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CONCERTO OFFERTO DAL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA DI UNGHERIA,
PAL SCHMITT, IN OCCASIONE DELLA PRESIDENZA UNGHERESE
DEL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA, 
NEL 200° ANNIVERSARIO DELLA NASCITA DI FERENC LISZT

PAROLE DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI
AL TERMINE DEL CONCERTO 

Aula Paolo VI
Venerdì
, 27 maggio 2011

 


Signor Presidente della Repubblica,
Signori Cardinali,
Onorevoli Ministri e Autorità,
Venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Presbiterato,
Gentili Signori e Signore!

Tisztelettel üdvözlöm a Magyar Köztársaság elnökét, Schmitt Pál urat, kedves feleségét és a magyar delegációt. Megköszönöm hozzám intézett szavait és azt, hogy rendkívüli szívélyességgel felajánlotta számunkra ezt a csodálatos hangversenyt, az Európai Unió Tanácsának magyar elnöksége és a valóban európai művész, Liszt Ferenc születésének kétszázadik évfordulója alkalmából.

[Desidero rivolgere un deferente saluto al Presidente della Repubblica di Ungheria, Sig. Pál Schmitt, alla gentile consorte e alla Delegazione ungherese. Lo ringrazio per le parole che mi ha rivolto e per averci offerto, con squisita cortesia, questo splendido concerto, in occasione della Presidenza ungherese del Consiglio dell’Unione Europea e del bicentenario della nascita di Ferenc Liszt, artista veramente europeo.]

Saluto le altre Autorità, i Signori Ambasciatori, le varie Personalità, e voi tutti.  Un grazie speciale al Direttore, al Tenore, all’Orchestra Filarmonica Nazionale e al Gruppo Corale Nazionale Ungheresi per l’esecuzione di altissimo livello, e agli organizzatori.

Liszt, uno dei maggiori pianisti di tutti i tempi, è stato un compositore geniale non solo di musiche per pianoforte, ma anche di musica sinfonica e sacra, come abbiamo ascoltato. Vorrei proporvi un pensiero che mi ha suscitato l’ascolto dei primi tre brani: il Festmarsch zur Goethejubiläumsfeier, la Vallée d’Obermann e l’Ave Maria-Die Glocken von Rom, il primo nella rielaborazione e gli altri due nella trascrizione dal pianoforte del Maestro Kotschisch secondo il più genuino spirito lisztiano. In queste tre composizioni sono messi in evidenza tutti i colori dell’orchestra; perciò, abbiamo potuto sentire con chiarezza la voce particolare delle varie sezioni che formano una compagine orchestrale: gli archi, i fiati, i legni, gli ottoni, le percussioni. Timbri molto caratteristici e diversi tra loro. Eppure non abbiamo sentito un ammasso di suoni slegati tra loro: tutti questi colori orchestrali hanno espresso armoniosamente un unico progetto musicale. E per questo ci hanno donato la bellezza e la gioia dell’ascolto, hanno suscitato in noi una vasta gamma di sentimenti: dalla gioia e festosità della marcia, alla pensosità del secondo pezzo con una ricorrente e struggente melodia, fino all’atteggiamento orante a cui ci ha invitato l’accorata Ave Maria.

Una parola anche sul bellissimo Salmo XIII. Risale agli anni in cui Liszt soggiornò a Tivoli e a Roma; è il periodo in cui il compositore vive in modo intenso la sua fede tanto da produrre quasi esclusivamente musica sacra; ricordiamo che ricevette gli ordini minori. Il brano che abbiamo ascoltato ci ha dato l’idea della qualità e della profondità di questa fede. E’ un Salmo in cui l’orante si trova in difficoltà, il nemico lo circonda, lo assedia, e Dio sembra assente, sembra averlo dimenticato. E la preghiera si fa angosciosa davanti a questa situazione di abbandono: “Fino a quando, Signore?”, ripete per quattro volte il Salmista. “Herr, wie lange?”, ripetono in modo quasi martellante il tenore e il coro nel brano ascoltato: è il grido dell’uomo e dell’umanità, che sente il peso del male che c’è nel mondo; e la musica di Liszt ci ha trasmesso questo senso di peso, di angoscia. Ma Dio non abbandona. Il Salmista lo sa e anche Liszt, da uomo di fede, lo sa. Dall’angoscia nasce una supplica piena di fiducia che sfocia nella gioia: “Esulterà il mio cuore nella tua salvezza … canterò al Signore, che mi ha beneficato”. E qui la musica di Liszt si trasforma: tenore, coro e orchestra innalzano un inno di pieno affidamento a Dio, che mai tradisce, mai si dimentica, mai ci lascia soli. Liszt, a proposito della sua Missa Solemnis, scriveva: “Posso veramente dire che ho più pregato questa Messa di quanto l’abbia composta”. Penso che lo stesso possiamo dire di questo Salmo: il grande musicista ungherese l’ha più pregato che composto, o meglio l’ha pregato prima di comporlo.

Ismételten kifejezem hálámat a köztársasági elnök úrnak, a karmester úrnak, a tenor-énekesnek, a Filharmonikus Zenekarnak és Énekkarnak, minden szervezőnek, hogy megajándékoztak bennünket ezzel a szép estével, amelyben szívünk arra kapott meghívást, hogy Istenhez emelkedjék.

[Rinnovo la mia gratitudine al Signor Presidente della Repubblica, al Direttore, al Tenore, all’Orchestra Filarmonica e al Coro, a tutti gli organizzatori, per averci donato questo momento in cui il nostro cuore è stato invitato ad innalzarsi all’altezza di Dio.]

Il Signore continui a benedire la vostra vita. Grazie a tutti.

 



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