Index   Back Top Print

[ EN  - ES  - FR  - IT  - PT ]

SANTA MESSA NELLA SOLENNITÀ DI
MARIA SS.MA MADRE DI DIO
E NELLA XII GIORNATA MONDIALE DELLA PACE

OMELIA DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II

Lunedì, 1° gennaio 1979

 

1. Anno 1979. Il primo giorno del mese di gennaio; il primo giorno dell’anno nuovo.

Entrando oggi per le porte di questa Basilica, vorrei insieme con voi tutti, carissimi Fratelli e Sorelle, salutare questo anno, vorrei dirgli: benvenuto!

Lo faccio nel giorno dell’ottava della Natività.

Oggi è già l’ottavo giorno di questa grande festa, che, secondo il ritmo della liturgia, conclude e inizia ogni anno.

L’anno è la misura umana del tempo. Il tempo ci parla del “trascorrere”, al quale è sottoposto tutto il creato. L’uomo è consapevole di questo trascorrere. Egli passa non soltanto nel tempo, ma parimenti “misura il tempo” del suo trascorrere: tempo fatto di giorni, settimane, mesi e anni. In questo fluire umano c’è sempre la tristezza del congedo dal passato e, insieme, l’apertura al futuro.

Proprio questo congedo dal passato e questa apertura al futuro sono iscritti, mediante il linguaggio e il ritmo della liturgia della Chiesa, nella solennità del Natale del Signore.

La nascita parla sempre di un inizio, dell’inizio di ciò che nasce. Il Natale del Signore parla di un singolare inizio. In primo luogo parla di quell’inizio che precede qualsiasi tempo, del principio che è Dio stesso, senza inizio. Durante questa ottava siamo stati nutriti ogni giorno del mistero della perenne generazione in Dio, del mistero del figlio generato eternamente dal Padre: “Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato” (Professio fidei).

In questi giorni siamo stati, poi, in modo particolare, testimoni della nascita terrestre di questo Figlio. Nascendo a Betlemme da Maria Vergine come Uomo, Dio-Verbo, accetta il tempo. Entra nella storia. Si sottopone alla legge del fluire umano. Chiude il passato: con lui ha fine il tempo di attesa, cioè l’antica alleanza. Egli apre l’avvenire: la nuova alleanza della grazia e della riconciliazione con Dio. È il nuovo “Inizio” del tempo nuovo. Ogni nuovo anno partecipa di questo Inizio. È l’anno del Signore. Benvenuto anno 1979! Dall’inizio stesso sei misura del tempo nuovo, iscritta nel mistero della nascita di Dio!

2. In questo primo giorno dell’anno nuovo tutta la Chiesa prega per la pace. Fu il grande Pontefice Paolo VI a fare del problema della pace il tema della preghiera del Capodanno per la Chiesa intera. Oggi, seguendo la sua nobile iniziativa, riprendiamo questo tema con piena convinzione, fervore e umiltà. Infatti, in questo giorno che apre l’anno nuovo, non è possibile formulare augurio più fondamentale proprio di questo augurio di pace. “Liberaci dal male”! Recitando queste parole della preghiera di Cristo è ben difficile dar loro diverso contenuto da quello che si oppone alla pace, che la distrugge, che la minaccia. Preghiamo dunque: Liberaci dalla guerra, dall’odio, dalla distruzione delle vite umane! Non permettere che uccidiamo! Non permettere che siano usati quei mezzi che sono al servizio della morte e della distruzione e la cui potenza, il cui raggio di azione e di precisione oltrepassano i limiti finora conosciuti. Non permettere che siano mai usati! “Liberaci dal male”! Difendici dalla guerra! Da qualsiasi guerra. Padre, che sei nei cieli, Padre della vita e datore della pace. Ti supplica il Papa, figlio di una Nazione che, durante la storia, e particolarmente nel nostro secolo, è stata fra le più provate dall’orrore, dalla crudeltà, dal cataclisma della guerra. Ti supplica per tutti i popoli del mondo, per tutti i paesi e per tutti i continenti. Ti supplica in nome di Cristo, Principe della pace.

Come sono significative le parole di Gesù Cristo, che ogni giorno ricordiamo nella liturgia eucaristica: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi” (Gv 14,27).

È questa dimensione di pace, la dimensione più profonda, che solo Cristo può dare all’uomo. È la pienezza della pace, radicata nella riconciliazione con Dio stesso. La pace interiore in cui compartecipano i fratelli mediante la comunione spirituale. Questa pace, prima di tutto, noi imploriamo. Ma, consapevoli che “il mondo” da solo – il mondo dopo il peccato originale, il mondo nel peccato – non può darci questa pace, la imploriamo allo stesso tempo per il mondo. Per l’uomo nel mondo. Per tutti gli uomini, per tutte le Nazioni, di lingua, cultura e razze diverse. Per tutti i continenti. La pace è la prima condizione del vero progresso. La pace è indispensabile, affinché gli uomini e i popoli vivano nella libertà. La pace è, in pari tempo, condizionata – come insegnano Giovanni XXIII e Paolo VI – dalla garanzia che a tutti gli uomini e popoli sia assicurato il diritto alla libertà, alla verità, alla giustizia e all’amore.

“La convivenza fra gli esseri umani – insegna Giovanni XXIII – è... ordinata, feconda e rispondente alla loro dignità di persone, quando si fonda sulla verità... Ciò domanda che siano riconosciuti i reciproci diritti e vicendevoli doveri. Ed è inoltre una convivenza che si attua secondo giustizia o nell’effettivo rispetto di quei diritti e nel leale adempimento dei rispettivi doveri; che è vivificata e integrata dall’amore, atteggiamento d’animo che fa sentire come propri i bisogni e le esigenze altrui, rende partecipi gli altri dei propri beni e mira a rendere sempre più vivida la comunione nel mondo dei valori spirituali; ed è attuata nella libertà, nel modo cioè che si addice alla dignità di essere portati dalla loro stessa natura razionale ad assumere le responsabilità del proprio operare” (Giovanni XXIII, Pacem in Terris, 18; cf. Paolo VI, Populorum Progressio, 44).

La pace dunque bisogna sempre impararla. Bisogna, di conseguenza, educarsi alla pace, come dice il messaggio per il primo giorno dell’anno 1979. Bisogna impararla onestamente e sinceramente a vari livelli e nei vari ambienti, iniziando dai bambini delle scuole elementari, fino a coloro che governano. A quale stadio di questa universale educazione alla pace ci troviamo? Quanto rimane ancora da fare? Quanto bisogna ancora imparare?

3. Oggi la Chiesa venera particolarmente la Maternità di Maria. Questa è come un ultimo messaggio dell’ottava del Natale del Signore. La nascita parla sempre della Genitrice, di colei che dà la vita, di colei che dà l’uomo al mondo. Il primo giorno dell’anno nuovo è la giornata della Madre.

La vediamo quindi – come in tanti quadri e sculture – col Bambino tra le braccia, col Bambino al seno. Madre, colei che ha generato e nutrito il Figlio di Dio. Madre di Cristo. Non vi è immagine più conosciuta e che parli in modo più semplice del mistero della nascita del Signore come quella della Madre con Gesù fra le braccia. Non è forse questa immagine la sorgente della nostra singolare fiducia? Non è proprio essa che ci permette di vivere nella cerchia di tutti i misteri della nostra fede, e, contemplandoli come “divini”, considerarli nello stesso tempo così “umani”?

Ma c’è ancora un’altra immagine della Madre con il Figlio tra le braccia. Essa si trova in questa Basilica: è “la Pietà”: Maria con Gesù tolto dalla croce; con Gesù che è spirato davanti ai suoi occhi, sul monte Golgota, e dopo la morte torna fra quelle braccia, sulle quali a Betlemme fu offerto come Salvatore del mondo.

Vorrei, quindi, oggi unire la nostra preghiera per la pace con questa duplice immagine. Vorrei collegarla a questa Maternità, che la Chiesa venera in modo particolare nell’ottava del Natale del Signore.

Perciò dico:

“Madre, che sai cosa significa stringere
nelle braccia il corpo morto del Figlio,
di colui al quale hai dato la vita,
risparmia a tutte le madri di questa terra
la morte dei loro figli,
i tormenti, la schiavitù,
la distruzione della guerra,
le persecuzioni,
i campi di concentramento,
le carceri! Conserva loro la gioia
della nascita, del sostentamento,
dello sviluppo dell’uomo e della sua vita.
Nel nome di questa vita,
nel nome della nascita del Signore,
implora con noi la pace,
la giustizia nel mondo!
Madre della pace,
in tutta la bellezza
e maestà della tua maternità,
che la Chiesa esalta
e il mondo ammira,
ti preghiamo:
Sii con noi in ogni momento!
Fa’ che questo nuovo anno
sia un anno di pace, in virtù della nascita e della morte del Tuo figlio!”.

Amen.



Copyright © Dicastero per la Comunicazione - Libreria Editrice Vaticana