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VIAGGIO APOSTOLICO IN POLONIA
(31 MAGGIO-10 GIUGNO 1997)

BEATIFICAZIONE DELLE MADRI MARIA
BERNARDINA JABŁOŃSKA E MARIA KARŁOWSKA

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Arena «Wielka Krokiew» (Zakopane) - Venerdì, 6 giugno 1997

 

1. Ci incontriamo oggi in questa grande assemblea liturgica ai piedi della croce sul monte Giewont, nella solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù. Rendo grazie alla Divina Provvidenza perchè mi è dato di celebrare in Patria questa solennità, insieme a voi - sotto la "Krokiew", nella terra di Podhale - a voi, che conservate fedelmente nella vostra religiosità la venerazione per il mistero del Cuore di Gesù. La Chiesa in Polonia ha portato un grande contributo all'introduzione nel calendario liturgico della solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù. Era espressione di un profondo desiderio, affinché i magnifici frutti prodotti da tale devozione si moltiplicassero nella vita dei fedeli in tutta la Chiesa. E così è avvenuto. Come dovremmo essere grati a Dio per tutte le grazie, che sperimentiamo per merito del Cuore del suo Figlio! Come siamo grati per questo incontro odierno! L'abbiamo atteso per lungo tempo. E' già da tanto tempo che invitavate il Papa, e ciò in varie occasioni, specialmente durante i vostri frequenti pellegrinaggi nella Città Eterna. Ricordate certamente come allora dicevo che occorre essere pazienti, che bisogna lasciare alla Divina Provvidenza la visita a Zakopane. Durante il mio pellegrinaggio in Slovacchia, a Levoca, leggevo la scritta che avevate preparato: "Zakopane attende! Zakopane ti dà il benvenuto!". E oggi possiamo dire che Zakopane ce l'ha fatta e che io ce l'ho fatta. Dio ha disposto così, la Madonna di Levoca ha condotto il Papa a Zakopane.

Vi saluto tutti, specialmente voi abitanti di Zakopane. Saluto i montanari di Podhale così cari al mio cuore. Rivolgo parole di particolare saluto al Signor Cardinale Franciszek, e al Vescovo di Torun, il quale oggi gioisce qui della Beatificazione della sua diocesana e a tutti i Vescovi polacchi con a capo il Cardinale Primate e a tutti i Vescovi stranieri che partecipano a questa Celebrazione. Saluto il clero, le religiose, e specialmente le Suore Albertine e le Suore Pastorelle, per le quali questo giorno ha un'eloquenza particolare. Rivolgo parole di saluto al Sindaco di Zakopane e alle Autorità locali di Podhale. Ringrazio per questo eloquente omaggio di Podhale, sempre fedele alla Chiesa e alla Patria. Su voi si può sempre contare! Rendiamo grazie a Dio per questo giorno, che Egli ha fatto per noi. In spirito di gratitudine voglio, insieme a voi - cari Fratelli e Sorelle - meditare sul grande mistero del Sacratissimo Cuore di Gesù. E' bene che possiamo farlo nell'itinerario del mio pellegrinaggio in occasione del Congresso Eucaristico di Wrocław . Infatti tutta la devozione al Cuore di Gesù e tutte le sue manifestazioni sono profondamente eucaristiche.

2. "Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto" (Gv 19, 37). Ecco le parole che abbiamo appena udito. Con questa citazione profetica san Giovanni termina la sua descrizione della passione e della morte di Cristo in croce. Sappiamo da essa che il Venerdì Santo, prima della festa della Parasceve, gli Ebrei chiesero a Pilato che fossero spezzate le gambe e fossero portati via i loro corpi (cfr Gv 19, 31). Così fecero i soldati riguardo ad entrambi i malfattori crocifissi con Gesù. "Venuti (però) da Gesù e vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua" (Gv 19, 33-34). Era la prova della morte. I soldati potevano assicurare Pilato che Gesù di Nazaret aveva cessato di vivere. San Giovanni Evangelista invece vede a questo punto la necessità di una particolare autentificazione. Scrive così: "Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera". E allo stesso tempo egli afferma che in questo trafiggere il costato di Cristo si è adempiuta la Scrittura. Essa infatti dice: "Non gli sarà spezzato alcun osso", e altrove: "Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto" (Gv 19, 35-37).

Questo passo evangelico sta alla base di tutta la tradizione della devozione al Cuore Divino. Essa si sviluppò in modo particolare sin dal XVII secolo, in relazione alle rivelazioni a santa Margherita Maria Alacoque mistica francese. Il nostro secolo è testimone di un intenso sviluppo della devozione al Cuore di Gesù, della quale danno testimonianza le magnifiche "Litanie del Sacro Cuore" ed unito ad esse l'"Atto di Consacrazione del Genere Umano al Cuore Divino" con l'aggiunto "Atto di Riparazione al Sacratissimo Cuore". Tutto questo ha pervaso profondamente la nostra pietà polacca, è divenuto la parte di molti fedeli che sentono il bisogno della riparazione al Cuore di Gesù per i peccati dell'umanità ed anche delle singole nazioni, delle famiglie e delle persone.

3. "Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto" - queste parole guidano il nostro sguardo verso la santa Croce, verso l'albero della Croce su cui fu appesa la Salvezza del mondo. "La parola della croce infatti è stoltezza per il mondo, per noi è potenza di Dio" (cfr 1 Cor 1, 18). Lo comprendevano bene gli abitanti di Podhale. E mentre stava per finire il secolo XIX, ed iniziava il nuovo, i vostri padri posero sulla cima di Giewont una Croce. Essa sta lì e vi rimane. E' un muto ma eloquente testimone del nostro tempo. Si può dire che questa Croce giubilare guardi nella direzione di Zakopane e di Cracovia, ed oltre: nella direzione di Varsavia e di Danzica. Abbraccia tutta la nostra terra dai Tatra sino al Baltico. I vostri padri volevano che la Croce di Cristo regnasse in modo particolare in questo bell'angolo della Polonia. E così accadde. Questa vostra città si è estesa, si può dire, ai piedi della Croce, vive e si sviluppa nel suo raggio sia Zakopane che Podhale. Lo dicono lungo le strade le cappelline molto belle, scolpite e curate con cura. Questo Cristo vi accompagna nel lavoro quotidiano oppure sui percorsi delle passeggiate per le montagne. Ne parlano le chiese di questa città, quelle antiche, monumentali, che nascondono in sé tutto il mistero della fede e della pietà umana, ed anche quelle recenti, sorte grazie alla vostra generosità come ad esempio la chiesa parrocchiale della Santa Croce nella parrocchia della Madonna di Fatima che ci ospita.

Cari Fratelli e Sorelle, non vi vergognate di questa Croce. Cercate ogni giorno di accettarla e di corrispondere all'amore di Cristo. Difendete la Croce, non permettete che il Nome di Dio venga offeso nei vostri cuori, nella vita familiare o sociale. Rendiamo grazie alla divina Provvidenza, perchè il crocifisso è tornato nelle scuole, negli uffici pubblici e negli ospedali. Che esso rimanga lì! Che esso ci ricordi la nostra dignità cristiana ed anche l'identità nazionale, ciò che siamo e dove andiamo e dove sono le nostre radici. Che esso ci ricordi l'amore di Dio per l'uomo, che nella Croce trovò la sua più profonda espressione.

L'amore sempre si associa al cuore. L'Apostolo l'ha associato proprio a quel Cuore che sul Golgota è stato trafitto dalla lancia del centurione. In questo gesto si è rivelato fino in fondo l'amore con cui il Padre ha amato il mondo. L'ha amato così intensamente "da dare il suo Figlio unigenito" (Gv 3, 16). In questo Cuore trafitto ha trovato la sua espressione esterna quella dimensione dell'amore che è più grande di qualsiasi amore creato. In esso si è manifestato l'amore salvifico e redentore. Il Padre ha dato "il suo Figlio . . . perchè chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna" (Gv 3, 16). E perciò Paolo scrive: "Piego le ginocchia davanti al Padre, dal quale ogni paternità nei cieli e sulla terra prende nome" (Ef 3, 14), le piego per esprimere la gratitudine che provo di fronte alla rivelazione che il Padre ha fatto del suo amore nella morte redentrice del Figlio. Allo stesso tempo piego le ginocchia, perchè Dio "vi conceda, secondo la ricchezza della sua gloria, di essere potentemente rafforzati dal suo Spirito nell'uomo interiore" (Ef 3, 16). Il cuore è proprio "l'uomo interiore". Il Cuore del Figlio di Dio diventa, per l'Apostolo, fonte di forza per tutti i cuori umani. Tutto questo è stato reso magnificamente in molte invocazioni delle Litanie del Sacro Cuore di Gesù.

4. Il Cuore di Gesù divenne fonte di forza per le due donne che la Chiesa eleva oggi alla gloria degli altari. Grazie a tale forza raggiunsero le vette della santità. Maria Bernardina Jablonska - figlia spirituale di sant'Alberto Chmielowski, la collaboratrice e continuatrice della sua opera di misericordia, - vivendo nella povertà si consacrò al servizio dei poverissimi. La Chiesa ci pone oggi dinanzi come esempio questa pia religiosa, il cui motto di vita erano le parole: "Donare, eternamente donare". Con lo sguardo fisso su Cristo lo seguiva fedelmente, imitandolo nell'amore. Voleva soddisfare ogni richiesta da parte del suo prossimo, asciugare ogni lagrima, consolare almeno con la parola ogni anima sofferente. Voleva essere buona sempre con tutti, ma più buona con i più provati dalla sorte. Era solita dire: "Il dolore del prossimo è il mio dolore". Insieme a sant'Alberto fondava ospizi per i malati e i senzatetto a causa della guerra.

Questo grande, eroico amore maturava nella preghiera, nel silenzio del vicino eremo di Kalatáwki, dove soggiornò per un certo tempo. Nei momenti più difficili della vita - in sintonia con le raccomandazioni di colui che aveva cura della sua anima - si raccomandava al Sacratissimo Cuore di Gesù. A lui offriva tutto ciò che possedeva, e specialmente le sofferenze interiori e i tormenti fisici. Tutto per amore di Cristo! Come Superiora generale della Congregazione delle Suore Serve dei Poveri del Terz'Ordine di S. Francesco - le Albertine, dava incessantemente alle sue suore l'esempio di quell'amore che scaturisce dall'unione del cuore umano con il Sacratissimo Cuore del Salvatore. Il Cuore di Gesù era il suo conforto nell'eroico servizio dei più bisognosi.E' bene che sia beatificata a Zakopane, perchè è una santa di Zakopane. Anche se non è nata da queste parti, è qui che si è sviluppata spiritualmente per raggiungere la santità attraverso l'esperienza dell'eremo di fra Adalberto ai Kalatáwki.

Allo stesso tempo, nei territori sotto l'occupazione prussiana, un'altra donna, Maria Karlowska, svolgeva un'attività di autentica samaritana tra le donne provate da grande miseria materiale e morale. Il suo santo zelo presto attirò dietro di sé un gruppo di discepole di Cristo, con le quali fondò la Congregazione delle Suore Pastorelle della divina Provvidenza. Per se stessa e per le sue suore stabiliva il seguente fine: "Dobbiamo annunziare il Cuore di Gesù, cioè così vivere di lui e in lui e per lui, da diventare simili a lui e affinché nella nostra vita egli sia più visibile di noi stesse". La sua dedizione al Sacratissimo Cuore del Salvatore fruttificò un grande amore per gli uomini. Sentiva un'insaziabile fame d'amore. Un amore di questo genere, secondo la beata Maria Karlowska, mai dirà basta, mai si fermerà per la strada. Proprio questo accadeva a lei, che era come trasportata dalla corrente dell'amore del divino Paraclito. Grazie a questo amore restituì a molte anime la luce di Cristo e le aiutò a riacquistare la dignità perduta.E' bene che anche lei sia beatificata a Zakopane perchè la croce di Giewont guarda tutta la Polonia, guarda verso il nord, verso la Pomerania e la città di Plock, verso tutti i luoghi dove vivono i frutti della sua santità, le sue suore e il loro servizio ai bisognosi.

Cari Fratelli e Sorelle, entrambe queste eroiche religiose, portando avanti le loro sante opere, in condizioni estremamente difficili, hanno manifestato in tutta pienezza la dignità della donna e la grandezza della sua vocazione. Hanno manifestato quel "genio femminile", che si rivela in una profonda sensibilità verso la sofferenza umana, nella delicatezza, nell'apertura e nella disponibilità a portare aiuto, e in altre qualità proprie del cuore femminile. Spesso esso si manifesta senza clamore, e perciò a volte viene sottovalutato. Quanto ha bisogno di esso il mondo di oggi, la nostra generazione! Quanto c'è bisogno di questa sensibilità femminile nelle cose di Dio e degli uomini, affinché le nostre famiglie e tutta la società siano colme di cordiale calore, di benevolenza, di pace e di gioia! Quanto c'è bisogno di questo "genio femminile", perchè il mondo di oggi apprezzi il valore della vita, della responsabilità, della fedeltà; perchè conservi il rispetto per l'umana dignità! Dio infatti, nel suo eterno disegno, ha stabilito un tale posto per la donna, creando l'essere umano "uomo e donna" a propria "immagine e somiglianza".

5. Nella Lettera agli Efesini san Paolo fa quasi una confessione personale. Scrive: "A me, che sono l'infimo fra tutti i santi, è stata concessa questa grazia di annunziare ai Gentili le imperscrutabili ricchezze di Cristo, e di far risplendere agli occhi di tutti qual è l'adempimento del mistero nascosto da secoli nella mente di Dio, creatore dell'universo" (Ef 3, 8-9). Così dunque, per mezzo del Cuore di Gesù crocifisso e risorto, leggiamo l'eterno piano di Dio per la salvezza del mondo. Il Cuore Divino diventa, in un certo senso, il centro di questo piano, che è misterioso e che dà la vita. In esso questo piano si compie. Come scrive l'Apostolo: "sia manifestata . . . per mezzo della Chiesa . . . la multiforme sapienza di Dio, secondo il disegno eterno che [Dio] ha attuato in Cristo Gesù nostro Signore, il quale ci dà il coraggio di avvicinarci in piena fiducia a Dio per la fede in lui" (Ef 3, 10-12).

Tutto è contenuto qui. Cristo è il compimento del disegno divino dell'amore redentore. In virtù di questo piano l'uomo ha accesso a Dio, non soltanto come creatura al proprio Creatore, ma come figlio al Padre. Cristianesimo significa dunque una nuova creazione, una nuova vita è la vita in Cristo mediante il quale l'uomo può dire a Dio: Abbà - Padre mio, Padre nostro. La solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù è dunque in un certo senso un magnifico completamento dell'Eucaristia e perciò la Chiesa guidata da un profondo intuito di fede, celebra questa festa del Cuore Divino all'indomani del termine dell'ottava del Corpus Domini.

Ti lodiamo, Cristo nostro Salvatore, che dal tuo Cuore infiammato d'amore riversi su di noi le sorgenti delle grazie. Ti ringraziamo per queste grazie mediante le quali le schiere dei santi e dei beati hanno potuto portare al mondo la testimonianza del tuo amore. Ti ringraziamo per le Beate suore - Maria Bernardina e Maria - che nel tuo Cuore amoroso hanno trovato la fonte della loro santità.

Sacratissimo Cuore di Gesù, abbi pietà di noi!

Cuore di Gesù,
figlio del Padre eterno,
Cuore di Gesù,
generato nel seno della Vergine Madre,
per opera dello Spirito Santo,
Cuore di Gesù,
unito alla persona divina del Verbo,
Cuore di Gesù che custodisce
tutti i tesori della sapienza e
della conoscenza,
abbi pietà di noi!


Al termine della Santa Messa, dopo la Benedizione Apostolica, il Papa ha salutato i fedeli presenti con le parole che pubblichiamo in una nostra traduzione italiana:

Oggi ho ringraziato Dio per la croce che i vostri padri hanno innalzato sul Monte Giewont. Questa croce guarda tutta la Polonia dai monti Tatra fino al Baltico dicendo: Sursum corda! " in alto i cuori! " affinché tutta la Polonia, guardando verso la croce sul Giewont dal Baltico ai monti Tatra, possa sentire e ripetere: Sursum corda! " in alto i cuori!"

Amen!



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