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VIAGGIO APOSTOLICO
A CAPO VERDE, GUINEA BISSAU, MALI, BURKINA FASO E CIAD

CELEBRAZIONE NELLA SPIANATA DI «QUEBRA CANELA» A PRAIA

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Praia (Capo Verde) - Venerdì, 26 gennaio 1990

 

Amati fratelli e sorelle in Cristo.

1. “Date al Signore, o famiglie dei popoli, / date al Signore gloria e potenza, / date al Signore la gloria del Suo nome” (Sal 96, 7-8).

Con queste parole del Salmista, la Liturgia esorta tutte le nazioni, le “famiglie dei popoli”, a glorificare Dio.

La gloria di Dio è il fine ultimo di tutta la creazione, ed in particolar modo dell’uomo e della società umana. È nella gloria di Dio che l’uomo trova la realizzazione definitiva del suo destino. In Dio trova inoltre l’elevazione eterna, come proclamava nel secondo secolo sant’Ireneo: “La gloria di Dio è l’uomo che vive” (Adversus haereses, IV, 20, 7: PG 7, 105); è l’uomo che vive la vita eterna in Dio.

In questo giorno l’invito del Salmista è rivolto in particolar modo ad uno tra tutti i popoli della terra: la Nazione di Capo Verde, ed alla gente che vive in queste isole dell’Oceano Atlantico. E specialmente a voi, abitanti dell’isola di Santiago, ed a quanti sono qui riuniti.

2. Vi saluto tutti. Ringrazio della buona accoglienza il Signor Presidente della Repubblica, Sua Eccellenza il Vescovo Don Paulino do Livramento Évora, tutte le autorità e tutti i diocesani di Santiago di Capo Verde. Molti sono venuti da isole lontane, certamente con sacrificio. Dio vi benedica tutti!

Il sentimento religioso, come la storia conferma, ha sempre segnato la vostra vita. Ma dobbiamo alla evangelizzazione se siamo qui oggi, per dare insieme al Successore di Pietro “gloria al Signore” e per celebrare Gesù Cristo. Vi esorto perciò ad avere un sentimento di gratitudine verso i missionari, che vi hanno dato la possibilità di essere discepoli di Cristo e di accogliere la Sua salvezza. Dovete provare questo sentimento anche verso i vostri antenati, che si sono mostrati disponibili a ricevere il Vangelo. Ma tutti insieme, nell’Eucaristia, rendiamo grazie principalmente a Dio. E sempre Lui che prepara i cuori di quelli che pregano e di quelli che accolgono la Buona Novella.

3. Gesù Cristo, Figlio di Dio, della stessa sostanza del Padre, si è fatto uomo, somigliante in tutto a noi, eccetto che nel peccato (cf. Eb 4, 15); ha portato al mondo la salvezza: “grazia, misericordia e pace da parte di Dio Padre” (2 Tm 1, 2), come proclama San Paolo nella prima Lettura di oggi. Ci ha portato la vita eterna che Dio Padre ci aveva promesso in Lui. Ha rinnovato l’invito del Salmista: glorificate Dio, siate la gloria di Dio.

Come leggiamo nel Vangelo, per realizzare tale disegno divino, Gesù percorreva le città e i villaggi nella regione in cui abitava, e andava “insegnando . . . predicando il Vangelo del Regno e curando ogni malattia e infermità” (Mt 9, 35).

In Gesù Cristo ha avuto inizio il Vangelo del Regno di Dio, e nel suo sacrificio di redenzione si è realizzata la Nuova Alleanza con l’umanità. Cristo stesso, Redentore del mondo, ha trasmesso la missione del Vangelo e della Nuova Alleanza alla Chiesa che ha edificato sul fondamento degli apostoli.

Fu Egli stesso che chiamò i Dodici; e, tra essi, conferì a Pietro il primato. E, dopo la sua Resurrezione, chiamò anche Paolo, come l’ultimo degli apostoli. Saulo di Tarso perseguitava violentemente i cristiani e il nome di Cristo. Ma, mentre si trovava sulla strada di Damasco, il Signore Risorto gli apparve e trasformò la sua anima. Il persecutore Saulo si convertì nell’ardente Apostolo di Cristo, e, insieme a Pietro, in colonna della Chiesa.

4. La Liturgia ricorda oggi la memoria dei due discepoli di San Paolo: Timoteo e Tito; ma celebrava ieri la festa liturgica della conversione di San Paolo. E, a questa festa, è intimamente connesso l’annuncio del Concilio Vaticano II, della cui chiusura celebriamo quest’anno il XXV anniversario. Questo Concilio ha rappresentato un avvenimento di grande importanza per tutta la Chiesa, fondata sugli Apostoli; e ha costituito l’inizio di una fase nuova della sua vita. Ha dato un nuovo impulso alla collegialità dei Vescovi e ha portato un nuovo spirito di corresponsabilità e di maggiore collaborazione tra i suoi membri: sacerdoti, religiosi e laici.

Oggi qui con voi, alle porte dell’Africa, ricordo queste date per rendere grazie a Dio della grande opera del Concilio, e per esortare tutti ad applicare le sue direttive. E nel Vaticano Secondo che trova le sue radici l’iniziativa dell’Assemblea Straordinaria del Sinodo dei Vescovi per l’Africa. Anche a Capo Verde, sicuramente, è in preparazione questo evento, accompagnato dalla speranza e dalla preghiera fiduciosa nei buoni frutti che ne trarrà la Chiesa in questo Continente e nel mondo intero.

5. Edificata sul fondamento degli Apostoli, la Chiesa si è diffusa sino all’estremità della terra. E la fede Cristiana, apostolica e cattolica, è giunta anche a Capo Verde. E iniziata da qui la costruzione di Dio, “l’edificio di Dio” (1Cor 3,9), per opera degli “inviati” dei successori degli apostoli. La liturgia paragona giustamente la Chiesa alla “città santa” e la chiama “nuova Gerusalemme” alla cui edificazione partecipano tutti i battezzati, come “pietre vive” (cf. 1 Pt 2, 5). Ed il Concilio ricorda che essa è il “tabernacolo di Dio tra gli uomini”, la casa di Dio, nella quale vive la sua famiglia (cf. Lumen gentium, 6).

Tutti i battezzati divengono infatti Figli di Dio e fratelli in Cristo. Scelti fra i popoli più diversi e distanti fra loro, sono innalzati alla comunione con Dio, formano il Corpo mistico di Cristo e la Famiglia di Dio. In tal modo sono vivificati, unificati e guidati dallo Spirito Santo, che è uno, solo e sé medesimo, e che compie nella Chiesa qualcosa di simile a ciò che l’anima compie nel corpo dell’uomo, come affermano i Santi Padri: un solo corpo con diverse membra, ognuna con le sue funzioni. Oltre queste immagini, la Chiesa nel Concilio Vaticano II si è presentata al mondo come il luogo del “dialogo della salvezza”.

Gesù Cristo ha paragonato la Chiesa ad un “granello di senape”, quel piccolo seme che, crescendo, diventa la pianta più grande del campo fino a essere quasi un albero; cosicché gli uccelli del cielo vanno a posarsi sui suoi rami (cf. Mt 13, 32). La Chiesa infatti, nonostante le prove e le difficoltà continua a crescere come un albero frondoso.

Cominciò con il gruppo degli Apostoli e dei discepoli, si estese poi ai molti che ebbero la grazia di assistere all’ascensione del Signore Risorto ed in seguito anche alle migliaia che hanno creduto, nel giorno della Pentecoste.

6. Dopo la Pentecoste di Gerusalemme, sostenuta dallo Spirito Santo ha continuato ad estendere i rami cominciando dalle regioni situate intorno al Mediterraneo. Ma ben presto è arrivata in Africa. Sin dai primi secoli i territori a nord di questo grande continente, videro fiorire comunità cristiane traboccanti di vita e fervore, con numerosi Martiri, Vergini, Confessori e grandi Dottori della Chiesa. E il Messaggio non rimase soltanto a Nord; gradualmente l’annuncio evangelico della salvezza cominciò a scendere anche verso il Sud.

L’annuncio del Vangelo è giunto nel vostro Arcipelago da oltre cinquecento anni. Poco tempo dopo la fase missionaria propriamente detta, la Sede Apostolica di Roma ha creato la Diocesi di Santiago de Cabo Verde, nel 1533; quando fu stabilita questa Chiesa locale. Inizialmente si estendeva su una vasta regione del Continente Africano. Con l’andar del tempo, come sapete, la Diocesi de Cabo Verde è stata limitata alle isole dell’Arcipelago.

Dinanzi al grande compito dell’attuazione del piano salvifico di Dio in Cristo, per la diffusione della Chiesa, sacramento di salvezza affidato agli Apostoli e ai loro successori sino all’attuale Vescovo di Capo Verde, è veramente degno e giusto che “le famiglie dei Popoli diano al Signore onore e gloria, diano gloria al suo nome” (cf. Sal 96, 7-8). Ed oggi in modo particolare il Popolo Capoverdiano. Ci troviamo oggi alle soglie del terzo Millennio cristiano; desideriamo tutti che sia caratterizzato da una nuova fioritura di vita cristiana. Siamo oggi qui riuniti a pregare affinché l’immenso dono della fede sia vissuto nel modo più consapevole e partecipato in modo più generoso, da parte di ognuno di noi, affinché ogni Capoverdiano si senta impegnato in prima persona nell’evangelizzazione, pregando, dando il buon esempio ed operando.

7. Nel Vangelo di questa Messa abbiamo letto che “Gesù vedendo le folle ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore. Allora disse ai suoi: «La messe è molta, ma gli operai sono pochi! Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sua messe!»” (Mt 9, 36-38).

La Chiesa non cessa di ricordare queste parole del Buon Pastore, Gesù Cristo. Costantemente essa eleva le sue preghiere affinché “mandi operai nella sua messe”; è una preghiera che deve rimanere nel cuore e sulle labbra di noi tutti: la preghiera per le vocazioni. In primo luogo, e sopra ogni altra cosa, per le vocazioni sacerdotali. E poi, anche per le vocazioni religiose maschili e femminili, i fratelli e le sorelle consacrate. Una volta, questi ultimi si identificavano coi religiosi o con le religiose; oggigiorno, abbiamo anche i membri degli Istituti Secolari.

Abbiamo, inoltre, i laici impegnati nell’apostolato della Chiesa. Anche essi “operai” preziosi per la “messe” di Dio, come è stato ricordato nell’ultimo Sinodo dei Vescovi, e menzionato poi nell’esortazione Christifideles laici.

8. Anche qui a Capo Verde continua la costruzione della Chiesa nei cuori degli uomini. Tutti i battezzati sono responsabili di essa, e non solo i sacerdoti e i consacrati. Seguire Cristo è una vocazione all’apostolato, che coinvolge tutti. I laici, con la loro particolare vocazione e missione nella Chiesa, sono chiamati a svolgere un ruolo importante. Tanto più che scarseggiano quelli che si dedicano esclusivamente al servizio del Regno.

Considerando inoltre l’organizzazione della vita moderna, si sente la necessità di una presenza dei cristiani laici attiva ed evangelica, e allo stesso tempo dinamica e trasformatrice, per individuare e aggredire le cause dei mali che paralizzano o corrodono la qualità della vita e la vita stessa, impedendo la “costruzione” e la crescita della comunità ecclesiale e anche della comunità cristiana e sociale. È importante che i laici sappiano essere testimoni e araldi di proposte conformi alla giustizia e alla carità; capaci di contribuire al miglioramento delle strutture sociali, economiche e politiche. È importante che sappiano essere modelli di solidarietà e di fraternità, pensando e operando come cristiani autentici.

Dove non possono arrivare i “predicatori” del Vangelo, devono arrivare i laici; essi sono chiamati, innanzitutto, a far sì che risplenda la novità e la forza del Vangelo nella loro vita quotidiana, nel loro ambiente familiare e sociale. Inoltre, sono chiamati a contribuire alla santificazione del mondo. Devono preoccuparsi e applicarsi con entusiasmo e con costanza, in una vera attività missionaria, verso quanti ancora non credono in Dio; nel loro rapporto con quanti non vivono la fede ricevuta nel battesimo, essi devono lasciarsi condurre da una carità apostolica (cf. Christifideles laici, 34).

Dove esiste indifferenza e la salvezza non arriva alle persone, occorre iniziare una nuova evangelizzazione, fondata sulla capacità creativa e sull’inventiva pastorale.

A questo impegno dei laici, corrisponde da parte dei pastori delle comunità, in unione con il Vescovo, la necessità di essere maestri di verità e testimoni della speranza, modelli di carità fraterna e conciliatori di tutte le buone volontà. Spetta agli stessi pastori di aiutare i fratelli laici a formare uno spirito critico e a crescere nel discernimento cristiano, per imparare a comportarsi da costruttori della società, per la “civiltà dell’amore”.

9. Essendo un popolo situato ad un crocevia di civiltà, voi, fratelli e sorelle, avete una tradizione, nella quale la vita familiare, le abitudini sociali e la cultura stessa sono caratterizzate dal Vangelo. Ogni capoverdiano può sentirsi orgoglioso, ripetendo quella frase: “sull’esempio dei miei predecessori”, che abbiamo ascoltato nella prima Lettura.

Intanto la vostra terra, che era già anticamente conosciuta per essere un punto strategico per la guerra, nonché un punto di passaggio per abbreviare le rotte commerciali, era altresì nota, purtroppo, per l’abominevole commercio di persone umane, ai tempi della schiavitù.

E pertanto possibile che persistano delle cicatrici di ciò nella vostra cultura. Oggi volevo sottolineare qui con voi due aspetti, che costituiscono una costante preoccupazione del magistero ecclesiale:

- Il primo è: No alle discriminazioni di ogni genere; mai più schiavitù dell’uomo nei confronti dell’uomo; mai più forme di violenza, che minano la dignità delle persone; mai più la negazione dei diritti di Dio sull’uomo: “L’uomo vivente è la gloria di Dio”.

- Il secondo è che, nel farvi visita, mi convinco che i capoverdiani seguono il consiglio dell’Apostolo: dimenticandosi di ciò che sta alle loro spalle, vogliono andare avanti verso il futuro. Verso un futuro cristiano sempre migliore.

10. L’Apostolo Paolo scrive a Timoteo: “Per questo motivo ti ricordo di ravviare il dono di Dio che è in te per l’imposizione delle mie mani” (2 Tm 1, 6). San Timoteo era sacerdote e vescovo: “L’imposizione delle mani” è essenziale per la consacrazione al servizio della Chiesa; servizio che rappresenta, in ultima analisi, la vocazione degli “amministratori dei misteri di Dio” (cf. 1 Cor 4, 1).

Oggi, quindi, il vescovo di Capo Verde (così come tutti gli altri vescovi), e anche tutti i sacerdoti devono ricordare l’“imposizione delle mani” e dare nuova forza interiore al dono che accompagna questo gesto.

Ma non soltanto loro. Allo stesso modo, tutti i consacrati: religiosi, religiose, fratelli e sorelle, devono oggi ravvivare la loro consacrazione. Devono altresì ravvivare e rafforzare il carisma ricevuto da Dio, insieme all’eredità delle loro rispettive famiglie religiose e dei loro fondatori.

Devono farlo anche tutti i battezzati e i cresimati: tutti i laici, membri del Popolo di Dio di Capo Verde.

Per tutti è valido, di fatto, ciò che scrive l’Apostolo: “Dio infatti non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di amore e di saggezza” (2 Tm 1, 7).

Non vergogniamoci, inoltre, della testimonianza che dobbiamo dare a nostro Signore Gesù Cristo: “mi sarete testimoni!” (At 1,8), e, se sarà necessario, sapremo anche noi soffrire per il Vangelo, aiutati dalla forza di Dio (cf. 2 Tm 1, 8).

Questo è il messaggio che Giovanni Paolo II, Vescovo di Roma, e successore di San Pietro, desidera lasciarvi, in questo giorno in cui gli è stato concesso di visitare la vostra Chiesa e la vostra società, qui a Capo Verde.

Sia lodato nostro Signore Gesù Cristo!

 



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