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 VISITA PASTORALE ALLA PARROCCHIA ROMANA
DI SANTA GEMMA GALGANI

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Domenica, 30 gennaio 1994

 

Cari fratelli e sorelle
della parrocchia di Santa Gemma Galgani!

Vi saluto nel nome del Verbo di Dio. Verbo di Dio che abbiamo ascoltato e che ci spinge ad una meditazione. Sono molti gli aspetti della ricchezza del Verbo di Dio che la Chiesa ci offre oggi che è domenica. Cominciamo dalla prima lettura nella quale Mosè sente la Parola del Signore Jahvè: “Io susciterò per voi un profeta”. E lo dice ad un profeta, perché Mosè era un grande profeta del suo popolo, e non solamente del suo popolo ma anche di tutta l’umanità chiamata da Dio. Gli parlava una fiamma ardente. Dio infatti si presentava a lui come una fiamma, come realtà suprema, più piena, più perfetta e più aperta a tutte le sue creature. Ecco, Mosè in quel momento ripete la promessa di un altro profeta che Dio susciterà in futuro. Questo testo del Vecchio Testamento parla di Gesù, certamente. Lui è questo grande profeta, questo profeta più grande di tutti i tempi perché non solamente parla in nome di Dio, ma parla come Verbo di Dio Incarnato, Parola di Dio incarnata. Dobbiamo ritenere profondamente questa riflessione sul profeta. Sembra che quella del profeta sia una realtà del passato, quando Dio suscitava profeti per Israele. Sono conosciuti i loro nomi, soprattutto quelli di alcuni che sentiamo più volte. Ma l’unico profeta nel senso altissimo è Gesù, Parola di Dio incarnata, Parola di Dio vivente che parla con forza, come abbiamo sentito nel Vangelo, che dà una manifestazione diretta della potenza di Dio quando esercita il suo potere taumaturgico, quando domina i demoni, il maligno; là si manifesta la forza di Dio che accompagna la sua Parola. Ecco cosa vorrei dire soprattutto oggi: vorrei dire che il Concilio Vaticano II ci ha ricordato che tutti noi siamo partecipi della missione profetica di Cristo. Questa è una definizione della Chiesa. Conosciamo diverse definizioni della Chiesa dal catechismo; ma questa definizione è specialmente suggestiva. La Chiesa è partecipe, e noi tutti nella Chiesa, che abbiamo ricevuto il battesimo e che siamo stati confermati, siamo partecipi di questa missione profetica che è propria di Cristo, di Cristo Messia, di Cristo Salvatore. Questa verità della fede apostolica, che viene da San Pietro, ricordata dal Concilio Vaticano II, è tornata negli studi del nostro Sinodo Romano.

Perché si è dovuto convocare il Sinodo Romano e poi celebrarlo? Perché si doveva dire a questa antica Chiesa di Roma, Chiesa apostolica, Chiesa di martiri, si doveva dire a questa Chiesa “Tu Roma sei partecipe della missione profetica di Cristo! Sei partecipe davanti al mondo odierno!”. Ci voleva questa rinnovata convinzione che noi tutti, romani, cristiani di Roma, battezzati di Roma, noi siamo partecipi della missione profetica di Cristo, davanti al mondo come lo erano i nostri Apostoli Pietro e Paolo, come lo erano i nostri martiri, i nostri santi. Cosa vuol dire essere profeti? Essere profeti vuol dire parlare con la Parola di Dio e predicare nel nome di Dio, annunciare la Verità che viene da Dio. Una mamma che insegna al suo bambino a fare il segno della croce e a pregare compie questa missione, è nel centro della missione profetica della Chiesa. Un papà che dà il buon esempio ai suoi bambini, ai suoi vicini, certamente fa la stessa cosa, perché la Verità di Dio, la verità della fede non si professa solamente con le parole, ma anche con le opere, anzi soprattutto con le opere. Allora il Concilio Vaticano II, prima, ed il Sinodo di Roma, successivamente, ci hanno ricordato questa profonda verità su Cristo e su noi stessi. Cristo è più vicino a noi di quanto possiamo pensare. Si immedesima con noi facendoci partecipi della sua vita divina e della sua missione. Una missione sacerdotale, come abbiamo già sentito una volta, e una missione profetica.

Cosa voglio ora augurare alla vostra comunità, a voi che oggi mi avete accolto con tanta gentilezza e con tanta ospitalità? Voglio augurarvi che questa Verità della nostra fede, della nostra fede cristiana, questa verità ricordata dal Concilio e poi approfondita dal Sinodo Romano sia riconosciuta ma soprattutto sia esercitata, messa in pratica da voi tutti. Questo lo si fa certamente nella comunità parrocchiale, lo si fa attraverso la catechesi, attraverso la predicazione, lo si fa attraverso le opere della carità e attraverso tutti i segni della bontà umana, della solidarietà. Questo volevo augurare alla vostra comunità. Vi saluto tutti di cuore; saluto il Cardinale Vicario, saluto Monsignor Dieci che è il Vescovo Ausiliare di questo settore, e poi saluto il vostro parroco che mi ha già fatto visita qualche giorno fa e mi ha illustrato la realtà della vostra parrocchia.

È per me, carissimi romani, una grande ricchezza poter visitare le parrocchie di Roma perché sono il vostro Vescovo. Come successore di Pietro io sono in modo speciale partecipe di questa missione profetica di Cristo, davanti al mondo intero. Tanti domandano al Papa che sia un profeta, naturalmente non nel nome suo perché nessun profeta lo è nel nome suo: che sia un profeta nel nome di Cristo. Vorrei poi ringraziarvi per tutti i vostri impegni specifici, per tutto ciò che fate nei diversi gruppi, nelle diverse associazioni che fanno penetrare più profondamente la Parola di Dio e la realtà di Cristo nella vostra comunità. Volevo salutare specialmente i vostri malati, i sofferenti. Essi portano la croce di Cristo. Ciascuno di loro è un grande profeta, un grandissimo profeta che porta la croce di Cristo con la sua forza, nella sua luce, come dice San Paolo. Ecco così celebriamo la nostra eucaristia domenicale. La celebriamo insieme. Io gioisco molto nel poter celebrare l’Eucaristia insieme con voi; questo è il mio compito principale, il compito di ogni Sacerdote, di ogni Vescovo, di ogni Papa. E vi auguro una buona partecipazione a questa comunione eucaristica; vi auguro frutti abbondanti per la vostra vita eterna, per la vostra salvezza, per le vostre famiglie, per la vostra vita quotidiana. Sia vostra forza la Parola di Cristo, l’Eucaristia di Cristo. Amen.

 

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