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 Pontifical Council for the Pastoral Care of Migrants and Itinerant People

People on the Move

N° 110 (Suppl.), August 2009

 

 

La situazione socio-politica della gioventù rom e sinta1, con particolare attenzione all’Europa, e prospettive per il futuro 

 

Dr. Eva RIZZIN

Osservazione

Federazione Rom e Sinti Insieme

Italia

Ringrazio il Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti per avermi invitata a questo importante congresso.

Sono consapevole che l'interesse di questa conferenza è rivolto ai  giovani Rom e Sinti in Europa, ma non posso iniziare questo  intervento senza esprimere la mia profonda preoccupazione ed  indignazione per le gravi violazioni dei diritti fondamentali che  hanno colpito pesantemente i rom e i sinti in Italia.

Questo non solo perché io stessa appartengo alla nuova  generazione  dei sinti italiani, ma anche perché sono convinta che le dinamiche  generali non si possono capire senza coglierne le radici  particolari, la situazione socio-politica europea non è solo la  somma di tanti casi identici, ma la connessione e l'interfaccia di  fenomeni determinati, radicati nei singoli paesi.  

Il caso Italia

Da dicembre 2006 nel mio Paese si è aperta una “caccia ai rom e ai sinti” che ha sì radici profonde ma che mai si era manifestata in maniera così brutale: mi riferisco agli sgomberi continui senza soluzione alternativa, ai numerosi episodi di violenza gratuita come a Ponticelli (Napoli), caratterizzati da incendi, assalti con spranghe e bombe molotov; e ancora mi riferisco alle ronde (specie di squadre “popolari” di controllo per la cosiddetta “sicurezza” del territorio) ed alle schedature etniche di cittadini italiani di etnia rom come è accaduto a Milano ed in seguito in altre località.

Gli episodi cui mi riferisco sinteticamente (nei siti internet indicati si possono trovare più ampi dati) presentano almeno due aspetti: da una parte il montare della xenofobia come campagna di opinione che a tratti purtroppo significativi diventa anche violenza fisica, ma dall’altra parte il fenomeno altrettanto allarmante dell’assuefazione generale a questa situazione. La violenza, l’istigazione all’odio razziale, e altre infinite forme di abuso contro i rom e i sinti oggi in Italia sono infatti generalmente non censurate e accettate.

Questo è evidente in due gravi episodi. Nell’estate del 2007, a Livorno, quattro piccoli bambini rom provenienti dalla Romania, Eva, Danchiu, Dengi, Lenuca persero la vita in un tragico rogo - questi bambini vivevano sotto un ponte in condizioni disumane. Tragedie di questo tipo dimostrano in primo luogo l'emarginazione sociale e l’isolamento nel quale molte comunità rom e sinte sono costrette a vivere, spesso costrette a  passare di sgombero in sgombero.

Recentemente a Napoli il 20 luglio scorso due bambine rom, Violetta e Cristina Ebrehmovich, di dodici e undici anni, sono morte annegate. Mentre i corpi senza vita delle bambine erano ancora sulla sabbia, c' era chi continuava a far colazione e a prendere il sole a pochi metri dai corpi delle bambine, tutto ciò avveniva nella completa e totale indifferenza dei bagnanti.

Il riferimento a due episodi così gravi, che hanno comportato la morte di bambini, serve per mostrare l’ampiezza del fenomeno: ma si dovrebbe a proposito anche ricordare la triste indifferenza, a volte l’indispettita approvazione, con cui vengono accolti i vari provvedimenti del “pacchetto sicurezza”, dalla proposta di schedature etniche (di cui più avanti meglio dirò), alle iniziative di sindaci sceriffi contro l’elemosina e i “bivacchi”. Come possiamo parlare di prospettive per il futuro dei giovani rom e sinti se partiamo da questi presupposti?

In Italia ormai la discriminazione e il pregiudizio nei confronti dei rom e dei sinti sono considerati fenomeni “normali”, condivisi, accettati, che non fanno scandalo.

Si tratta di discriminazioni di natura collettiva che tendono ad emarginare sistematicamente un gruppo di persone in quanto tale perché contrassegnato dalla comune origine etnica.

Rom fa rima con discriminazione e, per quanto questa affermazione possa avere il sapore della parzialità, è invece l’unica, essenziale, indiscutibile asserzione che si può pronunciare sulla  condizione di molti giovani rom e sinti in Europa.

È necessario pertanto riflettere sulla diffusa discriminazione razziale esistente, perché solo combattendo l’antiziganismo si può sperare di migliorare la situazione, purtroppo gli innumerevoli stereotipi esistenti impediscono di creare politiche efficaci. 

Emergenza?

In Italia esiste una questione rom/sinta irrisolta da troppi decenni e le cause sono da attribuire a scelte politiche differenziate di esclusione e di segregazione

Il 30 maggio 2008 sono state emanate ben tre ordinanze[2] del Presidente del Consiglio dei Ministri con i quali è stato dichiarato lo stato d’emergenza in tre regioni italiane, con nomina dei Commissari Straordinari, per «fronteggiare lo stato di emergenza» in relazione agli insediamenti di comunità nomadi .

Parlare di emergenza però è alquanto improprio visto che la condizione  di degrado e abbandono di molti  rom e sinti in Italia è strutturale da decenni, tanto da essere stata oggetto di condanna da vari organismi internazionali e comunitari, tra i quali il Parlamento Europeo[3], il Consiglio d’Europa[4] e il Comitato Onu contro la discriminazione razziale CERD[5]

A seguito di queste ordinanze  a Napoli, numerosi rom (anche minori superiori all’età di 14 anni) privi di documenti sono  stati schedati  attraverso il rilievo delle impronte digitali e l’indicazione della religione e dell’etnia.

Ho qui con me una copia del documento, è del 25 giugno 2008,  vi è l’intestazione ufficiale con l’indicazione del Commissario Delegato per l’emergenza insediamenti comunità nomadi nella Regione Campania (vedi allegato). C’è proprio tutto, la foto, le impronte digitali, il numero di passaporto, i dati anagrafici e due caselle con l’indicazione dell’etnia e del credo religioso.

Viene da chiedersi come sia  possibile che nell’Italia e nell’Europa del 21° secolo si siano potute identificare delle persone sulla base dell’etnia e della religione.

L’esempio di Napoli e della relativa schedatura è stata una scelta totalmente ingiustificata e profondamente discriminante, poiché viola ogni normativa internazionale sui diritti umani ed è incompatibile con le direttive UE sulla parità di trattamento.

Il 17 luglio per far fronte alle polemiche suscitate per le impronte digitali e per assicurare l'uniformità dei comportamenti e il rispetto delle norme nazionali ed internazionali che regolano la tutela della privacy, sono state diffuse le Linee guida del Ministero dell'Interno[6], per l'attuazione delle ordinanze del Presidente del Consiglio dei Ministri del 30 maggio 2008, dove si forniscono ai Commissari delegati indicazioni per procedere al censimento degli insediamenti, delle persone e dei nuclei familiari, nonché all'identificazione delle persone che non siano in grado di dimostrare la loro identità.

Quanto riferito non è affatto una digressione: ritengo infatti che il sentimento anti-rom, e i numerosi pregiudizi razziali che stanno investendo massicciamente il mio paese rappresentino una gravissima minaccia non solo per i  rom e i sinti, ma anche  per i valori europei e internazionali della democrazia, dei diritti dell'uomo e dello stato di diritto e pertanto per la sicurezza di tutti in Europa. 

La rappresentazione sociale: memoria storica, stereotipi e legislazione europea

Vi sono alcuni caratteri fondamentali da tener presente qualora si parli della rappresentazione sociale dei rom e dei sinti, poiché questi caratteri sono strettamente legati alle scelte politiche e legislative a loro destinate.

Innanzitutto penso che sia importante partire dall’analisi del grado di accettazione che la società maggioritaria nutre nei confronti dei rom e dei sinti, minoranze che, ricordo, abitano in Europa da circa otto secoli. Bisognerebbe costantemente tener presente la nostra travagliata storia – non suoni questo superfluo o retorico, in quanto la rimozione della memoria e il revisionismo sono spesso il primo passo verso nuove catastrofi. Una storia che è stata generata ed accompagnata dal sistema di azioni politiche e legislative, il cui approccio il più delle volte  ha ridotto i rom e i sinti ad uno strato sociale discriminato ed emarginato, negando loro la dignità di chiamarsi popolo (e tanto meno minoranza), arrivando fino ai tentativi della cosiddetta “soluzione finale”, prospettata dai regimi nazisti e fascisti.

La memoria dello sterminio di più di 500.00 persone, perseguitate per motivazioni razziali, non è stata sufficiente per erigere dei tabù nei confronti degli innumerevoli stereotipi esistenti nei confronti  dei rom e dei sinti.

Che si tratti delle rappresentazioni sociali contenute nell’immaginario collettivo o degli atti di violenza fisica e/o psichica diretta, questa impronta drammatica perseguita i gruppi rom e sinti in diversi stati europei a tutt’oggi, nonostante la normativa internazionale formulata a loro difesa.

Va ricordato che neppure gli episodi più tristi hanno saputo sradicare dall’immaginario collettivo gli stereotipi che a tutt’oggi colpiscono sinti e rom in ogni paese europeo: anzi, come ho cercato di mostrare attraverso la cronaca italiana, sembra che l’opinione pubblica ne resti, in parte indifferente, in parte morbosamente attratta, trovandovi una giustificazione – volta per volta, il degrado, l’incapacità, la pigrizia, ecc – per alimentare ogni sorta di pregiudizio.

Sono passati ormai otto anni da quando l'Unione Europea ha adottato una legislazione che vieta ogni discriminazione diretta o indiretta basata sulla razza o l'origine etnica, la religione o le convinzioni, l'handicap, l'età o l'orientamento sessuale.

È di fondamentale importanza il recepimento completo della Direttiva n. 2000/43/CE e la reale possibilità di contrastare tutte le forme di discriminazioni etniche/razziali, dirette ed indirette, che colpiscono attualmente le minoranze sinte e rom.

Le istituzioni europee ed i politici dovrebbero continuare a lavorare su più fronti, diversi ma connessi: applicare la legislazione esistente, rafforzandola dove necessario, e promuovere una forte cultura antidiscriminatoria, sia a livello europeo, che a livello nazionale e locale. Anche le chiese, con l’ampiezza delle loro istituzioni educative, ritengo possano fare molto per mantenere la memoria e combattere gli stereotipi.

Nonostante gli appelli lanciati da varie organizzazioni internazionali ed europee e la “Strategia per i rom”, votata a larga maggioranza dal Parlamento Europeo nel gennaio 2008[7], che condanna senza eccezioni tutte le forme di razzismo e di discriminazione cui sono soggetti i rom e i sinti  e sollecita la Commissione Europea a sviluppare una strategia quadro per il loro inserimento, nella maggior parte degli stati dell’Unione le popolazioni rom e sinte non beneficiano di una protezione giuridica specifica.  

Verso una crescita della consapevolezza e della partecipazione

Come giovane donna sinta avverto l’esigenza di guardare al futuro e di sottolineare il cammino che resta da percorrere. So infatti che alcuni passi sono stati fatti, che la consapevolezza, la formazione scolastica e la voglia di partecipazione politica che la mia generazione sperimenta è un fatto nuovo rispetto ad alcuni decenni fa. E tuttavia proprio questa consapevolezza che si esprime in forme diverse dal passato, più pronte al confronto culturale e politico con la società maggioritaria, mi spinge ad avvertire con forza le urgenze ed a sottolineare il cammino da percorrere, più di quello percorso. Bisogna accrescere ulteriormente la consapevolezza dei rom e dei sinti circa le violazioni dei loro diritti in quanto cittadini di uno stato, attraverso la formazione di attivisti/mediatori rom e sinti.

Quindi è necessario informare meglio rom e sinti della protezione giuridica esistente e dei mezzi disponibili per combattere la discriminazione.

Tutto ciò potrebbe essere realizzato attraverso seminari destinati alle nostre associazioni, cioè ai diretti protagonisti, attraverso la produzione e la diffusione di materiali per le comunità rom e sinte contenenti informazioni su parità dei diritti, risorse ed esempi di buone pratiche nelle varie lingue europee oltre che in lingua ròmanes.

In particolare dobbiamo chiedere che vengano inasprite le pene per chi viola le leggi contro la discriminazione, ad oggi ridicole, e che vengano implementati i poteri delle nostre associazioni sia nel contrasto dei reati che nella tutela alle vittime delle discriminazioni 

Garantire la partecipazione dei giovani  sinti e rom

L’allargamento dell’Unione Europea del 2004 e più recentemente l’entrata di Bulgaria e Romania nel gennaio 2007 ha spinto gli attori politici e i legislatori europei a investire maggiori attenzioni sulla questione della tutela dei diritti delle minoranze etniche rom e sinte in Europa. 

Negli ultimi anni i governi europei hanno fatto numerosi sforzi per adattare la propria legislazione agli standard internazionali. Nonostante tutto, però, la reale partecipazione delle minoranze rom e sinte, in particolare di giovani rom e sinti ai processi decisionali e  politici risulta essere molto limitata.

Manca un approccio sostanziale che sia in grado di promuovere il pieno coinvolgimento dei giovani rom e sinti come soggetti attivi all’interno della società, affinché noi giovani possiamo divenire promotori della nostra autonomia sociale e culturale.

L’assenza endemica dei rom e dei sinti nelle attività delle organizzazioni internazionali che si occupano di questioni rom, nonostante qualche interessante segnale di segno contrario, è fatto grave e preoccupante.

Non si può però avere una strategia europea per i rom e i sinti efficace senza che i diretti protagonisti, ossia i giovani rom e sinti, entrino nella sua definizione, nell’implementazione e nella valutazione dei risultati. Sarà difficile poter parlare di un futuro costruttivo dei rom e dei sinti se non si è in grado di promuoverne il pieno coinvolgimento nelle politiche che riguardano la loro esistenza.

Ad esempio, tra le migliaia di dipendenti della Commissione UE non vi è  nemmeno un rom o un sinto, e neppure vi è rappresentanza presso il Gruppo interservizi sui rom: (si tratta di un tavolo di discussione e coordinamento tra i vari servizi dell’esecutivo europeo).

Vi è la necessità di garantire un’effettiva partecipazione  alla vita politica. In questo i partiti politici nazionali ed europei dovrebbero impegnarsi per riformare le proprie strutture interne al fine di rimuovere ogni ostacolo diretto o indiretto alla partecipazione dei rom e dei sinti e ad incorporare nella propria agenda politica e sociale programmi specifici finalizzati alla loro piena integrazione.

Ma come raggiungere tale obbiettivo? Penso che questa sia la prima e la più urgente questione da risolvere.

In Italia per esempio si continua ad ignorare il fallimento di gran parte dei progetti assistenziali per lo più fasulli, che non fanno emergere giovani  rom e sinti, uomini e donne capaci di pensare.

Mentre in altri paesi europei sono state attivate specifiche strategie per eleggere rom e sinti a tutti i livelli, dal Parlamento Europeo, al Parlamento nazionale, ai governi locali. Non è un caso che in Italia, bisognerà attendere il 2005 per l’elezione a consigliere comunale di un candidato sinto (del Prc), Yuri Del Bar. In altre città come Bolzano, Roma e Milano la candidatura di una ròmni e di un sinto sono falliti sotto i colpi di una propaganda razzista.

Penso che sia importante investire sui giovani rom e sinti, poiché essi sono la speranza per un futuro diverso. È necessario che noi stessi diveniamo portatori di un rinnovamento indispensabile per uscire dalla sofferenza, dall’incertezza, dalla crisi di identità, dalla situazione conflittuale di dover condividere i valori etici tradizionali Romanès e le esigenze complesse della modernità.

Questo naturalmente implica che noi giovani rom e sinti dobbiamo impegnarci al fine di garantire un futuro partecipativo competente, leale ed efficace.

Per giungere a questo, l’istruzione sicuramente è un elemento importantissimo per tutte le giovani  comunità rom e sinte, la scolarizzazione può divenire uno strumento di riscatto morale all’interno della società maggioritaria poiché consente una miglior auto rappresentazione  e una maggior emancipazione, ma da sola non basta.

Oltre alla questione della partecipazione e dell’istruzione, esistono innumerevoli  ostacoli da superare per determinare un’interazione sociale dei rom e sinti: il mancato riconoscimento di minoranza linguistica, nazionale o etnica, il mancato rispetto di molti governi europei delle norme e dei principi nazionali e internazionali, la mancata applicazione delle risoluzioni e raccomandazioni dei vari organismi europei, l’assenza di una politica rispettosa della diversità culturale. 

L’accesso all’istruzione come presupposto fondamentale per la partecipazione dei giovani sinti e rom

L’accesso all’istruzione costituisce un presupposto fondamentale per la partecipazione di noi giovani rom e sinti alla vita politica, sociale ed economica nei nostri rispettivi paesi, poiché ci permette di porci in posizione paritaria con il resto della popolazione.

La scolarizzazione è sicuramente  la  chiave della futura emancipazione delle nuove generazioni rom e sinte ed è risaputo che lo scarso livello di scolarizzazione di molti rom e sinti costituisce oggi in Europa il principale ostacolo nell’accesso al mondo del lavoro. Questo viene a parole affermato da tutti ed è stato anche portato come “sostegno” delle misure discriminatorie quali la schedatura etnica e le impronte digitali prese ai minori rom. Ma il diritto all’istruzione non si garantisce solo con i proclami: è necessario dar vita a condizioni sociali e misure politiche che lo rendano accessibile.

È importantissimo, invece, garantire stabilmente ed efficacemente ai nostri bambini e ai nostri giovani un’istruzione non discriminatoria, cioè lo stesso diritto ad un’istruzione di qualità indipendentemente dalla loro estrazione.

Fondamentale è dunque sensibilizzare l’opinione pubblica maggioritaria sui problemi che i bambini rom e sinti devono affrontare e sulle possibili soluzioni coinvolgendo quindi insegnanti, sindacati, autorità didattiche e gli stessi genitori. Per molti dei nostri bambini, che vivono quotidianamente tra sgomberi forzati, comportamenti discriminatori, insostenibilità dei costi e grandi distanze dell'istituto, la frequenza scolastica diventa impossibile.

Spesso, inoltre, i programmi di insegnamento falliscono nell’offrire una risposta ai bisogni degli alunni rom e sinti e nel guardare positivamente al contributo che gli stessi possono portare alla vita di classe.

Piuttosto che essere un luogo dove costruire relazioni positive e egualitarie tra alunni e tra alunni ed insegnanti, la scuola diventa purtroppo molto spesso un luogo dove si perpetua e rinforza l’emarginazione dei rom e dei sinti. 

La lingua

L’accesso al sistema educativo potrebbe essere facilitato, sopratutto attraverso misure che assicurino il rispetto, la tutela e la promozione della lingua ròmanes e del suo insegnamento, nonché della stessa cultura rom e sinta, elaborando progetti e borse di studio per studenti rom e sinti.

In molte scuole europee si sono già registrate iniziative dirette alla promozione della cultura ròmani, anche se bisogna segnalare che spesso questi stessi progetti finiscono per veicolare immagini stereotipate e astratte della nostra cultura. Inoltre vi è spesso mancanza di continuità degli interventi, legati a finanziamenti discontinui, insufficienti ed elargiti a pioggia senza una programmazione adeguata e misure di monitoraggio.

Nell’elaborazione delle politiche dell’istruzione, il coinvolgimento e la consultazione dei rappresentanti rom e sinti è pertanto assolutamente essenziale.

Sarebbe anche di fondamentale importanza favorire una maggiore rappresentatività dei rom e dei sinti fra gli insegnanti scolastici.

È indispensabile che la storia e il concetto di anti-ziganismo vengano inclusi in tutte le scuole, tenendo in particolare considerazione l’esperienza del genocidio rom e sinto subito durante la seconda guerra mondiale. 

Mediazione

Di basilare importanza, per la riuscita di quest’interazione sul piano scolastico, è la presenza della figura professionale del “mediatore culturale” rom o sinto/a.   

L’impiego di “mediatori culturali” ha prodotto dei risultati positivi, permettendo l’interazione tra gli i insegnanti e i genitori anche se, va detto, non si possono addossare a loro tutte le responsabilità: non possono certo queste figure risolvere i problemi sostanziali causati dalla situazione di marginalità sociale ed economica vissuta dai bambini rom e sinti e dalle loro famiglie.

Le scelte o l’indifferenza delle amministrazioni locali, che relegano o lasciano in condizioni di marginalità i gruppi rom e sinti che abitano nelle città, comportano il mantenimento di una distanza, l’impossibilità di realizzazione di uno spazio sociale comune, in cui rom e non rom possano costruire relazioni sulla base del riconoscimento reciproco e dell’attribuzione di significati condivisi a medesime realtà, quali potrebbe essere la scuola.

Per ottenere risultati concreti però bisogna necessariamente  perseguire una politica globale che deve prevedere la risposta a tutti i problemi. Il tema dell’ istruzione deve essere necessariamente connesso a tutti le altre questioni come casa, lavoro e sanità.  

Il  riconoscimento dello status di minoranza

Oggi ai giovani  rom e  sinti in Europa si dovrebbero garantire  gli stessi diritti che vengono riconosciuti  ad altre minoranze. 

I singoli stati, seppur firmatari di varie risoluzioni, convenzioni, dichiarazioni non rispettano le decisioni che le medesime disciplinano e seppur firmatari di tali documenti, non riconoscono la minoranza dei rom e sinti nei limiti della propria sfera d’influenza giuridica e territoriale.

Per esempio nell’ordinamento giuridico italiano non c’è una specifica normativa che riconosca e tuteli le comunità rom e sinte residenti in Italia come minoranze storiche-linguistiche.

Il dibattito parlamentare relativo alla legge 15 dicembre 1999 n. 482 “Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche”, infatti, escluse la minoranza rom e sinta tra quelle ammesse a tutela sulla base del presupposto di una mancanza di radicamento sul territorio, riservandosi di proporre e approvare una legge ad hoc che tenga conto della loro specificità.

In realtà l’approvazione di tale legge avvenne dopo un dibattito travagliato tra le forze politiche ed è stata possibile solo con la cancellazione di qualsiasi riferimento alle minoranze rom e sinti, disattendendo così  norme, principi ed impegni internazionali, in particolare la Carta Europea delle Lingue Regionali Minoritarie che prevede esplicitamente norme (punto C) «anche per le lingue sprovviste di territorio come l'yiddish e il ròmanes».

La decisione di escludere il ròmanes fra il dettato delle lingue minoritarie è stato un atto gravissimo è sottolinea palesemente la discriminazione di una popolazione che già in quel tempo era fortemente emarginata.

Nonostante l’impegno assunto dal Parlamento e i diversi progetti e proposte di legge presentati od oggi non si sono ancora registrati risultati positivi, un vuoto normativo solo in parte colmato da leggi regionali emanate, a partire dal 1984, per  la tutela delle minoranze  rom e sinti e della loro cultura[8].

Tale necessità è stata ribadita nell’ambito della prima conferenza internazionale sulla situazione dei Rom, organizzata nel gennaio 2008 dal Ministero dell’Interno e dal Ministero della solidarietà sociale[9], dove è stato illustrato il progetto finalizzato al riconoscimento nei confronti dei rom e dei sinti dello status di minoranza linguistica, in base a quanto già previsto dalla legge del 1999, ma anche l’avvio per il riconoscimento di uno status giuridico, tramite la costituzione di una commissione interministeriale alla quale far partecipare anche le associazioni delle comunità.

In Italia, un primo risultato positivo nel processo di riconoscimento si potrebbe ottenere attraverso una rapida entrata in vigore della proposta di legge n 2858[10] per l’estensione delle disposizioni di tutela delle minoranze linguistiche e storiche (legge 482/99) alla minoranze rom e sinte.

Il riconoscimento costituirebbe un primo passo significativo perché si tratterebbe di un intervento  complessivo rivolto ad una minoranza portatrice di una storia e di una cultura complessa e viva che è parte integrante della cultura italiana e non semplicemente un intervento rivolto ad un gruppo socialmente emarginato.

I vari organismi europei richiedono da tempo il riconoscimento e la tutela delle minoranze rom e sinte.

Numerosi paesi in Europa  hanno adottato strategie politiche di questo genere, l’integrazione va di pari passo con il riconoscimento dei diritti e doveri, molti sono gli esempi positivi nel resto d’Europa al quale potersi  ispirare[11]. 

Prospettive per il futuro

Per garantire un futuro migliore alle nuove generazioni rom e sinte accanto al riconoscimento come minoranza occorrerebbe infatti adoperarsi per risolvere i concreti problemi riscontrati nei vari settori, ad esempio quello abitativo, occupazionale, dell’istruzione attraverso una strategia globale.

Spesso l'assenza di una politica globale è l'inevitabile conseguenza della mancanza di una legge nazionale che riconosca uno status giuridico specifico alle popolazioni rom e sinte presenti all’interno dei confini nazionali. Inoltre, una legislazione carente rafforza i pregiudizi e gli stereotipi, i quali poi sono ulteriormente causa sia di insufficiente produzione giurica che di inadempienze nell’applicazione delle leggi esistenti. La strategia dovrebbe essere integrata, partecipata e culturale.

  • Integrata nel senso di avere riguardo per tutti i problemi nel loro complesso. Non si può adottare una strategia dicendo: bene, risolviamo il problema dell’alloggio. Si costruisce l’alloggio, e si affitta a persone che non hanno un lavoro e che non possono pagare l’affitto.
  • Dovrebbe avere la caratteristica della partecipazione, coinvolgendo tutte le autorità interessate e le rappresentanze rom e sinte. Succede spesso che in generale gli strumenti rimangono della bella letteratura se non sono messe in atto da parte dei governi nazionali. Le  istituzioni europee possono incoraggiare e mettere a disposizioni strumenti finanziari e normativi ma poi devono essere i singoli governi ad attivarsi. Spesso non si attuano politiche e strategie globali per i rom e i sinti e le indicazioni degli organismi internazionali non vengono seguite e capita appunto di scoprire che le risorse economiche messe a disposizione dell’UE esistono, ma che alcuni stati (come è successo con l’Italia ) non ne fanno richiesta.
  • Il cammino da compiere è ancora lungo, perché anche i migliori strumenti finanziari e normativi si riveleranno inadeguati se non esiste la volontà politica di tradurli in iniziative concrete a lungo termine e se non può contare su un solido sostegno da parte della popolazione maggioritaria. Ciò che si registra spesso è sopratutto una mancanza di volontà politica a livello locale, che generalmente rispecchia la mancanza di volontà della popolazione stessa. Questo è un aspetto culturale  essenziale di cui bisogna tener conto. Per l’adozione di qualsiasi strategia nei vari  settori occorre coinvolgere la popolazione, spiegare le motivazioni degli interventi, eliminare gli stereotipi, altrimenti difficilmente si potranno raggiungere dei risultati.

Finché comunque ci sarà una scarsa conoscenza della nostra realtà, della realtà rom e sinta sarà difficile poter parlare di interazione sociale. La non conoscenza, unita all’immaginario negativo e al pregiudizio verso i rom e i sinti, porta l’opinione pubblica a percepire la convivenza come molto problematica. Gli stereotipi sono un ostacolo reale per la realizzazione di politiche efficaci.

Per invertire la tendenza alla discriminazione è innanzitutto necessario confrontarsi attraverso meccanismi di interazione e conoscenza reciproca, creando occasioni di incontro, magari partendo proprio dai giovani.

I mass media in quanto vettori dell’informazione dovrebbero essere il principale strumento per favorire il dialogo culturale e la comprensione reciproca[12]. Spesso, però si registra un comportamento generalizzato dei media che alimenta appunto stereotipi e pregiudizi.

In Italia per esempio, soprattutto in periodo di campagna elettorale, i politici vengono regolarmente citati dalla stampa in seguito alle loro dichiarazioni anti-rom e a discorsi dichiaratamente pieni di incitamento all'odio e  di stigmatizzazione dei rom e dei sinti

Questo, per esempio, è un elemento che oggi, in Italia, si registra regolarmente perfino nel discorso pubblico governativo.

L’esercizio del diritto di libertà di espressione implica speciali doveri e responsabilità, in particolare l’obbligo di non propagandare idee razziste.

Anche su questo tema è fondamentale è urgente aprire una discussione.

Ma quali sono le possibili soluzioni e le priorità sulle quali  bisogna intervenire? Provo a indicarne qualcuna:

  • creare occasioni di incontro con i giovani rom e sinti,
  • fare informazione,
  • offrire formazione nelle scuole,
  • realizzare campagne antidiscriminatorie sul modello della pubblicità progresso promossa dall’CoE: «Dosta![13]» (Basta!) di cui i giovani rom e sinti possono essere protagonisti

Conclusioni

La marginalizzazione dei rom e dei sinti ha attraversato i secoli, dalle violente persecuzioni di ieri alla ghettizzazione imperante di oggi, passando per lo sterminio, dimenticato, della seconda guerra mondiale. Eppure la nostra cultura  riesce a  rinascere sempre dalle proprie ceneri, nella sua ricerca senza fine di legittimità, crede all'avvento di una comunità consapevole dei propri diritti e di una società rispettosa delle differenze.

Ad oggi penso che l'Unione Europea sia l’unica speranza e l’unica istituzione che  abbia l’intenzione di aiutarci a forzare la mano dei partiti politici per migliorare la nostra situazione.

Io come tanti altri giovani rom e sinti in Europa ho scelto l’attivismo nella speranza di poter dare un contributo positivo alla società, cercando di abbattere gli stereotipi esistenti attraverso la conoscenza e il dialogo.

 

[1] Nel corso della relazione utilizzerò gli autonimi “rom e sinti” così come indicato dall’OSCE nella decisione N. 03/03: “Piano d’Azione per migliorare la situazione dei rom e dei sinti nell’area OSCE”, adottata a Maastricht  il 2 dicembre 2003 dal Consiglio Dei Ministri.

http://www.osce.org/documents/odihr/2003/11/1751_it.pdf

http://www.osce.org/search/?displayMode=3&lsi=1&q=rom+e+sinti

Inoltre, come è stato  sottolineato anche in questa sede, molti rom e sinti europei rifiutano l’eteronimo “zingari” in quanto considerato improprio e stigmatizzante, quindi, visto che per noi il termine ha una connotazione estremamente negativa, in Italia,  preferiamo di gran lunga essere definiti con gli autonimi che ci contraddistinguono. 

[2]http://www.interno.it/mininterno/export/sites/default/it/sezioni/servizi/legislazione /protezione_civile/0987_2008_06_03_OPCM_30_05_08.html

http://www.interno.it/mininterno/export/sites/default/it/sezioni/servizi/legislazione/

protezione_civile/0986_2008_06_03_OPCM_30_05_08.html

http://www.interno.it/mininterno/export/sites/default/it/sezioni/servizi/legislazione/

protezione_civile/0985_2008_06_03_OPCM_30_05_08.html

[3] http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?pubRef=-//EP//TEXT+TA+P6-TA-2007-0534+0+DOC+XML+V0//IT

   http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?type=TA&reference=P6-TA-2008-0361&language=IT&ring=B6-2008-0348

[5] http://www.osservazione.org/documenti/CERD-C-ITA-CO-15%20_IT.pdf

   http://fra.europa.eu/fra/material/pub/ROMA/Incid-Report-Italy-08_en.pdf

[6] http://www.poptel.co.uk/statewatch/news/2008/jul/italy-roma-ministry-guidelines-italian.pdf

[7] http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?type=TA&reference=P6-TA-2008-0035&language=IT&ring=P6-RC-2008-0050#ref_1_1ref_1_1

[8] In realtà però la regionalizzazione della legislazione della tutela delle minoranze e dell’identità etnica rom e sinta non è risultata un’ottima scelta.

Nelle leggi regionali vi sono parecchie debolezze la prima è che si tende a sottolineare l’identità nomade dei rom e sinti, con la sola eccezione di Veneto, Toscana ed Emilia Romagna che hanno apportato modifiche ai loro ordinamenti per riconoscere la stanzialità della maggior parte dei rom e dei sinti che si riferisce ormai al 80% dell’intera popolazione Romani italiana.

Le 11 regioni hanno legiferato per tutelare il “diritto al nomadismo” e alla sosta nel territorio regionale, regolando le modalità di allestimento di aree attrezzate, i cosiddetti “campi”. 

È proprio a seguito di queste leggi negli anni 80 il modello campo nomadi diventa parte di una fase politica, diventa istituzionalizzato, se è vero che in molti contesti internazionali l’Habitat dei rom e dei sinti  è segnato da condizioni di degrado e di esclusione, nella situazione italiana questa condizioni fanno riferimento a leggi, regolamenti, a norme tecniche codificate.

[9]http://www.interno.it/mininterno/export/sites/default/it/sezioni/sala_stampa/

notizie/minoranze/0992_2008_01_22_conferenza_rom_sinti.html

http://www.interno.it/mininterno/export/sites/default/it/assets/files/15/0970_conferenza_immigrazione_programma.pdf

[10] http://www.radioradicale.it/scheda/237303/presentazione-della-proposta-di-legge-per-estendere-le-disposizioni-di-tutela-delle-minoranze-linguistiche

[11] Ungheria: Il 7 luglio 1993 dal Parlamento quasi all'unanimità, l'Ungheria si è data un apparato legale e giuridico eccezionale, che mira a garantire i diritti delle minoranze che vivono sul proprio territorio.

Vi sono individuate tredici minoranze: dodici nazionali, ereditate dalla storia, e una etnica, i rom

Svezia e Austria: oltre all’esempio ungherese seppur formule diverse i rom e i sinti sono stati riconosciuti anche in Svezia e Austria.

La legge svedese del 1999 ha istituito  una politica unificata per le minoranze nella quale si riconosce lo status di minoranza etnica alla comunità rom sul territorio svedese nonché  la lingua ròmani come lingua ufficiale.

L’Agenzia Europea per i Diritti Fondamentali nel proprio rapporto del 2003 ha segnalato che in Austria sono stati riconosciuti ufficialmente sei gruppi etnici sin dal 1993 e fra questi gruppi etnici ci sono i rom e i sinti. 

 

[12] http://www.giornalismi.info/mediarom/index.html

[13] http://www.dosta.org/

 

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