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ORDINAZIONE EPISCOPALE DI DODICI NUOVI PRESULI

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Solennità dell’Epifania del Signore
Sabato, 6 gennaio 1990

 

“Prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra” (cf. Mt 2, 11).

1. Queste parole del Vangelo di Matteo contengono come la sintesi del mistero, che è espresso dal sostantivo greco “Epifania”. I magi, provenienti dall’Oriente, depongono i doni ai piedi del Bambino di Betlemme: oro, incenso e mirra.

Questi doni sono la risposta al Dono. Il Dono dall’alto è stato loro annunziato mediante la stella splendente tra le tenebre. I magi dall’Oriente seguono la stella, poi a Gerusalemme domandano informazioni a Erode. Ricevono spiegazioni, che vengono loro date con le stesse parole del Profeta. Vanno con perseveranza verso Betlemme per accogliere il Dono dall’alto. Chiamano questo Dono “il re dei Giudei che è nato”, mentre il Profeta lo chiama “un capo che pascerà il popolo”. Egli è colui che il Padre ha unto con lo Spirito Santo e ha mandato nel mondo: il Messia. Il Figlio Unigenito, donato dal Padre.

I magi trovano il Bambino tra le braccia della Madre: trovano il Figlio dell’uomo. Sanno che egli è il Dono del Padre. Giungono da lontano per accoglierlo: per accogliere il Dono in cui l’Eterno esprime il suo amore: “Infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio Unigenito” (Gv 3, 16). Magi dall’Oriente sono tra i primi ad accoglierlo. Sono i testimoni della divina Epifania.

2. Cari figli e fratelli! Voi oggi venite all’altare in questa basilica di San Pietro per ricevere l’imposizione apostolica delle mani e l’unzione episcopale; da questo momento la vostra vocazione sarà di accogliere lo stesso Dono: accogliere Cristo, nato a Betlemme, che il Padre ha mandato nel mondo. Il Figlio unigenito che il Padre ha donato per amore verso quel mondo che è suo, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna.

Nello Spirito Santo, voi riceverete il Dono del Padre, che è il Figlio unigenito, fattosi uomo per la redenzione del mondo. Gesù Cristo, nato a Betlemme, figlio della Vergine Maria. Gesù Cristo, crocifisso e risorto. Gesù Cristo, sacerdote della nuova ed eterna alleanza, che siede alla destra del Padre.

Cari fratelli e figli! Come vescovi della Chiese dovete essere gli speciali amministratori della divina Epifania.

3. Sui doni che i magi dall’Oriente offrirono al neonato Bambino, il profeta Isaia aveva detto le seguenti parole: “Tutti verranno da Saba / portando oro e incenso / e proclamando le glorie del Signore” (Is 60, 6).

E Isaia lo aveva detto tenendo davanti agli occhi il meraviglioso corteo delle nazioni, che dovevano camminare verso quella luce, che avrebbe rifulso su Gerusalemme: “Tutti costoro si sono radunati, vengono a te. / I tuoi figli vengono da lontano . . . / perché le ricchezze del mare si riverseranno su di te, verranno a te i beni dei popoli” (Is 60, 4-5).

4. Ciascuno di voi, carissimi figli, porta a questo altare, nella basilica di San Pietro, il suo “proprio dono”: l’oro, l’incenso e la mirra della propria vita. Questo dono che brilla nel vostro cuore mediante la luce dello Spirito della Verità, che matura al momento dell’odierno offertorio. Il vostro dono deve oggi essere consacrato di nuovo, e diventare una particolare risposta al Dono della divina Epifania in Gesù Cristo.

L’Epifania è la festa dello scambio dei doni. Quindi ciascuno di voi porta qui non soltanto il suo proprio dono. Attraverso ciascuno di voi si esprime “tutta la dovizia di capacità dei popoli”. La vostra odierna consacrazione è il segno della cattolicità della Chiesa. Ecco “in tutte quante le nazioni della terra è radicato un solo popolo di Dio . . .”. E in lui “le singole parti portano i propri doni alle altre parti e a tutta la Chiesa” (Lumen gentium, 13. 15).

In questo modo - mediante il dono che è proprio di ciascuno e mediante “tutta la dovizia di capacità dei popoli” che ognuno di voi porta dentro di sé - noi tutti cresciamo in questa particolare comunione che è la Chiesa, il Corpo di Cristo, e nello stesso tempo noi tutti formiamo e rendiamo più ricca questa comunione.

5. Saluto voi, cari fratelli - e saluto i popoli da cui provenite: l’Italia, l’Iran, il Venezuela, la Tanzania, la Polonia, la Francia, le Filippine. Le vostre nazionalità manifestano chiaramente l’universalità della Chiesa, che vive e opera per la salvezza di tutti i popoli della terra. I vostri nomi risuonino a gloria di Dio e a conforto delle anime affidate alle vostre cure pastorali: Giovanni Tonucci, nunzio apostolico in Bolivia; Ignace Bedini, arcivescovo d’Ispahan dei Latini; Mario Milano, arcivescovo di Sant’Angelo dei Lombardi-Conza-Nusco-Bisaccia; Giovanni Ceirano, pronunzio apostolico in Papua Nuova Guinea; Oscar Rizzato, arcivescovo titolare di Viruno e mio Elemosiniere; Ignacio Velasco Garcia, vicario apostolico di Puerto Ayacucho; Paul Razoka, vescovo di Kigoma; Marian Blazej Kruszylowicz, ausiliare del vescovo di Szczecin-Kamien; Pierre Duprey, segretario del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani; Domenico D’Ambrosio, vescovo di Termoli-Larino; Edward Dajczak, ausiliarie del vescovo di Gorzow; e Benjamin Almoneda, ausiliare del vescovo di Daet.

Mi è anche gradito salutare, in questa lieta circostanza, sua eminenza il metropolita Damaskinos di Svizzera, inviato di sua santità il patriarca ecumenico Dimitrios I, per condividere con noi questo importante avvenimento della nostra Chiesa.

Cari fratelli, chiamati oggi a esercitare il ministero episcopale, il Figlio di Dio nato dalla Vergine accolga i vostri doni, così come ha accolto i doni dei magi provenienti dall’Oriente, e vi aiuti sempre a rivelare, con la luce e la potenza dello Spirito Santo, a tutti gli uomini, a tutti i popoli e nazioni della terra il Dono del Figlio Eterno che è stato dato dal Padre, perché “chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna”.

Vi aiuti a essere ministri della divina Epifania. Ministri fedeli e instancabili!

 

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