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VISITA ALLA PARROCCHIA DEI SANTI OTTAVIO
E COMPAGNI MARTIRI A CASAL DEL MARMO

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Domenica, 24 ottobre 1993

 

Carissimi fratelli e sorelle!

1. Nel brano evangelico appena proclamato Gesù viene interpellato da un dottore della legge, che lo interroga per metterlo alla prova: “Maestro, qual è il più grande comandamento della legge?”. La risposta del Signore è diretta e precisa: “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore... Amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipende tutta la Legge e i Profeti” (Mt 22, 36-37. 39-40).

“Amerai!”. Nel senso indicato dal Vangelo, questa parola è profondamente innovativa, anzi la più rivoluzionaria che sia risuonata nel mondo, perché, se accolta, trasforma radicalmente l’uomo, inducendolo a uscire dal proprio istintivo egoismo e a costruire rapporti veri e saldi con Dio e con i fratelli. Amerai la vita umana, la vita di tutta la comunità, la vita dell’umanità: Gesù indica un amore totale ed aperto verso Dio e il prossimo, introducendo così nel mondo la luce della verità, ossia il riconoscimento dell’assoluta superiorità del Creatore e Padre e dell’inviolabile dignità della sua creatura, l’uomo figlio di Dio.

2. “Amerai”! Questo divino imperativo costituisce un richiamo costante per quanti intendono seguire il Vangelo ed impegnarsi per la sua diffusione nel mondo. Esso risuona senza sosta nella Chiesa incamminata ormai verso lo storico traguardo dell’anno 2000 che aprirà il terzo millennio dell’era cristiana. A questo straordinario appuntamento spirituale anche la diocesi di Roma, della quale la vostra Parrocchia è parte integrante, si è voluta preparare mediante il recente Sinodo pastorale. L’Assemblea sinodale ha infatti ribadito con forza che Gesù ha portato la salvezza al mondo e che essa si propaga attraverso l’annuncio e la testimonianza del suo Vangelo d’amore, della sua persona, perché Gesù è Vangelo.

Quanti individui e popoli attendono il messaggio salvifico del Redentore! E quanto grande è la responsabilità di ogni battezzato in quest’ardua e affascinante missione! Nell’odierna Giornata Missionaria Mondiale, il pensiero si rivolge naturalmente ai Sacerdoti, alle Religiose, ai laici, che hanno lasciato tutto per portare il Vangelo in terre lontane. L’esempio della loro generosità dev’essere per tutti di sprone, inducendo alla preghiera e al sostegno generoso. Sono sempre più numerose – lo rilevo con piacere – le parrocchie che stringono con i missionari rapporti di stretta cooperazione. Tale solidarietà nell’evangelizzare ridonda a beneficio sia delle nuove Chiese locali in terra di missione sia delle Comunità di antica cristianità come la nostra Chiesa di Roma che è Chiesa apostolica. Si stabiliscono vincoli di soprannaturale e reciproca solidarietà improntati alla rinnovatrice legge della carità, la legge “Amerai!”, che è sempre nuova.

3. “Amerai!”. Sta nella forza di questo precetto evangelico, che trasforma l’esistenza cristiana, il segreto dell’azione missionaria del Popolo di Dio. Azione missionaria vuol dire “Amerai!”. Azione e compito indispensabili anche nella nostra Comunità diocesana nella quale non poche sono le persone che hanno perduto ogni impronta cristiana. Battezzati, sì, ma poi perduti. Roma allora è terra di missione, come diceva un sacerdote francese dopo la prima guerra mondiale: “La Francia è terra di missione”. È necessario promuovere un generale risveglio di vita religiosa nella nostra Città. Ben a ragione i due impegni prioritari voluti dal Sinodo sono espressi con i termini “Comunione” e “Missione”. “Comunione” sta ad indicare amore tra i credenti, alimentato dall’amore di Dio. “Missione” è l’amore verso gli altri specialmente verso coloro che, pur dichiarandosi cristiani, hanno lasciato che le preoccupazioni quotidiane raffreddassero il loro spirito di fede e la loro fedeltà al Vangelo.

Amerai il tuo Dio, amerai il prossimo tuo! ripete anche a noi, oggi, il Signore. Ce lo ripete con la forza che promana da quella testimonianza suprema di amore che è la Croce.

4. Carissimi fratelli e sorelle, accogliamo quest’invito: “Amerai!”. Comunione e missione. Possa esso divenire luce e forza di questa vostra Parrocchia dei Santi Ottavio e Compagni martiri, che oggi mi è dato di visitare. Saluto cordialmente il Cardinale Camillo Ruini, mio Vicario Generale per la Diocesi di Roma, il Vescovo Ausiliare Mons. Cesare Nosiglia, il Padre Generale della Congregazione della Sacra Famiglia di Nazaret P. Umberto Scatuzzi. Saluto il vostro Parroco, P. Mario Farinella, i Sacerdoti suoi collaboratori, i Religiosi e le Religiose presenti in Parrocchia e i laici dediti alle varie attività pastorali. A tutti esprimo viva riconoscenza per la preziosa opera che svolgono con ammirevole dedizione a servizio del popolo di Dio.

La vostra Comunità parrocchiale è situata in una zona della città sviluppatasi di recente e che soffre dei tipici problemi di un’urbanizzazione frettolosa e approssimativa. Questo comporta certo notevoli sacrifici per le insufficienze delle infrastrutture sociali, dei trasporti, dei pubblici servizi. Nonostante tali difficoltà voi, però, avete saputo organizzarvi con sagacia ed entusiasmo, diventando un significativo polo di aggregazione non solo religiosa, ma anche culturale e sociale. E tutto questo per il bene della Chiesa, della Chiesa di Roma, della Diocesi di Roma.

Vi siete sforzati di mettere in pratica quanto oggi abbiamo ascoltato dal Libro dell’Esodo, che ci esorta alla generosità verso lo sconosciuto, l’immigrato, lo straniero, il povero (cf. Es 22, 20-21), e così, grazie alle buone opere compiute, avete fatto riecheggiare attorno a voi, come scrive San Paolo ai Tessalonicesi, la parola del Signore (1 Ts 1, 8). Fate che la Parola del Signore sia sentita sia attraverso le parole umane, sia attraverso le opere di carità della comunità parrocchiale.

5. Continuate, carissimi fratelli e sorelle, sulla via intrapresa. Nuove esigenze di carità sono a voi prospettate dalle situazioni di marginalità presenti in questa Borgata Ottavia. Qui incontrate persone provate dalla malattia o dalla vecchiaia portatori di handicap, vittime della miseria della violenza e dell’abbandono, oppressi dalla droga o tentati da comportamenti disperati. Con la bontà messa al servizio dei più bisognosi siete chiamati ad annunciare il Vangelo della carità.

Dove attingere la forza interiore per tale missione, se non dall’amicizia con Dio, dal radicamento nella fede, dalla preghiera, dalla frequenza ai sacramenti, dall’assiduità nell’ascolto della Parola di Dio? Rifulge dinanzi a tutti l’esempio dei vostri santi Patroni, Ottavio e Compagni martiri, che per fedeltà al Signore sacrificarono la vita, testimoniando la fede con il martirio. Voi oggi siete chiamati a dare quotidianamente questa testimonianza.

6. “Ti amo Signore, mia forza!”. Così abbiamo ripetuto poc’anzi nel Salmo responsoriale. Iddio è roccia, fortezza, rupe in cui troviamo riparo è scudo e baluardo. È potenza di salvezza, che mai delude le attese di quanti li invocano nel momento della prova. Chi è roccia per noi, per il genere umano, se non Lui, sul quale ci appoggiamo? E dobbiamo aiutare anche gli altri ad appoggiarvisi, perché noi siamo responsabili di loro.

Perseverate, carissimi, nella preghiera, che è lode, implorazione, dialogo personale con il Padre celeste, presente nei nostri cuori. Abbiate il coraggio della fede e reagite con vigore a quell’aridità spirituale che contagia molti ambiti della società. Non è mai tempo perduto quello dedicato al dialogo col Signore.

All’amore per Iddio corrisponde, poi, l’apertura generosa e gratuita di sé al prossimo, specialmente a quanti più soffrono e si trovano in difficoltà. Sperimenterete allora che, dove i cristiani vivono in maniera coerente la loro fede, si sviluppano oasi di giustizia e di pace. È questo deve essere anche la parrocchia, comunità di persone, come un’oasi di pace.

7. “Amerai il Signore Dio tuo... Amerai il prossimo tuo come te stesso”.

Questo impegno di amore per Dio e per il prossimo sia il segno distintivo della vostra Parrocchia. Sia il programma della vostra esistenza, delle vostre famiglie, dei giovani, degli ammalati e di tutti i componenti della vostra Comunità parrocchiale dei Santi Ottavio e Compagni martiri. Sappiate sempre accogliere “la parola con la gioia dello Spirito Santo anche in mezzo a grande tribolazione” (1 Ts 1, 6); sappiate servire il Dio vivo e vero; il “Dio della mia salvezza”.

“Ti amo, Signore, mia forza!”.

Amen.

 

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