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PELLEGRINAGGIO APOSTOLICO IN BANGLADESH, SINGAPORE, FIJI,
NUOVA ZELANDA, AUSTRALIA E ISOLE SEICHELLES

CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA A VICTORIA

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Victoria (Seychelles), 1° dicembre 1986

 

Sì, cari fratelli e sorelle. È lungo il cammino sull’Oceano per venire fino a voi! Ma ora noi siamo molto contenti di essere in mezzo a voi per portarvi il saluto di tutta la Chiesa. E per condividere con voi la parola di Gesù Cristo.

1. “Noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito . . .” (1 Cor 12, 13). In quanto battezzati, noi siamo vicini a Dio, noi lo chiamiamo: “Padre”. Battezzati, noi ci riuniamo per celebrare l’Eucaristia. Noi abbiamo parte nel sacrificio del Cristo, il Salvatore. Noi partecipiamo al sacerdozio regale di Cristo, che ci permette di offrire con lui dei sacrifici spirituali. Noi riceviamo in comunione il corpo e sangue del Figlio di Dio, nostro Redentore.

Per lui e in lui, noi siamo figli adottivi di Dio.

Cari fratelli e sorelle, sì, noi possiamo ringraziare Dio per tutti i doni che ci ha dato, a partire dalla natura che possiamo ammirare. Non vivete voi in un bellissimo Paese, bagnato dal sole e fecondato dalle piogge, con le sue montagne, la bellezza delle rocce, la vegetazione delle sue foreste, la dolcezza delle sue spiagge? Qui siamo portati a lodare, dal profondo del cuore, il Creatore del mondo!

Ma l’opera divina più bella è il cuore umano: all’inizio, Dio ha creato l’essere umano, uomo e donna, a sua immagine e somiglianza; (cf. Gen 1, 26) e non ha smesso di amare gli uomini; malgrado il loro rifiuto, il loro peccato e la loro miseria, li riconduce liberamente verso di lui, li perdona, li riconcilia, fa un’alleanza con essi. In Cristo Gesù, l’alleanza tra Dio e gli uomini diventa straordinaria: lo stesso Figlio di Dio si fa uomo; per mezzo della croce e della risurrezione egli salva gli uomini, ristabilisce la loro unione con Dio; trasmette ad essi la sua vita, la vita di Dio; li raduna nella sua Chiesa per condividere l’amore del Padre e le ricchezze dello Spirito.

Ecco la buona novella che si è diffusa nel mondo intero iniziando dal Signore Gesù, continuando poi con gli apostoli e con i missionari del Vangelo, che è stata portata nelle vostre isole e alla quale avete creduto. Per tutti questi doni della natura e per la grazia, noi rendiamo grazie. Oggi, il successore di Pietro viene a confermarvi nella fede, incoraggiare la vostra comunità per darle un nuovo slancio nella costruzione della Chiesa.

2. È con queste parole di speranza che io saluto la Chiesa cattolica nella diocesi di Port Victoria che si estende in tutte le isole degli arcipelaghi delle Seychelles. Saluto in particolare il suo vescovo, mons. Felix Paul, originario del Paese, che ha ricevuto il difficile incarico di riunire e guidare questa Chiesa nel nome di Gesù Cristo; saluto tutti coloro che collaborano con lui: sacerdoti, religiosi, laici. Vi ringrazio per la vostra calorosa accoglienza. Voi formate un popolo pacifico, felice di vivere nella propria terra, e la cui varietà culturale rappresenta un’occasione di vitalità e un esempio di convivialità fraterna. Voi siete fieri di essere abitanti delle Seychelles. Siete fieri di essere cristiani. Voi formate una Chiesa che è sempre stata fedele alla fede, predicata dai primi insediamenti fino alle soglie dei tempi moderni; essa si è sviluppata molto bene grazie all’opera dei Cappuccini di Savoia e della Svizzera, e ha preso, soprattutto in questo secolo, uno slancio notevole che è importante oggi rinnovare.

Saluto tutti gli altri abitanti delle Seychelles: coloro che condividono la fede cristiana, i nostri fratelli anglicani; coloro che aderiscono ad altre religioni, qui o nell’Oceano Indiano, l’Islamismo o l’Induismo. Saluto le autorità civili di questo paese che hanno il compito di assicurare il bene comune di tutti. So che sono anche presenti delegazioni delle Isole Comore, delle Isole Mauritius, con mons. Margeot, dell’Isola della Riunione, con mons. Aubry, e anche fedeli venuti dal Madagascar e da numerosi Paesi dell’Africa orientale: spero un giorno di visitare le vostre Chiese, già da oggi vi saluto e vi ringrazio.

3. Cari fratelli e sorelle, per mezzo del Battesimo siamo stati come innestati in Cristo. Rimaniamo in lui, come i tralci sul ceppo della vite. Rimanere in lui significa conservare la sua parola, cioè credere in lui, credere nell’amore di Dio effuso nei nostri cuori dallo Spirito Santo: “Rimanete nel mio amore”. Significa pregare il Dio vivente che è presente in noi come sorgente di vita e di ogni dono: “Chiedete quel che volete e vi sarà dato” (Gv 15, 7). Rimanere in Cristo significa essere fedeli ai suoi comandamenti e rifiutare di separarsi da lui con il peccato, perché si diventerebbe allora come un tralcio secco, buono per il fuoco. Significa mettere in pratica le sue parole, sviluppare al massimo la capacità di amore che ci ha dato, come i tralci vivi che crescono di continuo e portano frutto. “In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto” (Gv 15, 8).

4. Pertanto il Battesimo inaugura la nostra vocazione cristiana. Nell’unico Spirito, noi siamo chiamati a collaborare con la grazia ricevuta “per formare un solo corpo”), il corpo di Cristo, cioè la Chiesa. “Ora voi siete corpo di Cristo e sue membra, ciascuno per la sua parte” (1 Cor 12, 13. 27).

Le membra sono diverse: le loro funzioni e le loro attività sono varie, come i doni della grazia, come i ministeri e i carismi. Le vocazioni sono complementari e ciascuno deve rispondere alla sua; tutte sono utili per la vitalità del corpo nell’armonia e nell’unità.

La Chiesa diocesana è una famiglia in cui il vescovo è il padre e il pastore, nel nome di Gesù Cristo: “Nei vescovi, quindi, assistiti dai presbiteri, è presente in mezzo ai credenti il Signore Gesù Cristo, pontefice sommo” (Lumen Gentium, 21). Il vescovo ha diritto non soltanto al rispetto dei suoi sacerdoti e dei suoi fedeli, ma alla collaborazione di tutti, in una reale comunione, egli stesso è il ministro di Cristo a disposizione di tutti, per servire la crescita del corpo di cui il Cristo è la vita. Tutti i battezzati vi hanno la loro parte, grazie alla testimonianza della loro vita e al loro apostolato, nella comunità cristiana e nel mondo.

5. Rivolgendomi ai laici cristiani, prima di tutto dico loro: cari fratelli e sorelle, approfondite la vostra fede. Non rimanete fermi alle nozioni elementari del catechismo ricevute nell’infanzia. Non potreste resistere all’interpellanza dei gruppi settari, né alle questioni sollevate dalla scienza o dai nuovi costumi di vita. Per questo rimettetevi all’ascolto della parola di Dio, soprattutto durante la messa della domenica. Quindi riflettete insieme e pregate: nei movimenti, nei gruppi del Rosario, nei diversi incontri di preghiera, di catechesi, di neocatecumenato, nelle comunità ecclesiali di base. “Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro”, ha detto Gesù (Mt 18, 20). Avvicinatevi ai sacramenti della Riconciliazione e dell’Eucaristia, dove trovate il perdono e la forza di Gesù. E tutto questo riguarda tutti voi, gli uomini come le loro spose.

Irradiati dallo Spirito di Cristo, voi avrete a cuore il fatto di viverlo e testimoniarlo. La vostra vita familiare, la vostra vita di lavoro, tutte le vostre relazioni di vicinato, nell’ambiente sociale o nella vostra professione, tutto sarà impregnato da uno spirito nuovo, lo spirito di servizio, il coraggio nel lavoro, l’onestà e la giustizia, la purezza che è rispetto per le persone, e l’amore che è la ricerca del loro bene. È in questo spirito che partecipate al progresso del paese, sotto tutti i suoi aspetti, alle responsabilità politiche e sociali, per un miglioramento delle condizioni di vita e dei costumi, per la costruzione del futuro delle Seychelles, nell’accoglienza dei turisti che possono essere per voi un’occasione di scambio, di apertura, di servizio e di testimonianza nel dare e nel ricevere. La Chiesa e lo Stato hanno ruoli complementari, che richiedono un rispetto delle diverse competenze e una collaborazione, per il bene delle popolazioni. In tutti i campi della vita, Cristo vi chiede di essere suoi testimoni coraggiosi. E nella parrocchia, nella diocesi, egli vi invita ad avere la vostra parte nei servizi della comunità ecclesiale: catechesi, liturgia, servizio della carità. Il prossimo Sinodo incoraggerà i laici del mondo intero ad assumere meglio il loro giusto posto nella Chiesa.

6. Particolarmente importante è il campo della vita familiare. Una società si disgrega quando i matrimoni si fanno sempre meno numerosi e più instabili, perché ognuno ricerca prima di tutto di soddisfare il suo egoismo e i facili piaceri, quando si accettano le infedeltà e le rotture. I cristiani devono quindi testimoniare che una vita familiare solida, ben preparata, animata dall’amore reciproco, è un valore insostituibile. Ricevendo il sacramento del matrimonio, essi riconoscono che tutto l’amore viene da Dio e non può essere vissuto fedelmente che con la grazia di Dio, con la forza dell’amore che Cristo ha manifestato per la sua Chiesa. E nell’accogliere la vita secondo una paternità responsabile, rispettandola sempre fin da quando è concepita, essi diventano i cooperatori dell’amore di Dio creatore. Essi sono anche i primi responsabili dell’educazione dei loro figli, della loro crescita nella fede. Cari sposi e genitori cristiani, in virtù del matrimonio, voi avete una missione di primo piano nella Chiesa e nella società. Pregate, pregate insieme il Cristo presente nella vostra casa. E cercate, in occasione di riunioni o di ritiri, di aiutarvi reciprocamente tra famiglie.

7. Mi rivolgo anche ai bambini e ai giovani. Cari amici, voi avete ricevuto dai vostri genitori la vita e l’educazione alla fede. Essi hanno ancora molto da dirvi e da darvi, anche se alcuni non hanno la vostra istruzione. Ascoltate con fiducia la loro esperienza, la loro testimonianza, i loro consigli, e date loro, a vostra volta, l’aiuto che essi si aspettano da voi.

Ma bisogna che voi stessi approfondiate la vostra fede, affinché essa divenga una convinzione, una scelta personale. L’istruzione che voi ricevete nei vari istituti scolastici rappresenta un’occasione per il vostro avvenire, per l’avvenire delle Seychelles. E questa deve essere accompagnata da uno sforzo reale per conoscere ciò che Dio ha rivelato agli uomini nella Bibbia e nel corso della storia della Chiesa. Questa rivelazione non spiega, come le scienze, i “come” della natura, ma essa risponde ai nostri “perché”: essa dimostra il senso dell’esistenza nel piano di Dio. Così sarete capaci di rendere conto della speranza che è in voi e di rispondere, senza timore, ai nuovi interrogativi che sorgono nel corso dei vostri studi. È per questo che la Chiesa desidera avere sempre la possibilità di rendere ai giovani questo servizio che, ai suoi occhi, è primario: proporre loro, nel rispetto della loro coscienza, il messaggio cristiano, l’esperienza della vita nella Chiesa e il senso di una vita da costruire alla luce di Gesù Cristo. Io so che le “teachers” e le “misses”, aiutate da una religiosa, vi danno con dedizione un certo insegnamento sulla fede: io le incoraggio vivamente. La catechesi, per portare dei frutti, deve essere accompagnata anche dalla testimonianza di vita degli educatori e dei genitori, in un’atmosfera di dialogo; la vostra fede deve anche esprimersi in iniziative di azione cristiana; essa ha bisogno di essere nutrita con la preghiera, con le celebrazioni, con i sacramenti, specialmente con l’Eucaristia. Sembra che i sacerdoti e i catechisti potrebbero riuscire in questo nell’ambito parrocchiale. E quanto a voi, giovani cristiani del “National Youth Service”, io vi chiedo di essere particolarmente fedeli nel trovare il vostro nutrimento spirituale nelle Messe che sono celebrate nei vostri campi.

Preparate il vostro avvenire, sviluppando anche i valori morali della rettitudine di cuore, della lealtà, della resistenza nello sforzo, dell’amicizia. Preparatevi all’amore umano sul quale sarà fondata la vostra famiglia, se questa è la vostra vocazione. C’è un apprendimento del rispetto dell’altro, della conoscenza reciproca, della padronanza di sé, del dono di sé. L’amore è molto più delle soddisfazioni superficiali della sensibilità. È la risposta a una vocazione meravigliosa che Dio ha inscritto nei vostri cuori, e per la quale voi dovete essere semplici, forti, generosi, capaci di garantire l’unità delle responsabilità del matrimonio.

Auguro nello stesso tempo che la chiamata del Signore a seguirlo nella vita sacerdotale o religiosa sia accolta dai giovani ai quali egli dona questa grazia, per il bene più grande dei loro fratelli e della Chiesa delle Seychelles. E voi tutti, fratelli e sorelle adulti, sforzatevi di incoraggiare e sostenere queste vocazioni delle quali avete tanto bisogno.

8. In effetti, senza il ministero dei sacerdoti, la - Chiesa qui formata da tutti i battezzati non può ricevere la vita divina del capo che è il Cristo; essa non può sopravvivere, né rimanere unita, né camminare nella luce della fede, né essere missionaria. E voi siete tutti, giustamente, preoccupati dall’esiguo numero e dall’invecchiamento dei vostri sacerdoti, religiosi e secolari.

Nell’anno in cui ricorre il bicentenario del curato d’Ars, io incoraggio tutti questi sacerdoti a continuare il loro santo ministero, in una grande comunione fraterna, in collaborazione con il loro vescovo, a ricercare un nuovo slancio spirituale e delle iniziative apostoliche che rispondano alle necessità dei laici. Esiste una soluzione per ciò che riguarda il cambio dei sacerdoti? Io penso che voi potete contare sulla solidarietà delle altre Chiese, specialmente quelle della Conferenza episcopale dell’Oceano Indiano, ma anche, progressivamente, sui sacerdoti che usciranno da questo paese. Preghiamo il Padrone del campo di inviare operai per la sua messe!

Voi avete anche fatto l’esperienza, cari fratelli e sorelle, della testimonianza decisiva e del lavoro apostolico molto apprezzabile dei religiosi, sia che si tratti dei fratelli dell’Istruzione cristiana, delle religiose di san Giuseppe di Cluny che hanno suscitato molte vocazioni qui nelle Seychelles, delle Suore di santa Elisabetta, legate a questa diocesi, o delle missionarie della carità di Madre Teresa. È necessario quindi preparare anche il rinnovamento della vita religiosa.

9. Ascoltiamo ancora la raccomandazione suprema del Signore Gesù: “Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. Questo è il mio comandamento; che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati” (Gv 15, 14. 12). Si nota quindi che ogni vocazione umana non ha piena realizzazione che nell’amore: è vero per la famiglia, per i rapporti tra cittadini, tra gruppi sociali, tra razze, tra popoli. È l’amore che suscita e ispira la pace, il rispetto, l’aiuto reciproco. La vocazione cristiana che è una vocazione alla santità, consiste essenzialmente nella carità: amare il Signore nostro Dio con tutte le nostre forze, amare il prossimo come il Cristo ci ha amato. Un amore che va fino al punto estremo: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici”. Ecco, cari fratelli e sorelle, ciò che deve caratterizzare la vostra comunità cristiana nelle Seychelles. Sì, che la benevolenza, l’accoglienza, lo sforzo per un’intesa nella verità, l’appoggio reciproco, il perdono, la fiducia, contraddistinguano tutti i vostri rapporti tra laici, sacerdoti, religiosi, vescovo, come anche la vostra apertura leale e generosa a tutti gli altri, nella fedeltà alla vostra identità cristiana. Operando nell’amore del Cristo, voi porterete frutto, un frutto che rimane (cf. Gv 15, 16). Voi preparerete per il paese un avvenire di felicità, di pace, di fraternità al quale gli abitanti delle Seychelles hanno sempre aspirato. E Cristo, nel giudizio, vi riconoscerà come suoi discepoli.

10. Desidero inoltre incoraggiarvi a stabilire dei legami sempre più saldi con le altre Chiese locali, a cominciare dalle diocesi delle Mauritius, dell’isola di Riunione e con l’Amministrazione apostolica delle Isole Comore, con le quali la vostra diocesi è ormai unita nella stessa Conferenza episcopale dell’Oceano Indiano. Il dialogo e la cooperazione che voi approfondirete con essi potranno rivelarsi benefici per tutte le opere che abbiamo ricordato: catechesi, movimenti, vocazioni. Questa solidarietà è una testimonianza cristiana, ed è anche uno stimolo per la ricerca di un bene comune per tutta la vostra regione, nel rispetto dell’individualità di ogni nazione.

Anche a livello di comunità internazionale, le Seychelles, essendo nel mezzo dell’Oceano, non sono come un punto d’incontro naturale delle vie marittime e aeree, e chiamate, quindi, a giocare un ruolo negli scambi e nell’intesa mondiale? Anche le nazioni meno popolate e meno potenti contribuiscono alla qualità pacifica delle relazioni internazionali, grazie alla loro indipendenza e alla loro apertura universale.

Quanto alla Chiesa universale, essa è solidale con i vostri sforzi e li incoraggia. Voi avete in essa il vostro posto e la vostra testimonianza da portare. Il successore di Pietro, che presiede alla sua unità, è lieto oggi di fare scalo qui da voi, di pregare con voi, per rafforzare i legami che vi uniscono a tutti i vostri fratelli e sorelle, membri dello stesso corpo di Cristo in tutto il mondo.

11. “La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio” (Rm 8, 19). L’Avvento che è iniziato ieri ci fa vivere questa attesa. La salvezza offerta da Dio in Gesù Cristo è indirizzata al mondo intero, a tutte le creature. E la vostra terra ne trae beneficio, partecipando appieno alla missione di proclamare a sua volta questa grazia di Dio. Facciamo nostro il canto del salmista: “Acclamate al Signore, voi tutti della terra, / servite il Signore nella gioia . . . / egli ci ha fatti e noi siamo suoi, / suo popolo e gregge del suo pascolo . . . / Lodatelo, benedite il suo nome . . . / eterna la sua misericordia, / la sua fedeltà per ogni generazione” (Sal 99).

Sì, la sua fedeltà è sicura come le rocce granitiche delle vostre isole. Non abbiate paura dell’avvenire! Abbiate timore soltanto di essere infedeli al Cristo che è il capo del corpo, che è la nostra forza e la nostra vita.

Se voi guardate a Maria, sua Madre e nostra Madre, se continuate a pregarla con fiducia, essa vi condurrà sicuramente a Cristo, o vi porterà a lui; vi aiuterà ad aprire i vostri cuori allo Spirito Santo, che farà in voi, come fece in lei, meraviglie: è lui che rinnova le nostre vite, diffondendo il suo amore, le apre alla speranza e le colma di gioia (cf. Gv 15, 11).

In creolo:

Wi, mon bann frer ed ser, I en gran vwayaz le lanmer pou vis pot zot . . . Me prezan non tre kontan Ai non parmi zot, pou dir zot bonzour lo non ton legliz. E pou partaz avek zot Parol Zezi Kri.

In italiano:

Sì, abbiamo molto da fare! Ma siamo insieme, i membri di uno stesso corpo. E Cristo è il nostro capo. Fiducia! La sua forza non ci mancherà.

In francese:

Oui, nous avons beacoup à faire! / Mais nous sommes ensemble, / les membres d’un même Corps. / Et le Christ est notre Tête. Confiance! / Sa force ne nous manquera jamais!

Dopo la Messa

Voglio ancora una volta ringraziare tutti coloro che hanno collaborato alla preparazione di questo incontro eucaristico, tutti coloro che hanno partecipato e soprattutto i fratelli vescovi e i sacerdoti che hanno concelebrato con me questa Eucaristia. Il mio soggiorno alle Seychelles è breve ma, grazie a questa celebrazione eucaristica, è pieno, è essenziale, è sostanziale. Ci siamo incontrati sacramentalmente in Cristo, in Cristo crocifisso e risorto. Questo incontro in Cristo, questa unione, questa comunione la porteremo con noi, tutti voi delle Seychelles e io, io che sono Vescovo di Roma e successore di Pietro. Quanto devo ringraziare il Signore per questa grazia che mi ha dato, per la grazia di essere qui, di partecipare a tutta questa bellezza della natura e dell’animo umano. Vi ringrazio per i vostri canti.

Devo sottolineare la presenza di molte personalità ma, insieme, devo sottolineare la presenza di molti giovani, che hanno partecipato a questa celebrazione eucaristica. Con questa Eucaristia abbracciamo spiritualmente tutto il vostro Paese, tutte queste isole, tutti i suoi abitanti, soprattutto coloro che condividono la nostra fede e anche tutti gli altri. Questo sacrificio ci ha elevati tutti al livello di figli di Dio, ci ha fatti figli di Dio.

Il mio soggiorno è breve, ma vi porto in modo speciale nel mio cuore di pastore, di Vescovo di Roma, successore di Pietro. Sono anche i legami del cuore che devono unirci nella carità di Cristo e nel suo corpo, nella sua Chiesa. Ancora una volta grazie a tutti.



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