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VISITA PASTORALE A LORETO

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Santuario di Loreto - Sabato, 10 dicembre 1994

 

1. “Ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù” (Lc 1, 31).

Con queste parole si rivolge l’angelo Gabriele alla Vergine Maria nel giorno dell’Annunciazione. Su quel mistero di grazia siamo oggi invitati a meditare, cari Fratelli e Sorelle, pellegrini di ogni parte d’Italia, presenti nel Santuario mariano di Loreto. Questo incontro di preghiera è reso particolarmente solenne dalla presenza dei Vescovi qui pervenuti da tutte le regioni del Paese per recare ai piedi della Vergine Santissima le preoccupazioni e le speranze delle popolazioni ad essi affidate. Vi saluto, carissimi Fratelli nell’episcopato, e vi ringrazio della testimonianza di comunione che la vostra presenza odierna tanto chiaramente esprime.

Gioisco altresì per la partecipazione a questo atto di omaggio a Maria Santissima di numerosi sacerdoti e di tanti fratelli e sorelle appartenenti a Congregazioni religiose che operano nei vari campi della pastorale, qui e in altre diocesi italiane.

Saluto tutta la Chiesa che è in Italia, oggi così degnamente rappresentata da questa vostra assemblea raccolta in preghiera presso Maria, nel suo Santuario Lauretano.

In modo particolare voglio salutare il caro Arcivescovo Mons. Pasquale Macchi, custode di questo Santuario. Sono lieto che uno stretto collaboratore del Servo di Dio Paolo VI, vissuto accanto a lui per lunghi anni, possa ora svolgere proprio qui il suo servizio ecclesiale, valendosi della sua esperienza e competenza. Ho non pochi speciali motivi per ricordare Paolo VI, mio grande predecessore e padre nel servizio sulla sede di Pietro: la persona del suo segretario personale me ne richiama alla memoria la figura tanto cara.

Saluto tutti coloro che, collaborando col Delegato Pontificio, assicurano il servizio pastorale alle moltitudini di pellegrini che giungono qui ogni giorno: intendo riferirmi sia ai figli di San Francesco, instancabili penitenzieri, sia ai membri delle altre Congregazioni religiose maschili e femminili presenti a Loreto. Saluto, inoltre, il personale laico che svolge la sua attività all’ombra del Santuario.

Un pensiero particolare di deferente gratitudine rivolgo anche al Presidente Oscar Luigi Scalfaro che ha voluto essere presente a questo incontro solenne, col quale si conclude la “grande preghiera” per l’Italia. Siamo tanto lieti di avere in questo momento tra noi il Presidente della Repubblica italiana e anche i rappresentanti del Governo italiano.

Loreto è un luogo particolare: il principale Santuario mariano d’Italia, al quale ogni anno giungono milioni di pellegrini da tutto il mondo. Oggi celebriamo con viva devozione, alla presenza dei Vescovi di tante diocesi italiane e anche di rappresentanti di altri episcopati, non solamente europei, ma anche di altri Continenti, soprattutto asiatici, e alla presenza di una vasta rappresentanza del popolo di Dio, il settimo centenario della Santa Casa.

2. “Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te” (Lc 1, 28). Non sappiamo in quale luogo Maria abbia udito queste parole. L’evangelista Luca dice soltanto che Dio mandò l’angelo Gabriele in una città della Galilea, chiamata Nazaret. Nulla tuttavia impedisce di supporre che la Vergine abbia udito l’annuncio proprio nella sua casa, nell’ambito delle mura domestiche. L’Annunciazione è tema molto amato dai pittori di ogni tempo, i quali sono soliti presentare Maria all’interno della casa di Nazaret.

Se così avvenne, le pareti della sua casa udirono le parole dell’angelico saluto ed il successivo annuncio del progetto divino. Le pareti naturalmente non odono, perché non hanno vita, nondimeno sono testimoni di ciò che viene detto, testimoni di ciò che avviene al loro interno. Dunque, furono testimoni del fatto che Maria, dopo aver udito il saluto dell’Angelo, rimase turbata e si domandava quale ne fosse il senso (cf. Lc 1, 29). Udirono poi che l’Angelo, rassicurando la Vergine di Nazaret, disse: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo” (Lc 1, 30-32). E quando Maria domandò: “Come è possibile? Non conosco uomo” (Lc 1, 34), il messaggero celeste spiegò: “Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio” (Lc 1, 35). L’angelo Gabriele si richiamò ancora ad Elisabetta, parente di Maria, la quale nella sua vecchiaia aveva concepito un figlio, per rilevare alla fine che “nulla è impossibile a Dio” (Lc 1,37). Se una donna aveva potuto concepire in età avanzata, altrettanto poteva fare anche una donna “che non conosceva uomo”. Avendo udito tutto questo Maria dice: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto” (Lc 1, 38). A questo punto termina il colloquio ed inizia il mistero dell’Incarnazione. Il Figlio di Dio fu concepito nel seno della Vergine per opera dello Spirito Santo e nacque nella notte di Betlemme. La casa di Nazaret fu testimone di questo mistero, il più grande mistero nella storia, che troverà il suo compimento negli eventi pasquali.

3. La casa di Nazaret fu testimone del compimento della profezia di Isaia che leggiamo oggi nella liturgia: “Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele” (Is 7, 14), che significa “Dio con noi”.

“Ecco la dimora di Dio con gli uomini”, è scritto nel libro dell’Apocalisse (Ap 21, 3): queste parole si riferiscono prima di tutto alla stessa Vergine Maria, che divenne la Madre del Redentore, ma si riferiscono anche alla sua casa, nella quale questo mirabile mistero del “Dio con noi” ebbe inizio.

Il brano della lettera di Paolo ai Galati, che abbiamo ascoltato, esprime pienamente il contenuto del nome “Emmanuele”. La casa di Nazaret divenne un particolare luogo di quell’invio di cui scrive l’Apostolo: “Ma quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna... perché ricevessimo l’adozione a figli” (Gal 4, 4-5). Gli inizi umani di questo invio del Figlio da parte del Padre ebbero luogo nella casa di Nazaret, la quale per ciò stesso merita il nome di santuario più grande. Ma l’Apostolo, riferendosi all’adozione a figli, continua: “E che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre!” (Gal 4, 6). Dunque, non soltanto l’invio del Figlio, ma anche l’invio dello Spirito Santo ha nella casetta di Nazaret il suo posto privilegiato. In questo luogo ha inizio l’opera divina della salvezza, trovandovi quasi la sua nuova dimensione. L’opera della salvezza consiste nell’adozione dell’uomo, da parte di Dio, come proprio figlio. L’uomo adottato da Dio in Gesù Cristo, Figlio di Maria, è allo stesso tempo fatto erede della promessa, erede della Nuova ed Eterna Alleanza. Tutto questo “novum” evangelico di vita e di santità ha inizio, in un certo senso, nella casetta di Nazaret. Coloro che, dall’Italia e da tutto il mondo, vengono in pellegrinaggio al Santuario di Loreto si lasciano guidare dal senso profondo del mistero dell’Incarnazione. Fra queste mura essi cercano di penetrare più profondamente questo mistero della fede, si sforzano di diventarne più pienamente partecipi.

4. La casa di Nazaret fu anche testimone della divina maternità che maturava nella Vergine. L’Avvento è per la Chiesa un periodo di attesa del Santo Natale: essa ha la consapevolezza di unirsi così, in modo particolare, con Maria.

Infatti, in attesa della nascita di Gesù è innanzitutto Lei. Tutti gli altri, perfino un uomo a Lei così vicino come Giuseppe, sono soltanto dei testimoni, in un certo senso, esterni di quanto in Lei si va operando. Maria Santissima - si può dire - è la sola a fare l’immediata esperienza della maternità che in Lei matura.

Occorre ricordare a questo proposito la tradizione liturgica della festa “Virginis pariturae”, cioè della Vergine che si prepara a partorire il Figlio di Dio. Proprio la casa di Nazaret fu testimone di quell’attesa e di quella preparazione. Che cosa significhi prepararsi alla venuta al mondo di un figlio lo sanno bene le donne in attesa. Che cosa abbia significato prepararsi a dare alla luce il Figlio di Dio lo sa unicamente Lei, Maria di Nazaret.

Così forse, solo così si può comprendere il Magnificat. Oggi nella liturgia cantiamo il Magnificat insieme con Maria, ma Lei sola è in grado di valutare in tutta la sua portata ogni parola ed ogni versetto di questo cantico, il più bello della Sacra Scrittura. Lei sola era pienamente consapevole delle “grandi cose” (magnalia) compiute in Lei dall’Onnipotente (cf. Lc 1, 49); compiute in Lei e, per mezzo di Lei, in Israele, il popolo dell’elezione divina nell’Antica Alleanza. “Grandi cose” Dio avrebbe compiuto di lì a poco per tutta l’umanità, “di generazione in generazione”. Nascendo come uomo, il Figlio di Dio avrebbe elevato a dignità inaudita il valore dell’essere uomo, come afferma la Tradizione e come ribadisce il Concilio Ecumenico Vaticano II in molti punti del suo magistero.

5. Ci incontriamo oggi qui a Loreto con un folto gruppo di Pastori della Chiesa che è in Italia. Dal 15 marzo, durante tutti i mesi fin qui trascorsi, è continuata la preghiera per l’Italia. È iniziata presso la tomba dell’apostolo Pietro e ora si conclude qui a Loreto.

Non posso non ricordare quel giorno di aprile del 1985, nel quale già mi trovai a Loreto con Cardinali e Vescovi e con una rappresentanza altamente qualificata del clero e del laicato, per il secondo Convegno ecclesiale della Chiesa italiana. Nei quasi dieci anni trascorsi da allora ad oggi molte cose sono cambiate in Italia, ma resta profondamente necessario, anzi diventa ancor più urgente l’impegno della Chiesa e dei cattolici italiani “a operare, con umile coraggio e piena fiducia nel Signore, affinché la fede cristiana abbia, o ricuperi, un ruolo-guida e un’efficacia trainante, nel cammino verso il futuro” (Insegnamenti di Giovanni Paolo II, VIII/1 [1985] 999). Illuminati dalla parola evangelica e sospinti dall’amore di Cristo, i cattolici italiani non mancheranno di offrire, nella fase conclusiva del millennio, il loro apporto generoso e coerente in campo culturale, sociale e politico, così da promuovere il vero bene della cara Nazione italiana.

6. Questa è anche l’intenzione che sta al centro della preghiera per l’Italia, che ho a volte qualificato come “la grande preghiera”. La preghiera è sempre “grande” quando risponde ad una particolare azione dello Spirito Santo, ma è “grande” anche quando risponde a particolari bisogni o circostanze.

Nella mia vita molte volte ho vissuto una preghiera che poteva ben dirsi “grande”. In modo particolare è rimasta nella mia memoria la Grande Novena prima del Millennio del Battesimo della Polonia: la preparazione al Millennio durata nove anni. Preghiera che fu vissuta come “grande” anche da milioni di miei connazionali: una preghiera in unione con la Madre di Dio. Tale unione fu espressa dalla peregrinazione dell’immagine della Madonna di Jasna Gora, e più esattamente, della copia dell’originale, che era stata benedetta dal Papa Pio XII.

Molti elementi di quell’esperienza trovano riscontro nella “grande preghiera” che la Chiesa in Italia conclude oggi in questo Santuario Lauretano. Conclude, ma in un certo senso prolunga ancora, perché le Chiese di Dio che sono in Italia si stanno preparando al Convegno ecclesiale di Palermo del novembre 1995, Convegno destinato a riflettere e a decidere su “il Vangelo della carità per una nuova società in Italia”. È infatti nella preghiera che si possono discernere i segni di novità e far maturare i germi di rinnovamento presenti nella società italiana. Ciò a partire da Gesù Cristo, pienezza di novità e sorgente di rinnovamento.

Così di anno in anno la “grande preghiera” acquista la sua rilevanza: essa deriva anche dal fatto che ci stiamo avvicinando a grandi passi all’anno 2000, al termine del secondo millennio dopo la nascita di Cristo. Il Santuario Lauretano conta soltanto settecento anni, ma questa casetta mariana, presso la quale veniamo in pellegrinaggio, è testimone - e testimone singolare - di quella data più antica che si riferisce alla nascita di Gesù. Infatti tutto ebbe inizio nella casa di Maria a Nazaret! Essa fu testimone silente, ma diretta, dell’Annunciazione; e se fu testimone dell’Annunciazione, fu, allo stesso tempo, testimone anche del sommo mistero espresso nel prologo del Vangelo giovanneo: “E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1, 14).

Questo mistero perdura nella storia, essendo destinato sin dall’inizio a perdurare nelle vicende dell’uomo sino alla fine del mondo. Mistero che perdura e trasforma il mondo.

Preghiamo, oggi, affinché ci siano concessi gli occhi penetranti della fede, per poter essere testimoni di questa trasformazione, ed anzi, sotto l’azione della grazia divina, per poter esserne partecipi e coartefici. Chiediamolo come Pastori della Chiesa che è in Italia, chiediamolo come pellegrini che visitano il Santuario di Loreto.

“Grandi cose” il Signore ha fatto a Te, Madre di Dio, ed a tutti noi.

Amen!

 



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