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VISITA ALLA PARROCCHIA ROMANA
DI SANTA MARIA ADDOLORATA A VILLA GORDIANI

OMELIA DI SUA SANTITÀ GIOVANNI PAOLO II

II Domenica di Avvento, 9 dicembre 1979  

 

Carissimi fedeli!

Sono lieto di trovarmi in mezzo a voi in questa seconda Domenica di Avvento e di potervi manifestare personalmente il mio affetto. Voglio prima di tutto pubblicamente salutare e ringraziare il Vescovo Ausiliare di questo settore della diocesi di Roma, Monsignor Giulio Salimei, il Parroco Padre Angelo Emerico Gagliarducci e i suoi collaboratori, religiosi dell’Ordine dei Servi di Maria, che, dalla costituzione della parrocchia nel gennaio 1958, con infaticabile ardore si prendono cura di questa vasta e numerosa Comunità.

Rivolgo poi un saluto a quanti lavorano e si prodigano per l’annunzio del Vangelo, per la salvezza e la santificazione delle anime, per l’aiuto caritatevole ai bisognosi di pane o di conforto: le Reverende Suore “Pie Operaie dell’Immacolata Concezione”, che con generosa dedizione attendono ai bambini dell’asilo e ai ragazzi delle Scuole Elementari; il Consiglio Pastorale; i numerosi Catechisti, giovani e adulti; i vari gruppi di Azione Cattolica e di altre esperienze ecclesiali; gli uomini e le dame della “San Vincenzo”; i gruppi sportivi e i membri del movimento “Terza età”, dedito alla cura e all’accoglienza delle persone anziane.

Estendo il mio affettuoso saluto a tutta la grande famiglia parrocchiale, composta da oltre trentacinquemila persone! Tutti voglio stringere al mio cuore, in nome di Cristo! Desidero che tutti sappiano di essere amati dal Papa, particolarmente i malati, i sofferenti, i disoccupati, i giovani che vivono lontani dalla Chiesa e dalla grazia, i genitori preoccupati a causa di tanti e complicati problemi della vita moderna, tutti coloro che per qualche motivo si trovano emarginati dalla vita parrocchiale.

Il mio saluto è strettamente unito alla preghiera. Pensando a tutti gli abitanti della parrocchia, e particolarmente a quelli più impegnati nel lavoro apostolico, posso ripetere le parole di San Paolo: “Fratelli, prego sempre con gioia per voi in ogni mia preghiera, a motivo della vostra cooperazione alla diffusione del Vangelo dal primo giorno fino al presente...” (Fil 1,4-5).

Infatti, il primo dovere del Vescovo è la preghiera per tutti coloro che Dio gli ha affidati in questa Chiesa. Per ogni parrocchia. Prima di venire a visitarla, egli è, mediante la preghiera, in contatto spirituale con essa. E dopo aver compiuto la visita, questo contatto continua in maniera ancora più cordiale.

E qui mi sia consentito di richiamarmi, di nuovo, alle parole dell’Apostolo: “Dio mi è testimonio del profondo affetto che ho per tutti voi nell’amore di Cristo Gesù” (Fil 1,8). Queste parole trasferite nel contesto del nostro incontro d’oggi testimoniano che questa visita non è soltanto un obbligo e un dovere del servizio pastorale, ma è soprattutto un vero bisogno del cuore.

2. Nella liturgia dell’odierna domenica d’Avvento, che è la seconda di questo periodo, molto spesso si ripete la medesima parola invitando, per così dire, a concentrare su di essa la nostra attenzione. È la parola: “preparate”. “Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri... ogni uomo vedrà la salvezza di Dio” (Lc 3,4.6). L’abbiamo sentito, poco fa, nel Vangelo secondo San Luca, e prima ancora nel canto solenne dell’Alleluia.

Questa parola la Chiesa la riprende oggi dalla bocca di Giovanni Battista. È stato lui ad insegnare così, ad annunziare in questo modo quando la parola di Dio scese su di lui nel deserto (cf. Lc 3,2). Egli l’accolse e “percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione” (Lc 3,3). La parola “preparate” è la parola della conversione – in greco le corrisponde l’espressione “metànoia” –: da ciò si vede che questa espressione viene rivolta all’uomo interiore, allo spirito umano.

E in tal modo bisogna comprendere la parola “preparate”. Il linguaggio del predecessore di Cristo è metaforico. Egli parla delle vie, dei sentieri che bisogna “raddrizzare”, dei monti e dei colli che devono essere “abbassati”, dei burroni che bisogna “riempire”, e cioè colmare per elevarsi a un livello adeguatamente più alto; parla infine dei luoghi impervi che devono essere spianati.

Tutto ciò è detto in metafora: così come se si trattasse di preparare l’accoglienza di un particolare ospite al quale si deve facilitare la strada, per cui si deve rendere accessibile il paese, farlo attraente e degno di essere visitato. Così come, per esempio, gli Italiani hanno reso attraenti e degne di essere visitate dai turisti e dai pellegrini di tutto il mondo le regioni montagnose e rocciose del loro Paese.

Ora, questa splendida metafora di Giovanni, nella quale riecheggiano le parole del grande profeta Isaia che si riferiva al paesaggio della Palestina, esprime ciò che bisogna fare nell’anima, nel cuore, nella coscienza per renderli accessibili al Supremo Ospite: a Dio, che deve venire nella notte di Natale e deve arrivare poi continuamente nell’uomo e finalmente giungere per ognuno alla fine della vita e per tutti alla fine del mondo.

3. Questo è il significato della parola “preparate” nella liturgia d’oggi. L’uomo, nella sua vita, si prepara costantemente a qualche cosa. La mamma si prepara a mettere al mondo il bambino e provvede per lui le diverse cose necessarie, dalla carrozzella ai pannolini; il ragazzo e la ragazza, da quando incominciano a frequentare la scuola, sanno che bisogna quotidianamente prepararsi per le lezioni.

Anche gli insegnanti devono prepararsi per poter tenerle bene. Lo studente si prepara agli esami. I fidanzati si preparano al matrimonio. Il seminarista si prepara all’ordinazione sacerdotale. Uno sportivo si prepara per le sue competizioni. Un chirurgo all’operazione. E l’uomo gravemente malato si prepara alla morte.

Da questo si vede che noi viviamo preparandoci sempre a qualche cosa. Tutta la nostra vita è una preparazione di tappa in tappa, di giorno in giorno, da un compito all’altro.

Quando la Chiesa, nell’odierna liturgia di Avvento, ci ripete il richiamo di Giovanni Battista pronunciato sul Giordano, vuole che tutto questo “prepararsi” di giorno in giorno, di tappa in tappa, che costituisce la trama di tutta la vita, noi lo riempiamo con il ricordo di Dio. Poiché, in fin dei conti, ci prepariamo all’incontro con lui. E tutta la nostra vita sulla terra ha il suo definitivo senso e valore quando a quell’incontro sempre ci prepariamo costantemente e coerentemente: “Sono persuaso – scrive San Paolo ai Filippesi – che colui che ha iniziato in voi quest’opera buona, la porterà a compimento fino al giorno di Cristo” (Fil 1,6). Questa “opera buona” è stata iniziata in ognuno di noi già nel momento del concepimento, nel momento della nascita, perché abbiamo portato con noi nel mondo la nostra umanità e tutti i “doni della natura” che ad essa appartengono. Tanto più questa “opera buona” è stata iniziata in ciascuno di noi per il Battesimo, quando siamo diventati figli di Dio ed eredi del suo Regno. Bisogna sviluppare quest’“opera buona” di giorno in giorno con costanza e con fiducia fino alla fine, “fino al giorno di Cristo”. In questo modo tutta la vita diventa cooperazione con la Grazia e diventa maturazione a questa pienezza che Dio stesso aspetta da noi.

Ognuno di noi, infatti, rassomiglia a quell’agricoltore di cui parla il salmo responsoriale di oggi: “Chi semina nelle lacrime / mieterà con giubilo. / Nell’andare, se ne va e piange, / portando la semente da gettare, / ma nel tornare viene con giubilo, / portando i suoi covoni” (Sal 126,5-6).

4. Sforziamoci di vedere così tutta la nostra vita. Essa è tutta un avvento. E proprio perciò è “interessante” e vale la pena di essere vissuta in pienezza, è degna dell’essere creato a immagine e somiglianza di Dio: in ogni vocazione, in ogni situazione, in ogni esperienza.

Perciò una particolare eloquenza e attualità acquistano le parole dell’Apostolo della seconda lettura della Liturgia di oggi: “Prego sempre con gioia per voi in ogni mia preghiera, a motivo della vostra cooperazione alla diffusione del Vangelo dal primo giorno fino al presente, e sono persuaso che colui che ha iniziato in voi quest’opera buona, la porterà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù. Dio mi è testimone del profondo affetto che ho per tutti voi nell’amore di Cristo Gesù. E perciò prego che la vostra carità si arricchisca sempre più in conoscenza e in ogni genere di discernimento, perché possiate distinguere sempre il meglio ed essere integri e irreprensibili per il giorno di Cristo, ricolmi di quei frutti di giustizia che si ottengono per mezzo di Gesù Cristo, a gloria e lode di Dio” (Fil 1,4-6).

È così. Per questo prego e per questo continuerò a pregare, dopo la visita, per ciascuno di voi, cari Fratelli e Sorelle, e per tutti, per tutta la parrocchia di Santa Maria Addolorata ai Gordiani.

Desidero però raccomandare anche alle vostre preghiere tre intenzioni in particolare:

– Vi raccomando la partecipazione alla Santa Messa festiva. Siete cristiani, e perciò non tralasciate mai la Santa Messa. L’incontro con Gesù e con la comunità parrocchiale è un dovere, ma deve essere anche una gioia e una vera consolazione e completate tale partecipazione con la Santa Comunione! E chiediamo anche la grazia di avere una Chiesa degna e sufficiente per le necessità della parrocchia.

– Vi raccomando l’istruzione religiosa. Mi compiaccio vivamente che la catechesi sia così ben organizzata, con metodo e serietà, e incoraggio l’opera intelligente e indefessa dei vostri sacerdoti verso tutte le categorie di persone. L’istruzione religiosa diventi sempre più curata da voi.

– Raccomando infine i giovani. Fate in modo che essi possano essere seguiti, aiutati, illuminati, interessati, amati, lanciati verso grandi ideali, tra cui anche la vocazione sacerdotale, religiosa, missionaria. Offriamo le nostre preghiere e le nostre intenzioni alla Madonna Addolorata, qui venerata con tanta devozione, e a lei chiediamo la forza, il coraggio, l’aiuto di essere sempre cristiani convinti e coerenti.

Vi auguro una buona preparazione alla festa di Natale. Auguro ogni bene per l’anima e per il corpo. Auguro la pace della coscienza. Auguro la grazia dell’Avvento.

Il Signore è vicino.



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