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DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
ALLA FEDERAZIONE ITALIANA TENNIS

Aula Paolo VI
Venerdì, 8 maggio 2015

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Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Vi ringrazio di essere venuti, e così numerosi! Ringrazio il Presidente per le sue cortesi parole. Un saluto speciale lo rivolgo ai bambini presenti – sono tanti! – che partecipano a un progetto ludico-motorio organizzato dalla Federazione Italiana Tennis.

In diverse occasioni ho parlato dello sport come esperienza educativa. Oggi lo voglio ribadire: lo sport è una strada educativa! Ci sono tre strade, tre pilastri fondamentali per i bambini, i ragazzi e i giovani: l’educazione – scolastica e familiare –, lo sport e il lavoro. Educazione - scolastica e familiare -, sport  e lavoro. Su questi tre pilastri si cresce bene! Quando ci sono tutti e tre, scuola, sport e lavoro, allora esistono le condizioni per sviluppare una vita piena e autentica, evitando così quelle dipendenze che avvelenano e rovinano l’esistenza.

La Chiesa si interessa di sport perché le sta a cuore l’uomo, tutto l’uomo, e riconosce che l’attività sportiva incide sulla formazione della persona, sulle relazioni, sulla spiritualità. Voi atleti avete una missione da compiere: poter essere, per quanti vi ammirano, validi modelli da imitare. E anche voi, dirigenti, allenatori e operatori sportivi, siete chiamati a dare buona testimonianza di valori umani, maestri di una pratica sportiva che sia sempre leale e limpida.

Il vostro è uno sport molto competitivo, ma la pressione di voler conseguire risultati significativi non deve mai spingere a imboccare scorciatoie come avviene nel caso del doping. Come è brutta e sterile quella vittoria che viene ottenuta barando sulle regole e ingannando gli altri!

L’apostolo Paolo usa l’esempio di un atleta per illustrare una caratteristica importante dell’esistenza umana e dice così: «Non sapete che, nelle corse allo stadio, tutti corrono, ma uno solo conquista il premio? Correte anche voi in modo da conquistarlo!» (1 Cor 9,24). In un certo senso, questa è la vostra esperienza quotidiana nel tennis. Ma san Paolo si riferisce alla sfida del dare un significato ultimo alla vita stessa. Vorrei dunque esortare ciascuno di voi a mettersi in gioco non solo nello sport – come già fate e con ottimi risultati –, ma nella vita, alla ricerca del bene, del vero bene, senza paura, con coraggio ed entusiasmo. Mettetevi in gioco con gli altri e con Dio, dando il meglio di voi stessi, spendendo la vita per ciò che davvero vale e che dura per sempre. Mettete i vostri talenti al servizio dell’incontro tra le persone, dell’amicizia, dell’inclusione.

Cari fratelli e sorelle, vi chiedo di portare i miei saluti alle vostre famiglie e ai vostri amici. Dio onnipotente vi benedica e vi protegga sempre e, per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Grazie.

Adesso tutti insieme preghiamo la Madonna prima di darvi la benedizione. (Ave Maria)

 


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