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VISITA PASTORALE IN FRIULI-VENEZIA GIULIA

SANTA MESSA NELLA PIAZZA DELLA FIERA

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Pordenone - Solennità di San Giuseppe Artigiano
Venerdì, 1° maggio 1992

 

1. “Ricordati di tutto il cammino che il Signore tuo Dio ti ha fatto percorrere” (Dt 8, 2). Ricordati! L’odierna liturgia si concentra su questo ricordo delle vie del Signore che conducono verso la vita. Nei pressi di Cafarnao, dopo la moltiplicazione miracolosa dei pani, quando la folla voleva proclamarlo re, Cristo dice: “Io sono il pane . . .” - non un re che passa - ma il pane, il pane “disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo” (Gv 6, 51). Gesù di Nazaret parla alla memoria del popolo, il suo popolo, che Dio ha condotto fuori dall’Egitto, mediante il sangue dell’agnello. Durante il cammino attraverso il deserto il popolo ebbe fame, e Dio gli diede la manna caduta dal cielo: “I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti” (Gv 6, 49). Quanti stavano ascoltando Cristo nei pressi di Cafarnao si ricordavano di tutto ciò, del cibo miracoloso, della manna, e della morte di quelle generazioni. Nel deserto i loro padri avevano soddisfatto la fame del corpo grazie alla manna. Ne avevano mangiato come di ogni pane terreno che serve all’uomo quale nutrimento quotidiano. Ma tale cibo non dà l’immortalità all’essere umano, e nessuno, in verità, l’attende da esso.

2. Cristo continua: “Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”. Queste parole costituiscono un annuncio: annuncio per molti difficile da comprendere e da accettare, ma molto chiaro e senza possibilità di equivoci. Si sarebbe compiuto poco tempo dopo, durante l’ultima Cena, a Gerusalemme, sulla soglia delle solennità pasquali. Nel cenacolo Cristo fece quanto aveva preannunciato. Diede agli apostoli il pane e il vino, dicendo: “Questo è il mio corpo”, “Questo è il mio sangue della nuova ed eterna alleanza”, e pose in tal modo la pietra angolare della nuova memoria della Chiesa: “Fate questo in memoria di me” (cf. Preghiera Eucaristica) (cf. 1 Cor 11, 24-25). Tale memoria della Chiesa non è soltanto un ricordo! È il sacramento della presenza permanente di Cristo. Il sacramento che rende presente ogni volta di nuovo il sacrificio di Cristo: “il corpo che viene dato per noi . . .”, “il sangue che viene versato per i peccati” di tutto il mondo.

3. L’Eucaristia, proprio mentre rende presente la morte di Cristo, dà allo stesso tempo la vita. Non quella che scorre via giorno dopo giorno, e al cui sostentamento serve il pane materiale, ma la vita eterna! “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno” (Gv 6, 54). Nei pressi di Cafarnao gli ascoltatori si chiedevano: “Come può costui darci la sua carne da mangiare?” (Gv 6, 52). Nel cenacolo gli apostoli non gli pongono questa domanda; semplicemente prendono e mangiano, prendono e bevono. Come può costui darci la vita eterna? La risposta l’aveva ormai data Gesù nei pressi di Cafarnao: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui” (Gv 6, 56). Anzi ancora di più: “Come il Padre che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me” (Gv 6, 57). All’indomani dell’ultima Cena, Gesù doveva subire la morte in croce. Ma tre giorni dopo avrebbe manifestato in sé la vita non soggetta alla morte. Chi rimane in lui prende parte a questa vita. Chi mangiando la sua carne e bevendo il suo sangue vive per lui, partecipa alla vita che il Figlio possiede in unione con il Padre.

4. Le parole del Vangelo, che poco fa abbiamo ascoltato, interpellano direttamente ciascuno di noi, le nostre famiglie, la comunità ecclesiale, l’intera società. Chi rimane in Gesù prende parte alla sua vita, vita che non è soggetta alla morte. Questo proclamiamo nella Santa Messa. Questo ci ricorda anche l’odierna solenne liturgia, che riunisce la comunità diocesana in questo vasto parco della “Fiera di Pordenone”. Solo Cristo è Pane vivo di vita eterna. Lo è per ogni essere umano; lo è con la sua Parola e col dono prezioso del suo Corpo e del suo Sangue. “La rinnovazione dell’alleanza di Dio con gli uomini nell’Eucaristia - afferma il Concilio Vaticano II - introduce i fedeli nella pressante carità di Cristo e li infiamma con essa” (Sacrosanctum Concilium, 10). “La Chiesa vive dell’Eucaristia, vive della pienezza di questo sacramento, il cui stupendo contenuto e significato hanno trovato spesso la loro espressione nel Magistero della Chiesa, dai tempi più remoti fino ai nostri giorni” (Redemptor hominis, 20). L’Eucaristia costruisce, così, la Chiesa come autentico popolo di Dio, sempre rigenerandolo sulla base del sacrificio pasquale. Essa costituisce anche la vostra Chiesa, carissimi fratelli e sorelle della Diocesi di Concordia-Pordenone, in mezzo ai quali sono lieto di celebrare oggi i divini Misteri. Saluto il vostro Pastore, il carissimo Mons. Sennen Corrà, e i Presuli presenti, soprattutto il suo Predecessore Saluto i Presbiteri, i Religiosi e le Religiose, come pure i fedeli laici dedicati al quotidiano annuncio della speranza evangelica. Rivolgo un particolare pensiero, in questo giorno commemorativo di san Giuseppe artigiano, a coloro che compongono il vasto mondo del lavoro. Un deferente ossequio lo dirigo alle Autorità amministrative, politiche e militari e a tutti coloro che, a vario titolo, hanno contribuito all’organizzazione di questo mio pellegrinaggio pastorale nella cara regione del Friuli-Venezia Giulia.

5. Dal mistero eucaristico, che è sacramento-sacrificio, sacramento-comunione e sacramento-presenza, scaturisce la missione del cristiano. E, per tale ragione, proprio perché consapevole che in esso “è racchiuso tutto il bene spirituale della Chiesa, cioè lo stesso Cristo” (Presbyterorum ordinis, 5), la vostra Diocesi, animata dal desiderio di sincero e profondo rinnovamento, ha promosso un piano pastorale tutto incentrato sull’Eucaristia. Voi partite dalla convinzione che l’Eucaristia debba essere alla base della nuova evangelizzazione e avete perciò articolato il piano in due anni: la Liturgia della parola e la Liturgia eucaristica. Auspico vivamente che questo vostro impegno comunitario, sorretto dalla vivificante azione dello Spirito Santo, possa condurvi, innanzitutto, a una percezione più attenta dei mutamenti che stanno verificandosi all’interno della società, e ravvivi poi la consapevolezza dell’importanza, per la vostra crescita spirituale, della celebrazione eucaristica domenicale. Ciò non potrà non favorire una partecipazione più sentita all’intera vita liturgica della Chiesa, rimovendo gli ostacoli che attualmente l’impediscono. Ogni vostra speranza, ogni vostro progetto, carissimi fratelli e sorelle, sia fondato su Cristo. L’opera della nuova evangelizzazione, che voi avvertite come urgente anche nella vostra terra, raggiunta dalla fiamma del Vangelo già oltre 1600 anni fa ed illuminata dalla testimonianza di autentici servitori del Signore come, ad esempio, il Beato Odorico e il Venerabile Marco d’Aviano, sarà efficace soltanto se il Redentore dell’uomo occuperà il centro delle vostre famiglie, di ogni contrada, delle città e dei paesi. Reagite con fermezza e tenacia alle tentazioni dell’egoismo, del consumismo e del secolarismo. Non cedete a una certa mentalità, oggi corrente, che spinge l’uomo a occuparsi in modo esclusivo di ciò che è materiale, trascurando ciò che solo può soddisfare le esigenze più vitali del cuore umano. Come non ricordare, ancora una volta, che soltanto Cristo conosce il cuore dell’uomo ed egli solo è il cibo immortale che lo nutre e lo rende felice?

Aprite, fratelli e sorelle carissimi, i vostri spiriti a Cristo! Accogliete il dono della sua carne e del suo sangue. Egli ci assicura: “Colui che mangia di me vivrà per me”.

6. Nutrirsi di Cristo significa pregare, ascoltare la sua Parola, adorarlo presente nel tabernacolo; comporta mettere in pratica ogni suo insegnamento, amare concretamente il prossimo, rispettare il creato. Significa riscoprire l’incommensurabile valore del suo sacrificio per noi e prendervi parte con assiduità e devozione. Quanto è indispensabile tutto ciò all’itinerario di fede di ogni credente! Quanto è necessario per il compimento generoso della missione stessa della Chiesa! Quanto è urgente che l’umanità del nostro tempo si renda conto che solo dalla morte e risurrezione del Signore può scaturire la gioia vera che essa va ansiosamente e inutilmente ricercando altrove.

7. “Ricordati di tutto il cammino che il Signore tuo Dio ti ha fatto percorrere”. Incontrandoci oggi, nel periodo pasquale dobbiamo impegnarci a far rivivere in noi, in un modo tutto singolare la verità della morte e della risurrezione di Cristo. Qui c’è la sorgente della nostra vita e della nostra risurrezione. Qui ha il suo fondamento e pegno indistruttibile l’attesa della vita eterna in Dio. Cristo nostra Pasqua si è immolato per noi! Alleluia! Per noi egli ha dato se stesso; per noi pellegrini in questo mondo affinché cibandoci di lui possiamo crescere nella verità e nell’amore. Così, l’Eucaristia diviene Convito di comunione fraterna, farmaco di divina immortalità, sorgente di nuova evangelizzazione, e annuncio di speranza. L’Eucaristia diviene fonte di carità che trasforma e santifica e ci prepara, fra le ombre di questo mondo che passa, alla gioia indistruttibile della vita eterna.

Non di solo pane vive l’uomo ma di ogni parola che viene da Dio, e questa parola, permanente e sacramentale, è l’Eucaristia.

Amen.

Al termine della celebrazione eucaristica, Giovanni Paolo II rivolge ai presenti le seguenti parole.

Ancora una parola di ringraziamento. Eucaristia è ringraziamento. Ma dobbiamo ringraziarci per questa Eucaristia, ringraziarci reciprocamente e fraternamente per questa eucaristia che abbiamo condiviso celebrando e partecipando, grazie ad una buona preparazione. Ringraziamo, per questa preparazione, per la preghiera e per i canti. Un grande applauso va a tutti i cantori. Poi c’è anche un ringraziamento per il tempo propizio, un ringraziamento per la pioggia che ha saputo fermarsi al momento giusto e lasciare uno spazio per il sole. Alla fine un ringraziamento da tutti per tutti.  

 



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