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VISITA PASTORALE A LORETO

CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA CON I GIOVANI
SULLA SPIANATA DI MONTORSO

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Loreto (Ancona) - Domenica, 10 settembre 1995

 

1. Madre di Cristo, Madre della divina grazia, Madre purissima, Vergine prudentissima, Specchio di giustizia, Causa della nostra gioia, Salute degli infermi, Rifugio dei peccatori, Consolatrice degli afflitti, Regina di tutti i Santi, Regina della pace, Regina del mondo.

Queste invocazioni, tratte dalle Litanie Lauretane, ci aiutino ad entrare col cuore di Maria in questa celebrazione eucaristica, che ha radunato a Loreto migliaia di giovani, provenienti da varie regioni d’Europa, in un pellegrinaggio di fede e di amore, orientato dal motto: “In cammino con Maria verso il 2000, per incarnare il Vangelo sulle strade dell’Europa”. A tutti voi, soprattutto a voi giovani pellegrini di tutto il mondo, rivolgo un cordiale benvenuto in questo luogo, in cui si venera la casa che ci ricorda il mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio. Un cordiale benvenuto a tutti!

Saluto il Delegato Pontificio, il carissimo Mons. Pasquale Macchi, e lo ringrazio per il cordiale indirizzo che mi ha rivolto poc’anzi. Saluto pure, con il Cardinale Eduardo Pironio, gli altri Porporati, gli Arcivescovi e i Vescovi. Uno speciale saluto rivolgo poi al Vescovo Seraphim, Metropolita per la Germania e l’Europa Centrale della Chiesa Ortodossa Rumena, e al Vescovo Sigheteanul, che ha accompagnato a nome del Patriarca di Romania un gruppo di giovani ortodossi a questo incontro. Il mio saluto s’estende anche al Vescovo Lavrentije del Patriarcato di Serbia, all’Archimandrita delegato del Patriarca di Mosca per la pastorale giovanile e all’Archimandrita rappresentante del Metropolita greco-ortodosso Damaskinos. Un cordiale saluto va inoltre ai sacerdoti, religiosi, religiose e laici impegnati, che prendono parte alla celebrazione. Rivolgo infine un pensiero deferente al Capo del Governo, Presidente Dini, ed alle altre Autorità, che hanno voluto onorare con la loro presenza questo sacro Rito.

Occasione di questo nostro incontro presso il Santuario lauretano è un singolare Giubileo: sono trascorsi infatti sette secoli da quando questo tempio sorse e cominciò ad essere meta di pellegrini non soltanto dall’Italia, ma da tante parti del mondo, specialmente dall’Europa. Tra i numerosi santuari mariani costruiti nel vecchio continente, quello di Loreto possiede un peculiare carattere ed offre un tipico messaggio spirituale. Se, infatti, nei santuari mariani la Madre di Dio viene venerata attraverso un’immagine o un’icona che la rappresenta, qui a Loreto è venerata mediante la Casa nella quale la tradizione riconosce la dimora della Santa Famiglia.

La onoriamo qui come Madre di Cristo, Madre della Santa Famiglia, Sposa di Giuseppe, Patrona di tutte le famiglie e di coloro che sono chiamati alla vita in famiglia, Madre del bell’amore, Madre dell’unità, Madre dell’Alleanza, che unisce e accomuna l’uomo e la donna, come coniugi e genitori, mediante un vincolo imperituro di comunione grazie al quale la famiglia costituisce un insostituibile ambiente di vita e d’amore.

2. Di questo parla l’odierna liturgia, a cominciare dalla seconda lettura, tratta dalla Lettera di san Paolo ai Galati: “Ma quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna [...] perché ricevessimo l’adozione a figli. E che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre!” (Gal 4, 4-6).

Grazie a tale invio, Cristo conta sulla terra un numero incalcolabile di fratelli e di sorelle, come risulta evidente dall’odierno testo evangelico: “Ecco mia madre ed ecco i miei fratelli; perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre” (Mt 12, 49-50). Diventiamo fratelli e sorelle di Cristo nello Spirito Santo, che è Spirito di sapienza. Ne parla anche, nella prima lettura, un testo poetico tratto dal Libro del Siracide, dove la sapienza è paragonata ad un grande fiume, che penetra l’intero creato: “Innaffierò il mio giardino e irrigherò la mia aiuola” (Sir 24, 29).

Se ci chiediamo quale analogia con la Casa di Nazaret sia contenuta in queste letture, ecco la risposta: è prima di tutto Maria, in forza della divina maternità, la casa inabitata dall’eterna Sapienza, dal Figlio unigenito del Padre divenuto uomo. Gesù prese dimora in lei, come in un tempio spirituale preparato dal Padre per opera dello Spirito Santo. È grazie a Maria che la Casa di Nazaret è diventata un simbolo così straordinario, essendo lo spazio in cui, dopo il ritorno dall’Egitto, si è sviluppata l’umana vicenda del Verbo Incarnato; il luogo in cui Cristo “cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini” (Lc 2, 51). Il Signore lasciò quella casa a trent’anni, per indicare a tutti la casa del Padre celeste, sempre spalancata, dal sorgere al tramonto del sole, per accogliere ogni uomo e donna, chiamati ad essere membri del popolo di Dio, fratelli e sorelle di Cristo, come voi che qui siete giunti da tante parti del continente europeo.

La Casa di Nazaret si inquadra nel mistero della Incarnazione. Si potrebbe dire che in essa è stato annunciato il vangelo dell’infanzia e della giovinezza del Figlio dell’uomo, e questo ci parla in modo particolarmente efficace, evidenziando che la nostra fede e il nostro cristianesimo rimandano a una casa concreta, nella quale si è compiuto il mistero dell’Incarnazione.

3. Questa grande moltitudine di giovani d’Europa, riuniti per la celebrazione dell’Eucaristia, sullo sfondo del Santuario, è anche l’espressione eloquente di una importante verità storica: da duemila anni il cristianesimo ha posto le radici nelle nazioni del nostro continente ed è diventato il germoglio salvifico della vita, della cultura e della civiltà europea. Questo vale non soltanto per il passato. Se è vero che la civiltà europea, specialmente quella moderna, ha avuto molteplici radici, non è men vero che essa è cresciuta prima di tutto da radici cristiane. E ciò si avverte a tanti livelli. Forse in nessun altro luogo come in Europa la presenza del Vangelo ha potuto esprimersi in modo così ricco, non soltanto attraverso le opere della cultura e dell’arte, presenti dappertutto, ma anche mediante la testimonianza di numerosi santi e beati, cominciando dagli Apostoli Pietro, Paolo, Andrea e Giacomo. Quanti santi sono sorti nel corso dei secoli all’interno delle varie Comunità ecclesiali in Europa! Sono nati sia nel contesto della tradizione occidentale che di quella orientale. Due tradizioni che si completano a vicenda e che sono non soltanto due modelli d’inculturazione del cristianesimo nella vita delle culture e delle nazioni, ma anche come due polmoni con i quali respira l’organismo spirituale della Chiesa di Cristo.

Questo è singolarmente evidente nel nostro secolo, diventato, come agli inizi della Chiesa, un tempo di intere moltitudini di martiri, di testimoni cioè che sigillano con il proprio sangue la loro appartenenza a Cristo. Ecco la verità sull’Europa! Se il secolo attuale è forse, nella storia, quello caratterizzato dalle più grandi negazioni del cristianesimo, esso è divenuto anche il secolo che si distingue per la straordinaria schiera di confessori e di martiri che hanno gettato il seme di una nuova vita in Europa e nel mondo, secondo l’antico principio: Sanguis martyrum – semen christianorum.

4. Cari giovani pellegrini, voi provenite da quasi tutti i paesi del continente europeo. L’appello che oggi rivolgiamo all’Europa, e insieme a tutto il mondo, si potrebbe sintetizzare in questa sola parola: “casa”. Una parola chiave! Pensiamo innanzitutto alla Casa di Nazaret: la Casa nella quale prese dimora il Figlio di Dio, la Casa della Santa Famiglia. Una casa profondamente umana. Essa non è soltanto un grande simbolo, ma una meta che ci è posta innanzi. Siamo venuti qui per chiedere la casa per ogni uomo del nostro tempo, per le famiglie di tutto il mondo: per quanti vivono in patria e per gli emigrati, per i profughi e i perseguitati. Siamo venuti in particolare a chiedere che nessuno manchi di una casa nelle nostre società europee. Domandiamo una casa per tutti gli uomini e per tutte le famiglie.

La casa è anche simbolo di pace. Noi siamo qui per chiedere la pace. Voi giovani non avete fatto l’esperienza della prima e della seconda guerra mondiale ma in primo luogo europea, che portarono devastazioni e morte in tante case del nostro continente. Ma tutti siamo testimoni della guerra nei Balcani, di questa guerra interminabile che ha fatto scempio di ogni umanità e continua a devastare case, scuole, atenei, trasformando quelli che erano sereni luoghi di lavoro e di vita in cimiteri, dove vengono sepolti prima di tutto i giovani, dato che sono principalmente loro a perdere la vita sui fronti di questa inutile guerra. Ci inginocchiamo sulle tombe di tanti giovani insieme con le loro madri e i loro padri in lacrime. E mentre domandiamo per loro il riposo eterno, con il muto linguaggio della loro morte scongiuriamo tutti i responsabili della guerra, perché si volgano a pensieri di riconciliazione e di pace.

Lo facciamo, sicuri di interpretare i sentimenti di tutte le persone di buona volontà. È necessario che ciascuno s’impegni a far sentire la propria voce e a porre gesti concreti di pace. Va in questo senso, carissimi giovani pellegrini, l’iniziativa che avete preso in favore dei vostri coetanei dell’Erzegovina. È un gesto significativo di solidarietà, che benedico di cuore ed incoraggio, nella speranza che possa produrre frutti auspicabili ed abbondanti.

5. Ripensiamo ancora una volta alle parole di Paolo: “Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, [...] perché ricevessimo l’adozione a figli. E che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre! Quindi non sei più schiavo, ma figlio; e se figlio, sei anche erede per volontà di Dio” (Gal 4, 4-7).

Cari giovani pellegrini, che oggi vi siete riuniti da tante parti d’Europa e del mondo intorno alla Casa di Nazaret, ecco la missione particolare a voi affidata: dovete vivere e testimoniare la figliolanza divina; quella figliolanza che è il patrimonio a noi trasmesso dall’unigenito Figlio di Dio. Essa ci sottrae a qualunque pericolo di schiavitù. Ci restituisce la nostra libertà nella forma più alta e più matura. Non disse lo stesso Paolo: “Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi” (Gal 5, 1)?

Su questo continente, nel quale oltre duecento anni fa si proclamava il programma della libertà, dell’uguaglianza e della fraternità, purtroppo stravolgendolo ed inquinandolo con il sangue di tanti innocenti, su questo continente bisogna che risuoni con una forza nuova il programma della libertà, alla quale Cristo ci ha chiamati. Soltanto la libertà per la quale Cristo ci libera può diventare fonte di uguaglianza e di fraternità. Essa non è libertà fine a se stessa, e cioè una libertà assoluta ed egocentrica che – come l’esperienza dimostra – finisce spesso per essere devastante. La vera libertà è mezzo meraviglioso per raggiungere il fine, e questo fine è prima di tutto l’amore che genera la fraternità. Che il vostro pellegrinaggio al mistero della Santa Casa infonda in voi la capacità di una tale libertà. Disponetevi, carissimi giovani, a varcare da uomini “liberi” la soglia del Terzo Millennio nei vari Paesi dell’Europa e del mondo, seguendo Cristo, che è la via, la verità e la vita (cf. Gv 14, 6). Vi attende la costruzione di una grande casa europea. Vi siete riuniti qui, presso il Santuario lauretano, per impetrare la forza necessaria per questa impresa. La Madre di Cristo vi ottenga che la Casa di Nazaret rimanga un fermo punto di riferimento ed un’incessante ispirazione nel vostro generoso impegno.

 

 



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