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MOTU PROPRIO
DEL SOMMO PONTEFICE
GREGORIO XVI

HANNO SEMPRE

 

Il Papa Gregorio XVI. Motu proprio.

Hanno sempre avuto speciale cura i Sommi Pontefici Nostri predecessori di proteggere, promuovere ed accrescere ogni giorno le belle arti in quest’alma città di Roma, che ne è meritamente reputata sede da tutte le nazioni colte. Con saggio e provvido accorgimento essi decisero di formare, nei magnifici palazzi del Campidoglio, una collezione di oggetti di belle arti, la quale, mentre adornava un luogo tanto celebre, apriva al pubblico un vasto campo in cui gli amatori di cose belle appagavano il loro nobile desiderio, e gli studiosi si potevano comodamente istruire avendo sott’occhio i modelli più perfetti e i maestri più celebri delle eccellenti arti della scultura e della pittura.

Il primo a porre le fondamenta di questa grande opera può dirsi il glorioso Sommo Pontefice San Pio V il quale, allorché il Campidoglio era dotato di pochi ornamenti, vi fece collocare una quantità ben considerevole di statue, di bassorilievi e busti. Sebbene quasi ciascuno dei successori Sommi Pontefici cooperasse all’ingrandimento di essa, tuttavia fra tutti si distinse Clemente XII di felice memoria. Non esisteva ancora ai suoi tempi un Museo, ossia una completa raccolta in ogni genere di belle arti. Egli ne concepì il disegno e lo eseguì in gran parte facendo trasportare nel Campidoglio un numero cospicuo di statue, busti, bassorilievi, marmi, urne, vasi, colonne e loro iscrizioni, cippi ed altro: proseguendo in tutto il corso del suo Pontificato ad arricchirlo di sempre più preziosi oggetti.

Fu ancora aumentato d’insigni monumenti dalla munificenza di Benedetto XIV di santa memoria. Questo Sommo Pontefice, non accontentandosi di accrescere quanto formava la pubblica ammirazione ed istruzione in scultorei simulacri, volle anche sistemare colà in distinta fabbrica, da lui eretta sul monte Tarpeo, una sontuosa galleria di quadri, e con Breve del 6 aprile 1754 istituì una scuola, o accademia, nella quale fosse facile apprendere i delineamenti della natura, fonte prima dell’arte di dipingere.

Contribuì al lustro e alla magnificenza di detto Museo anche Pio VII di santa memoria, che restituì i più insigni monumenti perduti nei tempi disastrosi, da lui felicemente recuperati dall’estero. Ordinò con savissime leggi la formazione della Protomoteca degli uomini illustri italiani ed aggiunse due stanze, una detta delle Lapidi e l’altra delle Urne. Questa raccolta, aumentata ed arricchita ogni giorno di nuove preziose antichità e di opere di autori Greci, Egizi e Romani, è divenuta così magnifica che eccita la meraviglia e lo stupore di tutti gli uomini colti. La parte più distinta di essa è quella che riguarda gli oggetti di scultura esistenti nelle stanze del Palazzo nuovo, così detto perché recentemente fabbricato, cioè sotto il Pontificato di Innocenzo X; tale collezione si chiama Museo Capitolino, diretto e custodito con somma attenzione e studio dal Nostro maggiordomo, congiunto alla prefettura dei sacri palazzi apostolici.

Ci siamo ora per giusti motivi determinati di affidare questa preziosa raccolta alla custodia dei signori conservatori di Roma, avendo tutta la fiducia che sarà dai medesimi curata con eguale zelo e gelosia, e sarà sempre conservata nel suo consueto lustro, a proposito del quale richiamiamo le munificenze assegnate alla magistratura Romana dalla santa memoria di Clemente XII con il motu proprio del 29 novembre 1734. E siccome abbiamo una particolare stima per questo Museo che tanto interessa la cultura e l’avanzamento delle belle arti, così vogliamo riservarne a Noi ed ai Nostri successori l’alta sorveglianza che verrà esercitata dal maggiordomo e prefetto pro tempore dei sacri palazzi apostolici

Quindi è che di Nostro motu proprio, con certa scienza e nella pienezza della Nostra suprema autorità, per fare cosa gradita alla magistratura Romana e a questa città di Roma, e per destinarle una grazia speciale, distacchiamo dalla prefettura dei sacri palazzi apostolici la suddetta preziosa raccolta o Museo, e l’affidiamo alla cura dei signori conservatori, ossia alla Camera Capitolina, deputando per l’alta sorveglianza il Nostro maggiordomo pro tempore. Questa Nostra alma città di Roma ha dato in ogni evento le più luminose prove di attaccamento, di fedeltà e di zelo verso la Religione e verso la Santa Sede. Si è anche distinta nelle infauste vicende che hanno turbato la pubblica tranquillità all’inizio del Nostro Pontificato, essendosi mostrata a Noi devota, obbediente alle leggi ed anche essa penetrata dal dolore che affliggeva Noi in mezzo a tanti mali. Ci è perciò gradito dare alla magistratura Romana una testimonianza della Nostra sovrana soddisfazione con l’affidare alla custodia dei signori conservatori una collezione di così preziosi oggetti che forma uno degli ornamenti più belli della Nostra capitale.

E per assegnare un favore più segnalato, avendo presente il citato motu proprio della felice memoria di Clemente XII, è Nostra intenzione concedere alla medesima magistratura, ossia alla piena Congregazione di essa, il privilegio di nominare il presidente antiquario, gl’impiegati e gli inservienti nella prima e nelle susseguenti vacanze, ordinando che alla carica di presidente antiquario si nomini sempre ed in ogni tempo un nobile e probo cavaliere Romano, corredato di molte cognizioni di antichità, con le prerogative e le facoltà indicate nel citato motu proprio di Clemente XII. Sia tenuto a conservare tutti quegli impiegati ed inservienti che si trovano nell’attuale ruolo con il medesimo onorario, gli onori e i privilegi, e la piena Congregazione abbia la facoltà di sospendere temporaneamente chi di essi ne desse giusto motivo per l’inadempimento dei propri doveri, dovendo ricorrere a Noi per l’espulsione, qualora più gravi mancanze obbligassero a questa rigorosa misura. Nelle Congregazioni di affari riguardanti il Museo, e di ammissione e di sospensione di impiegati e di inservienti, interverrà anche il presidente del medesimo.

Ordiniamo poi e comandiamo che si faccia alla Camera Capitolina, o ai suoi rappresentanti, legale consegna di tutti gli oggetti di scultura che formano il Museo Capitolino con le rispettive chiavi delle stanze nelle quali sono racchiusi. In questa concessione non comprendiamo gli oggetti egizi che abbiamo determinato di fare trasportare nel Vaticano, ove si formerà un nuovo Museo di antichità ed opere egiziane; in loro sostituzione si andranno surrogando in detto Museo Capitolino altri oggetti di belle arti, affinché il suo splendore non sia diminuito. Strettamente obblighiamo il prelato magistrato a custodire con il maggiore studio, con diligenza e gelosia una raccolta così cospicua, onde venga sempre conservata nel suo lustro e nella sua magnificenza, osservando egli stesso e facendo osservare ai ministri, sotto la sua più rigorosa responsabilità, le leggi tutte e singole, gli statuti e le regole che si trovano stabilite, per sovrana disposizione e per lodevole consuetudine, dirette al buon ordine, nonché alla pubblica utilità e soddisfazione, tenendone ognora lontani gli abusi.

Siccome la Camera Capitolina non ha fondi sufficienti per sostenere tutte le spese relative al detto Museo, così vogliamo che per la somma mancante si provveda secondo quanto si è già da Noi ordinato di concerto con il Nostro tesoriere generale e con il Nostro maggiordomo.

Ordiniamo pertanto agli odierni conservatori e priori dei capi e ad altri che col tempo subentreranno in loro luogo, e a chiunque altro spetti, la piena ed esatta osservanza di quanto si prescrive da Noi nella presente cedola del Nostromotu proprio per essere così mente e volontà Nostra precisa ed espressa. Volendo e decretando che al presente Nostro motu proprio, che vogliamo si debba registrare nei libri pubblici del Campidoglio esistenti presso lo scrittore del Senato Romano, non possa mai darsi, né opporsi, ecc.

Dato dal Nostro Palazzo Apostolico al Quirinale, questo dì 18 settembre 1838.



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