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UFFICIO DELLE CELEBRAZIONI LITURGICHE DEL SOMMO PONTEFICE

VIA CRUCIS 

MEDITAZIONI E PREGHIERE
DEL CATHOLICOS DI TUTTI GLI ARMENI
S.S. KAREKIN I

PER LA VIA CRUCIS AL COLOSSEO

PRESIEDUTA DAL SANTO PADRE
GIOVANNI PAOLO II

VENERDÌ SANTO 1997

PRESENTAZIONE

   

Le riflessioni di questa Via Crucis sono state composte da S.S. Karekin I, Catholicos di tutti gli Armeni. A Roma lo avevano condotto, nello scorso dicembre, i passi della fraternità, per incontrare il Santo Padre e rinforzare con lui e con la Chiesa cattolica il vincolo santo della comunione. Nel mese di gennaio si era recato ad incontrare il Papa anche il Catholicos armeno di Cilicia, S.S. Aram I.
Ora, simbolicamente, il Catholicos Karekin torna ad incontrare il Vescovo di Roma, per un gesto carico di profondo valore simbolico e spirituale: insieme seguono il comune Signore, Gesù Cristo, sul cammino della Croce, fonte di salvezza universale, a nome e in unione con le loro Chiese; insieme pregano per tutto il mondo, in particolare per le croci che appesantiscono la speranza di tanti uomini e di tante donne.
Percorrendo il cammino del dolore salvifico, dando voce alla sofferenza universale, i fratelli si incontrano nuovamente: entrambi procedono verso il Padre comune, seguendo le orme del Figlio obbediente, in attesa dell'effusione dello Spirito. La via della Croce è la via dell'unità.

La storia degli Armeni non si può comprendere se non a partire dalla loro fede: dal momento del primo annuncio cristiano, che la tradizione attribuisce agli apostoli Bartolomeo e Taddeo, le vicende del popolo armeno sono costante testimonianza di fedeltà a Cristo, anche a prezzo della vita.
Con la penetrazione del cristianesimo in Armenia, da occidente, attraverso le Chiese del Ponto e della Cappadocia, e dal sud, per mezzo della Chiesa sira, vi confluirono anche le relative tradizioni.
L'invenzione di un alfabeto proprio (inizio del secolo V) rese possibile un'ingente opera di traduzione di testi biblici e patristici, e diede corpo ad una liturgia capace di accogliere gli apporti più vari, coordinandoli però e rifondendoli secondo il proprio genio originale, immediatamente individuabile. Questa stessa tendenza perdurerà anche nei secoli successivi, accogliendo nella preghiera liturgica armena apporti bizantini e latini. Questa apertura culturale a diversi influssi ed apporti è il segno di una innata disponibilità ecumenica.

In questa Via Crucis, S.S. Karekin I ha voluto confermare un orientamento programmatico della sua impostazione pastorale: dare piena espressione e comprensibilità ai tesori della tradizione, incontrando le domande dell'uomo contemporaneo e rendendo accessibili in categorie a lui comprensibili le risposte della fede. Come spesso egli richiama nel suo magistero, è necessario che il Vangelo possa parlare la lingua di chi vive le attese e i problemi del nostro tempo, e che la Chiesa non sia solo custode di memorie, ma le sappia far rivivere, in modo che mostrino la sempre viva attualità che è propria di Cristo, il Vivente. Per questo nei testi proposti le citazioni di antichi inni liturgici o di autori spirituali armeni si alternano a considerazioni ed immagini di viva attualità. Nel far questo, egli ha voluto personalizzare le stesse tematiche della Via Crucis, ritoccandone qua e là titoli e contenuti.

Il libretto è illustrato da splendide immagini, tratte dal patrimonio miniaturistico del popolo armeno. A differenza di altre tradizioni orientali, gli Armeni non privilegiarono l'icona, ma affidarono al linguaggio possente della pietra nuda e al gioco dei volumi il compito di dare risonanza al canto elegiaco e struggente della loro preghiera. Ancora la pietra, finemente cesellata in forma di croce (detta " croce-pietra "), costituisce il più ricorrente simbolo religioso non solo dentro il tempio, ma anche nel paesaggio armeno, nei campi, lungo le strade, sopra le tombe. L'altro grande simbolo è il libro, in cui si esprime una cultura tanto spesso minacciata e proprio per questo tenacemente difesa. È noto come nella storia armena, davanti al nemico che incalzava, anche i più umili tra il popolo scelsero di mettere in salvo, seppellendoli o portandoli con sé nella fuga, gli antichi manoscritti della comunità. Per sottolineare questo grande valore del libro, garanzia di sopravvivenza oltre i pericoli, e in particolare del libro sacro, portatore di immortalità, esso venne spesso copiato, rilegato e soprattutto decorato con grande finezza e talvolta senza risparmio di mezzi.

  

Canto del Grande Venerdì

Le mani distese, al posto delle mani (di Adamo); distesi i piedi al posto dei suoi piedi, l'albero al posto dell'albero, in vita, al posto di morte, mutò il frutto amaro; colui che diede la legge stava nudo fra due malfattori. La schiera dei ciechi non lo vide; solo uno dei ladroni lo riconobbe.

Il ciclo del sole rese il giorno simile a notte; la tenebra gettò un velo sopra la nudità, perché occhio indegno non vedesse; a mezzogiorno si oscurò quando Adamo morì di peccato; all'ora nona si rimutò in luce, quando con la morte fu sciolta la morte.

S. NERSES ŠNORHALI

 

PREGHIERA INIZIALE

Il Santo Padre:
Nel Nome del Padre, del Figlio, e dello Spirito Santo.

R. Amen.

Fratelli e sorelle,
oggi, Venerdì Santo, ci siamo radunati
per percorrere, in preghiera,
il cammino della Croce
del nostro Signore e Redentore Gesù Cristo.
Quest'anno guiderà i nostri passi
la meditazione che ci ha donato
il nostro amato fratello Karekin I,
Catholicos di tutti gli Armeni.
Iniziamo, dunque, il cammino con le sue parole.

L'Arcivescovo, rappresentante del Catholicos:
" Ti ringraziamo, Signore,
perché ancora una volta hai guidato i nostri passi
nell'ascesa, dura e gloriosa,
verso la vetta del tuo cammino di salvezza.

Venerdì " Santo "
è chiamato questo giorno nel linguaggio liturgico
dei nostri fratelli e sorelle occidentali.
Venerdì " Primordiale " (" Avak Ourpat ")
lo chiamiamo noi armeni
nella nostra tradizione liturgica.

Ma che c'è di " Santo " in questo venerdì?
Santo è lui, il nostro Signore Gesù Cristo,
il quale in modo glorioso,
anche se per molti in modo " scandaloso ",
ha mostrato il suo amore per noi
attraverso la sofferenza, l'umiliazione, la tortura,
lo scherno e la crocifissione,
la morte e la sepoltura.
Che c'è di " Primordiale " in questo giorno?
C'è lui, il nostro Signore Gesù, " Luce primordiale ",
che ci guida nella via della salvezza,
invitandoci a seguire il suo cammino,
tracciato dalla mano del Padre.

Oggi, personalmente e a nome del mio popolo armeno,
mi unisco a Sua Santità Giovanni Paolo II,
mio diletto fratello nel servizio del nostro comune Signore,
e insieme preghiamo, insieme meditiamo
ricordando e rivivendo i momenti di agonia e di angoscia,
di solitudine e di abbandono,
di preghiera e di perdono di Cristo Gesù.

Non vi è amore più grande di quello di Gesù,
il cui nome è anche sacrificio.
Non disse egli:
" Nessuno ha un amore più grande di questo:
dare la vita per i propri amici.
Voi siete miei amici
se farete ciò che io vi comando "? (Gv 15, 13-14)

Il vincolo che ci unisce a Dio
passa anche come un filo d'oro
attraverso i nostri rapporti con gli altri.
La preghiera è il canale dell'amore.
Nessuno può pregare
se il suo cuore non è tutto amore.
Dio, fonte di amore, non ci ascolta
se non preghiamo con amore
gli uni per gli altri.

Oggi, ancora una volta, e in modo speciale,
preghiamo insieme, pensiamo insieme.
Proprio il nostro essere insieme
conferisce alla nostra preghiera
un tono particolare di verità e di unione.

Oggi la nostra comunione in Gesù
è arricchita dal nostro pregare insieme,
mentre glorifichiamo l'ora finale
del suo cammino verso la Croce: la sua via crucis,
via della nostra vita
e della nostra testimonianza ".

KAREKIN I
Catholicos di tutti gli Armeni

  

Il Santo Padre:

Signore della Croce,
unisci i nostri cuori e le nostre menti,
uniscili al tuo cuore e alla tua mente,
mentre camminiamo insieme, la mano nella mano,
sulle orme del tuo cammino verso la Croce.

Aumenta in noi il tuo amore.
Rafforza il vincolo dell'unità,
concedi a noi lo spirito di comunione,
affinché possiamo pregare con più verità
e corrispondere al tuo sublime amore per noi
con il nostro amore vicendevole.
Questa preghiera comune
ci porti ad obbedire di più al tuo progetto di amore,
alla tua volontà che siamo una sola cosa in te.

La nostra preghiera
e la condivisione orante della tua passione
siano degne della tua compassione verso di noi,
servi umili del tuo amore,
della tua Croce e della tua Risurrezione.

R. Amen.


PRIMA STAZIONE

Gesù in agonia nell'Orto degli Ulivi

V. Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.
R. Quia per sanctam crucem tuam redemisti mundum.

Dal Vangelo secondo Marco 14, 32-36

Gesù e i discepoli giunsero ad un podere
chiamato Getsemani.
Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni
e cominciò a sentire paura e angoscia.
E disse loro: " La mia anima è triste fino alla morte.
Restate qui e vegliate ".
Poi, andato un po' innanzi,
si gettò a terra e pregava che,
se fosse possibile, passasse da lui quell'ora.
E diceva: " Abbà, Padre! Tutto è possibile a te,
allontana da me questo calice!
Però non ciò che io voglio,
ma ciò che vuoi tu "
.

MEDITAZIONE

È l'ora in cui Gesù è più debole,
eppure è l'ora in cui egli è più forte!
Conosceva l'orribile morte che gli stava davanti.
Vero uomo, ha sperimentato il momento della vita
in cui l'uomo avverte la paura della morte,
specialmente se la morte è causata dall'ingiustizia umana.

Ogni giorno viviamo sotto la minaccia della morte.
Spesso la ignoriamo.
Ma essa è lì, ci insidia e tutti ci attende.
Siamo pronti?
Vorremmo evitarla,
ma possiamo sopprimerla?
L'unico modo per non soccombere alla paura è ripetere:
" Sia fatta la tua volontà ".
La fede in Dio ci conduce al coraggio dello spirito,
la virtù oggi più necessaria.
Nell'opulenza del mondo scorgiamo la povertà dell'anima;
il vuoto che ci circonda
ci fa " sentire paura e angoscia ".
Il calice della sofferenza è ogni giorno sulla nostra mensa:
il nostro calice o quello degli altri.

Noi lo ignoriamo,
vogliamo evitarlo.
Ma quando, inevitabile, arriverà l'ora di bere il calice,
Saremo pronti a dire:
" Sia fatta la tua volontà "?

ORAZIONE

O Signore dei sofferenti,
insieme con te siamo entrati
nel giardino del Getsemani.
Partecipiamo alla tua agonia.
Mentre tu preghi " Abbà, Padre ",
noi preghiamo te, nostro Signore e Salvatore:
accogli le nostre suppliche,
dona a noi la tua invincibile fede
che tutto conquista,
perché passiamo attraverso questa valle di morte
senza temere la morte,
sperando nella vita eterna.
Cambia l'amarezza del Getsemani
nella dolcezza del giardino dell'Eden,
nostra terra di nascita,
fonte della nostra gioia.

Tutti:

Pater noster, qui es in cælis:
sanctificetur nomen tuum;
adveniat regnum tuum;
fiat voluntas tua, sicut in cælo, et in terra.
Panem nostrum cotidianum da nobis hodie;
et dimitte nobis debita nostra,
sicut et nos dimittimus debitoribus nostris;
et ne nos inducas in tentationem;
sed libera nos a malo.

Stabat Mater dolorosa
iuxta crucem lacrimosa,
dum pendebat Filius.

   

SECONDA STAZIONE

Gesù tradito da Giuda, è arrestato

V. Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.
R. Quia per sanctam crucem tuam redemisti mundum.

Dal Vangelo secondo Marco 14, 43-46

E subito, mentre ancora parlava,
arrivò Giuda, uno dei Dodici,
e con lui una folla con spade e bastoni
mandata dai sommi sacerdoti,
dagli scribi e dagli anziani.
Chi lo tradiva aveva dato loro questo segno:
" Quello che bacerò, è lui;
arrestatelo e conducetelo via sotto buona scorta ".
Allora gli si accostò dicendo:
" Rabbì "
e lo baciò.
Essi gli misero addosso le mani
e lo arrestarono.

MEDITAZIONE

Gesù era amore.
Il suo nome era amore.
Era soltanto amore.
Predicava amore.
Irradiava amore
anche su quanti rispondevano con l'odio.

L'amore genera fiducia.
Gesù si è fidato dei suoi discepoli
perché li amava.
Eppure uno di loro si è perduto.
L'amore per il denaro ha preso in lui il posto
dell'amore per il Maestro.
Egli lo ha chiamato Maestro " quando lo ha baciato,
ma il bacio era una maschera della sua avidità.
L'amore lo aveva abbandonato,
l'egoismo aveva rapito la sua anima.

Il tradimento è la nostra tentazione.
Quanto spesso, proprio mentre diciamo di amarlo,
tradiamo Gesù, tradendoci vicendevolmente.
Tradiamo i genitori,
al cui amore dobbiamo l'esistenza.
Tradiamo i maestri,
alle cui fatiche dobbiamo la nostra formazione.
Tradiamo i superiori
e coloro che ci guidano nei diversi ambiti della vita.
Spine di inimicizia
sono disseminate lungo la nostra esistenza,
inimicizia spesso ammantata di amicizia.
Il rimedio è in te, Gesù, nel tuo amore,
amore che tutto abbraccia e tutto sana,
amore che ristabilisce la pace,
diffonde la concordia,
genera la fiducia,
scaccia il tradimento.

ORAZIONE

O Signore tradito,
guarda a noi traditori.
Riaccendi in noi il tuo amore.
Disperdi il seme dell'odio e della diffidenza.
Purifica i nostri cuori, le nostre menti, le nostre mani,
perché estirpiamo dalla nostra vita
le spine dell'inimicizia e del tradimento,
dell'avidità e dell'egoismo.
Rendici capaci di allontanare da noi
l'ombra di Giuda
e di vincere ogni tentazione di tradimento.

Tutti:

Pater noster, qui es in cælis:
sanctificetur nomen tuum;
adveniat regnum tuum;
fiat voluntas tua, sicut in cælo, et in terra.
Panem nostrum cotidianum da nobis hodie;
et dimitte nobis debita nostra,
sicut et nos dimittimus debitoribus nostris;
et ne nos inducas in tentationem;
sed libera nos a malo.

Cuius animam gementem,
contristatam et dolentem
pertransivit gladius.

   

TERZA STAZIONE

Gesù è abbandonato dai suoi

V. Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.
R. Quia per sanctam crucem tuam redemisti mundum.

Dal Vangelo secondo Marco 14, 27.50

Gesù disse loro:
" Tutti rimarrete scandalizzati, poiché sta scritto:
"Percuoterò il pastore e le pecore saranno disperse" ".
Tutti allora, abbandonandolo, fuggirono.

MEDITAZIONE

Gesù è sempre stato tra il popolo,
con il popolo, per il popolo.
I discepoli erano la sua famiglia,
ma essi lo hanno lasciato solo nell'ora dell'agonia.

Il mondo che ci circonda è un mondo rumoroso,
pieno di movimento,
ricolmo di eventi, di rapidi cambiamenti,
spesso inattesi, spesso imprevisti,
che distraggono e sconcertano.

E tuttavia in questa confusione ci sentiamo soli,
anche quando siamo circondati dalla gente.
Quanti di noi sono prigionieri di se stessi!
Quanti sono abbandonati dalla società:
orfani, disabili, anziani,
poveri, emarginati, oppressi.

La solitudine tocca anche i ricchi, gli opulenti,
i potenti, i privilegiati;
non amati, essi sono perfino disprezzati.
La solitudine: tentazione dei nostri tempi!

Gesù è stato abbandonato dai suoi stessi discepoli,
uomini dal cuore e dalla mente pieni della sua presenza,
delle sue parole, delle sue azioni;
eppure si addormentarono.
Quando si svegliarono " fuggirono ".

Ma l'Abbandonato
non ci ha abbandonato
né ci abbandonerà.
Rivolgiamoci a Lui.

ORAZIONE

Signore, riprendici in tua compagnia:
soli, ci sentiamo infreddoliti
soli, proviamo paura e disperazione
soli, siamo poveri e impotenti
soli, siamo perduti.
La nostra fuga da te
ci ha avvicinati all'inferno.
Salvaci da noi stessi,
dalla tentazione di ignorare la tua presenza
e di rinchiuderci nella meschinità del nostro essere.
La tua solitudine diventi la nostra pienezza;
in tua compagnia, la nostra solitudine si dilegui.

Tutti:

Pater noster, qui es in cælis:
sanctificetur nomen tuum;
adveniat regnum tuum;
fiat voluntas tua, sicut in cælo, et in terra.
Panem nostrum cotidianum da nobis hodie;
et dimitte nobis debita nostra,
sicut et nos dimittimus debitoribus nostris;
et ne nos inducas in tentationem;
sed libera nos a malo.

O quam tristis et afflicta
fuit illa benedicta
Mater Unigeniti!

  

QUARTA STAZIONE

Gesù è condannato dal Sinedrio

V. Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.
R. Quia per sanctam crucem tuam redemisti mundum.

Dal Vangelo secondo Marco cfr. 14, 55. 57. 60. 64-65

I capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio
cercavano una testimonianza contro Gesù
per metterlo a morte.
Alcuni si alzarono per testimoniare il falso contro di lui.
Allora il sommo sacerdote,
levatosi in mezzo all'assemblea,
interrogò Gesù dicendo:
" Non rispondi nulla? ".
Ma egli taceva e non rispondeva nulla.
Tutti sentenziarono che era reo di morte.
Allora alcuni cominciarono a sputargli addosso
e a schiaffeggiarlo.
I servi intanto lo percuotevano.

MEDITAZIONE

L'odio si è fatto azione!
Il disprezzo, tortura!
Gesù è lì, solo,
consegnato nelle mani dei nemici
decisi a distruggere lui e la sua missione.

L'odio è come le tenebre nella nostra vita.
Quante volte esse ci avvolgono,
quando camminiamo lontano dalla " Luce del mondo "!
Odio tra individui,
odio tra comunità,
odio basato su pregiudizi razziali,
odio generato dalle ingiustizie,
odio causato dalla discriminazione,
odio che promana dal proprio interesse e dall'arroganza.
Popoli, comunità, nazioni sono fatti bersaglio di " sputi ",
calpestati, disprezzati, odiati, minacciati di morte.

Le guerre nel mondo
sono come le spine attorno al capo di Gesù.
Quanto siamo responsabili di questa mancanza di luce?
Quanto amore c'è nel nostro agire?
Guardando Gesù, che è percosso, non ci sentiamo feriti?
Rivolgiamoci a lui per ottenere la guarigione.

ORAZIONE

Signore dei dolori,
medico di ogni pena,
il tuo silenzio è fede eloquente, amore radioso.
Il tuo silenzio è la risposta all'odio.
Noi ti supplichiamo:
apri le nostre orecchie,
riempi i nostri cuori,
purifica le nostre menti.
Abbiamo bisogno del tuo amore e della tua fede
per allontanare l'odio da noi.
Confessiamo che la nostra mancanza di fede,
il nostro amore fragile,
spesso ci conducono ad essere
tra quelli che hanno ritenuto un vanto schiaffeggiarti
e ti hanno accolto con percosse.
Apri le nostre braccia, perché ti accogliamo
con amore, con fede, con speranza.
Tu sei il nostro unico Salvatore,
farmaco è per noi il tuo dolore.

Tutti:

Pater noster, qui es in cælis:
sanctificetur nomen tuum;
adveniat regnum tuum;
fiat voluntas tua, sicut in cælo, et in terra.
Panem nostrum cotidianum da nobis hodie;
et dimitte nobis debita nostra,
sicut et nos dimittimus debitoribus nostris;
et ne nos inducas in tentationem;
sed libera nos a malo.

Quæ mærebat et dolebat,
pia Mater, dum videbat
Nati poenas incliti.

    

QUINTA STAZIONE

Gesù è rinnegato da Pietro

V. Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.
R. Quia per sanctam crucem tuam redemisti mundum.

Dal Vangelo secondo Marco 14, 66-68. 72

Mentre Pietro era giù nel cortile,
venne una serva del sommo sacerdote
e, vedendo Pietro che stava a scaldarsi,
lo fissò e gli disse:
" Anche tu eri con il Nazareno, con Gesù ".
Ma egli negò:
" Non so e non capisco quello che vuoi dire ".
Allora Pietro si ricordò di quella parola
che Gesù gli aveva detto:
" Prima che il gallo canti due volte,
mi rinnegherai per tre volte ".
E scoppiò in pianto.

MEDITAZIONE

Rinnegare Gesù
è rinnegare se stessi.
La paura ha grande potere su di noi.
Pietro ebbe paura.
Paura è debolezza.
La paura distrugge l'integrità dell'uomo.
Perfino il più coraggioso, che dichiara di non temere,
non sfugge ai tentacoli della paura.
La tentazione della paura sarà sempre con noi.
Non è facile per noi, esseri umani,
seguire le parole di Gesù:
" Non abbiate paura
di quelli che uccidono il corpo " (Mt 10, 28).
Non è facile seguire il suo esempio,
essere disposti alle percosse,
sottoporsi alla flagellazione e alla tortura,
prendere la croce.
L'unica forza per vincere la paura è la sua parola:
" Coraggio, sono io, non abbiate paura " (Mt 14, 27).

Pietro " scoppiò in pianto "
e si salvò dalla paura.
Pentirsi, ristabilire la nostra unione con Gesù
può rimuovere la paura dalla nostra vita.
La paura della morte è stata vinta dalla morte di Cristo.

ORAZIONE

Signore, pastore coraggioso,
maestro che non ha paura,
allontana da noi
ogni inclinazione alla paura;
fa' che riconosciamo la tua audacia
per non essere tentati di rinnegarti.
Confessiamo che rinnegando te
rinneghiamo noi stessi.
Senza di te ci sentiamo vuoti,
vulnerabili alla paura e al tradimento.
Rivolgi a noi il tuo sguardo
e da' ai nostri occhi
le lacrime degli occhi di Pietro.
Questo ci farà rialzare,
ci fortificherà,
ci renderà capaci di confessare te,
in ogni tempo e in ogni luogo.

Tutti:

Pater noster, qui es in cælis:
sanctificetur nomen tuum;
adveniat regnum tuum;
fiat voluntas tua, sicut in cælo, et in terra.
Panem nostrum cotidianum da nobis hodie;
et dimitte nobis debita nostra,
sicut et nos dimittimus debitoribus nostris;
et ne nos inducas in tentationem;
sed libera nos a malo.

Quis est homo qui non fleret,
Matrem Christi si videret
in tanto supplicio?

     

SESTA STAZIONE

Gesù è giudicato da Pilato

V. Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.
R. Quia per sanctam crucem tuam redemisti mundum.

Dal Vangelo secondo Marco 15, 1-5

Al mattino misero in catene Gesù,
lo condussero e lo consegnarono a Pilato.
Allora Pilato prese a interrogarlo:
" Sei tu il re dei Giudei? ".
Ed egli rispose: " Tu lo dici ".
I sommi sacerdoti frattanto gli muovevano molte accuse.
Pilato lo interrogò di nuovo:
" Non rispondi nulla? Vedi di quante cose ti accusano! ".
Ma Gesù non rispose più nulla,
sicché Pilato ne restò meravigliato.

MEDITAZIONE

Ancora una volta Gesù è sottoposto a giudizio!
Il Creatore è giudicato dalle creature:
quale ironia!
Quante volte nella vita d'ogni giorno
assumiamo il ruolo di giudici?
I nostri occhi controllano gli altri;
raramente penetrano in noi stessi.
Ben più spesso sono gli altri
oggetto del nostro sguardo e del nostro giudizio.
Ci appaga ritenere giusti noi stessi.

Siamo immersi in una fitta rete di relazioni;
altre ce le impongono i mass media.
Esse sono al centro della nostra attenzione.
Ma quando noi stessi diventiamo oggetto di giudizi,
l'umana fragilità ci porta a giustificarci
e siamo facilmente tentati di ripagare con la stessa moneta,
condannando quanti ci condannano.

Gesù rimase in silenzio.
Un silenzio che lascia sbigottiti
i " Pilati " di tutte le epoche.
Impariamo la lezione che egli ci offre,
seguiamo il suo esempio:
non giudichiamo gli altri,
ma piuttosto noi stessi,
lasciando a Dio di essere il giudice supremo.

ORAZIONE

Signore, giudice di tutti,
fonte di ogni giustizia,
fa' che cessiamo di giudicare gli altri
e sottomettiamo noi stessi al tuo giudizio,
perché tu sei il giusto giudice.
Purifica la nostra coscienza,
perché diventi specchio limpido del tuo giudizio.
Lo confessiamo: la nostra coscienza è spesso offuscata
dall'attaccamento al mondo e dall'ipocrisia.
Donaci il silenzio interiore,
perché udiamo con chiarezza
la voce del tuo giudizio,
che ci indica la via della salvezza.

Tutti:

Pater noster, qui es in cælis:
sanctificetur nomen tuum;
adveniat regnum tuum;
fiat voluntas tua, sicut in cælo, et in terra.
Panem nostrum cotidianum da nobis hodie;
et dimitte nobis debita nostra,
sicut et nos dimittimus debitoribus nostris;
et ne nos inducas in tentationem;
sed libera nos a malo.

Quis non posset contristari,
Christi Matrem contemplari,
dolentem cum Filio
?

     

SETTIMA STAZIONE

Gesù è condannato a morte

V. Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.
R. Quia per sanctam crucem tuam redemisti mundum.

Dal Vangelo secondo Marco 15, 12-15

Pilato replicò:
" Che farò dunque di quello
che voi chiamate il re dei Giudei? ".
Ed essi di nuovo gridarono: " Crocifiggilo! ".
Ma Pilato diceva loro: " Che male ha fatto? ".
Allora essi gridarono più forte: " Crocifiggilo! ".
E Pilato, volendo dar soddisfazione alla moltitudine,
rilasciò loro Barabba
e, dopo aver fatto flagellare Gesù,
lo consegnò perché fosse crocifisso.

MEDITAZIONE

" Crocifiggilo! ".
" Crocifiggilo! ".

Risuona forte oggi questo grido,
come proruppe violento la prima volta
dalle labbra della folla di Gerusalemme.

Quante volte crocifiggiamo Gesù!
Con la nostra indifferenza,
con la nostra apatia,
venendo meno agli impegni della fede,
che egli ci ha affidato
con le sue parole e i suoi esempi,
con la sofferenza e il sacrificio della croce.

La folla ha agito sotto la spinta dell'emozione,
istigata da capi mossi da malvagie intenzioni,
volte a distruggere Gesù
nel quale vedevano la loro rovina
piuttosto che la loro salvezza.

Cristo continua ad essere crocifisso lungo il corso dei secoli.
È stato crocifisso nel cuore straziato della Madre,
la santa Vergine Maria.
È stato crocifisso nella croce di san Pietro
e nelle torture mortali inflitte ai suoi apostoli,
ai martiri e ai testimoni di ogni popolo e nazione.

Noi facciamo parte della folla
che ha voluto crocifiggere Gesù
e cancellarlo dalla storia.
Abbiamo costruito dentro di noi
santuari dell'indifferenza:
adesione formale alla sua fede,
tiepida risposta alla sua chiamata e al suo mandato,
perfino rifiuto del suo amore divino,
a causa delle nostre divisioni.

ORAZIONE

Signore della Croce,
medico che risani le ferite del peccato,
ti chiediamo perdono.
Guardaci con i tuoi occhi
pieni di compassione.
Separaci dalla folla
che grida " Crocifiggilo! ".
Perdona la nostra mancanza di fede,
la superficialità nell'amore,
la tiepidezza nella dedizione,
la mancanza di autenticità,
la debolezza nella testimonianza,
la lentezza nel servizio,
che hanno offuscato la tua immagine in noi.
Riporta sulla strada maestra
noi che deviamo per incerti sentieri
nel nostro pellegrinaggio sulla terra.

Tutti:

Pater noster, qui es in cælis:
sanctificetur nomen tuum;
adveniat regnum tuum;
fiat voluntas tua, sicut in cælo, et in terra.
Panem nostrum cotidianum da nobis hodie;
et dimitte nobis debita nostra,
sicut et nos dimittimus debitoribus nostris;
et ne nos inducas in tentationem;
sed libera nos a malo.

Pro peccatis suæ gentis,
vidit Iesum in tormentis,
et flagellis subditum.

  

  
OTTAVA STAZIONE

Gesù è schernito e coronato di spine

V. Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.
R. Quia per sanctam crucem tuam redemisti mundum.

Dal Vangelo secondo Marco 15, 17-20

I soldati lo rivestirono di porpora
e, dopo aver intrecciato una corona di spine,
gliela misero sul capo.
Cominciarono poi a salutarlo:
" Salve, re dei Giudei! ".
E gli percuotevano il capo con una canna,
gli sputavano addosso
e, piegando le ginocchia, si prostravano a lui.
Dopo averlo schernito,
lo spogliarono della porpora
e gli rimisero le sue vesti,
poi lo condussero fuori per crocifiggerlo.

MEDITAZIONE

Derisione, disprezzo, scherno:
la debolezza del forte,
le armi dell'ingiusto!
Il Re, il vero re delle anime,
sovrano di un regno non cinto da frontiere,
subiva l'umiliazione estrema.
La sua divina umiltà veniva dileggiata.
Colui che umiliò se stesso
per innalzare la nostra dignità
era disprezzato nei modi più abbietti.
Dio, la sorgente di ogni bontà,
veniva trattato con il disprezzo e l'odio più ignobili
da coloro che aveva beneficato
con il suo amore e la sua bontà.

Quale tragedia:
la luce mutata in tenebre,
la bellezza in orrore,
la benevolenza in ingratitudine.
E noi? Qual è il nostro atteggiamento?
Ai doni di Dio rispondiamo con gesti di bontà
verso i nostri fratelli e sorelle,
figli come noi del Datore della vita?
Come trattiamo gli altri, così trattiamo Dio!
L'amore di Dio
passa attraverso l'amore per i suoi figli (cfr 1Gv 4, 20-21).

Rispondiamo con indolenza e apatia?
Ogni volta che preghiamo:
" Venga il tuo Regno " riconosciamo Dio come Re?
Siamo coscienti di quanto affermiamo?
Siamo cittadini leali?
La nostra indifferenza e mancanza di lealtà
sono sinonimi di scherno e di disprezzo.

ORAZIONE

Re di tutti i re,
sovrano del " Regno che è in noi ",
le sofferenze
che ti abbiamo inflitto allontanandoci da te
hanno causato in noi
profondo dolore e immenso rammarico.
Perdonaci e ristabilisci in noi
lo spirito di veri cittadini del tuo Regno.
Rinnova in noi lo spirito di fedeltà,
di obbedienza e di dedizione,
segni dell'appartenenza
al tuo Regno di pace, di concordia e di giustizia.
Allontana da noi la tentazione di adorare
il " vitello d'oro " e gli altri idoli,
che insidiano in noi la presenza del tuo Regno.

Tutti:

Pater noster, qui es in cælis:
sanctificetur nomen tuum;
adveniat regnum tuum;
fiat voluntas tua, sicut in cælo, et in terra.
Panem nostrum cotidianum da nobis hodie;
et dimitte nobis debita nostra,
sicut et nos dimittimus debitoribus nostris;
et ne nos inducas in tentationem;
sed libera nos a malo.

Tui Nati vulnerati,
tam dignati pro me pati,
poenas mecum divide.

       

NONA STAZIONE

Gesù è aiutato dal Cireneo a portare la Croce

V. Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.
R. Quia per sanctam crucem tuam redemisti mundum.

Dal Vangelo secondo Marco 15,21-22

Allora costrinsero un tale che passava,
un certo Simone di Cirene che veniva dalla campagna,
a portare la croce.
Condussero dunque Gesù al luogo del Golgota,
che significa luogo del cranio.

MEDITAZIONE

Simone di Cirene,
una delle figure più popolari del Nuovo Testamento,
suscita in noi simpatia.

Venuto pellegrino dall'Africa a Gerusalemme,
uomo semplice, di campagna,
membro devoto della comunità,
Simone non ha esitato ad aiutare Gesù,
quando egli fu lasciato nelle mani dei suoi carnefici
e quando neppure gli Apostoli
erano là a prestare aiuto al loro Maestro.

Quanti uomini lungo la storia
hanno desiderato di indossare le vesti di Simone di Cirene,
per essere compagni di Cristo che porta la croce
sulla via del Calvario!

Amore, solidarietà, compassione
non si sono inariditi nel cuore dell'uomo.
Come possiamo trasformare la compassione in azione?
Come possiamo tradurla in sacrificio di sé?
Amore e solidarietà perdono forza
se non si trasformano in azione ardente,
in servizio concreto agli altri.

Il Golgota!
Nome che evoca il lugubre spettro della morte:
" il luogo del cranio ".

Siamo destinati a terminare la nostra vita terrena
in qualche " luogo del cranio ".

Siamo capaci di rendere la nostra dipartita
degna di una morte sulla croce,
di fare di essa una testimonianza vivente
e vivificante della Croce di Gesù,
che ci ha offerto la vita eterna
con la fragranza della salvezza?

ORAZIONE

Signore, lungo il tuo cammino verso la morte,
prendici con te, come tuoi compagni.
Accoglici nel gruppo di coloro che ti offrono sostegno.
Imprimi in noi lo spirito di Simone di Cirene,
ma portaci oltre " il luogo del cranio ".
Rendici partecipi della tua crocifissione.
La tua sofferenza e la nostra condivisione
guariscano le nostre malattie,
" poiché innumerevoli sono le mie trasgressioni,
le mie iniquità non si possono narrare,
imperdonabili sono i dispiaceri che ho procurato,
incurabili le mie ferite "
(dalla Liturgia delle Ore della Chiesa Armena).

Tutti:

Pater noster, qui es in cælis:
sanctificetur nomen tuum;
adveniat regnum tuum;
fiat voluntas tua, sicut in cælo, et in terra.
Panem nostrum cotidianum da nobis hodie;
et dimitte nobis debita nostra,
sicut et nos dimittimus debitoribus nostris;
et ne nos inducas in tentationem;
sed libera nos a malo.

Eia Mater, fons amoris,
me sentire vim doloris
fac, ut tecum lugeam.

       

DECIMA STAZIONE

Gesù promette il suo regno al buon ladrone

V. Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.
R. Quia per sanctam crucem tuam redemisti mundum.

Dal Vangelo secondo Luca 23, 33-34. 42-43

Là crocifissero lui e i due malfattori,
uno a destra e l'altro a sinistra.
Gesù diceva:
" Padre, perdonali,
perché non sanno quello che fanno ".
E uno dei malfattori disse:
" Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno ".
Gli rispose:
" In verità ti dico,
oggi sarai con me nel paradiso "
.

MEDITAZIONE

Hanno raggiunto il loro scopo.
Hanno finalmente tolto di mezzo
colui che aveva turbato la loro vita
e lo hanno visto inchiodato alla croce.
Per loro Gesù era un malfattore come gli altri due.

Ma ora, le parole uscite dalla sua bocca
li turbano ancora di più:
" Perdonali ".
Erano coscienti di ciò che facevano
con i loro atti di scherno e di disprezzo,
con le torture,
e, infine, con la crocifissione?
I loro occhi non potevano vedere in profondità
né con chiarezza:
erano rigonfi del sangue dell'odio;
erano mossi da impulsi irrazionali,
da false opinioni e sentimenti traviati.
La loro rabbia e il loro furore
erano stati suscitati
da capi convinti di sapere quello che facevano.
Quale aberrazione!
Sapevano che stavano trattando Dio come un criminale?
Le loro menti e i loro cuori erano ossessionati
dall'idea di difendere Dio
da quel bestemmiatore.
Sapevano che, in nome del loro Dio,
stavano invece difendendo se stessi,
la propria autorità?
A quali estremi può giungere l'arroganza umana,
la ricerca della propria gloria, la brama del potere!

Ma ecco il contrasto.
Il perdono è la risposta alla tortura e al carnefice.
Un raggio di speranza:
il cuore contrito del malfattore aveva visto
ciò che i carnefici non erano riusciti a vedere:
il Figlio di Dio, con la potenza dell'amore e del perdono.
Uniamoci al malfattore e diciamo con lui:
" Gesù, ricordati di noi ".

ORAZIONE

Signore crocifisso,
guarda a noi dall'alto della tua croce;
dall'irraggiungibile vetta del tuo amore e del tuo perdono.
Perdona ogni nostra mancanza,
perché possiamo comprendere te
e vivere secondo i tuoi comandamenti.
Salvaci dalla tentazione di gesti sbrigativi
e di decisioni affrettate.
Illumina e rasserena le nostre menti
con la tua grazia e la tua sapienza.
La tua bontà non ha confini.
Purifica il nostro cuore,
perché possiamo chiedere con sincerità:
" Rimetti a noi i nostri debiti ".

Tutti:

Pater noster, qui es in cælis:
sanctificetur nomen tuum;
adveniat regnum tuum;
fiat voluntas tua, sicut in cælo, et in terra.
Panem nostrum cotidianum da nobis hodie;
et dimitte nobis debita nostra,
sicut et nos dimittimus debitoribus nostris;
et ne nos inducas in tentationem;
sed libera nos a malo.

Fac ut ardeat cor meum
in amando Christum Deum,
ut sibi complaceam.

            

UNDICESIMA STAZIONE

Gesù in Croce, la Madre e il discepolo

V. Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.
R. Quia per sanctam crucem tuam redemisti mundum.

Dal Vangelo secondo Giovanni 19, 25-27

Stavano presso la croce di Gesù sua madre,
la sorella di sua madre, Maria di Cleofa e Maria di Magdala.
Gesù allora vedendo la madre
e lì accanto a lei il discepolo che egli amava,
disse alla madre: " Donna, ecco il tuo figlio! ".
Poi disse al discepolo: " Ecco la tua madre! ".
E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa.

MEDITAZIONE

Grande momento, evento unico, atto finale:
l'unione inscindibile tra Madre e Figlio!
Durante il ministero pubblico
Gesù aveva quasi ignorato la Madre.
Raramente lo troviamo insieme con lei.
Ma ella è sempre stata nel suo cuore.
Al termine della vita terrena
la Madre appare al suo fianco
ed è al centro dei suoi pensieri.

A Betlemme Gesù aprì gli occhi alla luce
e vide per prima sua Madre.
Sul Golgota i suoi occhi si chiusero
con l'immagine della Madre.
Sua Madre fu la prima e l'ultima
nei suoi pensieri e nelle sue preoccupazioni,
nel suo amore e nelle sue premure.
Le donne: le creature più sensibili uscite dalle mani di Dio,
sue figlie; madri e sorelle nostre.
Esse sono state le più vicine al Signore,
votate alla sua missione,
partecipi della sua agonia, della sua angoscia, del suo dolore.
Rimasero accanto alla Madre;
la loro presenza fu conforto spirituale per lei,
così spesso trafitta nell'anima da una spada (cfr Lc 2, 35).
Maria era affidata a mani buone,
quelle dell'Apostolo che Gesù amava.
La maternità,
la vocazione più alta dell'esistenza umana,
è proposta in forma esemplare dal Signore Gesù
nella maternità di Maria presso la Croce.

ORAZIONE

Signore Gesù, Figlio della Vergine Maria,
per l'intercessione della tua santa Madre
mantieni vivo nel nostro cuore l'amore per le nostre madri,
perché, con la nostra premura di figli,
corrispondiamo al loro grande amore.
L'amore effuso
dalla croce sulla Madre tua
divenga la forza del nostro cuore
e guidi ogni atteggiamento verso le nostre madri.
Madre di Gesù, infondi in noi
una goccia della tua purezza
e della tua innocenza (cfr S. Gregorio di Narek).
Il tuo Figlio Gesù doni saggezza e coraggio
alle nostre sorelle e alle nostre madri
perché custodiscano con amore la dignità della maternità,
fonte di ogni umana felicità.

Tutti:

Pater noster, qui es in cælis:
sanctificetur nomen tuum;
adveniat regnum tuum;
fiat voluntas tua, sicut in cælo, et in terra.
Panem nostrum cotidianum da nobis hodie;
et dimitte nobis debita nostra,
sicut et nos dimittimus debitoribus nostris;
et ne nos inducas in tentationem;
sed libera nos a malo.

Sancta Mater, istud agas,
Crucifixi fige plagas,
cordi meo valide.

  

DODICESIMA STAZIONE

Gesù muore sulla croce

V. Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.
R. Quia per sanctam crucem tuam redemisti mundum.

Dal Vangelo secondo Marco 15, 33-34. 37. 39

Venuto mezzogiorno,
si fece buio su tutta la terra,
fino alle tre del pomeriggio.
Alle tre Gesù gridò con voce forte: Eloì, Eloì, lema sabactàni?,
che significa:
Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?
Ed egli, dando un forte grido, spirò.
Allora il centurione che gli stava di fronte
vistolo spirare in quel modo, disse:
" Veramente quest'uomo era Figlio di Dio!".

MEDITAZIONE

Finalmente!
Si era riusciti ad eliminare Gesù
e a far cessare la sua opera.
Una sensazione di sollievo si era diffusa
fra quelli che avevano cercato di allontanarlo
dalla scena della storia.
Le ultime parole erano state pronunciate.
Gesù piomba nel silenzio!
Tace la sua voce,
ma il Verbo è per sempre,
senza inizio e senza fine.
Vivo e vero oggi, come ieri e per tutti i secoli.
Perché " In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre,
e le tenebre non l'hanno accolta " (Gv 1, 4-5)
La tenebra è assoluta assenza di luce.
Gesù si sentì abbandonato.
Egli era così totalmente uomo!
Chi può affrontare il momento della morte
senza percepire con angoscia
il venir meno della vita?
Sul Golgota gioia e dolore si sono intrecciati:
gioia di coloro per cui il " nemico "
era stato allontanato per sempre;
dolore di chi pensava che la vita
era condannata alla tenebra.
Il Maestro se ne era andato per sempre.
Interroghiamo la nostra anima:
Come può la tenebra essere mutata in luce,
il dolore in gioia?

ORAZIONE

Signore, morto per noi,
umilmente ti preghiamo:
resta con noi, rimani in noi,
soffia dentro di noi il tuo " ultimo respiro ";
esso divenga il primo respiro
della nuova vita in te.
Infondi in noi i sentimenti del centurione,
che con il tuo " ultimo respiro "
sperimentò l'inesauribile alito del tuo Santo Spirito,
e coraggiosamente confessò:
" Veramente quest'uomo era Figlio di Dio! ".
In ginocchio davanti alla tua croce, noi ripetiamo:
" Veramente tu sei il Figlio di Dio ".

Tutti:

Pater noster, qui es in cælis:
sanctificetur nomen tuum;
adveniat regnum tuum;
fiat voluntas tua, sicut in cælo, et in terra.
Panem nostrum cotidianum da nobis hodie;
et dimitte nobis debita nostra,
sicut et nos dimittimus debitoribus nostris;
et ne nos inducas in tentationem;
sed libera nos a malo.

Vidit suum dulcem Natum
moriendo desolatum
dum emisit spiritum.

           

TREDICESIMA STAZIONE

Gesù è deposto dalla Croce

V. Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.
R. Quia per sanctam crucem tuam redemisti mundum.

Dal Vangelo secondo Marco 15, 42-43. 45

Sopraggiunta ormai la sera,
poiché era la Parasceve, cioè la vigilia del sabato,
Giuseppe d'Arimatea, membro autorevole del sinedrio,
che aspettava anche lui il regno di Dio,
andò coraggiosamente da Pilato
per chiedere il corpo di Gesù.
Pilato, informato dal centurione,
concesse la salma a Giuseppe.

MEDITAZIONE

Nei momenti estremi della sua vita terrena
Gesù era stato abbandonato.
Neppure il suo corpo venne reclamato dai suoi.
La tragedia si era abbattuta anche sul suo corpo esanime.
Quale orribile contrasto!
" Il Datore di ogni dono
oggi viene chiesto in dono a Pilato.
Colui che è vestito di luce come di un manto
acconsente di essere avvolto in un lenzuolo da Giuseppe ".
(Liturgia della Chiesa Armena: Inno per il Venerdì Santo)

Ma il mondo non era completamente immerso nell'oscurità.
Nel buio della tragedia filtrò un raggio di luce.
Esso venne dal cuore di un uomo,
che ardentemente " aspettava il regno di Dio ":
Giuseppe d'Arimatea.
Un cuore sincero e sensibile verso Dio,
un uomo nel quale la bontà di Dio non si era eclissata.
Era uno di " quelli di Gesù ",
senza essere uno dei discepoli;
segretamente e intimamente era in comunione con Gesù.
Nella nostra condizione umana
Non siamo anche noi spesso lacerati interiormente?
Vi è una parte, nella profondità del nostro essere,
che non siamo capaci di far venire alla luce:
manchiamo di coraggio.
Per una moltitudine di ragioni
che gravano pesantemente su di noi,
la nostra faccia e la nostra vera essenza,
ciò che appariamo e ciò che siamo
sono così distanti l'uno dall'altro!
Ma giunge l'ora della verità,
e, quando essa giunge,
emerge la nostra verità più profonda
e si congiunge alla nostra apparenza.
È il momento dell'interezza,
il tempo della piena verità,
l'ora della salvezza:
riconoscere Gesù Cristo
come Dio e Salvatore.

ORAZIONE

Signore deposto ai piedi della croce,
mentre con il tuo corpo ci lasci, ti preghiamo:
non abbandonarci con il tuo Spirito.
Il tuo corpo senza vita
è per noi il tempio dello Spirito Santo.
Volgi a noi il tuo sguardo
e colma l'abisso che distrugge la nostra interezza.
Allontana da noi la tentazione
di esitare, di dubitare, di soccombere alla paura.
Plasma di nuovo in noi la tua immagine,
perché sia ripristinata la nostra interezza
e, come Giuseppe d'Arimatea, ci " facciamo coraggio "
per agire apertamente con fede e amore.

Tutti:

Pater noster, qui es in cælis:
sanctificetur nomen tuum;
adveniat regnum tuum;
fiat voluntas tua, sicut in cælo, et in terra.
Panem nostrum cotidianum da nobis hodie;
et dimitte nobis debita nostra,
sicut et nos dimittimus debitoribus nostris;
et ne nos inducas in tentationem;
sed libera nos a malo.

Fac me tecum pie flere,
Crucifixo condolere,
donec ego vixero.

            

QUATTORDICESIMA STAZIONE

Gesù è deposto nel sepolcro

V. Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.
R. Quia per sanctam crucem tuam redemisti mundum.

Dal Vangelo secondo Marco 15, 46

Giuseppe d'Arimatea, comprato un lenzuolo,
calò Gesù dalla croce
e, avvoltolo nel lenzuolo,
lo depose in un sepolcro scavato nella roccia.
Poi fece rotolare un masso
contro l'entrata del sepolcro.

MEDITAZIONE

Il sepolcro!
destinazione finale della nostra esistenza fisica;
per il corpo prigione ultima, senza chiave,
tomba " scavata nella roccia ",
" sigillata " e " sorvegliata ".
Insondabile mistero!

" Il Datore della vita
è oggi deposto in una roccia appena scavata.
Il tesoro dell'immortalità
viene sigillato in un recinto di sacerdoti.
Colui che elargisce la vita eterna
oggi scende umilmente nel suolo della morte.
Colui che abita in una luce inaccessibile
Viene sepolto nel cuore della terra "
(Liturgia della Chiesa Armena: Inno per il Venerdì Santo).

Può forse la luce essere sepolta?
Gli uomini hanno sepolcri.
Ma la fede, la speranza, la carità,
le idee, gli ideali, i valori perenni non hanno tomba.
" Colui che non poteva essere contenuto
né dalla terra né dai cieli
Colui che fu avvolto in fasce in una mangiatoia "
(Liturgia della Chiesa Armena: Inno per la Festa della Natività)
non poteva essere avvolto e rinchiuso dentro la terra.
Mentre il suo corpo riposa nel suolo,
attendiamo con fede e speranza
di vedere la luce della sua Risurrezione.

ORAZIONE

Signore sepolto,
i nostri cuori sono appesantiti e colmi di dolore;
la tua scomparsa nella tomba ci affligge profondamente.
Ma la tua vera tomba sono i nostri cuori malvagi:
risorgi e vieni a riempire la nostra vita.

In un mondo
dove siamo continuamente tentati dalla disperazione
abbiamo estremo bisogno di speranza.
Abbi compassione di noi.
Seppellisci i nostri peccati nella tua tomba
e recaci con il tuo perdono la fragranza della vita eterna,
perché possiamo salutare la tua Risurrezione
con cuori e menti purificati
e rendere a te grazie e gloria nei secoli dei secoli. Amen.

Tutti:

Pater noster, qui es in cælis:
sanctificetur nomen tuum;
adveniat regnum tuum;
fiat voluntas tua, sicut in cælo, et in terra.
Panem nostrum cotidianum da nobis hodie;
et dimitte nobis debita nostra,
sicut et nos dimittimus debitoribus nostris;
et ne nos inducas in tentationem;
sed libera nos a malo.

Quando corpus morietur
fac ut animae donetur
paradisi gloria. Amen.

Inno alla Santa Croce

Ci siamo affidati alla tua Croce o Creatore dell'eternità, tu ce l'hai data come protezione contro il nemico;
proteggici con essa, o Salvatore, ti supplichiamo.

Sommo Re, che per noi sei salito sulla croce e con essa hai tolto il delitto di Adamo, prima creatura,
proteggici con essa, o Salvatore, ti supplichiamo.

Tu che ti sei rivelato vertice della santa fede e legno della vita degli uomini, alla tua vista il demonio fu distrutto senza potersi rialzare,
proteggici con essa, o Salvatore, ti supplichiamo.

Con l'apparizione della tua Croce il nemico ha tremato e per il terrore di fronte alla tua gloria si è precipitato negli inferi della terra,
proteggici con essa, o Salvatore, ti supplichiamo.

Esultavano i cieli e si rallegrava la terra, poiché la santa Croce è apparsa come salvatrice e illuminatrice dell'universo,
proteggici con essa, o Salvatore, ti supplichiamo.

        

 

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