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PELLEGRINAGGIO APOSTOLICO IN SLOVACCHIA

SANTA MESSA PRESSO LA BASILICA-SANTUARIO MARIANO DI ŠAŠTÍN

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Šaštín (Slovacchia) - Sabato, 1° luglio 1995

 

1. “Tu sei la Madre benigna – la Patrona compassionevole, prega sempre per la nostra Nazione il tuo divin Figlio” (JKS 394).

Con queste parole i pellegrini che giungono a Sastín da tutta la Slovacchia salutano la Madre di Dio, Patrona della Nazione. In modo simile la salutano i pellegrini polacchi a Czestochowa: “Tu sei la grande gloria della nostra Nazione!”.

Carissimi Fratelli e Sorelle, Sastín è il santuario nazionale della Slovacchia. Oggi il Papa, come pellegrino, entra in questa basilica all’inizio della Sua Visita apostolica.

Questo tempio ricorda tutte le generazioni di pellegrini che qui sono giunti da ogni parte del vostro Paese. Custodisce il ricordo di tutto ciò che forma la loro vita: gioie ma anche tristezze e sofferenze, che non sono mancate nella vostra storia, come in quella di ogni uomo e nazione sulla terra. È bene che l’uomo abbia qualcuno con cui condividere gioie e tristezze. È bene che, nella vostra grande famiglia slovacca, vi sia una Madre alla quale poter confidare ed affidare dolori e speranze. Voi la venerate qui come Addolorata, Madre dei Sette Dolori, la Madre il cui cuore, ai piedi della croce, è stato trapassato dalle sette spade della sofferenza, come mette in rilievo la tradizione.

È provvidenziale che proprio questo sia il santuario mariano del vostro popolo, il tempio verso il quale si muove in pellegrinaggio tutta la Slovacchia. I vostri connazionali hanno cercato qui conforto per la loro non facile esistenza, specialmente nei periodi maggiormente segnati dalla sofferenza.

2. L’odierna liturgia ci permette di associare il santuario di Sastín al cenacolo di Gerusalemme. Il cenacolo fu il luogo dove il Signore Gesù istituì l’Eucaristia. Fu anche il luogo nel quale, dopo l’Ascensione al cielo, gli Apostoli rimasero in preghiera insieme a Maria, Madre di Cristo. Così dunque la liturgia di oggi vuol dirci che qui, in questo luogo, Maria prega insieme a noi. Non soltanto siamo noi a presentarle le nostre preghiere, le domande, gli atti di ringraziamento e di riparazione, ma prima di tutto Lei stessa prega insieme a noi, come pregò con gli Apostoli nell’attesa della Pentecoste. E quell’attesa orante fu coronata con la discesa dello Spirito Santo, che si posò sugli Apostoli radunati nel cenacolo e trasformò i loro cuori. In virtù di questa trasformazione, da uomini paurosi essi divennero coraggiosi testimoni, pronti ad assumersi il compito affidato loro da Cristo. Il giorno stesso della Pentecoste iniziarono da Gerusalemme la loro missione apostolica.

Che cosa significa questo per noi qui riuniti, per voi che siete giunti a Sastín da varie parti della Slovacchia? Ecco, Maria ci accoglie qui nella medesima comunione di preghiera che con Lei formavano gli Apostoli nel cenacolo di Gerusalemme, e in questa comunione prega con noi per la “metànoia” dei nostri cuori. I santuari mariani, infatti, sono luoghi di trasformazione spirituale, luoghi di conversione. L’esperienza dimostra che questi sono luoghi in cui la gente con più frequenza ritorna al Sacramento della Riconciliazione, per iniziare nella casa della Madre una nuova vita, per ripartire rinnovati nello spirito.

Come Pastore di tutta la Chiesa, vorrei oggi ringraziare in modo particolare l’Addolorata di Sastín per questa trasformazione dei cuori degli uomini. E contemporaneamente, avendo la consapevolezza dei tempi nuovi e delle nuove necessità spirituali delle popolazioni che abitano in questa terra, desidero chiedere alla Madonna, in questo santuario, che non cessi la sua materna disponibilità per la conversione dei cuori. Le chiedo di vegliare su tutta la vita spirituale della Slovacchia. In modo particolare, le raccomando le giovani generazioni, tutti i sofferenti, tutti coloro che sono alla ricerca. Le raccomando tutta la vostra Nazione, che ha da poco varcato la soglia di quell’autonomia alla quale aspiravate da così lungo tempo. Come Nazione indipendente potete, con gioia ancora più grande, cantare sulla soglia del santuario mariano di Sastín: “Tu sei la Madre benigna – la Patrona compassionevole, prega sempre per la nostra Nazione il tuo divin Figlio” (JKS 394).

3. In molti luoghi del mondo, e in molti giorni dell’anno, viene proclamato il passo del Vangelo di San Giovanni che presenta Maria ai piedi della Croce. Questi luoghi sono, prima di tutto, i santuari mariani, nei quali sempre nuovamente si attualizza tale Vangelo. Quando Gesù dall’alto della croce vide la Madre e accanto a Lei il discepolo, disse alla Madre: “Donna, ecco il tuo figlio”. Poi disse al discepolo: “Ecco la tua madre”. E da quel momento il discepolo la prese con sé (cf. Gv 19, 25-27).

Cristo ci ha insegnato a rivolgerci a Dio, così come egli stesso faceva, chiamandolo: “Padre”. In questo modo ci rivolgiamo all’Invisibile che è nei cieli e che abbraccia contemporaneamente tutta la creazione: “Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome”. Questa preghiera ce l’ha insegnata Cristo, Figlio unigenito del Padre celeste, vero Dio. E ha condensato in essa tutto ciò che di più importante l’uomo può e deve esprimere al Padre celeste.

Similmente lo stesso Cristo, come vero uomo, ci ha insegnato a rivolgerci alla sua Madre terrena con le parole che trovarono la loro definitiva conferma al momento della morte sulla croce: “Donna, ecco il tuo figlio”. Maria le riceve dalla voce e dal cuore di Gesù crocifisso. Esse si riferiscono direttamente all’Apostolo che sta là, sotto la croce, insieme a Lei, Giovanni evangelista. A lui Cristo dice: “Ecco la tua madre”. Ma quelle parole hanno anche una valenza più vasta. Nell’ora della sua morte Cristo, Figlio di Dio e Figlio di Maria, rivela la verità sull’universale maternità della sua Madre nei riguardi degli uomini. L’apostolo Giovanni sta sotto la croce a rappresentare ciascuno di noi. E noi, nelle parole rivolte da Cristo a Giovanni, possiamo ritrovare la stessa verità sulla maternità di Maria, come è stata a lui trasmessa. Da allora possiamo dirle: “Madre mia” e “Madre nostra”. “Madre mia”, come singole persone; “Madre nostra”, come comunità. Le nazioni intere possono chiamarla Madre, come voi fate, affidandole “ogni vostra giornata”.

4. Conferma di questo sono le parole finali del Vangelo di oggi. “Il discepolo la prese nella sua casa” come propria Madre (cf. Gv 19, 27). Ella abiterà insieme a lui, come una madre col figlio. Questo particolare, annotato nel Vangelo di san Giovanni, ha la sua importanza anche per voi, che chiamate Maria “Madre!”. Lei desidera che l’accogliate nella vostra casa; in ogni casa slovacca, in tutta la vostra vita nazionale. Che cosa rappresenta, infatti, questo santuario di Sastín, se non il fatto che Maria, Madre degli Slovacchi, abita in questa singolare casa, nella quale tutti i figli e figlie della vostra nazione si sentono come nella casa materna? Qui Maria, Madre di Cristo, vuole “essere per voi madre”; vuole che siate con Lei particolarmente sinceri e semplici. Qui si trova la sua dimora e, grazie al fatto che nella vostra terra slovacca c’è la casa della Madre di Dio, nessuno di voi è senza casa. Ognuno può venire qui e sentirsi come nella casa della Madre.

Visitando oggi il santuario di Sastín il Papa vuole in modo particolare ringraziare la Madre di Dio per questa casa di famiglia, nella quale tutti gli abitanti della Slovacchia, tutti i fedeli, nonostante la loro appartenenza etnica, possono sentirsi a casa, affidandosi all’amore di una Madre che qui sempre li attende per ascoltarli, comprenderli, confortarli.

Maria, Madre di Cristo e della Chiesa, Madre nostra, prega per noi!

 



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