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GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 10 marzo 1982

 

Prima della catechesi il Santo Padre rivolge un saluto ai ragazzi presenti nella Basilica Vaticana.

 

1. Cominciamo oggi a riflettere sulla verginità o celibato “per il regno dei cieli”.

La questione della chiamata ad una esclusiva donazione di sé a Dio nella verginità e nel celibato affonda profondamente le sue radici nel suolo evangelico della teologia del corpo. Per rilevare le dimensioni che le sono proprie, occorre tener presenti le parole, con cui Cristo fece riferimento al “principio”, e anche quelle, con cui egli si richiamò alla risurrezione dei corpi. La constatazione: “Quando risusciteranno dai morti . . ., non prenderanno moglie né marito” (Mc 12, 25), indica che c’è una condizione di vita priva di matrimonio, in cui l’uomo, maschio e femmina, trova ad un tempo la pienezza della donazione personale e dell’intersoggettiva comunione delle persone, grazie alla glorificazione di tutto il suo essere psicosomatico nell’unione perenne con Dio. Quando la chiamata alla continenza “per il regno dei cieli” trova eco nell’anima umana, nelle condizioni della temporalità e cioè nelle condizioni in cui le persone di solito “prendono moglie e prendono marito” (Lc 20, 34), non è difficile percepirvi una particolare sensibilità dello spirito umano, che già nelle condizioni della temporalità sembra anticipare ciò di cui l’uomo diverrà partecipe nella futura risurrezione.

2. Tuttavia di questo problema, di questa particolare vocazione, Cristo non ha parlato nel contesto immediato del suo colloquio con i Sadducei (cf. Mt 22, 23-30; Mc 12, 18-25; Lc 20, 27-36), quando si era riferito alla risurrezione dei corpi. Invece ne aveva parlato (già prima) nel contesto del colloquio con i Farisei sul matrimonio e sulle basi della sua indissolubilità, quasi come prolungamento di quel colloquio (cf. Mt 19, 3-9). Le sue parole conclusive riguardano la cosiddetta lettera di ripudio, consentita da Mosè in alcuni casi. Cristo dice: “Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli, ma da principio non fu così. Perciò io vi dico: Chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di concubinato, e ne sposa un’altra, commette adulterio” (Mt 19, 8-9). Allora i discepoli che - come si può dedurre dal contesto - erano attenti ad ascoltare quel colloquio e in particolare le ultime parole pronunziate da Gesù, gli dicono così: “Se questa è la condizione dell’uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi” (Mt 19, 10). Cristo dà loro la seguente risposta: “Non tutti possono capirlo, ma solo coloro ai quali è stato concesso. Vi sono infatti eunuchi che sono nati così dal ventre della madre; ve ne sono alcuni che sono stati resi eunuchi dagli uomini, e vi sono altri che si sono fatti eunuchi per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca” (Mt 19, 11-12).

3. In relazione a questo colloquio, riportato da Matteo, ci si può porre la domanda: che cosa pensavano i discepoli, quando, dopo aver udito la risposta che Gesù aveva dato ai Farisei sul matrimonio e la sua indissolubilità, espressero la loro osservazione: “Se questa è la condizione dell’uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi”? In ogni caso, Cristo ritenne quella circostanza opportuna per parlare loro della continenza volontaria per il Regno dei cieli. Dicendo questo, egli non prende direttamente posizione riguardo all’enunciato dei discepoli, nè rimane nella linea del loro ragionamento. (Sui problemi più dettagliati dell’esegesi di questo brano, vedi per esempio L. Sabourin, Il Vangelo di Matteo. Teologia e Esegesi, vol. II, pp. 834-836; The Positive Values of Consecrated Celibacy, in “The Way”, Supplement 10, summer 1970, p. 51; J. Blinzler, Eisin eunuchoi. Zur Auslegung von Mt 19, 12, “Zeitschrift für die Neutestamentliche Wissenschaft” 48 [1957] 268 ss.) Quindi non risponde: “Conviene sposarsi” o “Non conviene sposarsi”. La questione della continenza per il Regno dei cieli non è contrapposta al matrimonio, né si basa su di un giudizio negativo riguardo alla sua importanza. Del resto, Cristo, parlando precedentemente della indissolubilità del matrimonio, si era riferito al “principio”, cioè al mistero della creazione indicando così la prima e fondamentale fonte del suo valore. Di conseguenza, per rispondere alla domanda dei discepoli, o piuttosto per chiarire il problema da loro posto, Cristo ricorre ad un altro principio. Non per il fatto che “non conviene sposarsi”, ossia non per il motivo di un supposto valore negativo del matrimonio è osservata la continenza da coloro che nella vita fanno tale scelta “per il Regno dei cieli”, ma in vista del particolare valore che è connesso con tale scelta e che occorre personalmente scoprire e cogliere come propria vocazione. E perciò Cristo dice: “Chi può capire, capisca” (Mt 19, 12). Invece subito prima dice: “Non tutti possono capirlo, ma solo coloro ai quali è stato concesso” (Mt 19, 11).

4. Come si vede, Cristo, nella sua risposta al problema postogli dai discepoli, precisa chiaramente una regola per comprendere le sue parole. Nella dottrina della Chiesa vige la convinzione che queste parole non esprimono un comandamento che obbliga tutti, ma un consiglio che riguarda soltanto alcune persone: (Parimenti la santità della Chiesa è in modo speciale favorita dai molteplici consigli, che il Signore nel Vangelo propone all’osservanza dei suoi discepoli. Tra essi eccelle il prezioso dono della grazia divina, dato dal Padre ad alcuni [cf. Mt 19, 11; 1 Cor 7, 7], perché più facilmente con cuore indiviso si consacrino solo a Dio nella verginità o nel celibato [Lumen Gentium, 42]) quelle appunto che sono in grado “di capirlo”. E sono in grado “di capirlo” coloro “ai quali è stato concesso”. Le parole citate indicano chiaramente il momento della scelta personale ed insieme il momento della grazia particolare, cioè del dono che l’uomo riceve per fare una tale scelta. Si può dire che la scelta della continenza per il Regno dei cieli è un orientamento carismatico verso quello stato escatologico, in cui gli uomini “non prenderanno moglie né marito”: tuttavia, tra quello stato dell’uomo nella risurrezione dei corpi e la volontaria scelta della continenza per il Regno dei cieli nella vita terrena e nello stato storico dell’uomo caduto e redento, esiste una differenza essenziale. Quel “non sposarsi” escatologico sarà uno “stato”, cioè il modo proprio e fondamentale dell’esistenza degli esseri umani, uomini e donne, nei loro corpi glorificati. La continenza per il Regno dei cieli, come frutto di una scelta carismatica, è una eccezione rispetto all’altro stato, cioè a quello di cui l’uomo “dal principio” è divenuto e rimane partecipe nel corso di tutta l’esistenza terrena.

5. È molto significativo che Cristo non collega direttamente le sue parole sulla continenza per il Regno dei cieli con il preannunzio dell’“altro mondo”, in cui “non prenderanno moglie né marito” (Mc 12, 25). Le sue parole, invece, si trovano - come abbiamo già detto - nel prolungamento del colloquio con i Farisei, in cui Gesù si è richiamato “al principio”, indicando l’istituzione del matrimonio da parte del Creatore e ricordando il carattere indissolubile che, nel disegno di Dio, corrisponde all’unità coniugale dell’uomo e della donna.

Il consiglio e quindi la scelta carismatica della continenza per il Regno dei cieli sono collegati, nelle parole di Cristo, con il massimo riconoscimento dell’ordine “storico” dell’esistenza umana, relativo all’anima e al corpo. In base all’immediato contesto delle parole sulla continenza per il Regno dei cieli nella vita terrena dell’uomo, occorre vedere nella vocazione a tale continenza un tipo di eccezione a ciò che è piuttosto una regola comune di questa vita. Cristo rileva soprattutto questo. Che poi tale eccezione racchiuda in sé l’anticipo della vita escatologica priva di matrimonio e propria dell’“altro mondo” (cioè dello stadio finale del “Regno dei cieli”), Cristo non ne parla qui direttamente. Si tratta, invero, non della continenza nel Regno dei cieli, ma della continenza “per il Regno dei cieli”. L’idea della verginità o del celibato, come anticipo e segno escatologico (cf., ex. gr., Lumen Gentium, 44; Perfectae Caritatis, 12), deriva dall’associazione delle parole qui pronunziate con quelle che Gesù proferirà in un’altra circostanza, ossia nel colloquio con i Sadducei, quando proclama la futura risurrezione dei corpi.

Riprenderemo questo tema nel corso delle prossime riflessioni del mercoledì.


Ai pellegrini di lingua francese

Chers Frères et Sœurs,

Aujourd'hui, j’ai commencé, dans mon discours en italien, à faire réfléchir sur la virginité ou le célibat pour le Royaume des cieux. Les mois précédents, j’avais longuement parlé de la théologie du corps, dans la perspective du mariage, puis un peu de l’état des corps ressuscités. C’est d’ailleurs après un rappel par Jésus des exigences de la fidélité conjugale que les apôtres se demandaient s’il convenait de se marier. Mais Jésus n’a pas répondu directement à cette question, comme pour ne pas déprécier, au regard de la continence volontaire, l’état de mariage qui demeure la règle commune en ce monde et se relie même au plan créateur à l’origine. Mais il a indiqué le célibat pour le Royaume des cieux comme un choix personnel conseillé, et une grâce particulière accordée à certaines personnes en mesure de le comprendre, comme une orientation charismatique vers l’état des hommes et des femmes ressuscités. Je poursuivrai cette réflexion importante.

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Chers amis du Séminaire Français, votre présence me fait grand plaisir. Merci de tout cœur!

Vous avez beaucoup reçu du Seigneur. En êtes-vous suffisamment convaincus? Chacun de vous porte dans le secret de son âme l’histoire d’un appel au don total, entendu et vécu dans la foi. Chacun de vous a le bonheur de se préparer, en ce haut lieu de l’histoire chrétienne, à accomplir la mission que l’évêque de son diocèse lui indiquera. Appréciez toujours davantage de telles grâces. Utilisez à fond ces années de formation dans les Universités romaines et d’expérience quotidienne de l’universalité de l’Eglise. Mettez bien à profit les exigences et les richesses possibles de votre vie communautaire à Santa Chiara. J’ajoute un souhait qui me tient profondément à cœur: par votre témoignage de vie comme par des contacts pleins de simplicité amicale et respectueuse, éveillez d’autres jeunes au ministère presbytéral. Votre pays, comme bien d’autres, a tant besoin de prêtres solides et rayonnants! Que Dieu vous bénisse! Et qu’il bénisse également vos familles respectives et les diocèses auxquels vous appartenez!

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Je suis heureux de saluer aussi un groupe de responsables de l’Action catholique des milieux indépendants de France. Je vous encourage, chers Frères et Sœurs, d’une part, à découvrir directement, dans l’Ecriture Sainte, le plan de salut de Dieu, qui est révélé et ne se déduit pas d’une observation naturelle de la vie, mais doit l’éclairer; et d’autre part, à discerner avec réalisme les signes positifs et négatifs des mentalités de vos milieux pour que, à travers vos contacts apostoliques, l’évangélisation atteigne en profondeur les mentalités de ces personnes, et même les structures qu’elles construisent. Surtout, que votre action s’accompagne toujours de la prière, car c’est de Dieu que vient la conversion.

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J'accueille également avec joie les autres groupes, en particulier celui des Sœurs des Maternités catholiques qui font une œuvre si belle au service de la vie et des familles, celui des étudiants et des jeunes. Je salue enfin les officiers de la Région de Lyon avec leurs familles. Que votre séjour à Rome enrichisse votre culture, vos esprits et vos cœurs, et vous donne une expérience plus universelle de l’Eglise! Je vous bénis tous de grand cœur.

Ai pellegrini di lingua inglese

Dear brothers and sisters,

It is always a pleasure to welcome the English-speaking visitors: individuals, groups and families, the young and the old, the sick, the healthy and the handicapped, priest, religious and laity. We have been speaking about virginity or celibacy that is chosen “for the sake of the Kingdom of heaven”. It is a state that anticipates man’s sharing in the future resurrection. This question of continence for the Kingdom of heaven is not something in opposition to marriage; nor does it presuppose a negative judgment about marriage. Rather, it is a question of a personal choice, and at the same time a particular grace, that is, a gift which enables a person to make the choice - the choice of a charismatic orientation towards an eschatological state, in which people will no longer marry. This choice is an exception to a common way of life, an exception that proclaims the future resurrection of the body.

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I offer special greetings to the visitors from Australia. You have come a great distance and it is a joy to welcome you here in the heart of the Church. God bless Australia!

Ai fedeli di lingua tedesca

Liebe Brüder und Schwestern!

Euch allen einen herzlichen Willkommensgruß. - Unsere Überlegungen über die Theologie des Leibes führen uns heute zur Betrachtung der Ehelosigkeit ”um des Himmelreiches willen“. Christus spricht davon im Zusammenhang seines Gespräches mit den Pharisäern über die Unauflöslichkeit der Ehe. Als die Jünger bemerken, daß es unter diesen Umständen wohl nicht gut sei zu heiraten, entgegnet ihnen der Herr: ”Nicht alle verstehen dieses Wort, sondern nur die, denen das Verständnis dafür gegeben ist . . . Wer es begreifen kann, der begreife es“.

Die Ehelosigkeit ”um des Himmelreiches willen“ ist kein Gebot, sondern ein Rat, eine besondere Berufung, ein Gnadengeschenk, das nur denen zuteil wird, die es fassen können. Dieser religiös motivierte Verzicht auf die Ehe bedeutet keine Verachtung oder Geringschätzung der Ehe, deren hohe Würde Christus ausdrücklich anerkennt. Er erfolgt um eines anderen, höheren Gutes willen. Die Ehelosigkeit ”um des Himmelreiches willen“ ist gleichsam eine charismatische Vorwegnahme jenes endzeitlichen, eschatologischen Zustandes, in dem nach den Worten Jesu niemand mehr heiraten wird. ”Wer es begreifen kann, der begreife es“. Bitten wir den Herrn, daß er euch heute vielen jungen Menschen das richtige Verständnis dafür gebe und sie selbst zu einer solchen persönlichen Lebensentscheidung ermutige. Dazu erteile ich euch von Herzen meinen besonderen Apostolischen Segen.

Ai fedeli di espressione spagnola e portoghese

Amadísimos hermanos y hermanas,

A cada una de las personas y grupos de lengua española saludo con afecto, asegurándoles mi recuerdo en la plegaria. En este encuentro empezamos a reflexionar acerca de la virginidad o celibato por el Reino de los cielos.

Hablando de ese tema, Cristo lo presenta como un tipo de excepción en la forma común de vida que es el matrimonio. En efecto, la virginidad elegida por el Reino de los cielos es un momento especial de gracia, que supone una orientación carismática hacia ese estado escatológico, en el que los hombres no tomarán ya mujer ni marido.

Jesucristo no opone pues la virginidad al matrimonio como si se tratara de algo negativo, sino que lo propone como un descubrimiento personal que se hace vocación propia. Por eso dijo que no todos pueden comprender esto, sino aquellos a quienes les ha sido concedido.

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As minhas saudações afectuosas aos ouvintes de lingua portuguesa!

Na Quaresma, “tempo propicio” à reflexão e à “conversão”, entro hoje no tema da virgindade ou celibato “por amor do reino dos Céus”, pela sua relação com a teologia do corpo.

Se bem que pareça Cristo ter tratado do assunto separadamente, no colóquio com os fariseus sobre o matrimónio também se lhe refere, de modo explícito. Não para contrapor matrimónio e virgindade, mas para realçar um especial valor, que há-de ser descoberto e captado como vocação, só por alguns, como uma espécie de excepção àquilo que é a regra comum na vida presente.

Trata-se, de facto, de um conselho, mais do que de um mandamento; dom a acolher para dar uma orientação à vida, na perspectiva do estado escatológico; Cristo, porém, não o refere primariamente ao Céu, mas ao “princípio”, ao mistério da criação. Dom carismático, não a todos destinado: “. . . mas só àqueles aos quais foi concedido” (Matth. 19, 11).

Hoje e sempre adoremos a Deus e rezemos pelos que receberam tal “dom”.

Ai gruppi italiani

Desidero rivolgere, oggi, un particolare saluto agli Ufficiali dell’Esercito Italiano e di altre nazioni, i quali frequentano la scuola militare di Civitavecchia. Con loro, saluto anche l’Ordinario Militare, Monsignor Gaetano Bonicelli.

Questa mattina, in san Pietro, avete partecipato, assieme alle vostre famiglie, anch’esse qui presenti, alla Celebrazione Eucaristica che vi ha introdotti nel clima della Pasqua.

Il Signore Risorto, Vincitore delle potenze del male e della morte, Principe della Pace, vi invita a collaborare con lui per fare trionfare il bene sul male, l’amore sull’odio, la vita sulla morte, la vera pace. La pace è la condizione indispensabile perché la vita delle persone sia preservata e si consolidino tra i popoli relazioni di mutua collaborazione, nella ricerca del bene comune. Non lasciatevi mai prendere dall’ebbrezza della forza e del potere, che promana dagli strumenti di distruzione e di morte in vostro possesso. Su tale strada, fratello contro fratello, si può giungere a sopprimere quanto di più caro e bello l’uomo possiede.

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Desidero, poi, salutare i sacerdoti che hanno partecipato al seminario di studio promosso dall’Azione Cattolica Italiana. A voi che avete riflettuto, alla luce delle difficili situazioni economiche e sociali dei nostri giorni, sull’importanza del lavoro nell’attuale società, voglio ricordare ciò che ho sottolineato nella mia enciclica Laborem Exercens: il lavoro è a servizio dell’uomo, e non l’uomo del lavoro. Il lavoro ha come fine di creare una società più giusta, in cui l’acquisizione dei beni di consumo permetta di trovare una risposta ad alcuni dei problemi più gravi dell’uomo e della famiglia.

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Il mio saluto va anche ai pellegrini di Prato, accompagnati dal Rettore del Santuario di santa Maria del Giglio, e a quelli che provengono dalla parrocchia fiorentina di Nostro Signore Gesù Cristo Buon Pastore: in particolare al gruppo di chierichetti che, con la loro veste liturgica, ricordano a tutti l’alta dignità del servizio che compiono.

La primavera, che in questo mese comincia a ornare con colori meravigliosi la terra in cui vivete, sia per voi tutti l’invito del Creatore a far fiorire le opere, ancora più belle, della santità, in continuità con la tradizione lasciatavi dall’immensa schiera di Santi che hanno ornato la vostra Regione.

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Saluto, poi, i ragazzi del Centro Medico Psico-pedagogico “Frank Doria Pamphili”, di Roma, e i loro accompagnatori. In questi giorni di Quaresima, la Chiesa vi invita ad offrire al Signore, con la generosità che è propria della giovinezza, le sofferenze che la vita comporta e le penitenze che liberamente scegliete, come segno di amore a Dio e al prossimo.

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Voglio, poi, salutare tutti gli ammalati, soprattutto il gruppo organizzato dall’UNITALSI di santa Maria Capua Vetere. Siate per tutti un monito vivente di una realtà fondamentale per il cristiano: la croce portata per amore del Signore e dei fratelli, è la strada per ottenere una vera ed autentica serenità.

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Infine, il mio sincero saluto va agli sposi novelli, convenuti qui numerosi, quasi a continuazione del sacro rito che hanno compiuto per unirsi in sacro matrimonio. Che il Signore vi sia sempre di luce e di conforto nella vita che vi auguro lunga, serena e proficua, mentre io nel nome del Signore tutti cordialmente vi benedico.

La preghiera alla Madonna di Jasna Góra

Pani Jasnogórska, Matko mojej Ojczyzny!

Pragnę dzisiaj polecić Ci te sprawy, którym dali wyraz Biskupi Polscy po ostatniej konferencji w swoim komunikacie.

Kiedy patrzą oni z najwyższą troską na sytuację, w której znalazł się nasz kraj, dzielę z nimi tę troskę i daję temu wyraz wobec Ciebie, Matko. Daję temu również wyraz wobec Kościoła i świata - podobnie jak daję wyraz innym troskom, o których głośno mówią Pasterze najbardziej zagrożonych krajów i narodów.

Trudne doświadczenia dziejowe i współczesne mojej własnej Ojczyzny nauczyły mnie tym bardziej odczuwać cierpienia innych narodów.

Trzeba, ażeby na świecie rosła solidarność ludzi i solidarność ludów, bo tylko ona może przemałać nienawiść, wrogość i zagrożenia o wymiarach międzyludzkich i międzynarodowych.

Trzeba też, ażeby Kościół był solidarny przede wszystkim z tymi, którzy są w potrzebie, którzy cierpią - tak jak cierpią liczni moi rodacy z powodu stanu wojennego i wytworzonej wraz z nim sytuacji.

Cieszę się, że Biskupi Polscy znajdują w tej sytuacji światło dla siebie i dla narodu w nauce Soboru, do której się odwołują. Wraz z nimi wyrażam przekonanie i Tobie je - Matko mojej Ojczyzny - z całego serca przedkładam:

- że sama siła fizyczna, choćby największa, nie może rozwiązać uczciwie i trwale problemów życia państwowego oraz;

- że nieodzowna jest, szczególnie w obecnej chwili dziejowej, ugoda społeczna, oparta na prawdzie, sprawiedliwości, wolności i miłości.

Pani Jasnogórska. Ty wiesz najlepiej, jak bardzo pragną owej prawdy, sprawiedliwości, wolności i miłości - miliony serc polskich.

Przyjmij wołanie tych serc i przyjmij słowa Pasterzy, które Ci dzisiaj przedkładam z pokorą i ufnością. Siły dobra muszą odnieść zwycięstwo w kraju, który Ciebie od wieków uważa za swoja Matkę i Królową.

Ed ecco il testo della preghiera del Papa alla Madonna in una nostra traduzione in italiano.

Signora di Jasna Góra, Madre della mia patria!

Desidero oggi raccomandarti i problemi che hanno espresso i Vescovi polacchi nel loro comunicato al termine dell’ultima conferenza.

Essi guardano con la massima sollecitudine la situazione in cui si è trovato il nostro Paese ed io condivido con loro questa sollecitudine e la manifesto dinanzi a te, Madre. La manifesto anche dinanzi alla Chiesa e al mondo - così come manifesto altre sollecitudini, di cui ad alta voce parlano i Pastori dei Paesi e delle Nazioni più minacciate.

Le difficili prove storiche e contemporanee della mia patria mi hanno insegnato a risentire ancor più in me le sofferenze delle altre nazioni.

È necessario che nel mondo cresca la solidarietà degli uomini e la solidarietà dei popoli, perché soltanto essa può spezzare l’odio, l’ostilità e le minacce di dimensioni interumane e internazionali.

È necessario anche che la Chiesa sia solidale prima di tutto con coloro che sono nel bisogno, che soffrono - così come soffrono numerosi miei connazionali a causa dello stato di guerra e della situazione creatasi insieme ad esso.

Sono lieto che i Vescovi polacchi trovano in questa situazione la luce per sé e per la nazione nell’insegnamento del Concilio, al quale si richiamano.

Insieme con loro esprimo la convinzione - e la espongo con tutto il cuore a te, Madre della mia patria:

- che con la sola forza fisica, anche la più grande, non si può risolvere onestamente e in modo duraturo i problemi della vita statale; e

- che è indispensabile, particolarmente nell’attuale momento storico, l’intesa sociale basata sulla verità, sulla giustizia, sulla libertà e sull’amore.

Signora di Jasna Góra. Tu sai meglio di tutti quanto milioni di cuori polacchi desiderano quella verità, giustizia, libertà e amore.

Accogli il grido di questi cuori e accogli le parole dei Pastori che oggi presento a te con umiltà e fiducia. Le forze del bene devono ottenere vittoria nel paese che da secoli ti riconosce come la sua Madre e Regina.

 


INCONTRO DI GIOVANNI PAOLO II
CON I GIOVANI NELLA BASILICA VATICANA

Mercoledì, 10 marzo 1982

 

Carissimi Ragazzi, Ragazze e Giovani!

Sono veramente lieto di accogliervi in questa Basilica di san Pietro, e di dare il benvenuto a voi tutti provenienti dalle parrocchie, dalle scuole e dalle associazioni di varie parti d’Italia. La vostra presenza mi è sempre gradita, perché in voi sono rappresentati ed espressi tutti quei valori umani, spirituali e sociali che la Chiesa non cessa di proclamare e di promuovere, e soprattutto perché voi siete la conferma visibile e festosa della esuberante vitalità della Chiesa di oggi.

Colgo volentieri questa felice occasione per rivolgervi una breve, ma vibrante esortazione che trae ispirazione dal tempo sacro della Quaresima che stiamo vivendo.

La spiritualità propria di questa stagione dell’anno liturgico è contrassegnata dall’impegno per convertire se stessi e per espiare le proprie colpe (e anche quelle altrui!). Tale impegno comporta lo sforzo di far prevalere le esigenze dello spirito sulle inclinazioni della carne e di dare il primato alla ragione ed alla volontà sugli atteggiamenti spesso contraddittori e velleitari della sensibilità sottratta ad ogni norma. La Chiesa vi chiama ad una milizia spirituale affinché possiate formarvi giovani forti, liberi, responsabili, come si addice ad autentici seguaci di Cristo, ed affinché sappiate rifuggire dalle blandizie del mondo e dalle insidie della cosiddetta morale permissiva.

Pertanto, non vi dispiaccia, soprattutto in questo tempo di Quaresima, di imporre a voi stessi una maggiore vigilanza, qualche astinenza, qualche abnegazione per compiere fedelmente quelle piccole cose che vi potranno aiutare domani ad intraprendere le grandi azioni che forse già sognate nella vostra mente. Non abbiate timore di allenarvi a questa palestra quaresimale che vi insegna a vivere secondo i grandi ideali del Vangelo che hanno rivoluzionato il mondo.

Tutto questo si può riassumere nel trinomio: preghiera, sacrificio, studio. Infatti la preghiera è l’anima di ogni impegno di perfezione; il sacrificio ne è la spina dorsale e lo studio vi servirà per prepararvi alla vita e per rendere ragione della vostra fede a chi ve la domandi.

Il Signore sia sempre con voi: vi aiuti, vi sostenga e vi dia la forza per adempiere questi suggerimenti ed auspici che ora volentieri avvaloro con la mia benedizione apostolica, che imparto a voi ed alle vostre famiglie. 

 

 

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