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PAPA FRANCESCO

MEDITAZIONE MATTUTINA NELLA CAPPELLA DELLA
DOMUS SANCTAE MARTHAE

Tre porte

Venerdì, 16 maggio 2014

 

(da: L'Osservatore Romano, ed. quotidiana, Anno CLIV, n.111, Sab. 17/05/2014)

 

Pregare, celebrare, imitare Gesù: sono le tre “porte” — da aprire per trovare «la via, per andare alla verità e alla vita» — che Papa Francesco ha indicato stamane, venerdì 16 maggio, durante la messa nella cappella della casa Santa Marta. Secondo il Pontefice, infatti, Gesù non si lascia studiare a tavolino e chi prova a farlo rischia di scivolare nell’eresia. Al contrario occorre chiedersi continuamente come vanno nella nostra vita la preghiera, la celebrazione e l’imitazione di Cristo. «Pensiamo a queste tre porte e ci faranno bene a tutti» ha detto, suggerendo di iniziare con la lettura del libro del Vangelo, che troppo spesso rimane «pieno di polvere, perché mai si apre. Prendilo, aprilo — ha esortato — e troverai Gesù».

Dopo aver ricordato che la riflessione precedente era stata incentrata sul fatto che «la vita cristiana è sempre andare nella strada e non andare da soli», sempre «nella Chiesa, nel popolo di Dio», il vescovo di Roma ha fatto notare come nelle letture liturgiche del giorno — tratte dagli Atti degli apostoli (13, 26-33) e dal vangelo di Giovanni (14 1, 6) — sia lo stesso Gesù a dirci «che lui è la strada: Io sono la via, la verità e la vita. Tutto. Io ti do la vita, io mi manifesto come verità e se tu vieni con me, sono la via». Ecco allora che per conoscere colui che si presenta «come via, verità e vita» occorre mettersi in «cammino». Anzi, secondo Papa Francesco «la conoscenza di Gesù è il lavoro più importante della nostra vita». Anche perché conoscendo lui si arriva a conoscere il Padre.

Ma, si è domandato il Pontefice, «come possiamo conoscere Gesù?». Con quanti rispondono che «si deve studiare tanto» il vescovo di Roma si è detto d’accordo e ha invitato a «studiare il catechismo: un bel libro, il Catechismo della Chiesa cattolica, dobbiamo studiarlo». Ma, ha subito aggiunto, non ci si può limitare a «credere che conosceremo Gesù solo con lo studio». Qualcuno, infatti, ha «questa fantasia che le idee, solo le idee, ci porteranno alla conoscenza di Gesù». Anche «tra i primi cristiani» alcuni la pensavano in questo modo «e alla fine sono finiti un po’ ingarbugliati nei loro pensieri». Perché «le idee sole non danno vita» e, dunque, chi va per questa strada «finisce in un labirinto» da cui «non esce più». Proprio per tale motivo, sin dagli inizi, nella Chiesa «ci sono le eresie», le quali sono questo «cercare di capire soltanto con le nostre menti chi è Gesù». In proposito il Papa ha ricordato le parole di «un grande scrittore inglese», Gilbert Keith Chesterton, che definiva l’eresia un’idea diventata pazza. In effetti, ha detto il Papa, «è così: quando le idee sono sole, diventano pazze».

Da qui l’indicazione delle tre porte da aprire per «conoscere Gesù». Soffermandosi sulla prima — pregare — il Pontefice ha ribadito che «lo studio senza preghiera non serve. I grandi teologi fanno teologia in ginocchio». Se infatti «con lo studio ci avviciniamo un po’, senza preghiera mai conosceremo Gesù».

Quanto alla seconda — celebrare — il vescovo di Roma ha affermato che anche la preghiera da sola «non basta; è necessaria la gioia della celebrazione: celebrare Gesù nei suoi sacramenti, perché lì ci dà la vita, ci dà la forza, ci dà il pasto, ci dà il conforto, ci dà l’alleanza, ci dà la missione. Senza la celebrazione dei sacramenti non arriviamo a conoscere Gesù. E questo è proprio della Chiesa».

Infine, per aprire la terza porta, quella dell’imitatio Christi, la consegna è di prendere il vangelo per scoprirvi «cosa ha fatto lui, com’era la sua vita, cosa ci ha detto, cosa ci ha insegnato», in modo da «cercare di imitarlo». In conclusione il Papa ha spiegato che attraversare queste tre porte significa «entrare nel mistero di Gesù». Infatti noi «possiamo conoscerlo soltanto se siamo capaci di entrare nel suo mistero». E non bisogna avere paura di farlo.

Al termine dell’omelia Papa Francesco ha quindi invitato a pensare «durante la giornata, come va la porta della preghiera nella mia vita: ma — ha precisato — la preghiera del cuore» quella vera.

 



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