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TESTAMENTO DEL SANTO PADRE PIO XII 

 

Miserere mei, Deus, secundum (magnam) misericordiam tuam.

Queste parole, che, conscio di esserne immeritevole ed impari, pronunciai nel momento, in cui diedi tremando la mia accettazione alla elezione a Sommo Pontefice, con tanto maggior fondamento le ripeto ora in cui la consapevolezza delle deficienze, delle manchevolezze, delle colpe commesse durante un così lungo Pontificato e in un'epoca così grave ha reso più chiare alla mia mente la mia insufficienza e indegnità. Chiedo umilmente perdono a quanti ho potuto offendere, danneggiare, scandalizzare con le parole e con le opere. Prego coloro, cui spetta, di non occuparsi né preoccuparsi per erigere qualsiasi monumento alla mia memoria; basta che i miei poveri resti mortali siano deposti semplicemente in luogo sacro, tanto più gradito quanto più oscuro. Non mi occorre di raccomandare i suffragi per l'anima mia; so quanto numerosi sono quelli che le norme consuete della Sede Apostolica e la pietà dei fedeli offrono per ogni Papa defunto. Non ho nemmeno bisogno di lasciare un « testamento spirituale », come sogliono lodevolmente fare tanti zelanti Prelati; poiché i non pochi Atti e discorsi, da me per necessità di officio emanati o pronunziati, bastano a far conoscere, a chi per avventura lo desiderasse, il mio pensiero intorno alle varie questioni religiose e morali.

Ciò premesso, nomino mia erede universale la Santa Sede Apostolica, da cui tanto ho avuto, come da Madre amantissima.

15 Maggio 1956.

PIUS PP. XII


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A.A.S., vol. L (1958), n. 16, p. 798.

              



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