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SANTA MESSA ALLA GROTTA DI LOURDES NEI GIARDINI VATICANI
PER LE RELIGIONE DEL « REGINA MUNDI »

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Domenica, 9 giugno 1996

 

1. "Accogli, o Dio, il dono del nostro amore" (Salmo resp.).

Trascorsi il tempo pasquale e la domenica della SS. Trinità, riprendiamo oggi l’itinerario liturgico delle "Domeniche per annum": un pellegrinaggio che il popolo di Dio compie nella fede, preceduto da Maria, Madre della Chiesa; un itinerario di conoscenza e d’amore; un cammino di sequela per chi si affida alla misericordia del Signore.

La liturgia odierna ci ricorda che il Signore è Misericordia, e vuole misericordia. Domanda l’amore e non il sacrificio (cf. Os 6, 6 ). Cristo ha compiuto sulla croce, una volta per sempre, il totale e definitivo olocausto d’amore, che si rinnova ogni giorno nell’Eucaristia. E l’esistenza di Maria è stata una totale sequela della divina Misericordia incarnata in Gesù. Lei, l’Immacolata per grazia, preservata dalla divina Misericordia da ogni macchia di peccato, è segno di sicura speranza per tutti gli uomini, bisognosi di essere risanati e giustificati (cf. Mt 9, 12-13 ).

2.

Invitati dalla Sacra Scrittura a stringere con Dio un profondo rapporto di fedeltà, "Affrettiamoci a conoscere il Signore" ( Os 6, 3 ), affrettiamoci ad amarlo. "Conoscere" ed "amare" il Signore: ecco ciò a cui siamo chiamati, perché il nostro rapporto con lui non sia "come una nube del mattino, come rugiada che all’alba svanisce" ( Os 6, 4 ), ma stabile e fedele. Amarlo come siamo amati da Lui; conoscerlo come siamo da Lui conosciuti: questa è la nostra gioia e la nostra gloria.

Abramo conobbe ed amò il Signore nella fede, una fede forte, stabile in Colui che compie le promesse. Una fede che muove i passi, muove la vita, genera vita oltre ogni limite umano, oltre la morte. Il Verbo eterno chiamò Abramo e gli disse: "Seguimi". Egli riconobbe la sua voce e lo seguì. Abramo "esultò nella speranza di vedere" il giorno di Cristo, nella fede "lo vide e se ne rallegrò" ( Gv 8, 56 ). Egli partecipò, così, in un certo modo, al mistero pasquale, nel quale risiede il compimento di ogni promessa ed il fondamento ultimo della fede, dell’amore e della conoscenza divina.

3.

Carissime Sorelle! Sono lieto di celebrare quest’oggi l’Eucaristia con tutte voi. Ci troviamo in questo luogo suggestivo dei Giardini Vaticani, che evoca la presenza di Maria Immacolata, così come Ella si mostrò a santa Bernardetta, nella grotta di Massabielle, presso Lourdes. Alla Vergine volgiamo lo sguardo: il suo amore non è stato "come nube del mattino, come rugiada che all’alba svanisce". La piena di grazia ha amato come era amata: totalmente, senza riserve; ha conosciuto il Signore come da Lui era conosciuta fin dal principio.

In lei rivive e raggiunge la sua perfezione la fede di Abramo: Maria credette che nulla è impossibile a Dio, e sotto la croce sperò contro ogni speranza: Serva col Servo, Regina col Re, divenne la madre di tutti i credenti, "Regina del mondo". Regina mundi. Questo è il nome dell’Istituto che voi, care Religiose, provenienti da ogni parte del mondo, frequentate qui a Roma, per la vostra formazione teologica.

Possa la celeste Madre di Dio, Sede della Sapienza, far risplendere nelle vostre menti una piena conoscenza del Signore e nei vostri cuori un amore integro e fedele verso di Lei e nella vostra vita un "sì" generoso e gioioso al "Seguimi" che Cristo rivolge ai suoi discepoli. Là dove la Provvidenza vi condurrà, sarete così in grado di "annunciare ai poveri la buona novella" (Canto al Vangelo), aiutando i malati a incontrare il Medico divino e i peccatori ad ascoltare la sua voce. Siate per questo docili alla sua grazia e generose nella risposta. Aprite il cuore al mistero del suo amore.

"Accogli, o Dio, il dono del nostro amore".

 

© Copyright 1996 - Libreria Editrice Vaticana



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