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VISITA PASTORALE IN BASILICATA

MESSA PER I FEDELI DELLINTERA BASILICATA

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Potenza - Domenica, 28 aprile 1991

 

Signore Gesù, facci conoscere le Scritture” (Canto al vangelo: cf. Lc 24, 32).

1. La Chiesa imbandisce per noi la tavola della Parola di Dio. Lo fa ogni giorno; lo fa in modo particolare ogni domenica. Oggi, essa chiede ardentemente a Cristo Risorto: facci conoscere le scritture ed arda il nostro cuore mentre tu ci parli!

Rivolgo, innanzitutto, un fraterno saluto all’Arcivescovo di Potenza, il carissimo Monsignor Giuseppe Vairo, che ringrazio per le cortesi, commoventi espressioni di benvenuto che mi ha rivolto a nome delle Comunità ecclesiali dell’intera Regione. Saluto i Presuli che prendono parte a questa solenne Concelebrazione eucaristica. Con loro saluto tutte le comunità ecclesiali di Basilicata: Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo, Matera, Acerenza, Melfi-Rapolla-Venosa, Tricarico, Tursi-Lagonegro. Indirizzo un deferente pensiero alle Autorità presenti ed a quanti hanno contribuito alla riuscita di questa mia visita pastorale. Saluto voi, sacerdoti, religiosi, religiose e laici che siete componenti vive del popolo cristiano, chiamato da Dio, a testimoniare ed annunciare la Risurrezione del Signore. Un ricordo tutto particolare è per voi, cari ammalati, associati più intimamente al mistero pasquale e per voi, giovani della Basilicata su cui riposano le speranze della Chiesa e della società.

Signore facci conoscere le Scritture ed arda il nostro cuore mentre tu ci parli!

Così preghiamo, riuniti qui, nella Piana di Tito, per prendere parte oggi alla Santissima Eucaristia. Necessitiamo tutti di una comprensione più profonda della Parola di Dio, affinché il Cibo eucaristico che riceviamo generi in noi una partecipazione sempre più viva alla vita divina.

Ci guidino su questa via i discepoli di Emmaus che hanno ascoltato le parole di Gesù e lo hanno riconosciuto “nello spezzare il pane” (Lc 24, 35). Quando Cristo, che essi videro ma senza riconoscerlo, sparì dalla loro vista, si dissero l’un l’altro: “Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?” (Lc24, 32).

2. Ciò che è avvenuto sulla via di Emmaus, trova il suo ulteriore sviluppo nel Cenacolo di Gerusalemme. Cristo stesso si presenta in mezzo agli Apostoli e li saluta: “Pace a voi”! E più tardi ripete ciò che aveva detto sulla via di Emmaus. Ricorda agli Apostoli quanto aveva loro preannunciato più volte, prima della sua passione e morte, quando ancora era con loro (cf. Lc24, 44). Infatti così sta scritto “nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi . . . il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno” (Lc 24, 44.46).

Tutto ciò si è realizzato ed essi contemplano questa realtà. Tuttavia si tratta di una realtà così incredibile, così inconcepibile, che supera ogni umana possibilità: supera gli occhi e la ragione umana!

Perciò gli Apostoli sono pieni di spavento, in loro la gioia si intreccia con la diffidenza e sono quasi inclini a credere “di vedere un fantasma” (Lc 24, 37).

Cristo mostra le sue mani e i suoi piedi, dicendo loro, come a Tommaso: “Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho” (Lc 24, 39).

E per convincerli ancor più, chiede loro qualche cosa da mangiare, che prende e consuma davanti ai discepoli stupefatti (cf. Lc 24, 41-42).

3. Siamo consapevoli quanto fosse necessario questo periodo di quaranta giorni dopo la risurrezione, perché gli Apostoli, pienamente convinti della loro fede potessero poi renderne testimonianza.

Era necessario che la parola dei Profeti sul Messia si congiungesse alla visione concreta del Risorto. Questa insolita catechesi pasquale è stata fatta da Cristo stesso. Egli si pone davanti agli Apostoli come una chiave viva per entrare nella comprensione della Parola rivelata. E non solo preannunzia loro il giorno della Pentecoste in cui avrebbero ricevuto lo Spirito Santo, ma Egli stesso prepara il terreno per la sua divina testimonianza: “Egli mi renderà testimonianza: e anche voi mi renderete testimonianza perché siete stati con me fin dal principio” (Gv 15, 26-27). Non soltanto “fin dal principio” della proclamazione messianica del Vangelo, ma anche dal “nuovo principio”, dalla Pasqua di Cristo: dalla Croce e dalla Risurrezione.

Veramente “il Signore fa prodigi per il suo fedele” (Sal 4, 4).

4. La lettura degli Atti degli Apostoli ci fa già vedere la testimonianza resa dagli Apostoli dopo la venuta dello Spirito Santo.

Ascoltiamo Simon Pietro che parla al popolo adunato nel giorno della Pentecoste: “Il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, il Dio dei nostri padri ha glorificato il suo servo Gesù, che voi avete consegnato . . . avete ucciso l’autore della vita. Ma Dio l’ha risuscitato dai morti e di questo noi siamo testimoni . . . Ora, fratelli, io so che voi avete agito per ignoranza, così come i vostri capi, Dio però ha adempiuto così ciò che aveva annunziato per bocca di tutti i profeti, che cioè il suo Cristo sarebbe morto” (At 3, 13.15.17-18).

È difficile non stupirsi dinanzi a tali parole. Sono le prime che proclama la Chiesa nata il giorno di Pentecoste ed uscita nel mondo. In queste espressioni dell’apostolo Pietro sentiamo quasi l’eco della meravigliosa catechesi fatta da Cristo stesso agli Apostoli e ai discepolidopo la Risurrezione, quando aprì “loro la mente all’intelligenza delle Scritture” (Lc 24, 45). Ecco - dopo la venuta dello Spirito Santo - essi hanno ormai coraggio, comprendono pienamente e possono rendere testimonianza dinanzi “a tutte le genti . . . cominciando da Gerusalemme” (cf. Lc 24, 47).

5. Questa testimonianza, questa comprensione viene costantemente approfondita. Cristo è morto per i peccati. Il Suo sacrificio sulla Croce è una chiamata incessante a dire no al peccato: è chiamata alla conversione. Questa fondamentale verità evangelica viene sviluppata dall’apostolo Giovanni con le parole della Lettera che oggi leggiamo nella liturgia:

Vi scrivo . . . perché non pecchiate” (1 Gv 1, 1). Non peccare vuol dire osservare i comandamenti che Cristo ha riconfermato con l’insegnamento della sua Croce. Quindi l’Apostolo scrive: conosciamo Cristo se osserviamo i suoi comandamenti. “Chi dice: “Lo conosco” e non osserva i suoi comandamenti è bugiardo e la verità non è in lui” (1 Gv 2, 4). Soltanto “chi osserva la sua parola, in lui l’amore di Dio è veramente perfetto” (1 Gv 2, 5).

La Croce è una chiamata a rompere con il peccato e, nello stesso tempo, è fonte della remissione dei peccati: la fonte sempre viva, inesauribile, universale!

L’Apostolo scrive: “Se qualcuno ha peccato, abbiamo un avvocato presso il Padre: Gesù Cristo giusto. Egli è vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo” (1 Gv 1, 1-2).

6. “Signore Gesù, facci comprendere le Scritture” (Canto al Vangelo: cf. Lc 24, 32)!

Questa vostra terra lucana 
ha bisogno di riascoltare la tua Parola, Gesù, 
perché, superata la dura prova 
del terremoto del 1980 
ed attenta ai segni dei tempi, 
si apra alla fiducia e alla solidarietà. 
Ha bisogno di te, Signore, 
questa Chiesa animata dallo Spirito Consolatore, 
per guardare avanti con ottimismo, 
sostenuto dalla certezza della tua presenza.

Tu, il Risorto, cammini con lei!

Fa’ che arda il cuore di chi crede in te, 
di chi ti cerca 
e di chi si dedica all’annuncio della tua verità.

Indica ancor oggi la strada da percorrere 
ed assicura al tuo gregge 
la soprannaturale assistenza della tua grazia.

Sii accanto ai sacerdoti 
perché servano ovunque, a tempo pieno, 
il Vangelo! 
Le prove non li scoraggino, 
la solitudine non li abbatta, 
la fatica non li logori.

Parla al cuore delle anime consacrate; 
sostieni quanti nelle frontiere della carità 
annunciano la tua misericordia, 
agli ultimi e ai più miseri degli uomini. 
Confortali con la Parola che dà pace.

Fa’ comprendere, Signore, 
le Scritture a coloro che nella famiglia, 
nella cultura, nel sociale e nella politica 
tu invii come messaggeri della verità e della vita. 
Arda il cuore dei giovani 
mentre dai vigore spirituale 
alle loro fresche e generose energie. 
Il tuo invito ad evangelizzare è per tutti.

Tu, chiesa della Lucania, terra di luce, 
cammina unita verso la perfezione dell’Amore. 
Osserva la parola del Risorto! 
Il tuo cuore arderà di speranza 
in ogni passo del tuo quotidiano cammino. 
La Croce sarà per te 
fonte inesauribile di sincera conversione, 
di gioia e di fraternità, 
di comunione nello Spirito e di Santità.

Signore Gesù, facci comprendere le Scritture; 
arda il nostro cuore mentre tu ci parli. Amen.

Al termine della Santa Messa celebrata nella zona industriale di “Tito Scalo”, il Santo Padre incontra i dirigenti del Consiglio Nazionale delle Ricerche. Queste le parole pronunciate dal Papa.

È una piccola improvvisazione quest’incontro, ma mi è venuto in mente cosa ho sentito leggendo un po’ il contesto di questa visita. Qui nella Basilicata, la vita umana, il fenomeno umano risale a diecimila anni fa. Allora noi siamo sulla sponda ultima di questa lunga storia e soprattutto del periodo preistorico che non so se è la principale tematica della ricerca dei presenti qui, signore e signori ricercatori.

Ho pensato che questi diecimila anni del fenomeno umano, della vita umana in questo ambiente è un tema, una possibilità immensa. Certamente oggi le ricerche vanno più verso il futuro, ma non si può progettare bene il futuro se non si scende alle radici. Oserei augurare a tutti di scendere anche a queste radici, nel senso diverso della natura, del fenomeno umano: nel senso delle tradizioni etiche, spirituali, religiose. Tutto appartiene all’identità dell’uomo europeo, soprattutto nell’uomo che vive in questa regione, ma sempre dell’uomo europeo.

Ciò può servire anche a quest’uomo europeo per vedere un po’ il suo futuro perché, lo vediamo molte volte, con tutte le conquiste scientifiche, tecnologiche, appare un po’ disorientato.

Vi auguro, carissimi signore e signori, di portare anche un aiuto per superare un certo disorientamento spirituale dell’uomo moderno e dell’uomo futuro.

Grazie e tanti auguri.

 



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