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CELEBRAZIONE EUCARISTICA PER LA FESTA DELLA PRESENTAZIONE
DEL SIGNORE NELLA BASILICA VATICANA

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Venerdì, 2 febbraio 1990

 

“Sollevate, porte, i vostri frontali” (Sal 24, 7).

1. Oggi il salmista ci introduce nel mistero del tempio. È il tempio del popolo di Dio, il tempio dell’alleanza. L’alleanza è formata dalla presenza del Signore degli eserciti. Essa è nello stesso tempo la piena attesa della sua venuta; della venuta del Re della gloria!

Per questo le parole del salmista si rivolgono alle porte. Alle porte antiche del tempio, attraverso le quali entrerà l’Atteso: il Re della gloria. Queste porte antiche nascondono in sé la dimensione dell’eternità. Il Re della gloria, che attraverso le porte del tempio entrerà nel Tabernacolo dell’alleanza, porta in sé il mistero dell’eterno disegno di Dio, che è disegno salvifico.

Oggi il salmista ci introduce attraverso le porte nel tempio del Dio di Israele: di quel Dio che aveva già parlato molte volte ai padri per mezzo dei profeti e ha parlato ultimamente a noi per mezzo del Figlio (cf. Eb 1, 1-2). Ecco in lui - nel Figlio - l’eterno Iddio e Signore dell’alleanza desidera prendersi cura di tutta la stirpe di Abramo (cf. Eb 2, 16).

2. Quando, nel quarantesimo giorno dopo la sua nascita, Maria e Giuseppe portano il neonato Bambino, al quale era stato messo il nome di Gesù, al tempio di Gerusalemme, tutti coloro che partecipano a tale avvenimento sono convinti che è piuttosto “la stirpe di Abramo” e perfino lui stesso, Abramo, il padre di tutti i credenti, ad accogliere nel suo seno questo nuovo Figlio del popolo di Dio, di Israele. Tale è il significato del rito.

Però al di sopra del significato del rito si leva la voce dell’uomo, di colui che si era recato al tempio “mosso dallo Spirito Santo”. Ecco, Simeone si rivolge direttamente al Dio dell’alleanza - per il quale era stato costruito il tempio - e parla. Parla del compimento dell’attesa di tutta la sua vita, la quale non era altro che l’attesa di tutto il popolo dell’antica alleanza. Parla della Luce che “illumina le genti” (i pagani) (Lc 2, 32), della luce che è la gloria del popolo di Dio. La luce che è il coronamento delle aspettative e delle speranze; che è lo spalancarsi del tempio al Dio dell’alleanza attraverso il sacrificio.

Il profeta Malachia proclama che proprio il sacrificio sarà il compimento della giustizia. In essa si compirà anche il destino del tempio. Colui che offrirà se stesso in tale sacrificio diventerà il tempio vivo dell’alleanza.

Cristo, quando si avvicinerà “la sua ora”, non dirà forse: “distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere” (Gv 2, 21)? E lo dirà del tempio del suo corpo. Sì! lui stesso sarà il tempio vivente. In lui si compirà il mistero pasquale, cioè il mistero del passaggio dalla morte alla vita eterna in Dio.

3. “Luce per illuminare le genti . . .” (Lc 2, 32).

La luce! In questa luce il tempio del popolo di Dio ha visto fino in fondo il suo destino. Cristo stesso, diventato il tempio della nuova ed eterna alleanza, rivela la verità sul tempio che è soprattutto l’uomo vivente. La veneranda costruzione sacra esprime questa verità. È la verità su Cristo; è la verità su ogni uomo che mediante Cristo diventa tempio: “Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi?”, domanderà l’apostolo Paolo ai primi cristiani di Corinto (1 Cor 3, 16).

Lo Spirito di Dio abita in noi in virtù del sacrificio di Cristo. Grazie alla forza del suo mistero pasquale. In questo mistero Cristo ci dà lo Spirito, che costruisce di nuovo la nostra umanità: la costruisce come tempio del Dio vivo. Come tabernacolo della comunione con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.

La luce di Cristo ci aiuta a riconoscere il mistero della nostra nuova umanità quale frutto della grazia invisibile del Battesimo e dell’Eucaristia, che è il cibo per la vita eterna in Dio.

4. Cari fratelli e sorelle, che oggi a titolo particolare partecipate a questa Eucaristia, invitati qui a motivo della vostra professione e consacrazione religiosa, voi tenete nelle mani le candele accese come simbolo di quella luce che è Cristo. Formo l’augurio che la festa della Presentazione rechi a voi e alle vostre comunità romane una grazia particolare. Auguro che questa stessa grazia della festa della Presentazione raggiunga tutti i fratelli e le sorelle nella vocazione religiosa: tutte le persone consacrate del mondo.

Cristo, luce del mondo, vi illumini per poter rileggere fino in fondo il mistero della consacrazione che portate in voi. Questo mistero è stato iscritto, in virtù del Battesimo, nella vita di ciascuno e di ciascuna di voi, come un particolare dono del Dio vivo. Come una particolare vocazione dello Sposo alla Sposa. Lui stesso è il tempio, nel quale l’umanità e tutta la creazione sono stati consacrati a Dio. E ciascuno e ciascuna di voi è - sul modello di Cristo Redentore e Sposo - un simile tempio. Di qui prende forza la testimonianza che rendete agli altri nella Chiesa e davanti al mondo.

5. Egli, Cristo, il vostro Sposo, Luce del mondo, è nello stesso tempo segno di contraddizione. “Il segno” al quale contraddiranno, come disse Simeone. Questo “segno” è anche iscritto nella vostra vocazione: nei voti evangelici di povertà, castità e obbedienza. Questi voti esprimono una particolare pienezza nella dedizione a Cristo. Nello stesso tempo significano anche la contraddizione della triplice concupiscenza, cioè la concupiscenza degli occhi, la concupiscenza della carne e la superbia della vita. A proposito di ciò l’apostolo ed evangelista Giovanni scrive che “non viene dal Padre, ma dal mondo”, e aggiunge: “E il mondo passa con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno!” (cf 1 Gv 2, 16-17).

Alle soglie di questo ultimo decennio che precede l’anno 2000, vi prego di testimoniare in modo particolare il Cristo, che è il Signore del secolo futuro. Vi prego di testimoniarlo dappertutto in tutti i luoghi del globo terrestre.

6. Vi prego di testimoniarlo a Roma in questa antica e apostolica Chiesa che si prepara alla venuta di Cristo mediante il Sinodo. La vostra partecipazione al Sinodo diocesano è molto importante per la Chiesa, ma anche per voi, perché vi fa prendere coscienza del ruolo che i membri degli Istituti di perfezione sono chiamati ad avere in questa Chiesa di Roma, nell’ottica delle finalità che il Sinodo si propone.

Cosa chiede, in particolare, a voi il Sinodo? Anzitutto di approfondire e vivere con sempre maggior autenticità il vostro carisma, al fine di portare nella vita e nella missione della comunità diocesana le potenzialità e le ricchezze del vostro Istituto; in modo che le differenze dei doni e delle funzioni si completino a vicenda per l’unica comunione e missione (Mutuae relationes, 96).

Da ciò scaturisce anche il dovere di sentirsi sempre più vere parti integranti, anzi essenziali, della Chiesa locale. Ne verrà di conseguenza un impegno organico e attivo nella vita diocesana, specialmente in quei luoghi e in quelle strutture, in cui si programma, si realizza e si verifica l’azione pastorale. Penso, in particolare, alle parrocchie e agli organismi di partecipazione ecclesiale.

Nel mutato contesto socio-culturale, che richiede uno sforzo concorde e creativo per una nuova evangelizzazione, sarà certamente compito dei religiosi, uomini e donne, offrire la loro gioiosa disponibilità per un servizio “missionario” in quelle situazioni e in quei luoghi, in cui sono più urgenti la testimonianza e l’annuncio del regno di Dio. E tutto ciò sempre in consonanza col carisma proprio delle vostre famiglie religiose e come risposta alle nuove necessità.

7. La festa della Presentazione del Figlio Gesù, nel 40° giorno dopo la nascita, è pure festa della Madre. Le parole di Simeone su Cristo, quale segno di contraddizione, riguardano indirettamente anche lei. Simeone dice a Maria: “Egli è qui . . . perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l’anima” (Lc 2, 35).

Cari fratelli e sorelle! Vi affido al cuore della Madre, affinché siate in grado di trovare in esso sempre di nuovo la profondità della vostra vocazione, di riscoprire sempre di nuovo la sua novità e bellezza evangelica.

E a te, Madre di Cristo, Sposa del Redentore del mondo, chiediamo che i “pensieri” dei cuori si svelino dinanzi al tuo cuore. Che essi vengano a noi sempre da quella pienezza che è Cristo, tuo Figlio, Luce del mondo!

 

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