Index   Back Top Print

[ IT ]

CELEBRAZIONE NEL CORTILE DEL PALAZZO PONTIFICIO DI CASTEL GANDOLFO

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Domenica, 23 luglio 1989

 

Nel nome della Santissima Trinità saluto la comunità delle ville pontificie: tutti i dipendenti, il direttore, i suoi collaboratori, le vostre famiglie, tutti benvenuti all’inizio della mia permanenza a Castel Gandolfo a tutti riuniti per partecipare alla santissima Eucaristia. Saluto insieme con voi anche i nostri ospiti, soprattutto i nostri ospiti olandesi, della diocesi di Roermond: monsignor Joannes Gijsen e gli altri pellegrini venuti con lui. Saluti anche gli altri ospiti venuti dalla lontana città di Hong kong. Anche loro hanno voluto approfittare di questa permanenza a Roma per partecipare alla Messa celebrata dal Papa.

Ci prepariamo adesso a partecipare all’Eucaristia, a questo “mistero della fede” che è per noi mistero santissimo. Per questo prima di ascoltare la Parola di Dio, prepariamoci interiormente confessando i nostri peccati e le nostre debolezze spirituali davanti a Dio, a questo Dio che ci ha creati, a questo Dio Cristo che ci ha redenti, a questo Dio Spirito Santo che ci dà la vita.  

All’omelia:

Fratelli e sorelle carissimi.

Abbiamo ascoltato la Parola di Dio, la Parola sacra della liturgia dell’odierna domenica. In questa Parola, nelle letture, sono presenti delle figure sintomatiche. Prima abbiamo Abramo che accoglie un Dio ignoto, non sapendo che colui che accoglie è Dio, anzi Dio trino. Ma egli lo accoglie con tutta l’ospitalità. Abbiamo, poi, le due sorelle, sorelle di Lazzaro, Maria e Marta nella loro casa, in quella casa in cui Gesù era ospite molte volte. Allora possiamo dire che la Parola di Dio dell’odierna domenica ci porta verso il tema dell’ospitalità, dell’ospitalità specifica: l’ospite è Dio; l’uomo dà ospitalità a Dio.

Vorrei aggiungere a queste figure della liturgia anche un’altra che normalmente viene commemorata dalla nostra Chiesa il 23 luglio. E la figura di santa Brigida, svedese, svedese e romana. Vorrei aggiungere questa figura anche a causa della mia recente visita in Svezia, in Scandinavia, nei Paesi nordici, e specialmente a Vadstena. Vadstena era il luogo in cui viveva santa Brigida come madre di famiglia e poi come vedova. Come vedova ella ha fondato una congregazione religiosa che porta il suo nome, le Brigidine, e si è trasferita a Roma. Così per i secoli, anche per quei secoli venuti dopo i secoli della separazione tra Roma e la Scandinavia, santa Brigida ha creato un legame, un legame duraturo tra Roma e Vadstena, tra Roma e la Svezia, tra Roma e i Paesi scandinavi.

Vorrei di nuovo riprendere questo tema centrale della liturgia odierna: l’uomo dà ospitalità a Dio. Dio vuol essere ospite dell’uomo, vuol abitare presso di lui, vuol abitare fra noi. Questo è il suo nome prediletto: Emmanuele, Dio che abita con noi e fra noi. Anzi sappiamo da Gesù che questo Dio abita in noi: abita il Figlio e con il Figlio viene il Padre e, venendo tutti e due per abitare, danno a ciascuno di noi lo Spirito Santo, perché sono ospiti, sono ospiti che portano il loro dono, e questo dono divino è lo Spirito Santo. Ecco il concetto principale della liturgia odierna.

Seguendo questa liturgia e questo contesto - noi dobbiamo anche vedere meglio qual è il programma della nostra vita cristiana. Lo vediamo soprattutto attraverso le due sorelle, Marta e Maria. Marta è un simbolo delle preoccupazioni quotidiane, di questa vita, possiamo dire, nostra: ciascuno di noi con i suoi impegni, con le sue preoccupazioni quotidiane. E Gesù, rispettando quello che fa Marta, la sua preoccupazione per tutto quello che è necessario e utile, sottolinea che c’è una cosa specialmente necessaria, più necessaria di tutte quelle che noi dobbiamo continuamente e quotidianamente compiere e realizzare. Questa cosa più necessaria, questo “unum” necessario, è ascoltare questa Parola e assorbire questa Parola, vuol dire introdurla nella nostra vita.

Così la liturgia di oggi ci presenta il programma della vita cristiana. Sì, noi siamo chiamati a tanti impegni ed anche questi impegni diversi costituiscono il carattere della nostra vita cristiana, anzi la nostra vocazione cristiana. Ma costituiscono questa vocazione cristiana se vengono realizzati con questo “unum” necessario, con l’ascolto della Parola di Dio e poi con ciò che la Parola di Dio produce nei nostri cuori, con questa ospitalità a Dio in cui ci viene dato lo Spirito Santo dal Padre e dal Figlio, in cui lo Spirito Santo datoci dal Padre e dal Figlio trasforma il nostro cuore, trasforma il nostro uomo interiore e crea in noi la novità della vita.

Questo è il contenuto della liturgia di oggi. Ci prepariamo adesso a dare ospitalità a Gesù Eucaristia, perché la liturgia eucaristica è composta dalla Parola di Dio che sentiamo e, poi, soprattutto da questo mistero del pane e del vino in cui Gesù ci offre se stesso, il suo Corpo e il suo Sangue.

Ci prepariamo adesso a dare ospitalità a Gesù eucaristico.

Rimaniamo un certo tempo in silenzio per meditare queste verità e per prepararci alla celebrazione eucaristica, all’offertorio del pane e del vino e soprattutto alla presenza di Gesù e alla santissima Comunione.

Prima della benedizione conclusiva:

Abbiamo ringraziato con queste poche parole per il dono dell’Eucaristia. Ma non ci sono parole sufficienti, non c’è un ringraziamento, una gratitudine sufficiente per ringraziare per questo dono che Dio ci fa, accettando la dimora nel nostro cuore, facendosi nostro ospite. Cerchiamo di vivere questa gratitudine tutta la giornata odierna, la domenica del Signore, e tutta la settimana che incomincia oggi.

Adesso, per concludere la nostra celebrazione eucaristica, imploriamo la benedizione di questo Dio, di questo Dio che si è fatto ospite tra noi, nei nostri cuori, nella Chiesa, nel mondo. Questo Dio che è Padre, Figlio e Spirito Santo. Imploriamo la sua benedizione per tutti noi qui presenti, per tutti coloro che appartengono alla comunità delle ville pontificie, per tutti i nostri ospiti dell’Olanda e per tutti i nostri ospiti di Hong Kong, per ciascuno e per tutti. Ecco, le parole della benedizione conclusiva cantate in latino insieme con il Vescovo di Roma.

 

© Copyright 1989 - Libreria Editrice Vaticana

 



Copyright © Dicastero per la Comunicazione - Libreria Editrice Vaticana