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DISCORSO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI
AI MEMBRI DELL'UFFICIO DEL LAVORO DELLA SEDE APOSTOLICA

Sala dei Papi
Venerdì, 19 dicembre 2008

 

Signor Cardinale,
venerati Fratelli nell’episcopato e nel sacerdozio,
cari fratelli e sorelle!

Sono lieto di dare il mio benvenuto a tutti voi che prendete parte a questo incontro, a pochi giorni dal 20° anniversario dell’istituzione dell’Ufficio del lavoro della Sede Apostolica (ULSA) da parte del mio venerato predecessore Giovanni Paolo II, con il Motu ProprioNel primo anniversario del 1° gennaio 1989. Saluto il Signor Cardinale Francesco Marchisano, Presidente dell’ULSA, lo ringrazio per le cordiali parole che mi ha rivolto, e colgo l’occasione per esprimergli viva gratitudine per il lungo servizio che ha reso alla Santa Sede. Saluto il Vice Presidente, il Vescovo Franco Croci, il Direttore, Dottor Massimo Bufacchi, i componenti della Presidenza, del Consiglio, del Collegio di conciliazione e arbitrato insieme agli altri vostri collaboratori.

Nel Motu Proprio istitutivo dell’ULSA, il Servo di Dio Giovanni Paolo II, come ha ricordato il vostro Presidente, formulava l’auspicio che “sia fattivamente onorata la dignità di ciascun collaboratore; siano riconosciuti, tutelati e promossi i diritti sociali ed economici di ogni membro; siano sempre più fedelmente adempiuti i rispettivi doveri; sia stimolato un vivo senso di responsabilità; sia reso sempre migliore il servizio”. Nel successivo Motu Proprio del 1994 dal titolo “La sollecitudine”, con cui egli approvò lo Statuto definitivo dell’Ufficio, volle scrivere: “Desidero ora riaffermare la funzione, attribuita all'Ufficio del Lavoro della Sede Apostolica, di Organo della medesima che ha specifica identità istituzionale ed è preposto alla tutela dei legittimi interessi degli appartenenti alla comunità di lavoro della Santa Sede, per assicurare armonia e perequazione, nella pluralità, diversità e specificità delle mansioni, favorendo una corretta applicazione dei principi della giustizia sociale, a garanzia dell'unità di tale comunità e della crescita dei rapporti interpersonali in seno alla medesima”.

Si tratta di orientamenti ben chiari, che mi piace ribadire, ponendo in luce il peculiare compito che l’Ufficio del Lavoro della Sede Apostolica è chiamato a svolgere nella formazione del personale, per rendere l’attività della comunità lavorativa della Santa Sede sempre più efficiente e solidale. Altro importante servizio del vostro Ufficio è quello di prevenire ogni eventuale dissidio concernente i lavoratori alle dipendenze della Sede Apostolica, e cercarne, se necessario, il sollecito componimento mediante un dialogo sincero ed oggettivo, ponendo in essere le previste procedure di conciliazione e di arbitrato. Tutto ciò al fine di consolidare detta comunità di lavoro, esplicando opportuni interventi volti al pieno adempimento delle norme poste a salvaguardia della medesima, e componendo eventuali questioni di carattere amministrativo o sociale-economico che si verificassero nei vari organismi della Santa Sede. Proprio così, cooperando alla migliore organizzazione della comunità di lavoro della Sede Apostolica, il vostro Ufficio consegue il raggiungimento dei fini per cui è stato costituito.

In questa circostanza, vorrei sottolineare come la comunità di lavoro costituita da quanti operano nei vari uffici ed organismi della Santa Sede, formi una singolare “famiglia”, i cui membri sono uniti, oltre che da vincoli funzionali, da una stessa missione, che è quella di aiutare il Successore di Pietro nel suo ministero al servizio della Chiesa universale. L’attività professionale che essi svolgono costituisce pertanto una “vocazione” da coltivare con cura e spirito evangelico, vedendo in essa una concreta via alla santità. Questo domanda che l’amore per Cristo e per i fratelli, insieme a un condiviso senso ecclesiale, animi e vivifichi la competenza e la dedizione, la professionalità, l’impegno onesto e corretto, la responsabilità attenta e matura, rendendo in questo modo preghiera il lavoro stesso, qualunque esso sia. Potremmo qualificare tutto ciò come un permanente compito formativo e spirituale, a cui possono offrire il loro apporto tutti: cardinali, vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose e laici. Se infatti è importante il rispetto dei principi della giustizia e della solidarietà ben enucleati dalla dottrina sociale della Chiesa, è indispensabile soprattutto il comune sforzo sorretto dalla convinta adesione a Cristo e dall’amore sincero per la sua Chiesa.

Ben volentieri, quindi, mentre colgo l’odierna opportunità per ringraziare quanti prestano la loro opera nei vari Dicasteri ed Uffici, formulo l’auspicio che in tutti e ciascuno non venga mai meno la ricerca della giustizia e la costante tensione verso la santità. Auguro al tempo stesso che l’Ufficio del Lavoro della Sede Apostolica, per quanto è di sua competenza, contribuisca al conseguimento di tale scopo. Inoltre, l’approssimarsi del Santo Natale porta quasi naturalmente il mio pensiero alla crisi del lavoro che preoccupa oggi l’intera umanità. Chi ha la possibilità di lavorare sia riconoscente al Signore e apra con generosità l’animo a chi invece si trova in difficoltà lavorative ed economiche. Il Bambino Gesù, che nella Notte Santa di Betlemme si è fatto uomo per venire incontro alle nostre difficoltà, guardi con bontà a quanti sono duramente provati da questa crisi mondiale e susciti in tutti sentimenti di autentica solidarietà. Nel messaggio per la prossima Giornata Mondiale della Pace ricordo che “la lotta alla povertà ha bisogno di uomini e donne che vivano in profondità la fraternità e siano capaci di accompagnare persone, famiglie e comunità in percorsi di autentico sviluppo umano” (n. 13).

Formulo volentieri questo auspicio, che pongo nelle mani della Madonna e di san Giuseppe, per il vostro Ufficio, per i dipendenti della Sede Apostolica, allargandolo all’intero mondo del lavoro, e, mentre a tutti auguro un santo e sereno Natale, di cuore vi benedico insieme alle vostre famiglie e alle persone a voi care. Buon Natale!

 

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