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MESSA PER LA COMUNITÀ CROATA
NELLA CHIESA NAZIONALE DI SAN GIROLAMO A ROMA

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Sabato, 21 ottobre 1989

 

1. “Rimani saldo in quello che hai imparato e di cui sei convinto, sapendo da chi l’hai appreso (2 Tm 3, 14).

Le parole dell’apostolo Paolo al discepolo Timoteo acquistano particolare intensità di significato risuonando in questa chiesa di san Girolamo dei Croati, rinnovata e restaurata per le celebrazioni del centenario della sua costruzione, che avvenne per opera del mio predecessore, Papa Sisto V. Egli, che era stato Cardinale di questo titolo, volle onorare il santo dalmata e la comunità dei Croati in Roma, edificando questo tempio, sul luogo della già fatiscente cappella dedicata a san Girolamo presso il porto di Ripetta.

Le parole di san Paolo acquistano qui una forza particolare, poiché questo tempio costituisce per la comunità croata di Roma una viva memoria ed una vigorosa testimonianza della fede antica e delle tradizioni cristiane dei padri. Il popolo della Croazia è rimasto saldo in esse attraverso vicende storiche complesse e difficili, che hanno coinvolto il territorio e la popolazione in dure prove, perché “sapeva da chi aveva appreso” le immutabili verità della fede.

“Rimani saldo . . .”. Timoteo, il destinatario della lettera or ora proclamata, è invitato a ricordare i maestri della sua fede: la madre e la nonna, i numerosi testimoni davanti ai quali aveva pronunciato la sua “bella confessione” (cf. 1 Tm 6, 12), oltre, naturalmente, all’apostolo Paolo, il suo maestro, che lo aveva associato a sé, nella predicazione del Vangelo e nella guida delle comunità.

Anche a voi oggi, carissimi fratelli e sorelle, con la stessa forza l’Apostolo dice di tener vivo il ricordo di quanto vi è stato insegnato e tramandato. Vi chiede, cioè, di essere anche in Roma, in questo luogo caro ai pellegrini romei della vostra Nazione, testimoni affidabili del Vangelo, annunciatori coraggiosi delle meraviglie di Dio a beneficio di quanti sanno accogliere la sua Parola.

2. Un esempio mirabile di dedizione senza riserve alla parola di Dio è stato colui al quale è dedicato questo luogo: il vostro conterraneo san Girolamo. Egli prese alla lettera l’ammonimento dell’Apostolo circa le Sacre Scritture: “Queste - egli scriveva a Timoteo - possono istruirti per la salvezza, che si ottiene per mezzo della fede in Gesù Cristo” (2 Tm 3, 15). San Girolamo capì che la fede è obbedienza alla Parola con la quale Dio comunica se stesso all’uomo, e che perciò essa richiede - come anche il Concilio ha ribadito - il totale abbandono dell’uomo a Dio, al quale occorre prestare il pieno ossequio dell’intelligenza e della volontà, acconsentendo con amore e fiducia alla rivelazione che da lui proviene (cf. Dei Verbum, 5). Il grande dalmata, singolare modello di devozione e di servizio alla Parola rivelata, non si stancava di ricordare alla Chiesa che Dio stesso ha parlato all’anima degli scrittori sacri, ed ammoniva che “colui che non conosce le Scritture, non conosce la potenza di Dio, né la sua sapienza. Ignorare le Scritture significa ignorare Cristo” (S. Hieronymi, Comm. in Is. proph., Prol.: CSCL 73, 1).

San Girolamo vi ottenga, carissimi fratelli e sorelle, una conoscenza viva e penetrante della Scrittura, così che anche voi, con tutto il popolo cristiano vi nutriate sempre più largamente della Parola divina, e troviate in essa una sorgente di vita (cf. Collecta ad Missam in memoria S. Hieronymi).

3. Ogni casa di Dio, e quindi anche questa vostra chiesa antica e veneranda, è luogo di preghiera, è richiamo alla costanza nell’orazione.

“Quando Mosé alzava le mani, Israele era il più forte; ma quando le lasciava cadere, era più forte Amalek . . . Così le sue mani rimasero ferme fino al tramonto del sole” (Es 17, 11-12).

Il valore della preghiera di intercessione è chiaramente proposto alla nostra considerazione dalla liturgia odierna. È la preghiera di Mosé, l’insistente invocazione con le mani alzate, che ottiene da Dio la vittoria degli Israeliti; è l’insistenza della vedova che costringe il giudice iniquo a fare giustizia.

“E Dio non farà giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà a lungo aspettare?” (Lc 18, 7).

Il cristiano non deve mai abbandonare la preghiera, specialmente quando, a causa della tribolazione, la fede è messa fortemente alla prova. Come la donna della parabola, egli deve continuare ad insistere, soprattutto quando il buio della sofferenza, le “assurdità” della vita, gli allettamenti di un benessere senza anima, rischiano di incrinare la sua fiducia nell’onnipotenza provvida del Padre celeste. Solo nella preghiera il credente troverà la forza per riconoscere i segni e la presenza di Dio nelle prove sociali, culturali, politiche e morali che lo assillano, e potrà far sì che il Signore, al suo ritorno, trovi ancora “sulla terra” la fede che egli è venuto a portare.

La donna della parabola costituisce il modello di tutti coloro che nella fede sanno presentare a Dio il gemito del loro cuore provato: “Fammi giustizia contro il mio avversario” (Lc 18, 3). Liberami, Signore, dalle insidie del male, “libera nos a malo”.

Il Signore stesso commenta la parabola, narrata ai discepoli per istruirli sulla “necessità di pregare sempre, senza stancarsi” (Lc 18, 1): se il giudice malvagio giunge a rendere giustizia alla vedova a motivo della sua insistenza, quanto maggiormente Dio, giudice di infinita santità, farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui (cf. Lc 18, 7).

4. Mi è gradito rivolgere un saluto cordiale ed affettuoso al signor Cardinale Franjo Kuharic, Arcivescovo di Zagabria, ai numerosi Arcivescovi e Vescovi della Croazia, qui giunti per la singolare circostanza.

Saluto il rettore della chiesa, monsignor Ratko Peric, ed i sacerdoti croati che collaborano negli uffici della Curia romana. Il mio pensiero va poi ai sacerdoti studenti del collegio annesso alla Chiesa, al presidente dell’accademia mariana internazionale, padre Melada, ai religiosi croati ed alle suore che in questa casa ed in altre comunità ospedaliere, assistenziali ed educative svolgono il loro servizio.

Infine mi rivolgo a tutti i numerosi fedeli di Croazia che vivono attualmente in Roma, ai giovani, alle famiglie, a coloro che per l’occasione sono giunti direttamente dalla Patria e da territori molto lontani: dal Canada, dagli Stati Uniti, come anche da altre nazioni e continenti.

La popolazione croata è presente un po’ dappertutto. Il mio augurio è che voi sappiate restar fedeli alla vostra cultura, alle tradizioni acquisite con l’educazione familiare, al patrimonio religioso degli avi. Sforzatevi di trasmettere ai vostri figli tali valori, affinché diventino anch’essi testimoni della parola evangelica ovunque si trovino.

La vostra presenza in questa chiesa di san Girolamo dice che essa costituisce per voi un valido punto di riferimento, in cui far comunione tra quanti siete emigrati dalla terra dei padri: essa diventa come un lembo di patria, ancor più significativo perché situato in Roma, accanto alla Sede di Pietro.

Il mio saluto vuole essere anche un augurio di cristiana prosperità, un’invocazione di pace per le vostre famiglie in Patria ed all’estero, e, nello stesso tempo, un incitamento ad inserirvi attivamente nella vita delle Chiese locali di cui ora fate parte, per recarvi la ricchezza delle vostre tradizioni cristiane. L’incontro della vostra con le altre culture varrà a promuovere un’esperienza della fede più profonda e matura.

5. “Alzo gli occhi verso i monti: da dove mi verrà l’aiuto? Il mio aiuto viene dal Signore . . . Non lascerà vacillare il tuo piede, non si addormenterà il tuo custode . . . Il Signore veglierà su di te” (Psalmus responsorius).

Confortati da queste parole, fratelli e sorelle, rivolgiamo la nostra preghiera insistente a Dio in ogni necessità, in qualsiasi prova interiore ed esteriore, in qualsiasi tribolazione.

La storia della Croazia, come ben sapete, è stata spesso turbata da tribolazioni e prove di ogni genere; ma proprio nelle difficoltà più dure voi avete sempre saputo erigere e conservare in Patria i segni della fiducia in Dio nei numerosi santuari, chiese e cappelle che costellano il territorio. Ora, dalle diverse regioni della vostra Patria e della vostra diaspora, voi guardate a questa chiesa di san Girolamo in Roma come ad un luogo privilegiato di preghiera e di comunione fra voi. Parta da questo tempio, ora riportato al suo antico splendore, un messaggio per tutti i Croati: il messaggio del valore della preghiera, della sua necessità per condurre una vita degna di esseri umani, chiamati a partecipare alla vita stessa di Dio.

Questa vostra chiesa nazionale ricordi a ciascuno di voi che il precetto del Signore di pregare con insistenza e senza stancarsi è un richiamo serio, perché solo nella preghiera e con la preghiera si può salvare la fede nei momenti di prova e di tentazione. Solo l’esperienza della preghiera conferma nel cuore dell’uomo la fiducia nella protezione e nell’aiuto di Dio.

Solo “il Signore ti proteggerà da ogni male” (Sal 121 (120), 7).

Solo il Signore darà vigore a coloro che vogliono annunciare la sua Parola (cf. 2 Tm 4, 1).

Solo il Signore “farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui” (Lc 18, 7).

Solo il Signore! Amen.

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