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CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA PER I 14.000 «ROVERS» E «SCOLTE»
PARTECIPANTI ALLA «ROUTE» NAZIONALE DELL'AGESCI

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Piani di Pezza (L'Aquila) - Sabato, 9 agosto 1986

 

“Siate pronti con le cinture ai fianchi e le lucerne accese” (Lc 12, 35).

1. La scultorea espressione che abbiamo ora ascoltata dal Vangelo di Luca, in questa celebrazione prefestiva della XIX domenica “per annum”, acquista un significato particolare davanti a voi aderenti all’Associazione Guide e Scouts cattolici italiani, che prendete proprio da queste due prime parole il vostro motto “Estote parati”. L’immagine della “cintura ai fianchi” e delle “lucerne accese”, che a voi è certamente cara perché nelle escursioni sui monti e intorno ai fuochi ne avrete esperimentato tutta la suggestione fascinatrice, ricorda l’uso degli antichi ebrei, i quali arrotolavano ai fianchi le vesti per poter camminare più speditamente, allorché intraprendevano lunghi viaggi, specialmente quelli di pellegrinaggio a Gerusalemme. Il Libro dell’Esodo fa riferimento a questo uso, quando descrive la cena pasquale dell’agnello: “Lo mangerete con i fianchi cinti, i calzari ai piedi, il bastone in mano: mangiatelo in fretta” (Es 12, 11).

L’immagine è molto significativa per voi, perché esprime l’atteggiamento vigile di chi si mette in cammino alla ricerca di Dio, conducendo una vita fatta di sobrietà e di libertà da tutte quelle realtà che ingombrano lo spirito e appesantiscono il percorso. Essa vi appartiene perché gli Scouts non amano la vita sedentaria e inerte, ben sapendo che il regno di Dio non è fatto per i rinunciatari, i distratti e i superficiali che si lasciano sfuggire le occasioni di grazia, che la Provvidenza pone lungo il tragitto dell’esistenza.

2. “Estote parati”: abbiate verso Dio la prontezza e la disponibilità, la fiducia e la fedeltà di Abramo, del quale parla oggi la seconda lettura della celebrazione eucaristica: “per fede Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità . . . per fede soggiornò nella terra promessa come in una regione straniera, abitando sotto le tende” (Eb 11, 8-9). Abramo, l’esploratore per eccellenza, ha scommesso la sua vita sulla parola di Dio, ha sperato contro ogni speranza fino ad avventurarsi in un viaggio ignoto e insicuro: “partì senza sapere dove andava” (Eb 11, 8). Giocò tutta la sua esistenza sulla fede, intesa come abbandono totale a Dio. Era una fede senza garanzie immediate e senza una logica umana, ma il grande patriarca non per questo indietreggiò, al contrario la visse senza dubbi e incertezze, confidando in Dio e accettando i suoi piani anche quando sembravano a prima vista assurdi e paradossali. Tutto questo perché, pellegrinando su questa terra, non aveva mai perso di vista quella dimora celeste, il cui “architetto e costruttore è Dio stesso” (Eb 11, 10), e ancora perché la terra promessa per lui era il simbolo di quella “patria” che sta oltre il termine della vita terrena.

A voi che vi avventurate su strade a volte difficili, irte di pericoli, e sconosciute, l’esempio di Abramo valga come stimolo a costante tenacia e perseveranza così da non lasciarvi mai sopraffare dagli ostacoli e dallo scoraggiamento.

3. Carissimi rovers e scolte, so che avete come celeste patrono Paolo di Tarso, l’apostolo delle Genti che, dopo la missione ricevuta da Gesù sulla via di Damasco, fece della sua vita un’incessante e instancabile peregrinazione per portare il Vangelo della salvezza a tutti i popoli. Come Abramo, anch’egli uscì dalla sua terra e si mise in cammino, come colui che non ha “quaggiù una città stabile, ma ne cerca una futura” (Eb 13, 14). Vi sono note le sue fatiche e, per così dire, le sue avventurose peripezie. Egli stesso ne parla in alcuni passi autobiografici della seconda Lettera agli abitanti di Corinto quando accenna ai suoi “viaggi innumerevoli, ai pericoli di fiumi, pericoli nel deserto e pericoli sul mare” (2 Cor 11, 26).

Non vi sembra di potergli assomigliare anche voi in tanti aspetti della vostra attività e nello stile della vostra vita? Imitatene le gesta, portando nel vostro cuore lo stesso slancio, lo stesso zelo e lo stesso entusiasmo per la causa del Vangelo.

Voi dopo aver percorso le Piste come lupetti e coccinelle, e poi i Sentieri quali arditi esploratori e guide, siete entrati ora nella Strada o Route. È questa l’ultima tappa del vostro itinerario scoutistico, che vi prepara ad attuare le vostre scelte delle quali poi dovrete dare testimonianza al di fuori del Clan, in mezzo alla società, là dove la Provvidenza vi chiamerà a svolgere la vostra vita civile e sociale e a portare il vostro servizio agli altri, secondo lo stile che vi è stato inculcato nella vostra Associazione scoutistica.

Sì! Servire! Un servizio a favore di chi è nel bisogno: disinteressato e generoso, ma che indirettamente si risolve pure in un beneficio di chi lo compie, perché, come affermava nel suo testamento sir Robert Baden-Powell, fondatore dello scoutismo, “il vero modo di essere felici è quello di procurare la felicità agli altri”.

4. Vi saluto tutti, carissimi giovani rovers e scolte, e vi esprimo la mia gioia nel vedervi qui radunati nello scenario magnifico dell’Appennino abruzzese, che ormai ho imparato a conoscere e ad ammirare nei suoi angoli più suggestivi. Insieme con mons. Camillo Ruini, segretario della Conferenza episcopale italiana e mons. Fiorino Tagliaferri, presidente della Commissione episcopale per il laicato, e con mons. Mario Peressin, arcivescovo de L’Aquila, rivolgo un particolare pensiero ai dirigenti, a tutti i capi dell’Agesci e agli assistenti ecclesiastici. Vi siete messi in cammino per 250 percorsi in queste remote località ai Piani di Pezza. Siete in molti: il numero dice già di per sé l’importanza che voi annettete a questa esperienza, che compite nello spirito del biblico esodo.

Sono sicuro che questa esperienza vi servirà per tracciare nelle linee fondamentali quelle “scelte umane e cristiane per un mondo che cambia”, che costituiscono il tema generale di questi giorni. Il clima d’una Route nazionale è particolarmente favorevole a queste scelte personali, che dovranno decidere della vostra vita futura. Essa infatti vi fa toccare con mano tutte le vostre capacità di realizzazione che nella normale vita quotidiana possono restare latenti. Vi offre la possibilità di vivere in un altro modo e di riscoprire in voi quella fisionomia spirituale che risponde più propriamente ai vostri gusti e ai vostri ideali più veri. Vi spinge a uscire dal vostro io e metterlo sempre in questione nello scambio interpersonale, contro l’appiattimento a cui possono condurre certi modelli culturali standardizzati. La vita comunitaria degli Scouts mira alla promozione della personalità, aiutando ciascuno ad essere se stesso e rendere così un servizio migliore agli altri. Nella Route non c’è posto per la paura e la pigrizia che spesso tarpano le ali alle persone, riducendole a uno stato di passivo conformismo. In essa tutto deve portare all’elevazione dello spirito. L’attenzione a evitare ogni banalità, ogni grossolanità e ogni superficialità conduce via via a scoprire i valori umani e spirituali e a coglierne le ricchezze più recondite. L’escursione in montagna, i carrefours, il campeggio, la cerimonia della Promessa, le messe al campo, i canti attorno al fuoco o sotto la luna sono altrettante occasioni che vanno al di là del fatto per diventare eventi che lasciano nell’animo una traccia indelebile e un insegnamento a cogliere in ogni persona, gesto e cosa quel significato che sfugge a chi è distratto o stordito in una concezione materialistica della vita.

È ancora questa vita a contatto con la natura che insegna e rende possibile un’ascesi, cioè uno sforzo, la fatica e il coraggio che sono necessari per una scelta concreta di vita veramente evangelica. Per questa via passa la conversione, che in questi giorni vi siete proposti di attuare sull’esempio di Paolo di Tarso. A questa luce le “scelte umane e cristiane” saranno certamente valide e sicure, perché avete imparato a superare lo spessore talvolta impermeabile delle cose e dei rapporti umani, e a cogliere la trasparenza dello Spirito, che informa tutta la creazione e dispone l’anima al contatto col soprannaturale.

È questa la strada che conduce all’esperienza di Cristo. È la strada che conduce al Tabor, a Emmaus, ma anche quella che passa per il Calvario, perché se si vuole essere qualcuno e fare qualcosa nella vita non si può rinunciare al passaggio obbligato della sofferenza e del sacrificio: “per crucem ad lucem”.

5. Le vostre “scelte umane e cristiane” in questa luce diventano davvero impegnative e vi saranno preziose in questa vostra tappa che vi avvia ormai al momento della “partenza”. Certo, in questi giorni avete fatto tanti propositi che vi dovranno accompagnare nella vita, ma credo che in cima a tutti ci sia quello di testimoniare la vostra fede davanti al mondo. A questo vi abilita con particolari accentuazioni l’appartenenza a un’Associazione specificamente cattolica, qual è e quale si professa la vostra. A questo vi impegna con particolare vigore la formazione, anch’essa specificamente cattolica, che l’Associazione ha il compito di offrirvi e che è destinata ad animare sia il vostro modo di pensare, sia i comportamenti esterni e la vostra attività di giovani leali e fedeli. A una società che vive spesso drammi profondi in un contesto di sfiducia, di edonismo e di violenza, voi dovete far sentire la bellezza della fede, dell’amicizia, della solidarietà e del servizio, come pure l’ideale di una consacrazione totale a Cristo e agli uomini.

Siate sempre coerenti con i vostri principi e con la vostra identità: ci sia continuità tra la fede e la vita, tra il pensiero cristiano e l’azione pratica. Abbiate una condotta lineare, ispirata a una fedeltà vera verso la Chiesa e verso la Patria, che vi affranchi dalle suggestioni di modelli culturali o di costume, apparentemente innovatori ma in realtà ancorati al conformismo. Sarete così in grado di arrivare all’autentica libertà interiore, degna degli uomini forti che non tradiscono mai la propria lealtà verso Dio, verso Cristo, verso la Chiesa e i suoi pastori, nel generoso adempimento delle Promesse, e nella costante tensione per superare i confini della mediocrità e dell’opportunismo; collaborate con le altre Associazioni e Movimenti cattolici per l’animazione cristiana dell’odierna società.

In questo modo farete sì che il mondo cambi in meglio: a vantaggio della giustizia e della pace, della solidarietà e della promozione di ogni uomo. Ne deriveranno la migliore apologia del vostro Movimento e la piena attuazione del vostro motto “Estote parati”, perché condurrete effettivamente un’esistenza evangelica “con la cintura ai fianchi e le lucerne accese”.

Giovani rovers e scolte, ponetevi in cammino sulle strade del mondo: Cristo cammina con voi!

 

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