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VISITA ALLA PARROCCHIA DI SANTA MARIA DELLA FIDUCIA

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Domenica, 21 ottobre 1990

 

Carissimi fratelli e sorelle della parrocchia di Santa Maria della Fiducia al Casilino!

1. L’incisiva affermazione di Gesù: “Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio” (Mt 22, 21), risponde a un problema assai discusso ai suoi tempi e ancora oggi molto sentito. Quale atteggiamento devono avere i credenti nei confronti dell’autorità civile e delle leggi dello Stato? Quale impegno devono assumersi come cittadini per quanto concerne i doveri in campo sociale e politico?

L’occasione viene offerta a Gesù da una questione allora assai dibattuta circa la liceità o meno di pagare i tributi all’imperatore di Roma. Le posizioni, infatti, erano diversificate e diverse erano anche le motivazioni addotte per sostenere la liceità o l’illiceità delle tasse imposte dai romani.

In tale contesto la domanda rivolta a Gesù dai farisei: “È lecito o no pagare il tributo a Cesare?” costituiva un’insidia posta al Maestro, considerato da tutti come Colui che insegnava la via di Dio secondo verità.

Come talora accade nel Vangelo, di fronte al tranello mossogli dai suoi nemici, Gesù, con la sua risposta, s’innalza al di sopra della polemica contingente e va ben oltre le posizioni particolari e tra loro divergenti.

Da una parte, comandando di restituire a Cesare ciò che gli appartiene, dichiara che pagare la tassa non è un atto di idolatria, ma un dovere degli onesti cittadini; dall’altra, richiamando il primato di Dio nella vita dell’uomo e nella storia, egli chiede di rendergli ciò che gli spetta quale unico e vero “Signore”.

2. Con tale affermazione Gesù opera una netta distinzione tra i doveri richiesti ai credenti, come cittadini e come figli di Dio. Senza porli, tuttavia, in contrasto. Così, da una questione particolare, com’è quella del tributo da dare a Cesare, emergono nuovi orizzonti per la missione dei cristiani nella società.

In ragione della fede ognuno (di voi) è chiamato a trasformare la storia, a permeare di spirito evangelico tutta la realtà umana e sociale. Nessuno può o deve estraniarsi dai compiti richiesti di lavorare per assicurare una convivenza civile più giusta e fraterna. Questo compito deve essere fatto, tuttavia, in piena fedeltà al messaggio evangelico, in docile sottomissione allo Spirito, senza mai sottrarsi a ciò che è richiesto dalle leggi dello Stato che mirano allo scopo. Deve essere fatto soprattutto dando il primato a ciò che sta al primo posto: Dio, il suo progetto di salvezza, la sua legge, i valori spirituali e trascendenti.

La professione della fede in Cristo, l’appartenenza al regno di Dio e lo stile di vita che da esso scaturisce vanno vissuti non “fuori”, ma “dentro” la storia come un “servizio” da rendere alla città degli uomini e perciò al bene comune e all’integrale promozione di ogni persona.

La fede, integralmente vissuta, vi spinge ad assumervi responsabilità forti e precise in quell’immenso sforzo umano teso a promuovere e a salvaguardare i diritti umani fondamentali per una pacifica e solidale convivenza tra tutti.

3. Si tratta dunque di un impegno connesso con una fede autentica e operosa, che esige formazione adeguata, convinzioni profonde, testimonianza coerente. E così assume anche le caratteristiche di un vero servizio di carità nei confronti di tutti gli uomini.

Proprio per questi motivi, nell’Esortazione apostolica Christifideles laici (n. 42), sulla vocazione e la missione dei laici nella Chiesa e nel mondo, ho detto che “per animare cristianamente l’ordine temporale . . . i fedeli laici non possono affatto abdicare alla partecipazione politica, ossia alla molteplice e varia attività economica, sociale, legislativa, amministrativa e culturale, destinata a promuovere organicamente e istituzionalmente il bene comune”.

Questa è la testimonianza richiesta a ognuno di voi nel presente momento storico, segnato dal pluralismo ideologico e pratico, per realizzare una “nuova evangelizzazione”.

4. Carissimi fratelli e sorelle, il messaggio dell’odierna liturgia deve trovarvi tutti in prima linea nell’espletamento di questi compiti. E con voi tutta la comunità ecclesiale di Roma incamminata verso la celebrazione del Sinodo pastorale diocesano.

Una migliore qualità della vita personale e sociale nel vostro quartiere e nell’intera città di Roma resta legata non solo a un radicale impegno nella fede, ma anche a una più forte presa di coscienza e di responsabilità nella vita civile. Vale la pena ricordarlo proprio oggi nella Giornata missionaria mondiale. La promozione umana integrale fa parte, infatti, della missione di evangelizzazione a cui la Chiesa è chiamata dal Signore.

Mostratevi sempre cittadini rispettosi delle giuste leggi dello Stato; impegnatevi per assicurare, con l’ispirazione e la forza del Vangelo, una convivenza più giusta e umana, attivando forme di solidarietà e di servizio verso le categorie più deboli, come pure iniziative di riconciliazione e di pace. Non rifuggite dalle responsabilità richieste per dare un volto più umano e cristiano al quartiere e una condizione di vita più vivibile, fondata sulla dignità della persona umana. Fatelo sempre con la piena fiducia in Dio, il quale non vi lascia soli, ma è con voi come rupe di salvezza e sicuro appoggio. Così come lo è stato per Maria nel suo cammino di fede, di speranza e di carità.

5. Carissimi, in questa grande sfida il Papa, vescovo di Roma, è con voi e vi incoraggia. Vi incoraggiano i vostri pastori, che saluto cordialmente, a cominciare dal card. vicario, qui presente. Saluto pure il vescovo ausiliare del Settore Est, mons. Giuseppe Mani, il parroco, don Pasquale Cipriani, i vicari parrocchiali, i sacerdoti e quanti collaborano con lui nell’animazione cristiana di questo quartiere.

Saluto egualmente le religiose della Congregazione della Madonna del Divino Amore, che prestano la loro opera nell’ambito della parrocchia da quasi 50 anni, e che hanno dato vita a una casa di cura e a una scuola materna. Un particolare e beneaugurante saluto va soprattutto alle sei religiose della stessa Congregazione che nel prossimo gennaio inizieranno una missione in Brasile, nella diocesi di Palmares. Ad esse consegnerò fra poco il crocifisso che le accompagnerà nella loro missione.

Saluto tutte le Associazioni e i Movimenti giovanili che danno testimonianza della loro fede: il gruppo dei catechisti, il Comitato permanente della festa patronale, i donatori di sangue, la Caritas, la comunità di Sant’Egidio, le comunità neocatecumenali e il Movimento dei Focolari.

Da parte mia vi accompagno con la preghiera, affinché il Vangelo si diffonda sempre più, non soltanto per mezzo della parola, ma anche con potenza e con Spirito Santo. Amen.

 

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