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MESSA INAUGURALE DELL’ANNO ACCADEMICO DEGLI ATENEI PONTIFICI

OMELIA DI GIOVANI PAOLO II

Basilica Vaticana - Venerdì, 24 ottobre 1986

 

1. “Voi non siete più stranieri né ospiti ma siete, concittadini dei santi e familiari di Dio. Siete edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, avendo come pietra angolare lo stesso Cristo” (Ef 2, 19-20).

Con queste parole della Lettera agli Efesini, l’odierna liturgia saluta voi tutti qui presenti: autorità accademiche, professori, studenti e personale ausiliario dei Pontifici Atenei Romani all’inizio del nuovo anno accademico. Con queste parole vi saluto come Vescovo di Roma, al quale, in unione con l’intero Collegio dei vescovi della Chiesa, è affidato in modo del tutto particolare il compito di edificare “sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti”. E, in questo modo, edificare sopra il Cristo, che è pietra angolare.

2. Vi saluto e gioisco per la vostra presenza. Siete qui a Roma per partecipare anche voi all’edificazione comunitaria della Chiesa.

Ecco che cosa dice l’Apostolo: “In lui (Cristo) ogni costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo del Signore; in lui anche voi, insieme con gli altri, “Venite edificati per diventare dimora di Dio per mezzo dello Spirito” (Ef 2, 21-22). Il vostro modo di “venir edificati”, secondo l’espressione di Paolo, sono i vostri studi.

Il brano della Lettera agli Efesini, che la liturgia propone alla nostra attenzione, tratta del meraviglioso piano universale di salvezza voluto dal Padre e della chiamata dei pagani a divenire concittadini dei santi, familiari di Dio. Essi non sono più stranieri o ospiti, ma membri, come gli altri, della famiglia di Dio.

Servendosi dell’immagine del tempio, il quale è la dimora di Dio, viene sottolineato che la Chiesa ha le sue solide fondamenta: gli apostoli e i profeti costituiscono i primi testimoni della rivelazione cristiana: è sulla predicazione della loro fede che si innalza l’edificio della Chiesa. La pietra angolare che regge l’edificio è Cristo. Da lui la Chiesa riceve la sua solidità e attinge la sua santità per mezzo dello Spirito.

L’Apostolo, facendo un’applicazione concreta, rileva che ogni cristiano collabora all’edificazione della Chiesa. La Chiesa inoltre viene presentata come proiettata in una continua tensione di crescita nella santità: crescita che è un processo costante. Essere inseriti, quindi, nella Chiesa significa essere inseriti in una costruzione che cresce continuamente con la partecipazione di tutti.

3. Questa sera, nel prendere coscienza - alla luce della parola di Dio - della nostra appartenenza a questo tempio che è la Chiesa, siamo chiamati a considerare brevemente in che modo, in che senso i vostri studi compiuti nei Pontifici Atenei Romani debbano collaborare a questa costruzione, a questa crescita.

Mi pare che la prima considerazione che si potrebbe fare al riguardo, concerne la caratteristica propria delle facoltà e università ecclesiastiche: esse devono possedere un livello accademico-scientifico veramente qualificato. Si tratta di un’esigenza indispensabile da salvaguardare con la collaborazione di tutti. Esse - come affermato nella costituzione apostolica Sapientia Christiana (n. 2) - hanno varie finalità: ma ciò che caratterizza nel fondo gli studi di una facoltà e università ecclesiastica è la loro finalità ecclesiale. È in questo orizzonte ecclesiale che tutte le discipline insegnate, pur con contenuti e metodi propri, ricevono una prospettiva specifica, quella missionaria: far crescere la Chiesa.

4. La seconda considerazione concerne la verità sottolineata nel brano proclamato della Lettera agli Efesini, che cioè l’edificazione della Chiesa con la collaborazione di tutti è anzitutto opera dello Spirito. È lo Spirito che anima, vivifica la Chiesa. Al riguardo sono significative le parole del Concilio Vaticano II, nella costituzione dogmatica Lumen Gentium (n. 4): “Lo Spirito dimora nella Chiesa e nei cuori dei fedeli come in un tempio”, e in essi prega e rende testimonianza della loro adesione filiale. Egli guida la Chiesa per tutta intera la verità, la unifica nella comunione e nel ministero, la istruisce e dirige con diversi doni gerarchici e carismatici, la abbellisce dei suoi frutti. Con la forza del Vangelo fa ringiovanire la Chiesa, continuamente la rinnova e la conduce alla perfetta unione con lo Sposo. Poiché lo Spirito e la Sposa dicono al Signore Gesù "Vieni"”. In quest’anno in cui ricorre il XVI centenario della conversione di sant’Agostino mi piace ricordare quanto egli afferma della relazione tra Spirito Santo e Chiesa: “ciò che è l’anima per il corpo, questo stesso è lo Spirito Santo per il corpo di Cristo che è la Chiesa” (Sermo 267, 4: PL 38, 1231).

In questa grandiosa visione della Chiesa, in cui l’attore principale per l’edificazione è lo Spirito Santo, si comprende come la finalità ecclesiale degli studi non possa realizzarsi soltanto mediante l’esercizio della mente, l’apprendimento, ma richiede anche un lavorio interiore nel quale, rispondendo all’azione dello Spirito, si opera per la propria santificazione. La crescita della Chiesa comporta in tutti i suoi membri una tensione verso la santità.

5. Il brano della Lettera agli Efesini illumina anche il rapporto necessario con gli apostoli per l’edificazione della Chiesa, i quali vengono considerati fondamento dell’edificio, la cui pietra angolare è Cristo. Ciò fa comprendere come in seno a una facoltà e università ecclesiastica l’insegnamento di coloro che sono i successori degli apostoli, il Papa e i vescovi, è indispensabile per l’autentica costruzione della Chiesa. Ciò aiuta a vedere come i Pontifici Atenei Romani debbano essere luogo e tempo di esperienza ecclesiale, vale a dire luogo e tempo in cui gli studenti sono formati a comprendere, assimilare e vivere il mistero della Chiesa, della Chiesa che essi dovranno edificare là dove saranno inviati.

6. Voi infatti, carissimi studenti, vi formate qui per diventare missionari nel mondo di oggi, cioè chiamati ad andare nel mondo per edificarvi, per farvi crescere la Chiesa. È noto che il mondo culturale, nel quale dovrete operare, presenta problemi complessi e difficili, sfide nuove, davanti alle quali si rimane alle volte disorientati. Si tratta invero di un mondo caratterizzato da rapidi cambiamenti culturali, economici, sociali, non privi di antinomie; un mondo in cui si diffondono l’ateismo ideologico e pratico, l’indifferenza religiosa; in cui sorge una cultura che, mentre mette al centro l’uomo rendendolo sempre più padrone della vita e dell’universo, presenta crescenti minacce, le quali rendono insicuri, infelici, facendo perdere il senso della stessa vita. Vi troverete davanti un progresso scientifico e tecnologico di sconvolgente entità ma che non raramente si presenta ambiguo; aumentano le conquiste in ogni settore, ma sembra perdersi la dignità dell’uomo.

Siete poi chiamati a edificare la Chiesa in una situazione culturale, nella quale da una parte si proclama con grande enfasi la giustizia sociale, mentre dall’altra si assiste alla tragica presenza di milioni di uomini che muoiono di fame.

7. Dobbiamo dire anche, tuttavia, che vi attende un mondo in cui emerge sempre più - anche se talvolta non in modo palese - la domanda di valori spirituali ed etici, una “nuova fame e sete per la trascendenza e il divino”; un mondo nel quale si guarda alla Chiesa come punto di riferimento per la promozione di una società migliore.

Dovete prepararvi a questa missione con una formazione solida, organica, completa, la quale non dovrà certamente chiudersi ai problemi odierni. Ma siete chiamati a tale preparazione nella piena consapevolezza che la Chiesa di Cristo da costruire è un mistero. Pertanto si deve far leva anzitutto sull’azione continua, sicura dello Spirito, sulla potenza della parola divina, sulla sua forza trasformatrice e vivificatrice. A nessuno può né deve sfuggire l’odierna urgenza di una Chiesa coraggiosa, che va incontro all’uomo per presentare con entusiasmo Cristo salvatore dell’uomo, risposta ai suoi interrogativi più profondi.

8. In questo contesto si illumina il compito dei docenti delle università e facoltà ecclesiastiche. Nella costruzione della Chiesa essi hanno un ruolo di particolare importanza, perché sono i formatori di coloro che domani avranno posti qualificati in questa costruzione stessa.

Permettetemi, carissimi docenti dei Pontifici Atenei Romani, di dirvi che la Chiesa guarda a voi con fiducia e speranza, chiedendovi sincera collaborazione. So per esperienza quanto sia difficile e delicata la vostra vocazione. Essa alle volte si può presentare arida e faticosa. Siate però sicuri che voi collaborate all’edificazione della Chiesa in un modo assai significativo e incisivo. Questa convinzione e l’entusiasmo per viverla nel quotidiano vi verrà anzitutto dall’unione personale con Cristo. Se qualsiasi tipo di insegnamento richiede una certa sapienza, si può affermare che per voi, docenti delle facoltà e università ecclesiastiche, si esige una sapienza che viene dall’alto, una sapienza che si acquista mediante l’adorazione, la contemplazione, l’incessante invocazione dello Spirito Santo. Sarà questa sapienza che trasformerà giorno per giorno il vostro compito in viva testimonianza. I giovani non soltanto vi ascoltano, ma vi guardano, anzi si potrebbe dire che mentre vi ascoltano, vi scrutano per percepire se voi viviate le verità - i misteri divini - che voi loro illustrate.

9. Infine mi sia consentito fare riferimento al tema della formazione spirituale-ascetica da garantire a tutti gli studenti delle università e facoltà ecclesiastiche. Essa, infatti, si presenta indispensabile per raggiungere la finalità ecclesiale degli studi, della quale abbiamo parlato.

Vi confido che il tema mi sta tanto a cuore. Esso è stato sottolineato dal Sinodo straordinario dei vescovi (II, A. 5). In questa circostanza vorrei pregare tutti i responsabili perché ad esso sia data in futuro una maggiore importanza. La “familiarità” con Dio - della quale parla il brano della Lettera agli Efesini - richiede anche quella formazione spirituale appropriata, che aiuti a concretizzare per ogni vocazione una sempre più gioiosa e coraggiosa tensione verso la santità. Ciò coinvolge non soltanto i collegi, i convitti, i seminari del clero secolare e regolare, le case religiose per le suore, ma anche i Pontifici Atenei Romani.

Mentre ringrazio tutti per quello che viene compiuto, desidero esortare a promuovere maggiormente detta formazione. Anche ai laici che frequentano i Pontifici Atenei Romani deve essere assicurata una sempre più solida formazione spirituale-ascetica, mediante appropriate iniziative, come per esempio periodiche conferenze.

10. Cari studenti! Guardando voi, vedo la giovinezza della Chiesa, sento la presenza dello Spirito che opera in essa in maniera misteriosa. La Chiesa conta su di voi, ha bisogno di voi. Le Chiese locali, dalle quali provenite, vi aspettano con una formazione solida, protesa alla costruzione della Chiesa di oggi e di domani.

E a voi tutti, cari amici, professori e studenti, vorrei ricordare le parole del Vangelo di Luca: “Siate pronti, con la cintura ai fianchi e le lucerne accese; siate simili a coloro che aspettano il padrone . . .” (Lc 12, 35-36). Il Padrone infatti viene. Viene sempre! Viene quando pregate. Viene nel vostro lavoro di ricerca, quando insegnate, quando ascoltate le lezioni. Viene quando studiate! Viene il Signore mediante lo Spirito di Verità e di Amore che ci ha promesso. Viene mediante la fatica per raggiungere la Verità. E mediante la fatica per raggiungere la santità. Viene . . .

All’inizio del nuovo anno accademico vi auguro un nuovo passo avanti nel vostro cammino verso il Signore che viene: lo auguro a tutti voi, che insieme con me iniziate questo nuovo anno.

In nomine Domini! Amen.

 

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