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SOLENNE CONCELEBRAZIONE A CONCLUSIONE DELLA
 IX ASSEMBLEA ORDINARIA DEL SINODO DEI VESCOVI

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Sabato, 29 ottobre 1994

 

1.“Quia fecit mihi magna”, “Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente” (Lc 1, 49).

Chiudiamo con questa celebrazione i lavori della nona Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, dedicata alla vita consacrata ed alla sua missione nella Chiesa e nel mondo. Li chiudiamo in giorno di sabato - giorno tradizionalmente dedicato alla Madre di Dio.

Ci rivolgiamo perciò in modo particolare a Maria, nell’odierno sacrificio eucaristico, prendendo in prestito le parole di ringraziamento del Magnificat, che ogni giorno la Chiesa ripete nella Liturgia delle Ore: “Grandi cose ha fatto in me”, “Fecit mihi magna”.

“Grande cosa” è stato per la Chiesa il Concilio Vaticano II, che può giustamente essere definito l’evento ecclesiale più significativo del nostro secolo. Sullo sfondo di questa prima e fondamentale “grande cosa”, donataci dal Signore, si possono riconoscere altre “cose grandi”, da Lui compiute nel recente passato. Si colloca fra queste sicuramente l’istituzione del Sinodo dei Vescovi, che ha ormai una sua storia, sviluppatasi nel periodo postconciliare. In essa si iscrive ora quest’ultima Assemblea Sinodale, molto attesa e - tutti lo speriamo - non meno fruttuosa delle precedenti.

Alle Esortazioni Apostoliche Familiaris consortio, Christifideles laici, Pastores dabo vobis, avremo così la gioia di far seguire un nuovo documento postsinodale, di cui ancora non conosciamo l’“incipit”, ma che certamente rispecchierà quanto è emerso nel corso dell’Assemblea che termina oggi. Sono state settimane d’intenso lavoro, durante le quali la vita consacrata e la sua missione sono state al centro della riflessione e della preghiera della Chiesa.

2. “L’anima mia ha sete del Dio vivente” (Sal 42, 3).

Le letture ora proclamate contengono molte luci in grado di chiarire il singolare stato nella vita ecclesiale che è la vita consacrata. Il salmo responsoriale ricorda la liturgia del Battesimo con la benedizione dell’acqua lustrale durante la grande Veglia pasquale del Sabato Santo.

Il Battesimo è la prima e fondamentale consacrazione della persona umana. Iniziando l’esistenza nuova in Cristo, il battezzato - uomo o donna - partecipa di quella consacrazione, di quella donazione totale al Padre che è propria del suo Figlio eterno. È Lui stesso - il Figlio - a suscitare nell’anima dell’uomo il desiderio di donarsi senza riserve a Dio: “L’anima mia ha sete del Dio vivente: quando verrò e vedrò il volto di Dio?” (Sal 42, 3).

Sulla consacrazione battesimale s’innesta la consacrazione religiosa con la sua spiccata dimensione escatologica. Nessuno mai ha visto Dio (cf. Gv 1, 18) in questa vita. È tuttavia la visione beatifica, cioè il vedere il volto di Dio “faccia a faccia” (1 Cor 13, 12), la vocazione definitiva, oltre il tempo, di ogni uomo. Le persone consacrate hanno il compito di ricordarlo a tutti. La fede ci prepara a questa beata visione, nella quale Dio si dona all’uomo nella misura dell’amore con cui questi ha risposto all’eterno Amore, rivelato nell’Incarnazione e nella Croce di Cristo.

3. “Per me infatti il vivere è Cristo” (Fil 1, 21), scrive l’apostolo Paolo.

“Amori Christi nihil praeponatur” - proclama nella sua Regola San Benedetto. “Amori Christi in pauperibus nihil praeponatur” - dirà mille anni dopo San Vincenzo de’ Paoli.

Quale stupefacente forza posseggono queste parole! Si potrebbe pensare alla cultura ed alla civiltà europee senza di esse? E le grandi epopee missionarie del primo e del secondo millennio, sarebbero immaginabili senza di esse? E che dire del monachesimo dell’Oriente cristiano, i cui inizi risalgono ai primi secoli del Cristianesimo? Ecco, coloro che per seguire Cristo povero, casto e obbediente hanno abbandonato il mondo, allo stesso tempo lo hanno trasformato. Si è adempiuta in loro l’invocazione: “Mandi il tuo Spirito e rinnovi la faccia della terra” (cf. Sal 104, 30). Lo Spirito Santo conosce “tempi e momenti”, nei quali occorre chiamare persone adatte ai compiti richiesti dalle circostanze storiche.

Chiamò a suo tempo Benedetto e la sorella Scolastica. Chiamò Bernardo, Francesco e Chiara d’Assisi, Bonaventura, Domenico, Tommaso d’Aquino e Santa Caterina da Siena. Il Vangelo dalle piazze giunse fino alle cattedre universitarie. All’epoca dello scisma occidentale e della riforma chiamò Ignazio di Loyola, Teresa d’Avila, Giovanni della Croce, e poi Francesco Saverio e Pietro Claver. Con loro si compì una profonda riforma spirituale e prese inizio l’epopea missionaria in Oriente e in Occidente.

Nei secoli a noi più vicini lo Spirito, che rinnova la faccia della terra, ha chiamato altri come Giovanni Battista de La Salle, Paolo della Croce, Alfonso Maria de’ Liguori, e Giovanni Bosco, per menzionare solo alcuni fra i più noti. Alla fine del secolo scorso e nel presente, lo stesso Spirito del Padre e del Figlio ha parlato per mezzo di Teresa di Gesù Bambino, di Massimiliano Kolbe e di Suor Faustina.

Cosa sarebbe il mondo, antico e moderno, senza queste figure - e quelle di tanti altri? Essi hanno appreso da Cristo che “il suo giogo è dolce e il suo carico leggero” (cf. Mt 11, 30) - e l’hanno insegnato agli altri.

4. Concludiamo l’Assemblea Sinodale quasi alla vigilia della solennità di Tutti i Santi. Il libro dell’Apocalisse parla di questa moltitudine immensa, proveniente da ogni nazione, popolo e lingua, in piedi davanti al trono celeste e davanti all’Agnello di Dio (cf. Ap7, 9). Segue la significativa domanda: “Quelli che sono vestiti di bianco, chi sono e donde vengono?”.

Di dove vengono? - ci chiediamo noi pure. Non vengono proprio dagli innumerevoli Istituti di vita consacrata maschili e femminili, presenti nella Chiesa? Ne rendono testimonianza le canonizzazioni e le beatificazioni, proclamate nel corso dei secoli. Lo testimoniano, in particolare, le beatificazioni che, durante questo mese, hanno quasi accompagnato il cammino sinodale.

5.Oggi, ultimo sabato di ottobre,
offriamo a Te,
Maria, Madre e Vergine,
umile ancella del Signore
e Regina di tutti i Santi
,
i frutti dei lavori del Sinodo.
Li affidiamo a Te,
Regina del santo Rosario,
Regina di questa bella preghiera
che ci ha sostenuto
di giorno in giorno
nell’arco di tutto il mese.

Ottienici che questi frutti,
per un singolare scambio di doni,
giovino anche alla causa della famiglia,
assecondando il disegno della divina Provvidenza,
che ha voluto si celebrasse il Sinodo
sulla vita consacrata durante l’Anno della Famiglia.

Ti lodano, Signore, le persone consacrate.

Ti lodano le famiglie cristiane del mondo intero.

Ti loda la Chiesa per il dono del Sinodo.

Magnificat anima mea Dominum” (Lc 1, 46).

 



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