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PELLEGRINAGGIO APOSTOLICO IN BANGLADESH, SINGAPORE, FIJI,
NUOVA ZELANDA, AUSTRALIA E ISOLE SEYCHELLES

SANTA MESSA NEL «NATIONAL EXIBITION CENTRE»

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Canberra (Australia), 24 novembre 1986

 

“Lo spirito del Signore Dio è su di me “perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione; mi ha mandato a portare il lieto annunzio . . .” (Is 61, 1).

Cari fratelli e sorelle.

1. Queste sono le parole di Gesù all’inizio della sua missione salvifica. Egli tornò alla sinagoga di Nazaret, dove era cresciuto, e lì pronunciò le stesse parole che abbiamo ascoltato nella liturgia di oggi. Poi aggiunse: “Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udito con i vostri orecchi” (Lc 4, 21). È l’inizio della sua vita pubblica e della missione messianica per la quale era venuto al mondo. E da allora in poi Gesù continua a predicare la buona novella, un messaggio di salvezza e di radicale libertà cristiana offerto attraverso la grazia di Dio: “Per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore” (Lc 4, 18-19).

2. La missione messianica di Cristo, proclamata quel giorno a Nazaret, non conosce sosta. Continua a essere trasmessa attraverso la Chiesa. Ha messo radici tra i popoli e le nazioni di ogni continente. In nome di quella missione il successore di Pietro è venuto oggi nella capitale dell’Australia. Come il mio predecessore Paolo VI che, sedici anni fa, fu il primo Papa a visitare l’Australia, io vengo come pellegrino della fede. È giusto che questo pellegrinaggio inizi a Canberra, capitale della nazione e simbolo di questa giovane e vigorosa società. Nell’amore di nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo, vengo a voi, miei fratelli e sorelle in Australia. Benché ogni cosa intorno a noi parli di novità, sono ben consapevole della grande antichità di questa terra e del suo popolo indigeno le cui origini si perdono nella storia.

All’inizio della mia permanenza tra di voi esprimo il mio rispetto e la mia stima per i popoli aborigeni e della Torres Strait Island, e li assicuro della mia amicizia. Saluto i vescovi - in particolare lei, arcivescovo Carroll - e tutti i sacerdoti, i religiosi e i laici che sono qui e che rappresentano in questa celebrazione eucaristica tutta la Chiesa di questo Paese. Esprimo la mia sentita unione in preghiera coi membri di tutte le Chiese e le comunità ecclesiali cristiane. Saluto gli illustri rappresentanti della vita pubblica australiana. E in questa assemblea abbraccio tutto il Paese: i giovani e i vecchi, i deboli e i forti, coloro che credono e coloro il cui cuore è gravato dal dubbio. Vi abbraccio tutti e vi affido al nostro Padre celeste.

3. Gli esploratori che nel XVII e XVIII secolo partirono dall’Europa con tanto coraggio avevano già sospettato dell’esistenza di una grande distesa di terra a Sud. Alcuni di loro chiamarono questa terra ignota “la Terra del Sud dello Spirito Santo”. I primi navigatori seguivano la rotta dei loro viaggi verso il sud guardando le stelle. Si rallegrarono nel vedere nel cielo notturno una costellazione con cinque punti luminosi a forma di croce. La croce del Sud non solo brilla su di voi nel cielo; è anche il vostro simbolo nazionale, visibile ovunque, sulla vostra bandiera. È un elemento che costantemente ricorda agli uomini di fede che la croce di Cristo è al cuore della nostra esistenza terrena e garantisce il nostro destino celeste. Lo Spirito Santo e la croce ricordano entrambi che la morte salvifica di Cristo e il soffio dello Spirito Santo sono presenti al centro della nostra storia umana, e di conseguenza nella storia dell’Australia.

Fu il potere dello Spirito Santo a sostenere il popolo cristiano nei primi giorni della colonizzazione e a mantenerlo fedele alle tradizioni della sua fede. E fu l’amore ardente di Cristo, che si manifesta più chiaramente sulla croce, a spingere i primi cappellani e sacerdoti a portare il ministero sia ai forzati sia ai liberi coloni con tanto coraggio e sopportazione, spesso in grande isolamento e solitudine. Fu lo Spirito Santo, portando la comprensione al di là delle barriere della divisione e del sospetto, a muovere il cuore del primo cappellano anglicano, il reverendo Richard Johnson, ad accogliere un gruppo di sacerdoti spagnoli in visita a Sydney nel 1793 con, nelle loro stesse parole, “gentilezza e umiltà, e una semplicità veramente evangelica”.

Eroiche testimonianze di amore affine a quello di Cristo di quei primi anni, il cui ricordo ed esempio non vanno mai dimenticati, sono l’arcivescovo John Bede Polding, Caroline Chisholm e madre Mary MacKillop. Anch’essi furono mossi da compassione da ciò che vedevano intorno a loro. In modo disinteressato servirono Cristo nella persona dei forzati, delle donne angosciate e prive di protezione, delle donne aborigene, del gregge sparso all’interno. I pionieri cristiani del XIX secolo parteciparono veramente alle sofferenze di Cristo e conobbero la potenza della sua risurrezione (cf. Fil 3, 10). Si sacrificarono e lavorarono duramente, in quei tempi di ristrettezze prima che vi fosse quell’abbondanza che l’Australia è arrivata oggi a godere, a costruire chiese e scuole, affinché la verità di Cristo fosse insegnata, trasmessa e vissuta in questa terra.

Queste straordinarie persone di fede amarono Maria Madre di Dio con una particolare devozione, e trovarono nel suo esempio di fede e di umile servizio la forza di perseverare e restare fedeli. Padre Therry pose la chiesa originaria di Saint Mary’s a Sydney, la chiesa madre dell’Australia, sotto la protezione di Maria Nostra Signora Ausilio dei cristiani. Nel 1847 il mio predecessore Pio IX la nominò Patrona spirituale dell’Australia.

4. Come la gran moltitudine di testimoni che sono venuti prima di noi, non dobbiamo perdere di vista Gesù. La sfida a seguirlo oggi non è per nulla simile a ciò cui si trovarono di fronte ieri i pionieri. Tuttavia i mezzi per giungere a un autentico discepolato e testimonianza rimangono i medesimi per ogni generazione: l’incomparabile conoscenza e amore di Cristo.

Nel Vangelo di oggi sentiamo Gesù dire agli apostoli: “Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molti posti . . . Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me” (Gv 14, 1-3). Gesù - colui che il Padre ha consacrato con l’unzione e mandato nel mondo - ci riporta “nella casa del Padre”. Questa frase ci parla della dimensione finale del nostro destino umano. Il messaggio del Vangelo sulla morte e risurrezione salvifiche di Cristo che conducono alla vita eterna ci rivela il vero significato della nostra esistenza. Ci aiuta a capire che cosa è veramente in gioco nella vita umana. Le parole di Gesù: “Perché siate anche voi dove sono io” (Gv 14, 3), sono la sfida definitiva e il significato ultimo delle nostre imprese umane.

A ragione l’apostolo Tommaso esprime l’ansia che noi tutti avvertiamo quando meditiamo su ciò che sta dicendo Gesù. Essi chiedono: “Come possiamo conoscere la via?”. Ed è proprio in risposta a questa domanda che Gesù esprime il pieno significato del suo ruolo messianico: “Io sono la via, la verità e la vita” (Gv 14, 5-6). Queste sono le parole scelte come tema della mia visita in Australia. È opportuno che nel corso di questa celebrazione liturgica riflettiamo sul significato della nostra vita.

5. Gesù è la nostra via. La via di Gesù nel corso della vita non fu una via di sua scelta, ma quella che il Padre aveva scelto per lui. Egli la seguì fermamente e umilmente, sino alla morte sulla croce (cf. Fil 2, 8). Nel far questo Gesù divenne la via per noi. Solo una amorevole accettazione come la sua conduce al Padre. Noi seguiamo la via che è Gesù quando, come lui, lasciamo che il Padre ci riconduca a sé attraverso le strade che egli sa essere le migliori per noi. La nostra vita comincia in questo mondo temporale, ma la sua destinazione è l’eternità. “La nostra patria invece è nei cieli” (Fil 3, 20), e noi cerchiamo “le cose di lassù, dove si trova Cristo” (Col 3, 1). Vivere come se questo mondo visibile e transitorio fosse tutto ciò che abbiamo, significa smarrire la strada.

Siamo pellegrini che avanzano dal tempo all’eternità, e il nostro obiettivo è il Padre stesso. Egli ci chiama costantemente, al di là di ciò che è familiare e comodo, a nuovi sentieri di fede e di fiducia. Via via che ci avviciniamo, egli talvolta sembra ritrarsi, ma solo perché è un Dio misterioso i cui pensieri non sono i nostri pensieri, le cui vie non sono le nostre vie (cf. Is 55, 8). Come Abramo, dobbiamo andare avanti, senza sapere dove veniamo condotti (Eb 11, 8). Come Abramo, e Gesù dopo di lui, dobbiamo costantemente rivolgerci al Padre, che è fedele, e aver fiducia in lui. Momento per momento, se rispondiamo all’amore del Padre, egli infallibilmente ci condurrà, attraverso Gesù, a sé.

6. Gesù è la nostra verità. Egli stesso affermò che tutto ciò che diceva lo aveva appreso dal Padre. “Il Padre che mi ha mandato, egli stesso mi ha ordinato che cosa devo dire e annunziare” (Gv 12, 49). E dato che la parola del Padre è verità (cf. Gv 17, 17), Gesù dice la verità. In realtà Gesù è la Verità. Poiché egli è tutto ciò che il Padre ha da dire: egli è la Parola del Padre. Solo lui può ridare retta percezione alla nostra visione distorta affinché possiamo vedere e conoscere Dio, noi stessi e il nostro mondo nella verità.

Nella verità che è Gesù conosciamo Dio quale Padre di infinito amore e misericordia. Conosciamo tutti gli altri quali figli stessi del Padre cui “è piaciuto di darvi il suo regno” (Lc 12, 32), vale a dire se stesso. In Gesù vediamo tutti i figli del Padre chiamati a una meravigliosa unità e pace: “Non c’è più Giudeo né Greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù” (Gal 3, 28). Solo nella verità che è Gesù possiamo sperare di riconoscere, difendere e promuovere la dignità, la libertà e il benessere integrale della persona umana.

7. Per finire, Gesù è la nostra vita. Offrendo se stesso sulla croce egli ricevette la pienezza dei doni del Padre: “Tutte le cose mie sono tue e tutte le cose tue sono mie” (Gv 17, 10). Sollevato sulla croce dinanzi al mondo, Gesù è colmato di vita dal Padre e innalzato a fonte di vita per tutti coloro che credono in lui. La vita è sempre il dono del Padre, e chi la riceve deve rispettare ogni vita, in particolare la vita umana in tutte le fasi della sua crescita, e condannare ogni violenza contro di essa.

Nell’Eucaristia, attraverso il potere dello Spirito Santo, Gesù è presente, donatosi con la morte e innalzato alla vita; è presente quale fonte di vita per coloro che vengono a lui. “Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me” (Gv 6, 57). In questa Eucaristia che stiamo celebrando nella capitale dell’Australia, Gesù nostra via, nostra verità e nostra vita offre se stesso al Padre per la salvezza del mondo. Egli prende su di sé le nostre speranze, le nostre gioie, le nostre sofferenze e le nostre angosce, e in cambio ci dà la forza di seguire la sua via, di vivere nella sua verità e di provare la sua vita. Questo è il suo dono al popolo australiano!

8. Stiamo offrendo questa Messa per la pace e la giustizia. In altre parole ci rendiamo conto che Gesù ci conduce alla casa del Padre mediante sentieri che attraversano un mondo che ha bisogno di redenzione, un mondo profondamente segnato dagli effetti dell’egoismo, della violenza e del peccato. Con umiltà, dunque, chiediamo le benedizioni di pace e giustizia di Dio per noi stessi e per l’intera famiglia umana. Non possiamo dimenticare i popoli lontani da noi. Non possiamo dimenticare i nostri fratelli e sorelle che stanno soffrendo e hanno bisogno del nostro aiuto, ovunque essi siano.

In questo Anno internazionale della pace, molti appelli sono stati fatti, molte iniziative sono state proposte, e i popoli quasi ovunque hanno espresso il loro desiderio di pace. Ad Assisi di recente mi sono incontrato con i rappresentanti di diverse Chiese cristiane e comunità ecclesiali, oltre che con rappresentanti delle religioni non-cristiane, al fine di implorare questo grande dono da Dio. Non possiamo dubitare che sia sua volontà che i popoli vivano in pace. E tuttavia siamo consapevoli - sono parole di Paolo VI - che “la pace vera deve essere fondata sulla giustizia, sul senso dell’intangibile dignità umana, sul riconoscimento d’una incancellabile e felice eguaglianza fra gli uomini, sul dogma basilare della fraternità umana. Cioè del rispetto, dell’amore dovuto a ogni uomo, perché uomo”. (PAULI VI Nuntius ob IV diem ad pacem fovendam Calendis Ianuariis a. 1971 celebrandam die 14 nov. 1970: Insegnamenti di Paolo VI, VIII [1970] 1430). È qui che siamo carenti. La giustizia manca così spesso tra le persone, tra i gruppi, tra le nazioni e i blocchi di nazioni.

All’opposto, la missione messianica di Cristo è una missione di pace e di giustizia. Egli venne “a portare il lieto annunzio . . . a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi . . . per consolare tutti gli afflitti” (Is 61,1-2). La pace può nascere solo là ove siano soddisfatte le esigenze della giustizia universale.

Cari fratelli e sorelle: chiediamo a Cristo, “la Via, la verità e la vita”, di indicarci la strada della pace e della giustizia. Chiediamogli di convincerci che la nostra comune umanità richiede solidarietà tra noi, e amore e rispetto per la vita umana ovunque.

9. Preghiamo anche affinché attraverso il servizio del vescovo di Roma, il successore di Pietro, la Chiesa tutta in Australia sia unita sempre più strettamente con Cristo, “la via, la verità e la vita”.

Come ci ricorda la Lettera ai Galati: “Quanti siete stati battezzati in Cristo . . . siete uno in Cristo Gesù. Tutti voi infatti siete figli di Dio per la fede in Cristo Gesù” (Gal 3, 29). Insieme siamo sul cammino verso la casa del Padre.

Guarda, caro popolo d’Australia, e contempla questo tuo vasto continente! È la tua casa! Il luogo delle tue gioie e dei tuoi dolori, delle tue imprese e delle tue speranze! E per tutti voi, australiani, la via per la casa del Padre passa attraverso questa terra. Gesù Cristo è la via, egli è la vostra verità e la vostra vita “Gesù Cristo . . . ieri, oggi e sempre!” (Eb 13, 8). Amen.



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