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VISITA ALLA PARROCCHIA DELLE SANTE PERPETUA E FELICITA

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Domenica, 19 gennaio 1992

 

Carissimi Fratelli e Sorelle della Parrocchia delle Sante Perpetua e Felicita!

1. Sono lieto di compiere la visita pastorale alla vostra Comunità cristiana al termine delle Festività del Santo Natale. La sacra Liturgia ci ha fatto leggere poco fa un brano del profeta Isaia, quasi a prolungare i sentimenti di tenerezza che Dio ha per il suo popolo e che noi abbiamo potuto sperimentare davanti al mistero del neonato Bambino. Infatti è proprio Isaia il profeta che abbiamo ascoltato più spesso nelle celebrazioni natalizie. È lui che ha preannunciato, sette secoli prima dell'evento, la nascita verginale del figlio di Davide; lui che ne ha rivelato il nome di Emmanuele, Iddio con noi; lui che ha previsto la luce di Betlemme e l'afflusso dei popoli a quella culla divina. Nel brano odierno Isaia parla di Gerusalemme che, dopo l'esilio a Babilonia, castigo per i molti peccati, torna ad essere amata e vezzeggiata da Dio:

«Sì, come un giovane sposa una giovane così ti sposerà il tuo Creatore; come gioisce lo sposo per la sposa così il tuo Dio gioirà per te».

2. Gerusalemme è il simbolo del Popolo di Dio, ossia della Chiesa, comunità redenta dal Signore, popolo in cammino verso la beata visione che ci attende; è il segno dell'amore di Dio verso il suo Popolo, verso ciascuna persona che lo compone. Sì, Dio ha talmente amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, affinché chi crede in Lui non perisca ma abbia la vita eterna.

Credere in Lui non significa assecondare semplicemente un vago sentimento religioso, ma ascoltare la sua Parola ed ubbidire ad essa, sull'esempio dei grandi personaggi biblici, come Abramo, come Mosè, come gli Apostoli; significa avere la stessa prontezza e disponibilità d'animo dei servi dell'episodio delle nozze di Cana, di cui ci parla il Vangelo odierno. In quella circostanza essi non esitarono neppure un momento ad eseguire gli ordini ricevuti: riempirono di acqua le giare e poi passarono a servire a tavola. E Gesù poté operare il prodigio del cambiamento dell'acqua in vino squisito, tanto da far stupire il maestro di tavola.

Ogni qualvolta c'è questa collaborazione con Gesù, per intercessione della Madre sua, la nostra gioia non verrà meno, come non venne meno quella degli sposi a Cana di Galilea. Quando Gesù è presente nei vostri cuori e nelle vostre famiglie, potete sempre far ricorso a Lui nei momenti difficili, affinché dall'acqua della vita quotidiana, talvolta monotona, egli sappia far nascere il «vino nuovo» di un amore familiare fatto di entusiasmo, di comprensione, di solidarietà, di accettazione dell'altro, di donazione di sé e di capacità di perdono. È proprio questo «vino nuovo» delle nozze di Cana che dà alla famiglia stabilità e bellezza, perché fa vivere il matrimonio come una vocazione, una chiamata che vien da Dio e che da lui perciò deve trarre norma e forza.

3. Anche la vostra Parrocchia è una famiglia; una Comunità di fedeli che, insieme alle altre di Roma, costituisce la grande famiglia diocesana, ossia la Chiesa particolare di Roma, alla quale tutti guardano come a modello e a guida delle Chiese particolari. Soprattutto in questo tempo di grandi trasformazioni, in cui la religione cristiana è sottoposta alla difficile prova del secolarismo, del materialismo e del consumismo, è necessario che voi testimoniate davanti al mondo il vostro impegno ecclesiale e accogliate con particolare trasporto la voce di Maria che dice: «Fate quello che egli vi dirà».

E che cosa dice Gesù? Vi ripete: convertitevi dall'acqua dell'indifferenza e dell'apatia al vino nuovo del fervore spirituale, recate questo vino, che è il messaggio del Vangelo, a ogni creatura. Portate il vostro contributo alla sfida della «nuova evangelizzazione», di cui oggi si parla. C'è bisogno di far risuonare il gioioso annuncio cristiano con accenti nuovi, affinché i popoli non si lascino coinvolgere in una nuova barbarie, ma progrediscano nel loro cammino di fede, collaborando al piano di Dio, che vuole la salvezza di tutti gli uomini.

4. A questo scopo Roma ha dato vita al Sinodo pastorale Diocesano, che, dopo alcuni anni di preparazione, si avvia ormai al suo compimento. Il Sinodo è una consultazione e una mobilitazione di tutto il popolo di Dio della Diocesi: Sacerdoti, Religiosi, Laici, come persone e come gruppi, affinché cooperino con il Vescovo per intensificare l'animazione cristiana della Comunità. Il Sinodo si propone di far crescere nella comunione e rendere più autentica la missione. Cioè di far vivere i fedeli più uniti tra loro nel nome del Signore, per aggregare al suo amore il maggior numero di uomini. Roma deve giungere all'appuntamento del terzo Millennio cristiano ben preparata: con sentimenti carichi di fede sempre più forte, di maggiore fedeltà, di più fervida carità, così da apparire come una città posta sul monte, che muove gli uomini a glorificare il Padre che sta nei cieli.

5. Cari Fratelli e Sorelle, unitamente al Vicario Generale, Cardinale Camillo Ruini, e al Vescovo Ausiliare del Settore Sud, Monsignor Clemente Riva, vi esprimo il mio affettuoso saluto e vi auguro che il nuovo Anno 1992 sia ricco di grazie celesti e di ogni bene da voi desiderato.

Saluto soprattutto il vostro Parroco, Monsignor Antonio Sinagoga, e tutti i Sacerdoti, i Religiosi e le Religiose che collaborano all'evangelizzazione di questa dodicesima Circoscrizione pastorale di Roma EUR. Rivolgo un pensiero particolare alle Suore Mantellate Serve di Maria di Pistoia e le ringrazio vivamente non solo di aver messo a disposizione la Chiesa e i locali per la catechesi e la vita parrocchiale, ma anche dello zelo che dimostrano per il decoro dell'altare e per l'istruzione dei fanciulli, ricevendo grande apprezzamento da parte della Comunità cristiana. Ringrazio pure tutti i Gruppi impegnati nelle iniziative promosse dalla Parrocchia: penso in particolare ai Catechisti, ai Componenti del Coro parrocchiale, come pure ai membri del gruppo «Giustizia e Carità», che prestano il loro prezioso aiuto alle persone malate, anziane, sole o emarginate.

A tutti dico: continuate il vostro impegno cristiano per approfondire la vostra vita di fede con una più viva e cosciente partecipazione alla Santa Messa, come fate oggi, e ai Sacramenti; per dilatare gli spazi della carità e della fraternità; per testimoniare con ardore la vostra fede cristiana: fate della vostra Parrocchia una grande famiglia, che cammina alla luce dello Spirito Santo!

Come dice San Paolo nel brano della prima Lettera ai Corinti, che abbiamo ascoltato poco fa: «vi sono diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito». Infatti è Lui il datore di ogni grazia e il Rinnovatore dei cuori, proprio perché è Lui l'Amore, il Dono di Dio per eccellenza, che sa istruire le menti e muovere i cuori al bene.

Lasciatevi, pertanto, ammaestrare da Lui, lasciatevi condurre da Lui. La Chiesa parrocchiale è il luogo dove riconoscerlo, dove insieme invocarlo e onorarlo per attingere forza soprannaturale e coraggio nelle contrarietà e nelle prove della vita, che non mancano. In Lui rimanete uniti tra voi. Difendete la santità delle vostre famiglie. Educate i giovani all'amore cristiano. Ascoltate il grido dei poveri e dei diseredati. Apritevi ai lontani, a coloro che dicono di non avere il dono della fede, pur avvertendone la necessità. Non ripiegatevi su voi stessi nella pigra sazietà dei beni materiali, ma rinnovate l'impegno per costruire una Comunità migliore. Date inizio ad una vita nuova!

«Cantate al Signore un canto nuovo, Cantate al Signore da tutta la terra. Cantate al Signore, benedite il suo nome».

Preghiamo per l'unità di tutti i cristiani. Questo grande dono che soltanto Dio può concederci e può trasformare le ferite dei secoli, i cuori, le divisioni e far crescere sempre più questa preghiera di Gesù rivolta al Padre per l'unità dei suoi discepoli: «che siano una cosa sola come tu sei in me ed io in te». Con questa preghiera entriamo nella Settimana ecumenica con l'occhio rivolto ai nostri fratelli cristiani che non sono ancora pienamente uniti con noi e invocando questa unità come dono dall'alto.

Amen!

 

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