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VISITA PASTORALE AD ASTI

SANTA MESSA NEL «CAMPO DEL PALIO»
PER LA BEATIFICAZIONE DEL FONDATORE DEI GIUSEPPINI

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Asti - Domenica, 26 settembre 1993

 

1. “Va’... a lavorare nella mia vigna” (cf. Mt 21, 28).

Vigna di Dio può dirsi in un certo senso, il mondo, affidato dal Creatore all’uomo perché lo soggioghi e lo domini (cf. Gen 1, 28).

Soggiogare e dominare il mondo è, dunque, l’ultimo fine dell’uomo? L’unico suo scopo? Dice Gesù: Dio ha amato il mondo... Io ha amato tanto “da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna” (Gv 3, 16).

Ecco: vigna di Dio è, in un senso più profondo, il mondo redento da Cristo, abbracciato dalla sua missione salvifica, dalla croce e dalla risurrezione. Questo mondo è dato all’uomo, fatto “nuova creatura” nel Figlio unigenito.

2. Per questo, nell’odierna liturgia l’Apostolo Paolo ci esorta: “Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, il quale, pur essendo di natura divina... umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce” (Fil 2, 5-6.8).

Non si può forse dire che proprio Gesù, l’Unigenito, il Figlio della stessa sostanza del Padre, è il prototipo di ciascun figlio e figlia, che il Padre chiama al lavoro nella vigna?

Tutti siamo chiamati in Lui a coltivare il mondo in modo tale da prepararvi il Regno di Dio. Dobbiamo coltivare il mondo, trasformare la nostra umanità grazie alla potenza dello Spirito Santo, a somiglianza di Colui che è il Primogenito di ogni creatura (cf. Col 1, 15).

3. Carissimi fratelli e sorelle, sono lieto di essere tra voi, in questa antica Chiesa di Asti che ci riporta ai primi tempi della evangelizzazione del Piemonte, in questa terra astigiana che è terra di santi:

san Giovanni Bosco, san Giuseppe Cafasso, il Beato Giuseppe Allamano, nati a Castelnuovo d’Asti, oggi Castelnuovo Don Bosco;

san Giuseppe Benedetto Cottolengo, che fu alunno del Seminario di Asti e per un certo tempo membro del presbiterio astigiano;

san Domenico Savio, vissuto e morto a Mondonio, nella diocesi di Asti

il Venerabile fratel Teodoreto, di Vinchio d’Asti, apostolo della catechesi.

E come non ricordare che da queste colline astigiane, che non chiudono ma aprono ad orizzonti sempre più vasti, sono partiti grandi missionari come il Card. Guglielmo Massaia l’apostolo dei Galla, Mons. Giuseppe Fagnano, l’apostolo della Patagonia e della Terra del Fuoco, il Venerabile Luigi Variara, l’apostolo dei lebbrosi in Colombia?

4. “Va’ a lavorare nella mia vigna”. Mons. Giuseppe Marello, Fondatore degli Oblati di san Giuseppe, che oggi ho la gioia di proclamare Beato, si inserisce in questa storia stupenda di vitalità religiosa e di santità.

Oggi noi rendiamo omaggio a questo Pastore che ha tanto lavorato nella vigna del Signore. Qui ad Asti egli si formò al presbiterato e per vent’anni fu membro del clero diocesano, spendendosi in ogni modo per il bene delle anime. Nominato poi Vescovo di Acqui, espresse in un breve ma intenso ministero pastorale il meglio delle sue doti umane e sacerdotali, con grande profitto per le popolazioni di quella Diocesi.

L’esortazione di Paolo, che abbiamo ascoltato nella seconda Lettura, fu per lui costante norma di vita: nulla fece per spirito di rivalità o per vanagloria con tutta umiltà considerò gli altri superiori a se stesso, senza cercare il proprio interesse, ma sempre quello degli altri (cf. Fil 2, 3-4).

5. “Abbiate in voi i medesimi sentimenti che furono in Cristo Gesù” (Fil 2, 5).

Quali sentimenti, carissimi fratelli e sorelle, se non quelli di un’esistenza donata agli altri per amore del Padre, di un’esistenza filiale e fraterna? Ecco il volto di ogni vita autenticamente umana e cristiana, il volto dei vostri Santi, che continuate a sentire così profondamente a voi vicini; il volto che ha segnato per lunghi secoli la vostra cultura, così ricca di valori umani proprio perché cristianamente fondata e ispirata.

Attraversiamo un momento storico di grandi cambiamenti culturali. Tanti aspetti del vivere sociale si sono fatti frammentari e violenti, interessi particolari tendono a prevalere sul bene comune, arroganza e rivalità si propongono a volte come costume di vita.

Nell’animo della gente, tuttavia, cresce l’aspirazione ad un modo di vivere più umano e fraterno. Ma come costruire un’esistenza realmente solidale, se si percorre la strada del secolarismo e dell’indifferenza religiosa, o anche di una religiosità non autentica? La vita infatti si apre al sentimento fraterno solo quando Dio è percepito, conosciuto e amato come Padre, il Padre di tutti.

6. Chiesa di Asti, nobile ed antica nella tua lunga tradizione intessuta di valori cristiani, fissa nella memoria questa giornata gloriosa!

Oggi Mons. Marello un tuo illustre figlio è stato elevato agli onori degli altari e la sua santità viene additata come modello all’intero popolo cristiano.

Affronta con rinnovato slancio il cammino della nuova evangelizzazione, superando ogni rischio di stanchezza e di paura. Non vengano meno in te, dinanzi all’avanzare della cultura secolarizzata, il coraggio e la gioia di proclamare la tua fede in Cristo.

Gesù Cristo è la ragione del tuo esistere, il fondamento della tua missione, la vera speranza da offrire alle nuove generazioni che s’affacciano alla vita. Annuncia il Vangelo con fiducia e perseveranza. Annuncialo a tutti, ma specialmente ai giovani e alle famiglie.

Possa la gente astigiana riscoprire quelle virtù e quei valori che hanno caratterizzato in passato la vita degli avi. In famiglie timorate di Dio sono maturati quei frutti di concretezza e di competenza, di creatività e di intraprendenza, di coraggio personale e di fede nella Provvidenza che ancora caratterizzano la parte migliore di queste popolazioni.

Anche oggi, gli abitanti di questa Città e dei meravigliosi paesi disseminati sulle colline e nelle valli dell’astigiano hanno una missione da compiere: imprimere a questo territorio un’autentica e credibile impronta cristiana. Alla luce del Vangelo troveranno una soluzione adeguata i problemi che assillano molte persone, soprattutto quelle che sono alla ricerca di un’occupazione sicura, di una casa, di migliori condizioni di vita. La giustizia e la solidarietà, sostenute dalla carità che attinge sempre nuove energie alla grandezza dell’amore di Dio, sapranno indicare le vie da percorrere per giungere ad una convivenza più giusta e fraterna.

7. Con tali auspici tutti vi saluto, a cominciare dal Pastore della Diocesi Mons. Severino Poletto, e dagli altri Presuli presenti, tra i quali mi è caro ricordare l’Arcivescovo di Torino, Cardinale Giovanni Saldarini, e il mio Segretario di Stato, Cardinale Angelo Sodano, figlio di questa Chiesa astense e il Cardinale Simon Ignatius Pimenta, Arcivescovo della lontana Bombay. Saluto poi i Religiosi e le Religiose, in particolare gli Oblati di san Giuseppe, che oggi esultano per la Beatificazione del loro Fondatore. Saluto i laici attivamente impegnati nell’apostolato, i giovani, le famiglie, gli ammalati.

Rivolgo un grato pensiero alle Autorità civili e militari presenti ed a quanti hanno reso possibile questo mio pellegrinaggio apostolico nella diocesi di Asti. Unisco, infine, un ricordo cordiale a tutte le Comunità cristiane del Piemonte e della Valle d’Aosta, qui rappresentate nelle persone dei loro venerati Pastori. Esse sono particolarmente interessate alla quarantaduesima Settimana sociale dei cattolici italiani, la quale si aprirà fra due giorni a Torino, ed avrà per tema “Identità nazionale, democrazia e bene comune”. Iddio renda feconda di bene anche questa preziosa occasione per annunciare il Vangelo della giustizia e della solidarietà.

8. Ricorda l’apostolo Paolo: Dio ha esaltato Cristo, il quale ha assunto la condizione di servo, “e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome, perché... ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre” (Fil 2, 9-11).

Della glorificazione di Cristo ci rallegriamo anche noi oggi; si rallegrano, in modo particolare, la Chiesa di Asti e quella di Acqui, perché della esaltazione di Cristo nella gloria di Dio Padre è partecipe anche Mons. Giuseppe Marello, che esse venerano come figlio generoso ed infaticabile Pastore.

Egli accolse la chiamata del Padre ed andò a lavorare nella vigna del Signore.

Seguendo Cristo buon Pastore, condusse il Popolo di Dio ai pascoli della verità sulle vie della speranza, una speranza che non poteva e non può deludere, perché ha la sua fonte in Dio.

Amen!

 



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