Quasi per dire: sarebbe inutile il vostro desiderio di salvezza, e non gioverebbe nemmeno la volontà salvifica di Lui, se mancasse la vostra opera generosa nel preparargli la strada, rimovendo gli ostacoli e adornando il cammino per il quale Egli deve passare.

Oggi quella preghiera della terra e la risposta del cielo, e anche più l'invito del Precursore, si fanno sempre più impellenti. Chi non sente l'invocazione ansiosa degli uomini, i quali hanno cercato di risolvere i loro problemi senza Dio, o addirittura lottando contro Dio, ed ora hanno toccato con mano la sconfitta che li disanima per la fragilità delle strutture in cui abitano e la precarietà delle istituzioni, alle quali si appoggiano? Basta quindi saper comprendere le voci che vengono al nostro orecchio, basta intuirne il significato ancora nascosto e profondo, per accorgersi che molti già si accingono a tornare alla casa del Padre, anche se l'avevano dimenticata.

D'altra parte, non è men certo che a tanta attesa — sia pure non sempre cosciente — corrisponde in Gesù la volontà salutifera, quella che si rivela in ogni pagina del Vangelo; il Pastore, che corse dietro alla pecorella smarrita, non vi è dubbio che accoglierà con amore il figliuolo che torna, specialmente se Gli dirà: Padre, sono andato lontano; ho provato tanti sistemi; mi sono affidato a tanti uomini e a tante cose. Gesù, ora sono nuovamente da te; adesso mi accorgo che tu solo hai parole di vita eterna.

Ma se vi è, come abbiamo detto, diffuso nell'aria che respiriamo, questo senso di attesa, allora bisogna che risoluta e franca si levi anche la voce del Battista; occorre che risuoni senza interruzioni nè stanchezze il grido ammonitore: Preparate la via a Gesù.

Diletti figli! L'entusiasmo, con cui la vostra Associazione, in questi ottanta anni di vita, ha affrontato tanti delicati problemi, Ci dà la certezza che voi risponderete generosamente a quel grido, il quale deve raggiungere l'intimo delle coscienze, penetrare nelle vostre famiglie, farsi sentire, forte e potente, in ogni luogo, in ogni assemblea di uomini pensosi delle sorti del mondo.

L'Artistico-Operaia — voi ben ricordate — nacque perchè un gruppo di solerti e arditi romani vollero raccogliere l'eredità delle Università di arti e mestieri, quando esse decaddero per logoramento interno e per cause esterne di perturbazioni politiche. S'intese così di riunire in corporazione operai ed artisti, perchè fosse provveduto non solo alla loro formazione cristiana, ma anche alla tutela dei loro interessi di arte.

Chi vi conosce sa con quanto ardore, dal 1871 in poi, avete cercato i poveri per soccorrerli, visitato i malati per aiutarli e confortarli, accolto i senzatetto per dar loro una casa. Oggi, è vero, alcune idee e alcuni fatti sono giunti a tale maturazione, che forse non appare nella sua reale portata quanto voi faceste per la impostazione della questione sociale, per la costituzione di un Ufficio del Lavoro per l'occupazione degli operai, per l'esercizio di una « Cassa » pronta a sovvenire nei casi critici e ad abituare al risparmio; senza parlare della vostra indefessa opera per l'educazione morale e anche intellettuale dei vostri soci e degli altri coi quali siete venuti a contatto.

Non è dunque esagerato l'affermare che con tanto lavoro compiuto vi siete meritata la riconoscenza di Roma, e con tutto il vostro passato ispirate fiducia a chi si domanda quale potrà essere il vostro avvenire.

Ecco perchè Ci dicevamo sicuri che l'ammonimento del Precursore troverà pronta eco nei vostri cuori e che voi farete ogni sforzo per preparare al Signore la via.

I. - Occorrerà dunque anzitutto che ognuno di voi procuri di apprestare il cammino, affinché Gesù possa entrare e abitare nell'anima vostra. Esaminate se per disavventura vi fosse in essa qualche ostacolo che renderebbe impossibile la dimora di Gesù in voi; tale sarebbe quella colpa, che si chiama mortale, appunto perchè uccide in voi la vita divina. Abbiate inoltre cura che l'anima vostra si purifichi sempre più, nè datevi pace, finché non saranno scomparse, nei limiti consentiti alla umana fragilità, anche le più piccole macchie, che offuscano il suo candore. Occorrerà infine adornarla con le perle di ogni virtù, prendendo a modello Gesù stesso.

2. - In secondo luogo preparate la via al Signore, affinchè possa entrare e dimorare nella vostra Associazione.

Fatti vivi e tesi nello sforzo di essere ogni giorno più, per così dire, vitali, affinchè Gesù possa abitare in mezzo a voi, bisognerà che anche l'Associazione come tale sia cristiana nel pieno senso della parola. La questione dei « soci » è naturalmente fondamentale e della massima importanza. Ma non può negarsi che per l'Associazione vi è anche, per così dire, un problema di « clima », un problema di statuti, di programmi, di usi; un problema di « struttura ».

Sarà dunque indispensabile, per esempio, che nella vostra Associazione l'assistenza religiosa abbia il posto e l'importanza che merita, così come fu nei tempi in cui l'Artistico-Operaia fiorì maggiormente. Sarà altresì necessario che le attività secondarie, anche esse utili, non esauriscano le vostre energie, con detrimento di quel rispetto della scala dei valori, che deve presiedere all'ordine di ogni umana operosità. Così, per dare un altro esempio, l'attività ricreativa dovrà ben rimanere; ma non deve far passare in sottordine altre opere di maggior valore, come il campo tecnico, il campo assistenziale, il campo economico-sociale, e specialmente il campo morale e religioso. Organizzate con ogni diligenza — come avete fatto per il passato —gli Esercizi spirituali, silenziosa ma efficacissima azione di risanamento e di perfezionamento per le anime dei vostri soci; non trascurate i catechismi, i pellegrinaggi, le Congregazioni mariane nei giorni festivi.

Ma soprattutto procurate con ogni mezzo affinchè la carità, che supera ogni senso, regni nei vostri cuori; regni, per conseguenza, fra di voi. Se è vero che i discepoli di Gesù si riconosceranno dall'amore che sapranno portarsi scambievolmente; ogni gelosia, ogni invidia, ogni grettezza dovrà essere bandita dalla vostra Associazione. Se vi sarà la carità, se vi sarà l'amore, vi sarà Gesù.

3. - Finalmente, con Gesù nell'anima, nella vostra Associazione, voi dovete preparare a Gesù la via, affinchè Egli torni a regnare nella vostra Roma. Non abbiamo bisogno di ripetere qui quanto Ci stia a cuore il rinnovamento dell'Urbe, faro e centro di civiltà cristiana, e come sia indispensabile che tutte le forze vive vengano ordinatamente impiegate. Se ognuno si scegliesse da sè il posto e l'ora e le circostanze dell'azione, vi sarebbero certamente singoli sforzi anche molto numerosi e perfino eroici; ma invano si attenderebbero da essi i risultati che l'eroismo potrebbe dare, quando fosse al servizio di una sapiente strategia e di una tattica tempestiva. Studiate dunque con intelletto d'amore quali siano le necessità di Roma, alle quali vi sembra di poter andare incontro. Vi è tutto un settore di difesa; un altro di conquista; un terzo di positiva costruzione. Guardate a che punto si trova nel popolo la conoscenza della verità in genere e della fede in specie. Vi è da promuovere — con l'ansia di chi assiste ad una lamentevole tragedia —  la vita della grazia in migliaia di anime morte, cadaveri ambulanti nelle strade che voi attraversate, nei luoghi che frequentate. Vi è il bisogno sotto mille forme: indigenza, sofferenza, sconforto.

Per fare tutto con ordine, sappiate precisamente chi siete. Non perdete la fierezza del vostro stato di artigiani: voi ben conoscete come nella grande industria l'uomo, che deve essere signore della macchina, rischia di divenirne, in effetto, lo schiavo. Non così l'artigiano: egli comanda alla macchina, di essa si serve e la costringe a dargli quanto le chiede per la quantità del lavoro e per la velocità della esecuzione. La stessa grande industria, quando vuole affinare i suoi prodotti, ricorre all'artigiano come a un vero maestro d'arte.

Nè si deve dimenticare che, nonostante le contrarie apparenze, gli uomini in gran parte lavorano come artigiani, e non si, può pensare alla pacificazione sociale senza prendersi cura della condizione di questi silenziosi ma preziosissimi artefici di tanta parte dell'opera umana.

Perciò cercate di conoscere anche quanti siete; intendiamo dire quanti siete a voler efficacemente agire e lottare per il bene dell'Urbe. Rendetevi conto delle vostre possibilità di tempo, di energie, di mezzi finanziari. Inseritevi con intelligenza e generosità nel fronte del bene. Sarà necessario di chiedere a chi ha la responsabilità dell'uso di tutte le forze, quale debba essere il vostro posto; poi bisognerà accettarne le norme e mettersi all'opera con la massima energia e risolutezza.

Abbiamo letto l'articolo II dello Statuto del 1932, il quale prescrive alla vostra Associazione di aderire all'Azione Cattolica. Rivedete allora con tutta sincerità quale sia effettivamente tale vostra adesione.

Diletti figli! Mentre Ci congratuliamo con voi per l'80° anniversario della vostra Associazione, desideriamo che siate sempre più efficienti per l'avvento del regno di Gesù nel mondo. Così avete operato nel passato; così dovete fare in avvenire. Vi conforti il pensiero di una umanità che attende Gesù, talvolta anche senza averne piena coscienza; Egli, da parte sua, è sempre vicino con la sua salvezza. Non dimenticate : il viandante, che s'incontra nel cammino, può essere Lui, come accadde ai discepoli di Emmaus; l'ortolano, che sorprende qualcuno a piangere, può essere Lui, come avvenne a Maria Maddalena; lo sconosciuto sulla sponda del lago può essere Lui, come già sul mare di Tiberiade. Se le porte vi sembrano chiuse, ricordatevi che Egli può entrare da un momento all'altro.

Con tali sentimenti e come pegno delle più elette grazie celesti, impartiamo con effusione di cuore a voi qui presenti, alle vostre famiglie, a tutto il vostro benemerito Sodalizio, l'Apostolica Benedizione.


*Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, XIV,
 Quattordicesimo anno di Pontificato, 2 marzo 1952 - 1° marzo 1953, pp. 413 - 418
 Tipografia Poliglotta Vaticana

 



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