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SANTA MESSA PER I PELLEGRINI POLACCHI

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Solennità di Maria, Regina della Polonia - Martedì, 3 maggio 1988

 

Il giorno 3 maggio la Chiesa in Polonia ricorda, nella Liturgia delle Ore, i voti del re Giovanni Casimiro pronunciati il 2 aprile 1656 nella Cattedrale di Leopoli. Ecco alcuni brani del testo:
“O grande Madre del Dio-uomo, Vergine santissima, io, Giovanni Casimiro, re per la volontà del tuo Figlio, Re dei re, mio Signore, e per la tua misericordia, oggi, prostrandomi ai tuoi piedi, ti dichiaro mia patrona e Regina delle mie terre. Affido me stesso e il mio regno di Polonia, i principati di Lituania, Russia, Prussia, Masovia, Zmudz, Infianty, Smolen, Czernichòw, l’esercito delle due nazioni e tutti i miei popoli, alla tua particolare protezione ed assistenza. Chiedo umilmente il tuo aiuto e la tua misericordia per il mio regno colpito da tante sconfitte e disgrazie, contro i nemici della Chiesa romana”.

Sappiamo che queste parole furono pronunciate nel contesto della cosiddetta “invasione svedese”, sappiamo che furono pronunciate alcuni mesi dopo la difesa di Jasna Gora. Affidando alla Vergine Maria, quale Regina di Polonia, la sua nazione, patria nostra e dei nostri fratelli, repubblica di molti popoli, Giovanni Casimiro assume diversi impegni di carattere religioso, di carattere sociale e morale. Particolare significato hanno le seguenti parole dei voti di Giovanni Casimiro.

“E poiché vedo con estrema chiarezza e con un dolore profondo che in questi sette anni i lamenti dei contadini oppressi hanno indotto tuo Figlio, giudice imparziale, a colpire il mio regno con le piaghe dell’aria, della guerra e con altre disgrazie, prometto e giuro che non appena raggiunta la pace utilizzerò tutti i mezzi possibili, con aiuto di tutti gli Stati, per liberare il popolo del mio regno da ingiustizie ed oppressioni”.

È un documento di massima importanza nella storia della Chiesa e della nostra nazione. I due filoni, storia della Chiesa e della nazione, che dal principio, dal Battesimo della Polonia, dal Convegno di Gniezno (anno 1000) si sono intrecciati in diversi modi, qui ancora una volta sono apparsi profondamente uniti. La ragione di tale unione è profondamente radicata sia nella natura della vita sociale, sia nella missione della Chiesa. Infatti la Chiesa deve, nell’ambito della sua missione, predicare la legge dell’ordine, predicare l’ordine in vari settori e in vari campi della vita umana; ed anche la legge morale sul piano sociale, sul piano della vita sociale.

I voti di Giovanni Casimiro esprimono tale consapevolezza dal punto di vista dell’uomo che a quell’epoca deteneva il potere politico nello Stato. Esprimono la consapevolezza che l’ordine politico-sociale, possiamo dire, politico-sociale-economico non può essere introdotto senza il massimo rispetto per i principi morali, principi della moralità sociale. Difatti i voti di Giovanni Casimiro costituiscono anche un importante anello nella storia della dottrina sociale della Chiesa, nella nostra storia nazionale, e non solo nella nostra, ma altrettanto nella storia universale della dottrina sociale della Chiesa.

Oggi 3 maggio, la Chiesa onora la Regina di Polonia, Genitrice di Dio, ricordando i voti di Giovanni Casimiro; ma nello stesso tempo il nostro popolo ricorda un altro importante evento della sua storia, un evento significativo e nel contempo drammatico poiché la costituzione del 3 maggio fu, come sappiamo, un grande slancio verso il rinnovamento sociale e politico della repubblica polacca. Purtroppo questo grande slancio avvenne nel momento di agonia della società e fu distrutto principalmente dagli avversari ma anche dai nostri compatrioti accecati.

L’odierna solennità della Regina di Polonia non è solo un ricordo di quei gesti significativi, di quei fatti della storia della Chiesa e della nazione, della nazione e della Chiesa che proprio nella nazione ha sempre svolto e continua a svolgere il suo servizio, la sua missione. L’odierna solennità è degna di essere riletta anno dopo anno nel contesto degli avvenimenti attuali. Il nostro incontro davanti a questo altare significa che vogliamo rileggere proprio in questa chiave l’eloquenza liturgica, l’eloquenza storica di questa giornata, e su questo punto concentrare le nostre preghiere; perché il problema della sovranità ossia dell’indipendenza della nostra patria, affonda sempre le sue radici più profonde in un altro problema, problema della sovranità della società e del popolo nella Polonia di oggi. Ne ho parlato più volte durante i miei viaggi, i miei pellegrinaggi in patria, compreso l’ultimo, in termini molto chiari: si può parlare della sovranità, dell’indipendenza di una nazione solo quando nell’ambito di questa nazione vive un popolo sovrano e indipendente che può, di norma e di fatto, decidere della sua vita comune.

Ritroviamo qui dunque una continuità, continuità storica. Possono cambiare i tempi, le condizioni storiche, le situazioni, ma questi principi conservano sempre la loro identità: sono semplicemente leggi di Dio, leggi iscritte nel cuore umano, nella natura dell’uomo. Dal rispetto di queste leggi divine dipende il bene dell’uomo, soprattutto il bene eterno, la salvezza della sua anima. Giovanni Casimiro è pienamente consapevole, come leggiamo, come ci dicono i suoi voti, di questa prospettiva ultima della sua responsabilità di sovrano. Ma dal rispetto di queste leggi divine dipende anche il bene dell’uomo nella sua dimensione temporale che abbraccia i vari piani della sua esistenza personale, comunitaria, sociale, sociale-economica, statale e politica, tutti collegati tra di loro.

Per questo noi, che oggi, nella solennità di Maria, Regina di Polonia, ci siamo riuniti qui, nella Basilica di san Pietro per pregare insieme e partecipare all’Eucaristia, non cessiamo di supplicarla, così come lo fece un tempo il re Giovanni Casimiro, e dopo di lui molte generazioni dei nostri avi, talvolta in tempi estremamente difficili, nei momenti di crisi. Non cessiamo di supplicarla, affinché questo ordine morale, ordine della giustizia sociale si sviluppi e maturi continuamente nella nostra società che è umilmente fiera di avere Maria per sua regina. “Dagli inizi della Polonia tu, o Maria, sei la regina . . .”.

 

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